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Sintesi

Introduzione Trieste - Tesina




Ho scelto per la tesina di maturità l’ argomento “Trieste 1914”, perché la città quest’anno ha programmato molte iniziative, mostre, percorsi didattici, video… sull’argomento “Prima guerra mondiale”. Le celebrazioni, in verità Trieste, le ha già iniziate nel 2014.
Mi ha incuriosito molto conoscere come Trieste abbia vissuto questo periodo di storia.
Questo tema mi ha subito catturato ed ho iniziato ad immaginare come poteva essere l’atmosfera in quel periodo storico.
Con la fantasia mi sono vista camminare per le vie della mia Trieste invasa da una moltitudine di persone che festeggiavano la vittoria dell’annessione di Trieste all’Italia.
Torniamo un po’indietro… nel 1914.


Collegamenti


Trieste - Tesina



Storia -

Trieste nel 1914



Arte -

Stile liberty



Italiano -

Saba

Estratto del documento

Le condizioni sociali della popolazione erano diverse e ciò

dipendeva dalle tante attività presenti in città, quali: i commerci, le

assicurazioni, la cantieristica e le industrie.

Da un lato c’erano i ceti ricchi e la media borghesia in salita,

dall’altro le classi povere, i quartieri dalle malsane condizioni

abitative, il rapido diffondersi di malattie come la tubercolosi,

l’alcolismo dilagante, la demenza, l’alto tasso di mortalità infantile.

Trieste viveva il dualismo tipico delle grandi città, cosmopolite e

complesse.

In questo quadro sociale si apre il 1914, anno che avrebbe di lì a

qualche mese visto scoppiare nel cuore dell’Europa una guerra

destinata a cambiare

per sempre il

cammino della storia

LA PRIMA

umana:

GUERRA

MONDIALE.

Nel 1914 Trieste era

una città

fondamentale per gli

Asburgo. Alla fine di

giugno, più

precisamente il 28

giugno, i triestini

accolsero con trepidazione e incredulità la notizia dell’assassinio

dell’arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia per mano

di uno studente serbo.

Il fatto, coinvolse immediatamente la città, le cui strade tra la

Piazza Grande (ora Piazza Unità d’Italia) e la Ferrovia Meridionale

videro il passaggio del corteo funebre della coppia arciducale, nel

2

suo ultimo e triste viaggio verso Vienna dove furono poi eseguiti i

funerali. I coniugi risiedevano volentieri a Trieste nel castello di

Miramare perchè così stavano lontani dalla corte che non perdeva

occasione di umiliare la moglie Sofia perché ritenuta non

abbastanza di sangue blu.

L’Austria, per questo, inviò un ultimatum alla Serbia. In cui la Serbia

doveva rinunciare alla sua sovranità.

La Serbia accettò solo in parte, perciò l’Austria le dichiarò guerra e i

principali stati europei si trovarono coinvolti nel conflitto in base alle

precedenti alleanze.

Trieste in quegli anni fu un intreccio di diversi popoli: Sloveni, Serbi,

Italiani, Ebrei e Greci.

Ogni etnia guardava alla monarchia asburgica con rispetto e

devozione, ma c’era anche chi si considerava italiano e non filo

austriaco-asburgico.

L’inizio del conflitto, alla fine di luglio 1914, travolse e trasformò la

vita della nostra città.

Arrivò la crisi economica determinata dal blocco dei traffici

marittimi, dalla mancanza di manodopera per le industrie e il

commercio, provocando la riduzione dei rifornimenti alimentari e

imponendo il razionamento dei

viveri e dei prodotti di prima

necessità.

La città, privata dei propri

cittadini più giovani chiamati alle

armi, si svuotò e le famiglie si

ritrovarono in gravi difficoltà,

(sebbene sostenute da sussidi

pubblici), per la crescita

tumultuosa dei prezzi, che

costrinse una parte della

popolazione a rivolgersi alle mense pubbliche.

