
L’accusa è decisamente grave: due ventenni texani, Gavin Rivers Weisenburg e Tanner Christopher Thomas, avrebbero pianificato per mesi l’invasione dell’isola haitiana di Gonave con l’intento di uccidere tutti gli uomini e instaurare un sistema di sfruttamento sessuale delle donne e dei minori.
Le indagini delle autorità statunitensi documentano una preparazione che non ha nulla dell’improvvisazione: addestramento militare, acquisto di armi, studio del territorio, tentativi di reclutamento direttamente negli USA.
Insomma, un progetto violento e strutturato, seguito passo dopo passo e ricostruito nel dettaglio dagli investigatori federali.
Indice
Un progetto costruito sulla violenza sistematica
Secondo le autorità, il fulcro del piano era a dir poco brutale. Prevedeva, infatti, l’eliminazione di ogni presenza maschile sull’isola di Gonave e l’instaurazione di un sistema di sfruttamento sessuale destinato a colpire donne e minori.
Le conversazioni intercettate non alludono, non suggeriscono, ma esplicitano a chiare lettere. Gli investigatori parlano di una strategia concepita come struttura permanente, una forma organizzata di controllo fondata sulla violenza e sulla sottomissione.
La costruzione del piano, tra agosto 2024 e l’estate 2025
Gli elementi raccolti delineano un progetto seguito da tempo, con aggiornamenti continui. Mappe, appunti, valutazioni sulla logistica, discussioni sulle modalità di arrivo via mare: tutto suggerisce una pianificazione che i due consideravano costantemente migliorabile.
Le autorità federali evidenziano anche come l’elaborazione vera e propria sia durata quasi un anno, più precisamente dall’agosto 2024 all’estate successiva, con momenti di revisione e la stesura di documenti operativi.
Addestramento, risorse e reclutamento negli Stati Uniti
Thomas, nelle prime settimane del 2025, si era persino arruolato nell’Air Force. L’intenzione, secondo gli investigatori, sarebbe stata quella di acquisire competenze utilizzabili nell’operazione.
Weisenburg, invece, aveva seguito corsi civili, lezioni di navigazione e un percorso di addestramento presso un’accademia dei vigili del fuoco.
Parallelamente, i due avrebbero cercato di coinvolgere persone senza fissa dimora negli Stati Uniti, presentandole come possibili partecipanti alle fasi iniziali dell’invasione.
Durante le perquisizioni sono state sequestrate diverse armi. E non mancano all’appello munizioni, materiali digitali e documenti, considerati parte integrante del progetto.
Perché Gonave: un’isola ritenuta vulnerabile
La scelta dell’obiettivo, naturalmente, aveva poco di casuale. Gonave, isola haitiana con collegamenti limitati e infrastrutture ridotte, era percepita dai due come un territorio difficilmente difendibile.
La stampa internazionale ha ricostruito come i due avessero consultato cartine geografiche, per valutare distanze e accessi costieri, immaginando di riuscire a instaurare rapidamente un controllo totale.
Le comunicazioni intercettate hanno, poi, fatto luce sui tasselli mancanti del folle piano: la risposta delle autorità haitiane sarebbe stata lenta o insufficiente, consentendo loro di consolidare la posizione iniziale.
I capi d’imputazione e l’orizzonte giudiziario
I due imputati ora devono rispondere adesso di reati gravissimi, tra cui: cospirazione per omicidio in un Paese estero, violenze e produzione di materiale pedopornografico.
Con la legislazione statunitense che, in questi casi, prevede pene particolarmente severe: l’ergastolo è contemplato per la cospirazione, mentre i reati legati allo sfruttamento sessuale minorile le condanne possono essere comprese tra 15 e 30 anni.
Sarà il procedimento federale a definire fino a che punto quel progetto fosse rimasto nella sfera dell’ideazione o avesse già superato la soglia dell’attuazione. Vero è che gli elementi raccolti finora mostrano una preparazione non proprio episodica o estemporanea.