vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Filosofia: Henri Bergson
Latino: la satira di Giovenale
Arte: Pablo Picasso (I giocolieri)
Inglese: Samuel Beckett (Waiting for Godot)
La prima reazione nel vedere la vecchia signora così conciata è quella di ridere,
"avvertendo" il lato comico della situazione, perché la vecchia è « il contrario » di ciò
che dovrebbe essere una donna seria, alla sua età. Questo è il momento comico dell’
«avvertimento del contrario ».
Ma poi interviene la ragione, che con la sua riflessione vuol rendersi conto del perché di
un così goffo comportamento, e scopre che quel modo di comportarsi è una forma di
autoinganno: la vecchia signora ha paura della vecchiaia e crede di allontanarla o di
nasconderla addobbandosi in quel modo. Questo è il momento del « sentimento del
contrario », perché alla comicità subentra la pietà per il dramma penoso della povera
donna. dell’assurdo
Un altro esempio in cui è possibile vedere applicata la poetica pirandelliana
è la novella Il treno ha fischiato dove il protagonista è prigioniero di un mondo
monotono e alienante: da una parte il suo lavoro da computista, dall’altra la sua famiglia
opprimente, soffocante. all’assurdo, attraverso un processo di esagerazione
Pirandello porta deliberatamente
iperbolica, quella che potrebbe essere una rappresentazione naturalistica e patetica della
miseria piccolo borghese: una moglie cieca susciterebbe commozione, ma tre cieche,
più due figlie vedove con complessivi sette figli, non possono che suscitare il riso. Il
motivo del pover’uomo che si sacrifica per dar mangiare alla famiglia viene condotto al
parossismo e diviene ridicolo. Scatta il sentimento del contrario, la scomposizione
umoristica della realtà. Infatti Belluca è uno dei tanti eroi pirandelliani che «hanno
capito il giuoco», che hanno preso coscienza della vera natura della realtà. Questa presa
di coscienza, la rottura del meccanismo alienante della forma sociale, costituito dal
genera comportamenti folli che mirano a far apparire l’assurdo,
lavoro e dalla famiglia,
l’inconsistenza e anche la fragilità della realtà comune. La consapevolezza di Belluca, la
sua follia è una sorta di epifania, rivelazione momentanea di un senso riposto della
realtà fino a quel momento rimasto ignoto e che scatta in conseguenza di un fatto
banale, in sé insignificante, il fischio di un treno nel silenzio della notte. Ma basta
questo fatto per far assumere all’eroe coscienza della vita che scorre fuori dalla trappola.
Quindi grazie alla fantasia egli sarà in grado di sostenere il peso delle forme sociali che
per poi ritornare all’ordine poiché l’immaginazione è una fuga
lo imprigionano
momentanea, un’evasione che ha solo una funzione consolatoria.
assistiamo a una prima prova della poetica dell’umorismo
Inoltre nel Fu Mattia Pascal
che Pirandello teorizzerà quattro anni dopo nel volume omonimo.
La realtà, attraverso il gioco paradossale del caso, viene grottescamente distorta, ridotta
l’autentica
a meccanismo bizzarro, assurdo, ma al di là del riso che questo suscita, vi è
sofferenza del protagonista, sia quando questi si trova imprigionato nella trappola della
vita sociale, sia quando ne viene escluso provandone conseguentemente una disperata
nostalgia. Scatta dunque il sentimento del contrario: serio e ridicolo, tragico e comico
nella vicenda di Mattia Pascal sono indissolubilmente congiunti.
“Fu Mattia Pascal”, l’impossibilità di vivere in una “forma sociale” e
Così, nel
l’impossibilità di fuggirne generano una situazione comica e nello stesso tempo tragica:
la nuova identità, inventata, gli impedisce di rifarsi una vita, e quando Mattia decide di
tornare alla vecchia identità, nessuno lo vuole più riconoscere e rimane confinato nella
sua condizione di “morto vivente”.
L’ umorismo perciò è un fenomeno di sdoppiamento; ha la funzione di togliere la
l’inganno,
maschera, di scoprire il gioco, le contraddizioni, di fare riemergere la realtà
nascosta.
