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nei confronti di un movimento che si pone l’obiettivo di un nuovo assetto complessivo
della società. Da una parte si cerca di fare in modo che le masse siano sfruttate il più
possibile per conseguire gli interessi di pochi, come nel caso di D’Annunzio in Italia e
dei due regimi totalitari, fascismo e nazismo, mentre dall’altra ci si schiera con le
masse e si cerca di renderle consapevoli del loro imporantissimo ruolo nella società,
come nel caso di Marx.
Gabriele d’Annunzio cercò di diventare e ci riuscì brillantemente un vero e proprio
idolo delle masse, guardandosi però sempre bene di non avvicinarsi a loro. Uomo di
politica passò dalla Destra alla Sinistra, appoggiò il fascismo e non disdegnò di
concedersi altre “libertà”. Scandali alimentati dallo stesso poeta e intrepide avventure
amorose lo fecero un idolo del decadentismo europeo. Tutta la vita di d'Annunzio può
essere però ricollegata ad un unico comune denominatore, avere una vita inimitabile;
al di là della morale e della ideologia la sua filosofia di vita era l'apparire ed essere
innalzato a uomo eletto. Questa sorta di ideologia, al di là delle ideologie, fu
alimentata con azioni spettacolari, partecipò attivamente alla guerra perdendo l'occhio
destro in una folle azione aerea, occupò la città croata di Fiume dopo la fine della
guerra e passò una vita auto celebrativa e lussuosa.
Il successo di d'Annunzio sta quindi nel suo essersi saputo imporre come modello
inimitabile troppo distante e quindi irraggiungibile dalla borghesia italiana, legata al
perbenismo e alle regole economiche. E' stato il primo a capire che la società di massa
poteva essere benissimo sfruttata, usando i sempre più influenti mezzi di
comunicazione. D'Annunzio invece di parlare dell'oggettiva degradazione del ruolo del
poeta nella società di massa, tema caro a Baudelaire e alle avanguardie i quali si
opponevano alla mercificazione dell'arte, ribadisce in modo ostinato la superiorità del
poeta, ma al tempo stesso non solo tratta l'arte come una merce, ma la compone
esclusivamente per questo fine. La volontà di stupire cambiando registro e temi in
molte pubblicazioni, la scelta teatrale perché vista più economicamente vantaggiosa
farà di d'Annunzio un vero caso letterario di massa.
In pratica un personaggio fuori dal comune che riunì dal punto di vista letterario molti
generi diversi, raffinato esteta compose romanzi. Ammiratore di Carducci ne voleva
essere il continuatore perseguendo così un modo di imporsi come il poeta vate,
immerso in temi e sensualità tipiche delle avanguardie. Fu definito l'ultimo degli
umanisti ma anche moderno esteta di massa. L'esaltazione della sua figura è uno dei
temi più ricorrenti del poeta. Dopo una parziale e forzata lettura di Nietzsche fu colpito
dalla figura del superuomo che, secondo il poeta, egli stesso incarnava. I valori che
questo uomo eccezionale doveva avere secondo il poeta erano centrati sulla forza
intellettuale, che portava inevitabilmente ad una aggressività e superbia senza
paragoni.
Appare chiaro che il superuomo di d’Annunzio è molto diverso dal superuomo così
come Nietzsche
lo intendeva. Infatti questo è solo una delle interpretazioni venute fuori dopo la morte
del filosofo.
Originariamente, il superuomo era un concetto filosofico di cui Nietzsche si serve per
esprimere il progetto di un nuovo essere in grado di accettare la vita, di rifiutare la
morale tradizionale e di operare una transvalutazione dei valori (da non dimenticare
infatti che Nietzsche operò una demistificazione della filosofia, la morale, la religione,
obbligando ogni sapere a ripensare alla propria pretesa di verità), di “reggere la
morale di Dio guardando in faccia la realtà al di là delle illusioni metafisiche”, di
superare il nichilismo, di collocarsi nella prospettiva dell’eterno ritorno e di porsi come
volontà di potenza. 4
Egli come anche altri fece un’analisi critica della società occidentale fino a quel
momento e si era accorto che la civiltà occidentale aveva prodotto un individuo
antivitale e sottomesso alle autorità costituite. Quindi non fa altro che auspicare il
passaggio da questo individuo risentito dell’occidente, che soffre la scissione tra senso
oltre-uomo,
ed esistenza, ad con le caratteristiche accennate sopra, capace di vivere
la vita come gioco creativo.
