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Mano robotica e mano umana

L’informazione non è più solo quella dei giornali. Oggi chiunque può creare contenuti, fare informazione, parlare a un pubblico. Ma come si difende un ecosistema mediatico credibile in un mondo dove le notizie si consumano in sette secondi? Come distinguere tra chi esercita un ruolo giornalistico e chi, semplicemente, comunica? 

Ne abbiamo parlato con Alberto Barachini, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, ospite del format YouTube “10 domande” di Skuola.net, condotto dal nostro direttore Daniele Grassucci

Giornalista di lungo corso, ex volto di TGCOM24 e in seguito responsabile della comunicazione di Silvio Berlusconi, Barachini ha riflettuto sulle grandi trasformazioni che stanno investendo il mondo dei media: dalla regolamentazione dell’IA alla tutela del diritto d’autore, dal ruolo dei creator ai pericoli della disinformazione. Ma anche sul mestiere di giornalista, oggi sempre più contaminato da nuove competenze, nuove piattaforme e nuove forme narrative.

Indice

  1. Il sogno di fare il calciatore, poi il giornalismo e l’incontro con Montanelli
  2. Berlusconi: uno capace di parlare con i presidenti ma anche di fare video su TikTok
  3. L’intelligenza artificiale non va temuta: va capita e usata bene
  4. Il giornalista del futuro? Sa scrivere, ma è anche un tecnico
  5. Disinformazione e deepfake: le due sfide più urgenti da affrontare
  6. Informazione in pillole? Sette secondi non bastano per capire il mondo
  7. Pirateria digitale: “Usare il pezzotto vuol dire rubare il futuro”

Il sogno di fare il calciatore, poi il giornalismo e l’incontro con Montanelli

Ma, prima di entrare nel cuore della questione, conosciamo meglio Alberto Barachini attraverso qualche "istantanea" della sua vita. Ad esempio, ha frequentato uno dei licei scientifici più noti di Pisa, l’Ulisse Dini. Ma la matematica, racconta, non è mai stata nelle sue corde: “Facevo il minimo indispensabile. Allo scritto di italiano presi 9, alla prova di matematica forse 4 e mezzo”, ammette. Alla fine uscì con un 43/60, “non un voto di cui vantarsi, ma ero proiettato sull’Università, da cui poi ho avuto più soddisfazioni: 110 e lode”. Proprio in quel periodo nacque la passione per la scrittura, che l’avrebbe portato ben lontano dalle aule di scuola.

All'inizio, però, c’era stato un sogno diverso: “Come tanti della mia generazione, da ragazzo volevo fare il calciatore. Ho giocato a lungo, ma con modesti risultati. Il giornalismo è stato il mio piano B”. Una “seconda scelta” che in ogni caso lo ha portato a incontrare figure fondamentali della storia del giornalismo italiano. Indro Montanelli, in particolare, fu per lui un punto di riferimento: “Lo avevo sempre considerato un maestro. Poterlo intervistare, anni dopo, fu uno di quei momenti in cui ti rendi conto di essere cresciuto”.

Berlusconi: uno capace di parlare con i presidenti ma anche di fare video su TikTok

Negli anni successivi, Barachini ha seguito Silvio Berlusconi da vicino, prima come cronista e poi come responsabile della sua comunicazione. Di lui conserva un ricordo vivissimo, non tanto per le vicende politiche, quanto per la sua capacità di reinventarsi continuamente come comunicatore: “Era capace di parlare con un Presidente americano in un momento decisivo, e il giorno dopo di lanciare un video su TikTok che i ragazzi trovavano irresistibile. Aveva un linguaggio pop, immediato ma potentissimo”.

Oggi, secondo Barachini, questa lezione resta attualissima, soprattutto per i giovani: comunicare è un’arte che richiede ascolto, capacità di adattarsi e un forte senso di responsabilità.

L’intelligenza artificiale non va temuta: va capita e usata bene

Molti giovani temono che l’intelligenza artificiale porterà via il lavoro a molti. Basti pensare che, secondo un’indagine condotta da Skuola.net, circa il 60% degli studenti italiani crede che l’IA avrà un impatto negativo sull’occupazione. 

