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rabbia.
Per gli assassini sadici detti assassini per libido nell'assassinio fa parte dell'esperienza
sessuale. L'intero schema dell'atto è basato sull'esperienza di dominio/controllo, quindi
dallo stupro alla tortura per finire con l'omicidio. Ogni atto è finalizzato a soddisfare le
fantasie di sesso-morte del criminale. La vittima può essere stuprata prima e dopo la
morte, e nel frattempo può anche essere mutilata o torturata. A volte la rabbia dei
soggetti si placa dopo ore di torture e sevizie post-mortem che gli assassini eseguono
come parte dei loro rituali di morte. In alcuni casi fra l'uccisione e la mutilazione può
passare molto tempo, segno evidente della tendenza all'escalation delle fantasie dei
criminali.
Un altro atto che spesso viene praticato sui corpi è la depersonalizzazione.
A partire da forme sottili come per esempio voltare una persona o un cadavere sulla
schiena fino a forme estreme come lo sfigurare, tramite coltelli o corpi contundenti, il
viso. La presenza della persona è utile solamente nei termini di concretizzazione delle
fantasie, in caso contrario l'aggressore può tentare di farla adeguare alle sue pretese
trasformandola in un oggetto attraverso la violenza e la prevaricazione.
l'eliminazione del corpo
I comportamenti relativi al trattamento del corpo sono molto importanti perché ci
parlano delle sensazioni e degli stati d'animo dei serial killers in questa delicata fase.
Passata l'euforia nella metà dei casi c'è una fase in cui per la prima volta il criminale si
accorge di cosa sia realmente accaduto. Ci potrà essere pentimento, autodenuncia alle
autorità, imbarazzo, dispiacere, o invece indifferenza, o addirittura godimento nello
smembrare ed essere ancora in possesso del corpo. In diffusi casi accade che il
trattamento del cadavere sia molto diverso negli omicidi che seguono il primo; durante
il primo omicidio ci si fa prendere dal panico e nel "smembrare” il corpo ci si fa
prendere dalla fretta; nei casi seguenti i soggetti si attrezzano di coltelli, bisturi e
seghe e praticato un lavoro pulito e organizzato. In questo caso è ovvia la totale
mancanza di rimorso; in realtà questo comportamento mette in evidenza solamente
una preoccupazione per la propria insospettabilità e perfino una buona dose di
godimento nel fare a pezzi il cadavere e poterne disporre a proprio piacimento come
se fosse un oggetto di proprietà.
Per quanto riguarda invece i cadaveri lasciati sul luogo del delitto, si può parlare di
cadavere lasciato in piena visibilità e di cadaveri nascosti in un modo o nell'altro. Il
corpo può essere lasciato all'esterno perché le circostanze non permettono all'autore
del delitto altre possibilità.
Oppure può essere portato in un bosco o in un luogo isolato tentando di ritardarne il
ritrovamento.
A volte il posizionamento del corpo può avere a che vedere con un messaggio che il
criminale vuole mandare. Riguardo allo stato si può dire che il corpo viene trovato
completamente svestito nella maggior parte dei casi, con i genitali esposti, col seno e
sedere esposto o i vestiti della vittima possono essere stati usati per
legare,imbavagliare o coprire la vittima o lasciati intorno alla scena disordinatamente.
Alcuni assassini rivestono la vittima, la lavano dal sangue , le curano le ferite. Per il
serial killer il luogo finale di destinazione del corpo può essere importante per vari
motivi.
In altri casi il luogo dell'abbandono del corpo può essere simbolico o utile all'assassino
per qualche ragione.
Il comportamento dopo il crimine
Dopo un crimine può subentrare la depressione in quanto l’assassino agisce
semplicemente sulla base di una fantasia ritualistica. Ma, una volta sacrificata,
l’identità della vittima all’interno della fantasia del serial killer viene perduta. La
vittima non rappresenta più ciò che il killer pensava che rappresentasse. L’omicidio
non ha cancellato o cambiato il passato perché l’assassino odia se stesso anche più di
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quanto non facesse prima dell’accaduto. Ha fallito di nuovo… invece di ribaltare i ruoli
della sua infanzia, il killer gli ha solo rinforzati, e col torturare e l’uccidere una vittima
indifesa, l’assassino ha riaffermato le sue tragedie più intime. Molti altri soggetti
dichiarano che dopo l'omicidio hanno sentito un profondo senso di sollievo e
tranquillità tanto che sono andati a casa e hanno dormito profondamente tutta la
notte. La fuga può essere frettolosa in caso di mancata pianificazione di questa fase
oppure calma e attenta nel caso contrario.