La città conobbe la grande mobilitazione e divenne luogo di

partenza per il fronte.

Solo un migliaio di triestini irredentisti (cioè coloro che volevano

unire Trieste al resto dell’Italia ) scappò in Italia per arruolarsi

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nell’esercito. Di questi oltre un centinaio morirono da italiani, tra

cui Scipio Slataper e Carlo Stuparich.

Intellettuali triestini che allo scoppio della guerra si presentarono

come volontari per contribuire alla liberazione di Trieste.

La loro sorte fu infausta: Stuparich trovandosi circondato dagli

austriaci si tolse la vita per sfuggire alla cattura e alla sicura

condanna a morte per tradimento. Slataper invece fu ucciso dagli

austriaci mentre guidava i suoi uomini all’attacco di una trincea.

Altri triestini partirono in massa tra le fila dell’esercito asburgico.

Quando nel maggio del 1915 l’Italia entrò in guerra contro l’Austria,

a fianco delle potenze dell’Intesa, gli italiani a Trieste furono

soggetti a persecuzioni e violenze.

Per il governo asburgico la decisione italiana di entrare in guerra,

venne vista come un atto di tradimento.

Nella città vennero presi d’assalto e distrutti il monumento a

Giuseppe Verdi e la sede del giornale il “Piccolo” venne distrutta

totalmente, la polizia non intervenne.

Nel giro di poco tempo scattò pure il divieto della pubblicazione che

riguardava tutti i giornali di lingua italiana tranne il “ Lavoratore” un

giornale di ispirazione socialista. Furono limitati anche i diritti civili

tra cui fu istituita la censura sulla posta privata e furono sciolte

tutte le associazioni filo italiane.

Chi era sospettato di simpatie irredentiste fu deportato nei campi di

concentramento o mandato in carcere.

Durante la guerra ci furono numerose incursioni aeree sulla città

che provocarono diverse vittime fra i civili, comprese donne e

bambini.

Questi attacchi cessarono solo con la disfatta di Caporetto, quando

l’esercito italiano fu costretto ad arretrare fino al Piave.

I bombardamenti aerei, cui la popolazione non era preparata,

perché non c’erano né allarmi, né rifugi pubblici, furono vissuti in

maniera drammatica dai triestini. L’unico allarme di cui potevano

usufruire in quel momento, quando sentivano arrivare gli aerei, era

il grido in dialetto: «Ocio, i xè qua!»

Dopo le sofferenze sui fronti, la fame e la povertà sofferte dalle

donne e dai bambini rimasti in città la Prima Guerra Mondiale

segnava un nuovo inizio per Trieste, l’ adesione al Regno d’Italia. 4

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stile Liberty

Lo , inizialmente chiamato “Floreale”, è l’espressione

dell’Art Noveau in Italia.

Con il nome di “Art noveau” si intende un vasto movimento

artistico che nacque in Belgio, tra fine 800 ed inizi 900, ed interessò

soprattutto l’architettura e le arti applicate.

Si sviluppò in stretta relazione con l’avanzare della società

industriale, dal rifiuto degli stili storici del passato nell’architettura e

cercò ispirazione nella natura e nelle forme vegetali, creando uno

stile nuovo, totalmente originale rispetto a quelli allora in voga.

Tale movimento si diffuse in diversi paesi prendendo nomi diversi: in

Francia “Art Noveau”, in Austria “Secessione”, in Spagna

“Modernismo”, in Gran Bretagna “Modern style” e dal 1902 nel

nostro Paese.

Lo stile Liberty è caratterizzato da linee curve e spirali. I suoi

caratteri distintivi divennero l’accentuato linearismo e l’eleganza

decorativa espressi attraverso motivi ornamentali di frutti, animali

(come cigni, farfalle, serpenti) e piante (fiori quali glicini, tulipani).

