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Sintesi
tesina sulla società di massa
Estratto del documento

3

nei confronti di un movimento che si pone l’obiettivo di un nuovo assetto complessivo

della società. Da una parte si cerca di fare in modo che le masse siano sfruttate il più

possibile per conseguire gli interessi di pochi, come nel caso di D’Annunzio in Italia e

dei due regimi totalitari, fascismo e nazismo, mentre dall’altra ci si schiera con le

masse e si cerca di renderle consapevoli del loro imporantissimo ruolo nella società,

come nel caso di Marx.

Gabriele d’Annunzio cercò di diventare e ci riuscì brillantemente un vero e proprio

idolo delle masse, guardandosi però sempre bene di non avvicinarsi a loro. Uomo di

politica passò dalla Destra alla Sinistra, appoggiò il fascismo e non disdegnò di

concedersi altre “libertà”. Scandali alimentati dallo stesso poeta e intrepide avventure

amorose lo fecero un idolo del decadentismo europeo. Tutta la vita di d'Annunzio può

essere però ricollegata ad un unico comune denominatore, avere una vita inimitabile;

al di là della morale e della ideologia la sua filosofia di vita era l'apparire ed essere

innalzato a uomo eletto. Questa sorta di ideologia, al di là delle ideologie, fu

alimentata con azioni spettacolari, partecipò attivamente alla guerra perdendo l'occhio

destro in una folle azione aerea, occupò la città croata di Fiume dopo la fine della

guerra e passò una vita auto celebrativa e lussuosa.

Il successo di d'Annunzio sta quindi nel suo essersi saputo imporre come modello

inimitabile troppo distante e quindi irraggiungibile dalla borghesia italiana, legata al

perbenismo e alle regole economiche. E' stato il primo a capire che la società di massa

poteva essere benissimo sfruttata, usando i sempre più influenti mezzi di

comunicazione. D'Annunzio invece di parlare dell'oggettiva degradazione del ruolo del

poeta nella società di massa, tema caro a Baudelaire e alle avanguardie i quali si

opponevano alla mercificazione dell'arte, ribadisce in modo ostinato la superiorità del

poeta, ma al tempo stesso non solo tratta l'arte come una merce, ma la compone

esclusivamente per questo fine. La volontà di stupire cambiando registro e temi in

molte pubblicazioni, la scelta teatrale perché vista più economicamente vantaggiosa

farà di d'Annunzio un vero caso letterario di massa.

In pratica un personaggio fuori dal comune che riunì dal punto di vista letterario molti

generi diversi, raffinato esteta compose romanzi. Ammiratore di Carducci ne voleva

essere il continuatore perseguendo così un modo di imporsi come il poeta vate,

immerso in temi e sensualità tipiche delle avanguardie. Fu definito l'ultimo degli

umanisti ma anche moderno esteta di massa. L'esaltazione della sua figura è uno dei

temi più ricorrenti del poeta. Dopo una parziale e forzata lettura di Nietzsche fu colpito

dalla figura del superuomo che, secondo il poeta, egli stesso incarnava. I valori che

questo uomo eccezionale doveva avere secondo il poeta erano centrati sulla forza

intellettuale, che portava inevitabilmente ad una aggressività e superbia senza

paragoni.

Appare chiaro che il superuomo di d’Annunzio è molto diverso dal superuomo così

come Nietzsche

lo intendeva. Infatti questo è solo una delle interpretazioni venute fuori dopo la morte

del filosofo.

Originariamente, il superuomo era un concetto filosofico di cui Nietzsche si serve per

esprimere il progetto di un nuovo essere in grado di accettare la vita, di rifiutare la

morale tradizionale e di operare una transvalutazione dei valori (da non dimenticare

infatti che Nietzsche operò una demistificazione della filosofia, la morale, la religione,

obbligando ogni sapere a ripensare alla propria pretesa di verità), di “reggere la

morale di Dio guardando in faccia la realtà al di là delle illusioni metafisiche”, di

superare il nichilismo, di collocarsi nella prospettiva dell’eterno ritorno e di porsi come

volontà di potenza. 4

Egli come anche altri fece un’analisi critica della società occidentale fino a quel

momento e si era accorto che la civiltà occidentale aveva prodotto un individuo

antivitale e sottomesso alle autorità costituite. Quindi non fa altro che auspicare il

passaggio da questo individuo risentito dell’occidente, che soffre la scissione tra senso

oltre-uomo,

ed esistenza, ad con le caratteristiche accennate sopra, capace di vivere

la vita come gioco creativo.