Barachini invita però a non fermarsi alla paura: “Dobbiamo iniziare a parlare di opportunità, non solo di rischi. L’intelligenza artificiale fa già parte della nostra vita quotidiana, spesso senza che ce ne accorgiamo. E i ragazzi possono esserne protagonisti, non vittime”.

Per il Sottosegretario, il punto chiave è la formazione: chi sarà in grado di usare in modo creativo e intelligente gli strumenti dell’IA, avrà un vantaggio competitivo enorme nel mondo del lavoro. “Bisogna imparare a padroneggiarli, non subirli. E magari anche a svilupparli: le nuove professioni nasceranno proprio lì, nell’intersezione tra tecnologia, creatività e pensiero critico”.

Il giornalista del futuro? Sa scrivere, ma è anche un tecnico

Alla domanda se, tornando indietro, rifarebbe lo stesso mestiere, Barachini risponde con una riflessione: “Ai vent’anni si sogna. Ma per fare il giornalista serve determinazione, sacrificio e visione. Devi chiederti: quanti libri leggo? Quanti giornali sfoglio? Se la risposta non è convincente, forse puoi seguire altre strade. Il mondo della comunicazione oggi ha bisogno di profili ibridi: informatici, ingegneri, medici”.

Un esempio concreto arriva dalla pandemia, quando nelle redazioni mancavano giornalisti con competenze scientifiche in grado di spiegare i dati, i contagi, le terapie.

“Oggi è sempre più importante avere anche skill tecniche. E chi viene da percorsi diversi può portare un enorme valore: non esiste più un’unica porta d’accesso al giornalismo”.

Disinformazione e deepfake: le due sfide più urgenti da affrontare

Uno dei temi più urgenti – e più pericolosi – è quello della disinformazione generata dall’IA, in particolare tramite video manipolati o immagini false, difficili da riconoscere anche per gli occhi più allenati. 

Abbiamo lavorato a un disegno di legge per introdurre il reato di deepfake”, racconta Barachini, “e stiamo spingendo in Europa perché tutti i contenuti modificati con IA siano chiaramente etichettati”.

Il problema non è solo tecnico, ma culturale: “Se perdiamo la capacità di distinguere tra vero e falso, perdiamo anche la fiducia collettiva. E senza fiducia, la democrazia si indebolisce”. 

Per questo serve un’alleanza tra tecnologia e educazione: “L’essere umano resta centrale. Dobbiamo allenare l’occhio critico, soprattutto tra i più giovani”.

Informazione in pillole? Sette secondi non bastano per capire il mondo

In un tempo di attenzione sempre più ridotto, Barachini lancia un allarme: “Sette secondi: è il tempo medio che una persona dedica oggi alla lettura di una notizia”. 

È il sintomo di un’informazione sempre più spezzettata, consumata senza profondità, che rischia di formare cittadini distratti e disorientati. “Non basta essere esposti a un contenuto per essere informati. Anzi, informarsi per pillole è spesso pericoloso”.

Anche per questo il suo Dipartimento si sta muovendo con campagne informative rivolte a genitori e studenti: “La disattenzione non è un problema solo dei ragazzi. Lo è anche degli adulti. Serve recuperare l’abitudine alla lettura, al confronto, al dubbio”.

Pirateria digitale: “Usare il pezzotto vuol dire rubare il futuro”

Tra le campagne recenti, una ha colpito nel segno: quella contro la pirateria digitale, realizzata con Bobo Vieri usando lo slogan “Non usare anche tu il pezzotto”. 

Un linguaggio diretto per dire ai giovani che guardare partite o ascoltare musica illegalmente impoverisce l’intero sistema culturale.

“Ogni volta che usiamo quei canali”, spiega Barachini, “stiamo togliendo valore a chi crea, a chi investe, a chi lavora in quel settore. Anche i vostri futuri lavori potrebbero sparire, se continuiamo così”.

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