La linea curva era assunta come espressione di forza e dinamismo,

simbolo di vitalità, alla cui base c’era una forte fiducia nel

progresso, nel futuro e nel “nuovo”.

Le opere in stile liberty presenti a Trieste sono :

casa d’abitazione Casa Valdoni ( Giorgio Zaninovich)

 edifici commerciali Casa Smolars (Romeo Depaoli)

 locali commerciali Casa Bartoli (Max Fabiani)

 palazzi pubblici Cinema ambasciatori (ex teatro

 filodrammatico) 6

Ho scelto di parlare di Casa Bartoli perché è l’edificio più

caratteristico di questo stile a Trieste.

Casa Bartoli detta anche “Casa Verde”,

situata in Piazza della Borsa, fu costruita

dall’architetto Maximilian Fabiani nel

1905-1906 ed è uno degli edifici in stile

Liberty più conosciuti e famosi della città.

L’edificio fu costruito interamente in

cemento armato, all’epoca usato solo per le

strutture portanti, mentre la sua pianta

particolare deriva dalla forma del lotto,

determinata dalla saldatura della città

medievale con quella teresiana.

Lo stile Liberty si riconosce nel tocco delle decorazioni a cascata di

foglie mentre la razionalità è espressa nell’organizzazione

multifunzionale dell’edificio; l’edificio ha infatti una parte

residenziale ed una parte adibita ad attività economiche. Nei piani

inferiori dedicati alle attività commerciali si ha una disposizione

dello spazio del tipo a “grandi magazzini” con grandi vetrate.

Salendo con lo sguardo si ha la veranda,

che aveva la funzione di un giardino

d’inverno di un ristorante. Il balcone sopra la

veranda divideva la parte commerciale da

quella residenziale.

La modernità del palazzo non è tanto

rappresentata dalla decorazione floreale

sulla facciata, quanto, appunto, dalla sua

multifunzionalità.

La soluzione più innovatrice di Fabiani fu

quella di spostare il portone d’ingresso dalla facciata principale,

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quella sulla piazza, a una piccola rientranza sul lato sinistro, per

dare maggior risalto alle vetrine.

Caratteristiche ornamentali

La facciata decorazioni geometriche e, tra le finestre, una

cascata di foglie;

I Balconi parapetti in ferro verniciato con il colore verde e con

elementi geometrici;

La Veranda caratterizzata da eleganti elementi in ghisa.

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Saba nasce a Trieste il 9 marzo 1883: questo vuol dire non nascere

in Italia bensì all’interno dell’Impero austroungarico.

Trieste nel 1883 è ancora sotto l’impero austroungarico ed ha un

ruolo centrale nella sua formazione e nella sua poesia.

Trieste sarà uno dei temi ricorrenti di Saba ma il suo vero tema sarà

la vita con gli amori, i dolori e le piccole gioie quotidiane. Saba

partecipa alla Prima Guerra Mondiale ma non si recherà mai al

fronte. Finita la guerra diventa proprietario di una libreria a Trieste e

la chiamerà “Libreria antica e moderna”. Saba, di carattere

introverso e incline alla depressione, nel 1929 a causa proprio della

depressione entra in analisi con il medico Weiss allievo di Freud.

Anche la psicoanalisi influenzerà la sua poetica.

Durante la Seconda Guerra Mondiale sarà costretto a nascondersi

prima a Parigi poi a Roma e a Firenze in quanto ebreo. Nel secondo

dopoguerra vive a Milano e muore nel 1957 a Gorizia.

POETICA

Il suo modo di fare poesia è lontano dalle correnti letterarie del 900

perché nelle sue poesie sono presenti spesso le rime.

Saba è il poeta del “parlare semplice”. La sua poesia sembra

vecchia, non moderna per la sua semplicità. Il suo linguaggio è

discorsivo e quasi colloquiale, semplice e famigliare.

Nella sua formazione conta molto la sua città, Trieste, una città con

una cultura prevalentemente italiana mista a quella germanica e in

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