Un soggetto racconta che una volta arrivato a casa di ritorno dal crimine ha vagato
tutta la notte passando più volte davanti alla stazione di polizia in segno di sfida e in
un ancora profondo stato di eccitazione. Il comportamento manifesto è contrario alla
loro voglia di non essere incriminati. Spesso i soggetti mantengono anche a lungo nel
tempo del post-omicidio un comportamento di aperta sfida per riuscire a mantenere
quello stato di eccitazione e quella sensazione di controllo e di grandiosità fornita
dall'omicidio. I comportamenti messi in atto rientrano spesso fra i seguenti: ritorno alla
scena del crimine, osservazione del ritrovamento del corpo e delle prime rilevazioni sul
posto, conservazione di souvenir del defunto e addirittura partecipazione alle indagini.
Il ritorno alla scena del crimine fa rivivere le sensazioni provate durante l'omicidio, fa
assistere a quello che fa e dice la polizia quando il corpo viene trovato, viene attuato
per ripetere l'assassinio con un'altra vittima, per fare sesso con il cadavere, per
assicurarsi che nessun elemento delle scena del crimine potesse ricondurre a lui,
tracce, impronte, perfino capelli e peli, sperma, ecc. I souvenir consistono in una prova
per il criminale che è riuscito ad attivare le sue fantasie e spesso vengono usati come
catalizzatore per riviverle.
Alcuni collezionano oggetti vistosi senza troppe preoccupazioni di nasconderli in casa,
li vogliono sempre a portata di mano e a vista, più possono pensare a quello che
hanno fatto e meglio si sentono. Esempi di souvenir: teschi portacandele, pelli dei
defunti e persino un corrimano fatto di ossa del femore e delle gambe.
Si è notato che gli assassini che uccidono con una pistola sono più inclini a tenere un
diario, ritagliare articoli dei giornali mentre è improbabile che facciano foto della scena
del crimine, o che ci tornino in qualche modo. Coloro che usano coltelli o oggetti
contundenti a volte fanno foto della vittima, ritornano sulla scena e cercano in ogni
modo di interagire con la polizia a proposito delle indagini.
Fase quinta: l'arresto
L’arresto generalmente avviene per indagini della polizia, perché vengono identificati
da un sopravissuto o da un partner o anche perché si costituiscono. Ma comunque in
ogni caso i serial killer non si ritengono colpevoli anzi ritengono di aver fatto la cosa
giusta.
PATOLOGIE
Cosa trasforma bambini speciali in futuri assassini seriali?
DISORDINE DA PERSONALITA’ ANTISOCIALE
Quando si parla di Serial killer, nella sua accezione più classica di assassino sessuale
la diagnosi è quasi sempre di psicopatico o sociopatico, ovvero di Disordine da
Personalità Antisociale.
Si considera costitutivi di questa diagnosi i seguenti criteri:
A- disinteresse nella violazione dei diritti degli altri, in corso dall'età di 15 anni la cui
diagnosi comprenda almeno tre dei seguenti punti:
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1. Falsità e tendenza all'inganno;
2. Impulsività o impossibilità di pianificare in anticipo;
3. Irritabilità e aggressività;
4. Totale disinteresse per la sicurezza o la salute altrui;
5. Incapacità di sostenere continuativi rapporti di lavoro o sociali;
6. Mancanza di rimorso, indifferenza, dopo aver derubato, ferito o danneggiato
un'altra persona.
B- L'individuo ha almeno 18 anni.
C- Il riscontro di simili precedenti comportamenti, antecedenti a detta età, non è
imputabile ad attacchi schizofrenici o maniaco-depressivi.
La maggior parte della popolazione che soffre di questo disordine della personalità è
maschile.
PSICOPATIA
Si adatta quasi perfettamente alle caratteristiche più diffuse del criminale organizzato.
