ImmaFer
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relax a casa

Una nuova sigla si fa strada tra i fenomeni sociali legati alla vita digitale. Dopo anni in cui si è parlato quasi esclusivamente di FOMO, la “Fear of Missing Out”, ora si torna a scoprire un altro approccio: la JOMO, la “Joy of Missing Out”.

Tradotto: la gioia di non esserci. E non è solo una provocazione, ma un modo diverso e sempre più diffuso di affrontare la connessione perenne e la sovraesposizione sui social network.

Negli ultimi anni, infatti, la FOMO ha descritto bene una sensazione comune a molti: quella di essere tagliati fuori da eventi, opportunità o momenti speciali che si vedono vivere agli altri. Un effetto collaterale dei feed pieni, delle stories da guardare ogni mezz’ora e dell’ansia da "cosa mi sto perdendo".

Ma ora qualcosa sta cambiando. 

Indice:

  1. La JOMO come antidoto alla FOMO
  2. Un approccio intenzionale al tempo libero
  3. FOMO e JOMO: due fenomeni che possono coesistere
  4. Dalla stanchezza digitale alla gioia di disconnettersi
  5. La riscoperta del tempo per sé

La JOMO come antidoto alla FOMO

La Joy of Missing Out non è indifferenza verso la socialità. È, piuttosto, una scelta consapevole: prendersi una pausa dal rumore digitale per ritrovare uno spazio personale.

Secondo Phelan (2018), si tratta di un sentimento di soddisfazione interiore che nasce dalla decisione di disimpegnarsi da attività sociali o online non essenziali. Non c’è rimpianto, né sensazione di esclusione. Solo la voglia di rallentare, di stare con sé stessi, di fare altro.

Uno studio condotto da Jacobsen (2021), in piena pandemia, ha sottolineato come la JOMO possa agire da antidoto alla FOMO, portando una maggiore soddisfazione emotiva e mentale.

Un approccio intenzionale al tempo libero

La JOMO non riguarda solo il “non esserci”, ma il motivo per cui si sceglie di non esserci. Come spiega il sociologo Laurence Rees (2017), ciò che conta è l’intenzione con cui si dice no a un evento, una chat o un aggiornamento social. La JOMO invita a vivere con maggiore intenzionalità, dando priorità a ciò che genera reale benessere.

FOMO e JOMO: due fenomeni che possono coesistere

La contrapposizione tra FOMO e JOMO è netta. La prima nasce da un senso di urgenza sociale, dalla paura di restare indietro. La seconda si fonda sull’autoaccettazione e sull’equilibrio personale. Tuttavia, non sempre sono esclusivi.

Lo studio di Aitamurto et al. (2021) ha invece mostrato come, anche nella realtà virtuale, gli utenti possano sperimentare FOMO e JOMO simultaneamente: timore di perdersi esperienze e soddisfazione nel selezionare cosa seguire.

Dalla stanchezza digitale alla gioia di disconnettersi

Rautela & Sharma (2022) hanno collegato l’uso problematico di Internet e la stanchezza da social media al desiderio di disconnessione, che favorisce la JOMO. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la FOMO non incide direttamente sulla stanchezza, lasciando intendere che è l’uso intensivo dei social a stancare di più.

La JOMO emerge così come una risposta salutare alla sovraesposizione digitale.

La riscoperta del tempo per sé

Sebbene non ancora un costrutto psicologico validato, la JOMO incoraggia la valorizzazione del tempo dedicato a sé stessi e alle relazioni significative. Limitare la presenza sui social può migliorare la qualità delle interazioni nella vita reale e diminuire la sensazione di isolamento.

La JOMO non elimina i social media, ma li ridimensiona, offrendo un modo per respirare senza notifiche e senza l’obbligo di esserci per forza.

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