È evidente che questo è un concetto che ha una parte di ambiguità, quindi è stato
facile polarizzarlo in superuomo. Egli infatti, non pensava al superuomo come per
esempio il nazismo lo ha fatto, ma tant’è vero che la sua concezione presta il fianco. È
un concetto che è chiaro sul piano generale, mentre è sfuggente come figura
concreta. Cosa deve nella quotidianità fare l’individuo per diventare superuomo nel
senso da Nietzsche voluto? Chi è il soggetto destinato ad incarnare questa nozione
teorica?
E qui ci sono state due interpretazioni:una detta di sinistra, che vede nell’oltre-uomo
l’umanità liberata dall’oppressione del lavoro, dall’alienazione di cui Marx aveva già
parlato, e anche dalle catene del bisogno
(infatti questa liberazione la può fare solo chi non ha problemi di tipo economico, ecc.);
e una detta di destra, che vede nell’oltre-uomo la figura di un’elitè superiore che
comandano su tutti gli altri che diventano “sotto-uomini” e che influenzarò d’Annunzio
in primis, di cui fu discepolo Mussolini e quindi il fascismo in generale e poi il nazismo.
Infatti sia Mussolini che Hitler, facendo uso delle proprie doti reoriche e oratorie
riuscirono ad accapararsi il pieno consenso delle masse, diventando dei veri e propri
idoli da adorare e seguire fino alla morte. Quindi il fascismo in Italia (1922-43) ed il
nazismo in Germania (1933-45) rappresentano due esperienze storiche,
ideologicamente simili, formatesi nel periodo tra le due guerre mondiali, entrambi
totalitarismo,
sono accomunati dai tratti del ovvero del regime politico basato sul
partito unico e l’obbedienza incondizionata al suo lider, sul rifiuto delle libertà
“nemici del popolo”;
politiche, sulla repressione contro gli avversari e gli altri
“totalizzante”
insomma, sulla presenza dello Stato in ogni aspetto della vita sociale
degli individui, gruppi e strutture collettive.
Benito Mussolini ed Adolf Hitler paradossalmente raggiunsero il potere politico con il
consenso delle istituzioni e più o meno nel rispetto della legalità, anche se entrambi
esercitarono una repressione nei confronti dei comunisti e socialisti. Non ci fu quindi
un vero e proprio colpo di Stato, nè dall’una nè dall’altra parte.
Fasci di combattimento
Mussolini aveva fondato i a Milano nel 1919, all’indomani della
prima guerra mondiale, in un periodo in cui l’Italia affrontava un acrisi politica e
sociale. Le prime elezioni politiche del dopoguerra si tennero proprio in quell’anno con
l’introduzione del sistema proporzionale e del suffragio universale maschile, entrambi
voluti dal governo Nitti; le due riforme, anzichè portare stabilità, resero turbolento ed
“di
ingovernabile l’intero sistema politico poichè favorirono i nuovi partiti, cosiddetti
massa”, quali il Partito Socialista e quello Popolare di Don Luigi Sturzo, due movimenti
in contrapposizione che finirono per lacerare il vecchio stato liberale di stampo
giolittiano.
Mussolini approffittò di questa crisi istituzionale per imporre le sue idee rivoluzionarie:
partito di massa,
nel 1921 i fasci si trasformarono in il PARTITO NAZIONALE FASCISTA
(P.N.F.) e conseguirono un discreto successo nelle elezioni dello stesso anno, entrando
“blocchi nazionali”.