È evidente che questo è un concetto che ha una parte di ambiguità, quindi è stato

facile polarizzarlo in superuomo. Egli infatti, non pensava al superuomo come per

esempio il nazismo lo ha fatto, ma tant’è vero che la sua concezione presta il fianco. È

un concetto che è chiaro sul piano generale, mentre è sfuggente come figura

concreta. Cosa deve nella quotidianità fare l’individuo per diventare superuomo nel

senso da Nietzsche voluto? Chi è il soggetto destinato ad incarnare questa nozione

teorica?

E qui ci sono state due interpretazioni:una detta di sinistra, che vede nell’oltre-uomo

l’umanità liberata dall’oppressione del lavoro, dall’alienazione di cui Marx aveva già

parlato, e anche dalle catene del bisogno

(infatti questa liberazione la può fare solo chi non ha problemi di tipo economico, ecc.);

e una detta di destra, che vede nell’oltre-uomo la figura di un’elitè superiore che

comandano su tutti gli altri che diventano “sotto-uomini” e che influenzarò d’Annunzio

in primis, di cui fu discepolo Mussolini e quindi il fascismo in generale e poi il nazismo.

Infatti sia Mussolini che Hitler, facendo uso delle proprie doti reoriche e oratorie

riuscirono ad accapararsi il pieno consenso delle masse, diventando dei veri e propri

idoli da adorare e seguire fino alla morte. Quindi il fascismo in Italia (1922-43) ed il

nazismo in Germania (1933-45) rappresentano due esperienze storiche,

ideologicamente simili, formatesi nel periodo tra le due guerre mondiali, entrambi

totalitarismo,

sono accomunati dai tratti del ovvero del regime politico basato sul

partito unico e l’obbedienza incondizionata al suo lider, sul rifiuto delle libertà

“nemici del popolo”;

politiche, sulla repressione contro gli avversari e gli altri

“totalizzante”

insomma, sulla presenza dello Stato in ogni aspetto della vita sociale

degli individui, gruppi e strutture collettive.

Benito Mussolini ed Adolf Hitler paradossalmente raggiunsero il potere politico con il

consenso delle istituzioni e più o meno nel rispetto della legalità, anche se entrambi

esercitarono una repressione nei confronti dei comunisti e socialisti. Non ci fu quindi

un vero e proprio colpo di Stato, nè dall’una nè dall’altra parte.

Fasci di combattimento

Mussolini aveva fondato i a Milano nel 1919, all’indomani della

prima guerra mondiale, in un periodo in cui l’Italia affrontava un acrisi politica e

sociale. Le prime elezioni politiche del dopoguerra si tennero proprio in quell’anno con

l’introduzione del sistema proporzionale e del suffragio universale maschile, entrambi

voluti dal governo Nitti; le due riforme, anzichè portare stabilità, resero turbolento ed

“di

ingovernabile l’intero sistema politico poichè favorirono i nuovi partiti, cosiddetti

massa”, quali il Partito Socialista e quello Popolare di Don Luigi Sturzo, due movimenti

in contrapposizione che finirono per lacerare il vecchio stato liberale di stampo

giolittiano.

Mussolini approffittò di questa crisi istituzionale per imporre le sue idee rivoluzionarie:

partito di massa,

nel 1921 i fasci si trasformarono in il PARTITO NAZIONALE FASCISTA

(P.N.F.) e conseguirono un discreto successo nelle elezioni dello stesso anno, entrando

“blocchi nazionali”.

nei Quell’anno segnerà l’inizio dell’offensiva fascista contro i

“rossi”. Nel 1922, sotto il debole governo del giolittiano Facta, le violenze si estesero

