Anteprima
Vedrai una selezione di 9 pagine su 38
Xenomorfo tesina Pag. 1 Xenomorfo tesina Pag. 2
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Xenomorfo tesina Pag. 6
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Xenomorfo tesina Pag. 11
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Xenomorfo tesina Pag. 16
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Xenomorfo tesina Pag. 21
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Xenomorfo tesina Pag. 26
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Xenomorfo tesina Pag. 31
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Xenomorfo tesina Pag. 36
1 su 38
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi

Introduzione Xenomorfo tesina



La seguente tesina di maturità descrive lo xenomorfo. Nel 1979 il regista britannico Ridley Scott diresse una pietra miliare del genere fanta-horror (genere ibrido tra fantascienza e horror): Alien. Il film narra dello sfortunato incontro dell’equipaggio di una nave spaziale con una terrificante forma di vita aliena insinuatasi di nascosto nell’astronave. Tra angosce e esitazioni, l’equipaggio cercherà in tutti i modi di stanare la creatura per scacciarla via dalla nave, ma l’alieno sembra essere invincibile e inafferrabile.
Nel corso degli anni questo lungometraggio ha acquisito sempre più popolarità e apprezzamenti, fino a essere considerato un capolavoro del genere (tant’è vero che è il capostipite di una serie di film e fumetti). Moltissimi sono i temi filosofici nascosti nell’evento raccontato: la xenofobia (la paura per il diverso, per l’estraneo); la primordiale e efficace volontà di vivere (un istinto incontenibile alla vita che spinge l’Alieno ad eliminare l’equipaggio); la potenza e il miracolo della nascita, poiché l’Alieno ha un ciclo riproduttivo molto particolare: l’embrione viene impiantato in un ospite tramite una creatura intermedia (il FaceHugger); dopo qualche ora il bambino-alieno, pronto alla vita autonoma, “si fa partorire” sfondando la cassa toracica dell’ospite parassitato, uccidendolo. Il solo fatto che l’Alieno (chiamato anche Xenomorfo) necessiti di inseminare (e quindi uccidere) altre forme di vita per assicurare la riproduzione della sua specie, lo rende un essere angoscioso e contrario a tutte le regole dell’etica e della normale riproduzione naturale.
Il film è ambientato sulla gigantesca astronave Nostromo, buia, poco ergonomica, per nulla accogliente, asettica, artificiale, piena di lunghi e stretti corridoi con pareti quasi del tutto coperte da infiniti tubi e cavi. Lo spettatore si sente schiacciato da un senso di claustrofobia e di trappola. L’Alieno, grazie alla sua agilità, velocità e anche alla spiccata intelligenza, può nascondersi ovunque. La cosa sconfortante è che nessuno dei sette membri dell’equipaggio riuscirà a vedere veramente l’Alieno nel corso di tutto il film. Come è fatto? Nessuno riesce a rispondere perché i suoi attacchi sono rapidi e improvvisi e soprattutto inaspettati. Scott è stato un maestro nel creare questa soffocante atmosfera ostile: è come se ci dicesse di non aver paura del mostro in sé, ma della sua attesa. Il buio, emblema dell’ignoto e della paura, domina buona parte delle scene e né lo spettatore né i protagonisti riusciranno mai a vedere indistintamente gli oggetti (o un mostro) nascosti in una stanza. Per buona parte del film, penseremo che l’incontro con lo Xenomorfo sia stata una sfortunata coincidenza, ma nella parte finale scopriremo un terrificante complotto che ci porterà, a questo punto, a tifare e sperare per la sopravvivenza dei pochi superstiti e, allo stesso tempo, a provare disgusto per la totale assenza di scrupoli del genere umano.
La creatura, lo Xenomorfo, è nata dalla mente geniale di un artista surrealista svizzero scomparso il 12 maggio 2014: Hans Ruedi Giger. I suoi lavori e le sue opere hanno un forte impatto visivo ed emotivo e sono imperniate sul tema del “biomeccanico”, ossia della presenza di strutture organiche all’interno di un corpo meccanico o comunque artificiale. Tra i suoi quadri, vi era anche uno Xenomorfo che con qualche modifica (per renderlo più alieno e molto meno umano) è stato adattato per il film. La creatura aliena, considerata la “specie perfetta” per la sua ostilità e la sua eccezionale conformazione fisica che la rende un nemico molto difficile da sconfiggere, da più di trent’anni occupa l’immaginario di chi ha visto il primo film della saga di Alien e ne è rimasto affascinato. Come me.

