Il polistirolo? Va buttato nella plastica. Ma solo se è un imballaggio, non se è il corpo di un giocattolo o la cover di un vecchio telecomando. Sì, perché non tutta la plastica è uguale, e non tutto ciò che sembra plastica finisce nello stesso bidone.
C’è una differenza tra un contenitore che serve a proteggere, conservare o trasportare qualsiasi tipo di prodotto e un oggetto che, invece, è fatto di plastica, ma anche da altri materiali. Il primo rientra nella raccolta differenziata della plastica e nella filiera del riciclo COREPLA, il secondo no.
Ed è proprio sulla conoscenza di distinzioni come questa che si gioca la differenza tra una raccolta differenziata efficace e un sistema che si inceppa.
Peccato che, secondo una recente ricerca di Skuola.net, svolta in collab con COREPLA - Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica, quasi 4 ragazzi su 10 non sappiano come smaltire correttamente un materiale come il polistirolo, finendo spesso per buttarlo nell’indifferenziato.
Magari è capitato anche a te: davanti a un dubbio su dove buttare qualcosa, hai pensato che si trattasse di una sottigliezza, di una differenza da poco. In realtà, è dalla consapevolezza e da questi piccoli comportamenti quotidiani che passa l’efficacia di una filiera complessa, che trasforma gli scarti in risorse.
Forse non lo sapevi, ma l’Italia è tra i Paesi europei più virtuosi nel riciclo: un primato reso possibile anche grazie all’impegno di COREPLA, che da oltre 25 anni si occupa di favorire l’economia circolare con il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, entrando anche nelle scuole con programmi di Formazione Scuola-Lavoro (ex PCTO) e di educazione civica.
Per capire come e perché differenziare, però, bisogna anche superare i luoghi comuni che ancora frenano molti. È qui che entriamo in gioco noi di Skuola.net, che da sempre accompagniamo gli studenti nel loro percorso di crescita, dentro e fuori dai banchi di scuola, aiutandoli a diventare cittadini più consapevoli.
Ecco perché nel nuovo episodio del vodcast YouTube #Sapevatelo, insieme ad Andrea Campelli, Direttore Relazioni Esterne e Comunicazione di COREPLA, abbiamo intrapreso un viaggio tra le regole pratiche che stanno alla base del riciclo, i falsi miti da smontare e le verità nascoste di un sistema che in Italia funziona, se ciascuno fa la propria parte.
Indice:
- Lavare il contenitore? Non sempre. Ricicla la plastica con la regola delle tre S: ecco le buone pratiche
- Giocattoli, batterie e strumenti elettronici: facciamo chiarezza una volta per tutte
- Le fake news sul riciclo: ciò che (non) devi più credere
- Una seconda vita: come rinasce la plastica
- Corepla e il mondo della scuola: educare alla sostenibilità
Lavare il contenitore? Non sempre. Ricicla la plastica con la regola delle tre S: ecco le buone pratiche
La prima cosa da sapere è che non tutta la plastica è uguale, e non tutto ciò che lo sembra va effettivamente nella raccolta dedicata. La plastica da imballaggio che finisce nella filiera COREPLA, per esempio, si ricicla raccogliendola nella raccolta differenziata, previa rimozione dei residui di cibo.
È importante separare gli imballaggi (come bottiglie, flaconi, vaschette e pellicole) dai manufatti in plastica, che invece vanno smaltiti nell’indifferenziato, se non specificato diversamente dalle indicazioni locali. Per farlo, Andrea Campelli spiega che ci sono le cosiddette ‘buone pratiche’ che aiutano il processo. Come la regola delle tre S.
“Svuotati, singoli e schiacciati. Svuotati, perché non devono contenere residui di cibo o liquidi. Singoli, perché non vanno inseriti l’uno dentro l’altro - ad esempio, la bottiglia dentro un bicchiere di plastica. E schiacciati, ma per il lungo, non dall’alto: così le macchine dei centri di selezione riescono a riconoscere meglio il tipo di materiale e a gestirlo più facilmente.”