Si definisce la psicopatia come una personalità che incorpora tratti di narcisismo
aggressivo con un preponderante comportamento antisociale ripetuto. Questi individui
hanno storie personali di continui tentativi di costruzione di un'immagine positiva di sé
all'interno di un ambiente ostile e che li costringe a rifugiarsi in se stessi.
Tra i tratti distintivi di questa personalità si ricordano:
1. Manie di grandiosità accompagnate da forti complessi di inferiorità e castrazione;
2. Continuo bisogno di stimoli;
3. Mentire patologico;
4. Tendenza all'imbroglio e alla manipolazione;
5. Scarso controllo del proprio comportamento;
6. Mancanza di rimorso o sensi di colpa;
7. Problemi del comportamento fin dalla giovane età;
8. Completa mancanza di senso di empatia;
9. Impulsività;
10. Irresponsabilità;
11. Mancanza di accettazione della responsabilità delle proprie azioni;
12. Molte relazioni affettive brevi;
13. Delinquenza giovanile;
14. Versatilità criminale.
Lo psicopatico è di solito violento, e la condotta aggressiva mostra una tendenza ad
aumentare fino a che il soggetto raggiunge uno stato di relativa pace all'età di
cinquanta anni circa.
È genericamente considerato intrattabile e inguaribile.
La violenza tende a essere predatoria e principalmente rivolta verso sconosciuti; è
pianificata, priva di emozioni, cieca e determinata.
Sessualmente sono ipostimolati, da qui, la tendenza a ricercare continui stimoli. In
una relazione cercano la soddisfazione egoistica, non la reciprocità dei sentimenti,
per questo, lunghe relazioni amorose sono escluse a causa della tendenza a
considerare l'altro soltanto come un mezzo, un oggetto, e non una persona. È stata
evidenziata una propensione per il sadismo.
Si mettono in evidenza due aspetti diversi: l'aspetto impulsivo, con mancanza di
auto controllo, mancanza di risposta alla minaccia di punizioni a lungo termine e alti
livelli di ricerca continua di sensazioni forti, e l'aspetto interpersonale, con egoismo
e stima di sé, mentire patologico, cattiveria e mancanza di emozioni e di scambi
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affettivi.
LA PERSONALITÀ PSICOTICA
La psicosi è infatti una vera e propria malattia mentale che prevede seri disordini
mentali nei pensieri e nelle emozioni.
Le psicosi a noi più conosciute sono le varie forme di schizofrenia che ha come
caratteristica la disintegrazione e non la scissione della personalità.
Gli psicotici soffrono di una distorsione dei pensieri e delle percezioni che li porta ad
avere spesso allucinazioni e credenze e interpretazioni della realtà personali basate
sulle stesse distorsioni.
Altre caratteristiche sono l'estrema chiusura in se stessi (l'autismo), impoverimento
del linguaggio e del pensiero e alti livelli di ansia e/o di depressione.
Le sindromi maniaco-depressive, si presentano come un continuo oscillare di umore
che passa da fasi di acuta depressione a fasi di iperattività cerebrale incontrollata.
PERSONALITÀ BORDERLINE
Questa sindrome si presenta alla fine dell'adolescenza e viene diagnosticata in
presenza di almeno cinque delle seguenti caratteristiche:
1. Enormi sforzi per evitare/mascherare/superare reali o immaginari abbandoni;
2. Disturbi dell'identità;
3. Impulsività eccessiva;
4. Aggressività a tratti potenzialmente pericolosa con episodi di auto-punizione;
5. Croniche sensazioni di vuotezza;
6. Difficoltà a controllare la rabbia;
7. Forti sintomi di dissociazione;
La personalità Borderline è fatta di estremi; il mondo è "tutto cattivo" o "tutto buono".
Al contrario dello psicopatico, che nei rapporti umani è eccessivamente distaccato, il
Borderline è spesso eccessivamente attaccato. Il suo incubo peggiore è rimanere solo,
magari a causa del proprio "disagio".
Un altro fenomeno considerato è lo stato o disordine da dissociazione. E’ una
mancanza di integrazione di pensieri, sentimenti o esperienze nel flusso di coscienza.
Il soggetto prova una vera a propria separazione mentale da se stesso, anche definita