Collegamenti


Xenomorfo tesina



Letteratura inglese - "Frankenstein", the first science fiction novel.
Italiano - "La metamorfosi" di Kafka.
Arte - Surrealismo e Dalì.
Fisica - La corrente elettrica.
Letteratura latina - Decimo Giunio Giovenale e la xenofobia.
Filosofia - L'Oltreuomo di Nietzsche.
Storia - La guerra fredda, inizio dell'esplorazione spaziale.
Scienze - Lo spazio cosmico.
Biologia - Dalla predazione al parassitismo.
Chimica - Tioli e solfuri.
Estratto del documento

Nel corso degli anni questo lungometraggio ha acquisito sempre più

popolarità e apprezzamenti, fino a essere considerato un capolavoro

del genere (tant’è vero che è il capostipite di una serie di film e

fumetti). Moltissimi sono i temi filosofici nascosti nell’evento

raccontato: la xenofobia (la paura per il diverso, per l’estraneo); la

primordiale e efficace volontà di vivere (un istinto incontenibile alla

vita che spinge l’Alieno ad eliminare l’equipaggio); la potenza e il

miracolo della nascita, poiché l’Alieno ha un ciclo riproduttivo molto

particolare: l’embrione viene impiantato in un ospite tramite una

creatura intermedia (il FaceHugger); dopo qualche ora il bambino-

alieno, pronto alla vita autonoma, “si fa partorire” sfondando la

cassa toracica dell’ospite parassitato, uccidendolo. Il solo fatto che

Xenomorfo)

l’Alieno (chiamato anche necessiti di inseminare (e

quindi uccidere) altre forme di vita per assicurare la riproduzione

della sua specie, lo rende un essere angoscioso e contrario a tutte

le regole dell’etica e della normale riproduzione naturale.

Nostromo,

Il film è ambientato sulla gigantesca astronave buia,

poco ergonomica, per nulla accogliente, asettica, artificiale, piena di

lunghi e stretti corridoi con pareti quasi del tutto coperte da infiniti

tubi e cavi. Lo spettatore si sente schiacciato da un senso di

claustrofobia e di trappola. L’Alieno, grazie alla sua agilità, velocità

e anche alla spiccata intelligenza, può nascondersi ovunque. La

cosa sconfortante è che nessuno dei sette membri dell’equipaggio

veramente

riuscirà a vedere l’Alieno nel corso di tutto il film. Come

è fatto? Nessuno riesce a rispondere perché i suoi attacchi sono

rapidi e improvvisi e soprattutto inaspettati. Scott è stato un

maestro nel creare questa soffocante atmosfera ostile: è come se ci

dicesse di non aver paura del mostro in sé, ma della sua attesa. Il

buio, emblema dell’ignoto e della paura, domina buona parte delle

scene e né lo spettatore né i protagonisti riusciranno mai a vedere

indistintamente gli oggetti (o un mostro) nascosti in una stanza. Per

buona parte del film, penseremo che l’incontro con lo Xenomorfo sia

stata una sfortunata coincidenza, ma nella parte finale scopriremo

un terrificante complotto che ci porterà, a questo punto, a tifare e

sperare per la sopravvivenza dei pochi superstiti e, allo stesso

tempo, a provare disgusto per la totale assenza di scrupoli del

genere umano.

La creatura, lo Xenomorfo, è nata dalla mente geniale di un artista

surrealista svizzero scomparso il 12 maggio 2014: Hans Ruedi Giger.

I suoi lavori e le sue opere hanno un forte impatto visivo ed emotivo

e sono imperniate sul tema del “biomeccanico”, ossia della

presenza di strutture organiche all’interno di un corpo meccanico o

comunque artificiale. Tra i suoi quadri, vi era anche uno Xenomorfo

Pagina

3

che con qualche modifica (per renderlo più alieno e molto meno

umano) è stato adattato per il film. La creatura aliena, considerata

la “specie perfetta” per la sua ostilità e la sua eccezionale

conformazione fisica che la rende un nemico molto difficile da

sconfiggere, da più di trent’anni occupa l’immaginario di chi ha

Alien

visto il primo film della saga di e ne è rimasto affascinato.

Come me.

STORIA DELL’ARTE: SURREALISMO

Lo xenomorfo nasce inizialmente come soggetto di vari quadri del

pittore surrealista svizzero Hans Ruedi Giger.

I design originali della creatura aliena si trovano nell’album

Necronomicon, pubblicato da Giger nel 1977. La pittura gigeriana è

sostanzialmente monocromatica, inquietante, visionaria, bizzarra,

tetra.