Il nome della rosa
Il nome della rosa tratta le vicende di Guglielmo da Baskerville e il suo fido assistente
un abbazia dell’Italia
Adso all’interno di Settentrionale, ove è stato loro assegnato il
scoprire l’esecutore
compito di di misteriosi assassini
Il nodo strutturale e concettuale della vicenda del romanzo di U.Eco - Il nome della
rosa, ambientata in età medioevale ( XIV secolo ) sta nella riscoperta e nella
rivalutazione del riso.
Esso è manifestazione ed effetto della comicità e viene prodotto dagli esiti grotteschi,
operati dall'indebita commistione di caratteri degli esseri naturali. La validità di tale
forma rappresentativa ed espressiva del reale era stata nell'antichità riaffermata dal
filosofo greco Aristotele nel VI libro della Poetica.
Tuttavia nel Medioevo il recupero di questa teoria ( naturalisticamente orientata ad
accettare la deformazione del reale per finalità fantastiche ) avrebbe distolto i fedeli
dall'interpretazione simbolico-allegorica del mondo fenomenico, che vedeva nel
grottesco una rappresentazione abnorme e deformata della natura, capace di richiamare
allegoricamente l'idea di male morale e l'elemento demoniaco.
Per impedire la diffusione della pericolosa tesi dell'accettabilità del comico ( che
implica anche l'accettazione della sua implicita valenza di liberazione istintuale ) Padre
Jorge commetterà ben sette omicidi all'interno dell'Abbazia. E poi la darà alle fiamme
distruggendo lo scriptorium, il simbolo stesso della codificazione dell'antico sapere.
Il punto centrale del romanzo sta nel fatto che se è possibile ridere di tutto, come
affermato nella Poetica di Aristotele, è possibile ridere anche di Dio.
Quindi Secondo Jorge, se quel libro fosse entrato in circolazione, la Verità sarebbe
andata perduta, perché gli uomini non avrebbero avuto più paura né di Dio né
dell’inferno, oppure avrebbero iniziato a dubitare di tutto «Della verità e del bene
:
non si ride. Ecco perché Cristo non rideva. Il riso è fonte di dubbio. Ridendo,
l’insipiente dice implicitamente Deus non est[Dio non esiste, n.d.r.]».
Ridere significa mettere in dubbio il dogma, la verità di fede data una volta per tutte e
dubbio l’intero
dunque intoccabile. Significa in pratica mettere in edificio ecclesiastico
fondato sulla paura, sul sentimento del peccato e, conseguentemente, sul timore della
condanna.
Filosofia: saggio sul significato del comico di Henri Bergson
Nel 1900 Bergson pubblica il breve saggio Il riso in cui propone una originale
interpretazione filosofica della comicità.
L’indagine de Il riso comincia con tre semplici constatazioni:
- "Non vi è nulla di comico al di fuori di ciò che è propriamente umano":
l’uomo, infatti, oltre ad essere considerato “un animale che sa ridere”, è anche
un “animale che fa ridere” e anche quando l’oggetto del comico non è una
persona, ciò che suscita il riso è un aspetto di quell’oggetto o animale che
richiama alla mente situazioni o atteggiamenti umani.
“Il riso scaturisce solo di fronte a ciò che appartiene direttamente o
- indirettamente all'ambito propriamente umano”: perché possa tuttavia
manifestarsi, è necessario che chi ride non si lasci coinvolgere emotivamente
dalla scena che lo diverte. Per ridere di una piccola disgrazia altrui dobbiamo far
tacere per un attimo la pietà e la simpatia, e porci come semplici spettatori o -
per esprimerci come Bergson - come intelligenze pure: "il comico esige dunque,
per produrre tutto il suo effetto, qualcosa come un'anestesia momentanea del
« – – è l’emozione»)
cuore".( Il più grande nemico del riso afferma Bergson
- "Il comico nasce quando uomini riuniti in un gruppo dirigono l'attenzione
su uno di loro, facendo tacere la loro sensibilità, ed esercitando solo la loro
intelligenza". Infatti il riso è sempre il riso di un gruppo, di una comunità.
