
La notizia viene raccontata oggi da “Il Messaggero” che riporta un articolo della testata francese “Le Figaro” dove si legge che l'organizzazione ritiene le punizioni tradizionali “obsolete”. A breve partirà quindi una nuova campagna educativa promossa dal Consiglio d'Europa, su indicazione da parte di più associazioni educative.
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Stop alle punizioni, il castigo non serve: anche in Italia si va verso questa direzione
Chi di noi non si è sentito dire almeno una volta nella vita: “Fila in camera tua!”. Meglio nota come time out, la punizione prevede che il bambino passi del tempo da solo dopo aver combinato un guaio. Un modo di fare che da sempre divide i genitori: tra chi è convinto che così facendo il bambino si calmi e chi invece ritiene l'esatto contrario, affermando che il bambino sia soggetto a maggiore agitazione. Da qui nasce la decisione del Consiglio d'Europa di sconsigliare punizioni di questo tipo, così come quelle corporali: insomma, il castigo è da abolire. Al suo posto, i metodi consigliati sono invece quelli in cui il genitore con calma, e senza utilizzare un tono aggressivo, spiega al figlio dove ha sbagliato portandolo sulla strada della comprensione.Sono molte le associazioni educative che hanno promosso questa direzione, per dire basta una volta per tutte alla “violenza socialmente accettata”, cioè quella usata nei confronti dei bambini come pretesto per la loro educazione. Anche in Italia si fa largo la linea “morbida” con i bambini, e “Il Messaggero” in proposito riporta il parere di Elena Ravazzolo, neuropedagogista: ”È necessario un approccio educativo diverso, un cambio di pensiero che sostituisca le punizioni. Anticipare sempre le criticità, affinché non si arrivi mai a un punto di rottura” spiega la specialista. ”Tra i 2 e i 5 anni - prosegue Ravazzolo - il bambino imita il modo di parlare degli adulti, e se questo processo non segue la giusta trasformazione, le sue risposte potrebbero diventare maleducate e sconvenienti”. Così quando il genitore inizia a sgridare il bambino in modo pesante, quest'ultimo non riesce a comprendere il gesto: ”Di fronte a qualsiasi di queste punizioni il bambino non capisce cosa sia cambiato: perché fino a ieri poteva rispondere in un modo che da oggi è vietato?” conclude la terapeuta.