28 ottobre

anche nei confronti delle prefetture ed il dello stesso anno scattò il piano

Marcia su Roma:

della i fascisti guidati da Mussolini puntarono in armi verso la capitale

5

la

per la conquista del potere. In realtà però, come scrive lo studioso Adrian Lyttelton, “

marcia fascista su Roma fu un bluff colossale” : la città era difesa da 12000 uomini

dell’esercito che avrebbero facilmente disperso le bande fasciste, meno numerose e

malarmate. Invece, quando il Presidente del Consilio Facta propose al re Vittorio

Emanuele III di proclamare lo stato d’assedio, egli si rifiutò di farlo, facilitando le cose

ai fascisti. Il 30 ottobre il re affidò a Mussolini l’incarico di formare un nuovo governo,

“non fosse ancora sorretto da una effettivamaggioranza parlamentare”.

nonostante

Il primo governo Mussolini, formatosi il 31 ottobre 1922, nacque nel rispetto dello

Statuto Albertino (a parte l’evasione politica della marcia su Roma) ed ottenne la

fiducia del Parlamento. Fu un Gabinetto di coalizione molto ampio, visto che erano

rappresentate quasi tutte le forze parlamentari (eccetto comunisti e socialisti),

praticamente una sorta di compromesso politico. Il programma del governo Mussolini

fu all’inizio di restaurazione; venne adottata una politica estera di prestigio (che

avrebbe portato nel 1924 all’annessione della città dalmata di Fiume) ed una politica

economica liberista, attuata attraverso la privatizzazione di molte attività statali, che

eliminò il disavanzo del bilancio pubblico.

La trasformazione dello stato liberale in regime autoritario, quale fu quello fascista, fu

Statuto

molto graduale: il fascismo riuscì ad alterare l’ordinamento costituzionale dello

Albertino (che non richiedeva complesse procedure per la sua modifica come l’attuale

ordinamento repubblicano) e a dar vita ad un sistema statalista, caratterizzato dalla

Milizia per la

commistione tra strutture del partito ed istituzioni statali (ad esempio la

sicurezza nazionale, Gran Consilio del Fascismo,

forza armata del partito, o il formato

fascisti).

da Mussolini e gli altri gerarchi La vera svolta totaliatari del regime avvenne

leggi fascistissime.

tra il ’25 e il ’26 quando furono emanate le Esse incidevano sia sul

potere esecutivo che su quello legislativo, delineando una forma di governo centrata

sulla supremazia del lider del partito fascista, il Duce Mussolini, capo del governo e

superiore gerarchico di tutti i ministri. La sua nomina spettava esclusivamente al re,

abolendo l’istituto della fiducia parlamentare; inoltre al governo venne concesso il

potere di emanare norme giuridiche, svuotando così di reali poteri il Parlamento.

Vennero cancellate le libertà di stampa e di parola, furono aboliti tutti i partiti (tranne

ovviamente quello fascista) e lo stesso principio della rappresentanza elettiva: il

popolo doveva solamente tracciare un si od un no su una lista di 1000 candidati, tutti

iscritti al P.N.F. Con la riforma amministrativa del 1926 furono cancellate pure le libertà

locali; l’intero potere decisionale venne concentrato nella figura della Podestà nei

comuni e del Prefetto nelle province. “rivoluzione legale”

Anche il nazismo arrivò al potere con una ma Hitler si mantenne

nell’ambito della legge per un periodo molto più breve rispetto a Mussolini, per

eseguire un disegno ideologico preordinato e assai più radicale rispetto al fascismo.

Repubblica di Weimar

Dopo aver fallito il tentativo di rovesciare la con colpo di stato

“Putsch della birreria di Monaco”,

(il cosiddetto 8 novembre 1823), anche Hitler riuscì

ad approfittare di un momento di grave crisi politico-sociale per imoporre le sue idee

innovative. Gli effetti devastanti della crisi del 1929 colpirono la Germania più

duramente che gli altri paesi europei, poichè essa dipendeva maggiormente dai

prestiti americani del piano Dawes (destinato ad allegerire le pesanti riparazioni di

Wall

guerra stabilite dal Trattato di Versailles); ovviamente al crollo della borsa di

Street i prestiti americani cessarono del tutto, gettando nella recessione l’intera

economia tedesca. Questa grave crisi non fu solo economica ma anche politico-sociale

ed accelerò il processo di trasformazione politica; tutti i ceti sociali, dagli operai agli

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