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Crisi adolescenziali? 6 consigli inaspettati di...Giacomo Leopardi articolo

Pensiamo a Giacomo Leopardi ed è subito “gobba”, “pessismismo” e “studio matto e disperatissimo”. E si vi dicessero che in realtà Giacomo Leopardi può essere il vostro migliore amico e aiutarvi a fare chiarezza nella vostra vita?
Non è un scherzo, ma quello che dice Alessandro D’Avenia, il “Prof 2.0” già autore di “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, che ha scritto un libro per spiegare perché Leopardi può aiutarti a vivere felice. Sì, proprio Leopardi. Lo stesso che sognava di scrivere una “lettera a un giovane del XX secolo”
A 180 anni dalla sua morte, Leopardi ci spiega come si riesca a lottare per essere felici quando ci sembra che tutto in realtà sia contro di noi: ci insegna l’arte di sperare.

6. Abbi il coraggio di essere te stesso

E’ facile dire “quello sfigato di Leopardi”. Ma avete mai pensato invece a quando fosse figo e coraggioso il nostro Giacomo? Oggi come allora, chi è diverso corre il rischio di essere bullizzato e messo da parte. Leopardi invece ci insegna quanto coraggio serva per accettarsi così come si è, fragili e imperfetti. Aveva problemi di salute, sfortune varie, sapeva di non essere perfetto, eppure accettava i propri difetti ed è riuscito a trasformarli in un trampolino di lancio per conquistare la sua vita, fragile e imperfetto come era. Sapeva di rischiare, sapeva che per andare avanti serve tanta energia. Era il primo a scherzare su stesso, era un ragazzo allegro, gli piaceva mangiare (lo sapevate che amava tanto il gelato da dedicargli una poesia al suo gelataio preferito?) e giocare.

5. L’adolescenza non è una malattia e Leopardi lo sapeva

Nessuno nasce “adulto”, nemmeno gli scrittori e i poeti che studiamo a scuola e che siamo abituati a immaginare sempre come vecchi signori sepolti in mezzo a pile di libri polverosi. Anche loro sono stati adolescenti, soprattutto Giacomo Leopardi. Non era felice a casa, come tanti ragazzi di ieri e di oggi. Quello che aveva non gli bastava e le sue aspirazioni non erano comprese dalle persone che aveva intorno. “E’ troppo”, gli dicevano. Ma se non si è “troppo” a questa età, quando mai potremo esserlo? Il giovane Giacomo sognava fortissimo e non accettava di essere costretto e messo in un angolo.

4. Anche lui aveva fretta di crescere…

Genitori, professori, allenatori e amici tendono spesso a consigliare ai ragazzi di seguire le proprie aspirazioni e i propri segni ma a volte anche di aspettare, ragionare, fra esperienza. A chi non è accaduto? E’ successo anche a Leopardi. Ma quello che cerchiamo è già dentro di noi e finché non lo troviamo restiamo prigionieri di quello che gli altri ci dicono di fare. Leopardi aveva deciso che sarebbe diventato un poeta, era il suo sogno più sogno più grande e ne era convinto anche se a volte - lui come tanti - non era sicuro di avere le qualità necessarie. Lottava per trovare la propria strada, come capita a tanti di noi. Era così ansioso di seguire il proprio sogno da trovare il coraggio di scrivere una lettera al famoso scrittore Pietro Giordani, che gli consigliò di fare prima esperienza e poi diventare poeta. Ma Leopardi aveva fretta e sentiva già da subito la voglia di scrivere, impetuoso come solo i ragazzi sanno essere e rispose che invece avrebbe iniziato subito. Non era mai stanco di fare quello che gli piaceva.

3. … e di superare i propri limiti

Gli adolescenti, ci ricorda D’Avenia parlando dei suoi studenti ma anche di Leopardi, sono fatti per andare contro i limiti, per distruggerli oppure superarli. D’Avenia lo fa analizzando la poesia più famosa di Leopardi, “L’Infinito” e si chiede perché oggi tanti ragazzi dell’età “fatta per immaginare l’infinito” non riescano concepire quello che c’è oltre di loro e rischiano di vivere dentro una gabbia. “Non c'è L'infinito senza la siepe, non c'è la siepe senza l’infinito”, dice D’Avenia.

2. Soffrire fa parte dell’esperienza di tutti noi

“I giovani soffrono più che i vecchi”, diceva Leopardi. Quante volte i drammi degli adolescenti sono stati sminuiti o derisi? Eppure quella tristezza che a volte viene la domenica pomeriggio fa parte della crescita. Risollevarsi sempre, dice Leopardi.

1. Ribellarsi per essere fedeli a se stessi

A un certo punto della sua vita, Giacomo Leopardi ha tentato di fuggire di casa e lasciarsi alle spalle chi non credeva in lui e gli impediva di realizzare i suoi sogni. Nel farlo ha scritto una lettera a sua padre e le sue parole sono quelle che potrebbe scrivere un ragazzo del 2017 a chi non riesce a vedere la sua originalità e lo vorrebbe costretto a rimanere al punto di partenza, nel posto dopo si è nati, anche se lì non ci sono più prospettive per lui. “Preferisco essere felice che piccolo e soffrire anziché annoiarmi - dice Leopardi - tanto più che la noia, fonte per me di depressione mortale, mi nuoce assai più che ogni disagio del corpo”. Questo scriveva il giovane Giacomo Leopardi, prima che la scuola ne facesse un gobbetto lamentoso, e questo è il suo insegnamento più grande: restare fedeli a se stessi.

Data pubblicazione 16 Febbraio 2017, Ore 10:39
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