nei Quell’anno segnerà l’inizio dell’offensiva fascista contro i
“rossi”. Nel 1922, sotto il debole governo del giolittiano Facta, le violenze si estesero
28 ottobre
anche nei confronti delle prefetture ed il dello stesso anno scattò il piano
Marcia su Roma:
della i fascisti guidati da Mussolini puntarono in armi verso la capitale
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la
per la conquista del potere. In realtà però, come scrive lo studioso Adrian Lyttelton, “
marcia fascista su Roma fu un bluff colossale” : la città era difesa da 12000 uomini
dell’esercito che avrebbero facilmente disperso le bande fasciste, meno numerose e
malarmate. Invece, quando il Presidente del Consilio Facta propose al re Vittorio
Emanuele III di proclamare lo stato d’assedio, egli si rifiutò di farlo, facilitando le cose
ai fascisti. Il 30 ottobre il re affidò a Mussolini l’incarico di formare un nuovo governo,
“non fosse ancora sorretto da una effettivamaggioranza parlamentare”.
nonostante
Il primo governo Mussolini, formatosi il 31 ottobre 1922, nacque nel rispetto dello
Statuto Albertino (a parte l’evasione politica della marcia su Roma) ed ottenne la
fiducia del Parlamento. Fu un Gabinetto di coalizione molto ampio, visto che erano
rappresentate quasi tutte le forze parlamentari (eccetto comunisti e socialisti),
praticamente una sorta di compromesso politico. Il programma del governo Mussolini
fu all’inizio di restaurazione; venne adottata una politica estera di prestigio (che
avrebbe portato nel 1924 all’annessione della città dalmata di Fiume) ed una politica
economica liberista, attuata attraverso la privatizzazione di molte attività statali, che
eliminò il disavanzo del bilancio pubblico.
La trasformazione dello stato liberale in regime autoritario, quale fu quello fascista, fu
Statuto
molto graduale: il fascismo riuscì ad alterare l’ordinamento costituzionale dello
Albertino (che non richiedeva complesse procedure per la sua modifica come l’attuale
ordinamento repubblicano) e a dar vita ad un sistema statalista, caratterizzato dalla
Milizia per la
commistione tra strutture del partito ed istituzioni statali (ad esempio la
sicurezza nazionale, Gran Consilio del Fascismo,
forza armata del partito, o il formato
fascisti).
da Mussolini e gli altri gerarchi La vera svolta totaliatari del regime avvenne
leggi fascistissime.
tra il ’25 e il ’26 quando furono emanate le Esse incidevano sia sul
potere esecutivo che su quello legislativo, delineando una forma di governo centrata
sulla supremazia del lider del partito fascista, il Duce Mussolini, capo del governo e
superiore gerarchico di tutti i ministri. La sua nomina spettava esclusivamente al re,
abolendo l’istituto della fiducia parlamentare; inoltre al governo venne concesso il
potere di emanare norme giuridiche, svuotando così di reali poteri il Parlamento.
Vennero cancellate le libertà di stampa e di parola, furono aboliti tutti i partiti (tranne
ovviamente quello fascista) e lo stesso principio della rappresentanza elettiva: il
popolo doveva solamente tracciare un si od un no su una lista di 1000 candidati, tutti
iscritti al P.N.F. Con la riforma amministrativa del 1926 furono cancellate pure le libertà
locali; l’intero potere decisionale venne concentrato nella figura della Podestà nei
comuni e del Prefetto nelle province. “rivoluzione legale”
Anche il nazismo arrivò al potere con una ma Hitler si mantenne
nell’ambito della legge per un periodo molto più breve rispetto a Mussolini, per
eseguire un disegno ideologico preordinato e assai più radicale rispetto al fascismo.
Repubblica di Weimar
Dopo aver fallito il tentativo di rovesciare la con colpo di stato
“Putsch della birreria di Monaco”,
(il cosiddetto 8 novembre 1823), anche Hitler riuscì
ad approfittare di un momento di grave crisi politico-sociale per imoporre le sue idee
innovative. Gli effetti devastanti della crisi del 1929 colpirono la Germania più
duramente che gli altri paesi europei, poichè essa dipendeva maggiormente dai
prestiti americani del piano Dawes (destinato ad allegerire le pesanti riparazioni di
Wall
guerra stabilite dal Trattato di Versailles); ovviamente al crollo della borsa di
Street i prestiti americani cessarono del tutto, gettando nella recessione l’intera
economia tedesca. Questa grave crisi non fu solo economica ma anche politico-sociale
ed accelerò il processo di trasformazione politica; tutti i ceti sociali, dagli operai agli