Un’altra convinzione da correggere: non serve lavare i contenitori. O meglio, non serve farlo sempre.
“È sufficiente eliminare i residui più evidenti di cibo o liquido. Gli impianti di riciclo eseguono già lavaggi intensi e a temperatura elevata: farlo a casa non solo è inutile, ma rappresenta anche uno spreco di una risorsa preziosa come l’acqua. L’importante è evitare che restino materiali organici che, durante la raccolta, potrebbero creare cattivi odori o attrarre insetti.”
Altri errori diffusi riguardano le etichette. Ebbene sì, come certamente saprai quasi tutti gli imballaggi hanno un’etichetta di riferimento che, peraltro, spesso indica anche i materiali dello stesso contenitore.
Oggi, la legge sull’etichettatura ambientale obbliga le aziende a indicare il materiale prevalente di ciascun prodotto e il relativo bidone di destinazione: un’informazione che però, spesso, passa inosservata.
“Ci sono due tipi di etichette - spiega Campelli. Quelle avvolgenti, dette sleeve, vanno tagliate e buttate separatamente, mentre le altre, se non è espressamente indicato di rimuoverle, possono restare al loro posto. Basta leggere con attenzione ciò che è scritto sulla confezione.”
E il polistirolo? Anche qui, l’errore è dietro l’angolo. “Il polistirolo è quasi tutto aria, circa il 98%”. Un po’ come se fosse il riso soffiato della plastica, scherza il nostro direttore Grassucci. “È un materiale leggero ma perfetto per proteggere: per questo, quando è usato come imballaggio, va gettato nella raccolta della plastica. Attenzione però a non disperderlo, perché tende a sbriciolarsi e può trasformarsi in microplastica.”
Giocattoli, batterie e strumenti elettronici: facciamo chiarezza una volta per tutte
Non dimentichiamo che solo gli imballaggi, ovvero ciò che serve a contenere, trasportare o proteggere un bene, rientrano nella filiera COREPLA. Oggetti come giocattoli, utensili o componenti elettroniche non sono imballaggi e quindi devono seguire altri canali di smaltimento, come l’indifferenziata o il conferimento ai centri RAEE.
Il che non è sempre così chiaro a tutti. Durante il vodcast, Andrea Campelli mostra un esempio concreto: una delle nostre mascotte, un gatto rosa di plastica con un piccolo pannello elettrico sul retro.
“Proprio per questo motivo - spiega - non andrebbe buttato nella plastica. Ha componenti interne diverse, tra cui parti elettroniche, e non rientra nella categoria degli imballaggi.”
Il giocattolo, come molti altri oggetti tecnologici di uso comune, va gestito in modo diverso.
“Soprattutto i ragazzi, che utilizzano spesso dispositivi elettronici, batterie o piccoli strumenti tecnici, devono ricordare che questi rientrano nella categoria dei RAEE, i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. È importante portarli nei negozi di elettronica o all’isola ecologica, dove andrebbe anche il nostro gattino rosa.”
Il principio è semplice ma fondamentale: non tutto ciò che è di plastica va nella plastica.
“Il nostro gatto rosa non è un imballaggio - chiarisce Campelli - perché è un oggetto in sé, non qualcosa che serve a contenere o trasportare un prodotto. Per questo va conferito all’isola ecologica o, se proprio non è possibile, nell’indifferenziata.”
Per evitare dubbi, il nostro ospite suggerisce due strumenti pratici a disposizione di tutti: “La prima cosa da fare è consultare il sito del proprio Comune, perché le modalità di raccolta possono variare da zona a zona. Spesso le amministrazioni pubblicano anche guide o opuscoli illustrativi con le istruzioni precise.”
Ma c’è anche una soluzione smart, immediata e infallibile: “Esistono app come Junker, che permettono di inquadrare il codice a barre di un prodotto e, grazie alla geolocalizzazione, indicano esattamente dove conferirlo. È un modo semplice e veloce per evitare errori.”