Bergson ha individuato in quelli che "ridono insieme" una specie di solidarietà,
o meglio di complicità, che li rende, sia pure in modo momentaneo, riuniti in un
gruppo coeso. Il riso crea dal nulla un legame sociale e ha il magico potere di
trasformare un gruppo slegato di persone, estranee e indifferenti e spesso quasi
ostili, in una struttura compatta e altamente gratificatoria, a patto però che si rida
di qualcuno o qualcosa di esterno al gruppo stesso. Il messaggio del riso ha un
doppio significato: verso l'oggetto di riso è un rimprovero sociale altamente
temuto ed efficace nel reprimere; verso i co-ridenti, una specie di profferta di
amicizia, che unisce, sia pur in modo effimero, persone precedentemente anche
estranee. Il riso è quindi un fenomeno propriamente sociale, in cui quelli che
ridono sperimentano il rinsaldarsi della loro unione e, contemporaneamente, una
interruzione dell’empatia nei confronti di coloro di cui si ride.
Da cosa scaturisce il comico?
Così come Pirandello evidenzia il contrasto tra la rigidità delle convenzioni ed il flusso
della vita, allo stesso modo, secondo Bergson, il comico è dato dalla presenza di un
comportamento o di una caratteristica fisica che non è conforme alle regole della
società. Tanto più si ingigantiscono tali incongruenze, tanto più diventa efficace
l’effetto comico e caricaturale.
Bergson sottolinea il fatto che l'uomo si rende comico quando fa dei movimenti
meccanici, automatici e non spontanei. Però, per Bergson, non basta che l'uomo compia
dei movimenti meccanici per provocare ilarità, occorre anche che intervenga
l'immaginazione, la fantasia che ci fa cogliere il comico in una situazione o in una
persona, cioè ci fa soffermare su un aspetto di quella situazione o di quella persona,
piuttosto che su un altro.
L’esempio del gioco del diavolo a molla, che più si cerca di spingerlo nella scatola più
tende ad uscirne, se interpretato dal punto di vista morale, pone in evidenza che le idee
che tentiamo di reprimere e di celare sono proprio quelle che si manifestano in modo
più esplicito; ed è proprio da queste due contrapposte ostinazioni che si genera il
comico.
"Noi tutti abbiamo giocato [...] col diavolo che esce dalla sua scatola. Lo si schiaccia
ed ecco si raddrizza; lo si ricaccia più in basso ed esso rimbalza più in alto, lo si
scaccia sotto il coperchio ed esso fa saltare tutto" (p. 46) scrive Bergson, e propone
subito dopo un'osservazione che ci spiega perché un simile gioco possa far ridere un
bambino: "E' il conflitto di due ostinazioni, di cui l'una puramente meccanica finisce
ordinariamente per cedere all'altra, che se ne prende gioco" (ivi, p. 47). Del diavolo ci
fa ridere la cieca ostinazione, il suo "saltar su" come una molla: È dunque il
comportamento rigidamente meccanico di ciò che pure nel gioco vale come un essere
dotato di un'autonoma volontà a far ridere il bambino.
La funzione del riso: castigo sociale
Il comico, per dirlo con un’altra espressione utilizzata da Bergson, consiste in una
meccanicità placcata sulla vita, della quale il riso vuole essere il castigo.
Un castigo sociale con cui la comunità individua, respinge e corregge una serie di
comportamenti percepiti come contrari allo slancio vitale con cui si identifica la vita
stessa. Questi comportamenti sono quelli meccanici, monotoni che, nell’aderire cieco
alla regola, non sanno cogliere, ed anzi soffocano la fluidità, l’intrinseca libertà auto
creatrice della vita: infatti lo stesso Bergson dice: noi ridiamo tutte le volte che una
persona ci da l’impressione di una cosa.
Comico è quindi un elemento meccanico applicato al vivente; è un errore,
un’imperfezione che il riso stimola a correggere.
Arte noti anche come Saltimbanchi, sono un’opera di Picasso appartenente al
I Giocolieri,
periodo rosa ovvero il periodo in cui egli abbandona la monocromia e introduce colori
caldi e delicati ( prevalgono il rosa e il rosso), i soggetti sono ora gli artisti del
circo(giocolieri, acrobati, equilibristi, pagliacci)ma il vigore fisico che è loro proprio
sembra qui svuotato di energia e privo di forza, i loro sguardi sono assenti, pieni di
solitudine e di rinuncia come nei Saltimbanchi del 1905.
luogo dell’assurdo, dell’ironia, della comicità ma qui questi personaggi non
Il circo è il