È importante l’influenza di Salvador Dalì (maggior esponente del

movimento surrealista), ma anche delle incisioni oniriche di William

Blake. I disegni di Giger sono cupi ed evocativi, vere "fotografie

dall'inferno" capaci di mescolare sensualità, irrealtà e orrore; gli

biomeccanoidi,

esseri rappresentati sono chiamati creature o

Pagina

4

macchine organiche composte da organi o membra umane e

oggetti (in genere meccanici, tra cui spesso armi o oggetti di uso

comune). Caratteristica del biomeccanoide è che in esso metallo e

carne si fondono indissolubilmente. L’Alien, infatti, è il

biomeccanoide più conosciuto, e la sua parte organica più evidente,

ma anche più subliminale, è la particolare lingua dentata retrattile e

rigida: riferimento sessuale all’organo di riproduzione maschile

umano.

Lo xenomorfo ha anche sembianze simili a quelle degli artropodi

terrestri (per i suoi emblematici movimenti e per i suoi arti

insettoidi,

spigolosi), ragion per cui è accostato anche agli

immaginari mostri della fantascienza, basati appunto sulle

fisionomie degli insetti. Poiché Giger fu un cultore dell’arte

surrealista, analizzo la nascita e le caratteristiche di tale movimento

pittorico.

Nel 1924 il poeta e intellettuale francese André Breton pubblicò il

Primo manifesto del Surrealismo, prendendo spunto

dall’Interpretazione dei sogni di Freud che aveva rivoluzionato la

visione del sogno come lo strumento più adatto a ricostruire

l’attività psichica inconscia. Nel manifesto, Bréton aspirava a una

conciliazione tra il mondo vero, reale e conscio, quello della nostra

quotidianità, e il mondo onirico e intangibile della nostra psiche. Nel

sogno, infatti, noi accediamo a un’altra realtà, una realtà superiore:

surrealtà,

la formata dalla sovrapposizione tra esistenza reale e

esistenza subconscia. Da qui nasce il Surrealismo, arte pittorica

elusa da qualsiasi tipo di freno o controllo dal filtro della ragione,

della morale, dell’estetica, libera di vagare e raccogliere immagini,

Pagina

5

idee, parole, senza costrizioni né scopi né esitazioni. La bellezza

surrealista nasce spesso dal trovare due oggetti reali, veri, esistenti,

di cui sappiamo a cosa servono, dove devono essere posti e in che

occasioni si adoperano, che non hanno nulla in comune, ma si

trovano assieme in un luogo assolutamente estraneo a entrambi.

Tale visione genera un’inattesa visione che ci sorprende per la sua

originalità, assurdità e il suo incomprensibile senso, che ci spiazza e

fa crollare tutte le nostre certezze. Questo tipo di arte garantisce

quindi una totale libertà individuale e creativa per l’artista, capace

di correre senza freni di alcun genere. Infatti, nel Manifesto, Bréton

dice riguardo al Surrealismo: “dettato dal pensiero, in assenza di

qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni

preoccupazione estetica o morale.”

Lo xenomorfo è proprio questo: è nato dal pensiero geniale di Giger,

ha un’intelligenza totalmente fredda e priva di emozioni o rimorsi, è

al di là di ogni pentimento morale o estetico. L’uomo non può

vincerlo. Per questo, lo xenomorfo è considerato l’essere vivente

perfetto, un superstite, a detta di Ash.

Il personaggio simbolo del Surrealismo è Salvador Dalì, morto nel

1989. La sua adesione al movimento è

sincera e motivata e inventa persino una tecnica pittorica: il metodo

paranoico-critico. La paranoia è una malattia mentale cronica,

secondo l’artista, che crea un costante senso di delusione, con o

senza allucinazioni visive. Per dipingere queste immagini suggerite

dalla paranoia, l’artista deve razionalizzare il delirio (momento

critico) e rappresentarlo con forme conosciute. Ecco quindi che il

delirio trova le più raccapriccianti espressioni incarnandosi in esseri

ripugnanti, animali mostruosi, frammenti anatomici, rifiuti d’ogni

tipo, forme ambigue, figure inquietanti che, a seconda di come si

guardano, possono sembrare cose diverse o più cose insieme. Si

tratta di un linguaggio artistico estremamente complesso e elitario,

ricco di simboli, citazioni colte e estremamente incomprensibile.