Le fake news sul riciclo: ciò che (non) devi più credere
Il mondo della raccolta differenziata è pieno di leggende metropolitane. La più resistente è forse quella secondo cui “tanto poi mischiano tutto”. Campelli sorride, ma la smentita è netta:
“È una bufala colossale. In Italia la raccolta differenziata funziona e anche molto bene. Siamo tra i Paesi europei con i tassi più alti, intorno al 70%. Nei nostri centri di selezione lavorano macchinari dotati di lettori ottici, laser e metal detector. La plastica viene separata per tipo di polimero, e ogni flusso segue un percorso diverso di riciclo.”
Un’altra convinzione da sfatare riguarda l’impatto energetico. “Molti pensano che riciclare costi più che produrre plastica nuova. In realtà è vero l’opposto: nel 2024, grazie al riciclo degli imballaggi in plastica, sono state evitate quasi un milione di tonnellate di CO₂ e risparmiate oltre 500 mila tonnellate di materia prima vergine. Il riciclo non è solo un dovere civico, ma una misura concreta di riduzione dell’impatto ambientale.”
E per chi tende a demonizzare la plastica in quanto tale, Campelli invita a non confondere il materiale con l’uso che se ne fa: “La plastica è insostituibile in molti ambiti, soprattutto in quello medico. Il problema non è la sua esistenza, ma la gestione che ne facciamo a fine vita. Se viene trattata bene, può rinascere infinite volte.”
Una seconda vita: come rinasce la plastica
Ma qual è l’esatto procedimento mediante il quale avviene questa rinascita? Una volta raccolto, il materiale raggiunge i centri di selezione, dove viene distinto per tipologia di polimero.
Da qui si passa agli impianti di riciclo, in cui la plastica viene lavata, triturata e trasformata in minuscole scaglie - i cosiddetti flakes - che costituiscono una “materia prima seconda”, (il materiale che si recupera al termine del trattamento) pronta per essere riutilizzata.
“Quei fiocchi di plastica riciclata - spiega Campelli - possono diventare nuove bottiglie, fibre tessili per i pile, elementi di arredo urbano, componenti automobilistiche o perfino i seggiolini di uno stadio. Qualche anno fa, ad esempio, abbiamo realizzato le sedute di un impianto sportivo interamente con plastica riciclata. È la dimostrazione che, se la filiera funziona, il materiale non si esaurisce mai davvero.”

Corepla e il mondo della scuola: educare alla sostenibilità
Se la tecnologia fa la sua parte, la cultura resta decisiva. È per questo che COREPLA da anni investe nel dialogo con le scuole, puntando a formare una nuova generazione di cittadini consapevoli.
E lo fa, con programmi ad hoc per tutte le età, come PCTO e progetti di educazione civica, fornendo kit didattici gratuiti e tantissime attività di sensibilizzazione. Un esempio è il programma RICICLALA! dedicato alle scuole primarie, pensato per accompagnare i più piccoli nella transizione ecologica e culturale e i docenti nell’attuazione dei percorsi di educazione allo sviluppo sostenibile.
“Abbiamo molti progetti di formazione e facciamo anche spettacoli teatrali per sensibilizzare sul tema. Quest’anno addirittura faremo un progetto con le scuole materne - anticipa Campelli che chiude lanciando una sfida - “Sarebbe bello che adesso nelle scuole, nelle università, negli istituti tecnici fosse insegnata veramente economia circolare: l’ecologia è una materia importantissima!”
E noi sappiamo che è possibile grazie all'educazione civica quindi, se stai leggendo questo articolo, e vorresti saperne di più sulla raccolta differenziata della plastica, devi assolutamente dire ai tuoi prof di dare un’occhiata al portale di COREPLA per scoprire i progetti dedicati!
Tu cosa puoi fare nel frattempo? Prima di tutto guardare il nostro vodcast per scoprire tutto quello che non sai sul riciclo della plastica, dopodiché dovrai iniziare a fare la tua parte!