Pagina

6

Sogno causato dal volo di un’ape

Nel (1944) l’atmosfera cambia

bruscamente diventando nitida e rilassata a dispetto dei quadri

ambigui e spaventosi tipici di Dalì. Lo spunto venne all’artista dopo

che un’ape lo punse mentre dormiva. Il dolore fu ingigantito

dall’inconscio, provocandogli visioni e immagini surreali che subito

dipinse sulla tela. In basso a destra, Gala, l’amante di Dalì, riposa

sollevata magicamente da un piatto e bianco scoglio. Una baionetta

sta per trafiggerle il braccio destro: siamo nell’istante che precede

la sensazione di dolore, ma l’arma appuntita rappresenta anche un

simbolo sessuale. La puntura comunque c’è già stata e suggerisce

al cervello l’immagine di due feroci tigri che balzano fuori dalla

bocca spalancata di un pesce a sua volta scaturito da una

melagrana spaccata. Sullo sfondo un assurdo elefante con lunghe

zampe esili da insetto trasporta sulla groppa un obelisco.

Nonostante questo, la bestia cammina sullo specchio d’acqua con

estrema leggerezza, senza neanche increspare la speculare

piattezza d’un impossibile mare senza onde. Una visione senza

significati: frammentaria, incoerente, sensazionale.

Sogno causato dal volo di un'ape intorno a una melagrana un attimo

prima del risveglio, 1944, El Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Pagina

7

FISICA: LA CORRENTE ELETTRICA

 Alien,

Il titolo del film, sembra riferirsi tanto all'essere alieno quanto

all'ambiente entro cui si svolge la storia: la creatura diviene

padrone di tutto ciò che serve al suo scopo, tanto dei corpi usati

come materia prima organica quanto della base spaziale,

nonostante questa sia opera degli uomini. L'angoscia generata dal

film sta proprio nel disperato girovagare dell'equipaggio tra i

claustrofobici labirinti dell’astronave, in cerca di un'impossibile

salvezza.

Per tutto il film, l’unica fonte di luce per i protagonisti è quella

generata dalla corrente elettrica all’interno dell’astronave. La fonte

luminosa artificiale accresce il senso di asetticità, di innaturalità e di

claustrofobia della Nostromo, in cui non c’è quasi nulla di umano, di

verde, di naturale, ma solo pareti scure e indefinite, oggetti

tecnologici e stanze fredde.

La luce artificiale è un elemento importante del film, pertanto

Pagina

8

spiego cos’è la corrente elettrica.

La corrente elettrica è un moto ordinato di cariche elettriche, il più

delle volte elettroni. In un filo metallico le cariche elettriche sono

elettroni negativi, ma possono esistere portatori di carica sia positivi

che negativi. Un moto di cariche è simile a quello di un fluido: per

far scorrere l’acqua in una conduttura deve sussistere una

differenza di energia potenziale, cioè il liquido deve trovarsi a due

livelli differenti; anche per far muovere cariche elettriche deve

esistere una differenza di potenziale elettrico, in cui le cariche

positive seguono la discesa di potenziale. L’intensità della corrente

elettrica si misura in ampere (simbolo A), che equivale a 1

Coulomb\1 secondo ( 1 C\s), ed è uguale al rapporto tra la quantità

di carica che attraversa una sezione trasversale di un filo

ΔQ

nell’intervallo di tempo impiegato. Il verso della corrente elettrica

Δt

è quello in cui si muovono le cariche positive, seguendo un’antica

consuetudine. Di conseguenza, il verso della corrente è quello che

fa passare i punti da potenziale maggiore verso punti con potenziale

elettrico minore. La regola si applica anche a conduttori in cui non

sono presenti cariche positive in movimento: se gli elettroni si

muovono da destra verso sinistra, ipoteticamente il verso della

corrente sarà da sinistra a destra. Una corrente si dice continua

quando la sua intensità non varia nel tempo (DC, direct current), in

cui la carica è direttamente proporzionale al tempo trascorso.

Come detto prima, per generare un flusso continuo di corrente

occorre creare una differenza di potenziale che faccia scorrere le

cariche verso punti a potenziale minore. Lo strumento che si utilizza

è il generatore di tensione, un dispositivo capace di mantenere ai

suoi capi una differenza di potenziale costante, per un tempo

indeterminato e qualunque sial a corrente da cui è attraversato.

Collegando i capi di una lampadina ai poli di una pila con due fili di

rame, otteniamo un circuito elettrico in cui la lampadina si illumina.

Dettagli
Publisher
38 pagine
7 download