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1932 – La verifica sperimentale di Anderson
La conferma sperimentale dell'esistenza di tale
particella avvenne nel 1932 ad opera di Carl
David Anderson. La scoperta avvenne nel
corso di un esperimento volto a studiare la
natura dei raggi cosmici, il flusso di particelle
provenienti dal Sole che ad ogni istante
colpisce il nostro pianeta. In particolare,
l'esperimento analizzava le tracce lasciate
dalle particelle nell'attraversamento di una
camera a nebbia. La camera a nebbia è un
apparato riconducibile ad un solenoide con
all’interno un gas. Con il passaggio di un
raggio cosmico e quindi di energia il gas
liquefa lasciando così sottoforma di goccioline
la traccia delle particelle che lo hanno
attraversato. Fra tante tracce ordinarie
Anderson ne identificò una che
corrispondeva al passaggio di una particella
uguale all’elettrone ma di carica opposta. Era il
primo segno tangibile dell'esistenza
dell'antielettrone.
Anni ‘50 – Segrè scopre l’antiprotone
Per scoprire l'antiprotone, l'antiparticella del protone, fu
necessario attendere l'avvento di potenti acceleratori di
particelle che accelerano protoni o elettroni fino a
raggiungere energie elevate. Negli anni '50 un acceleratore
a Berkeley, in California, raggiunse energie sufficienti per
produrre antiprotoni e antineutroni, che vennero osservati
tramite sofisticati apparati. La scoperta dell’antiprotone e la
conseguente elaborazione della teoria sull’antimateria è da
attribuirsi al fisico italiano Emilio Segrè. Per questi studi di
fondamentale importanza, nel 1959 ricevette il premio Nobel
con il collega Chamberlain.
1997 – Al CERN si crea l’anti-idrogeno
Negli anni seguenti gli acceleratori di Brookhaven negli USA e del CERN di
Ginevra permisero di produrre ed osservare l'antideuterio, poi acceleratori
ancora più potenti permisero di produrre ed osservare, a Serpukhov, in
Russia, e al CERN, gli antinuclei antielio-tre e antitrizio. Nel 1997 antiatomi
di idrogeno (anti-H = p + e ) sono stati prodotti dal CERN, decelerando
- +
antiprotoni e antielettroni tenendoli "imbottigliati" nel vuoto tramite campi
magnetici. L'anti-idrogeno è più difficile da "imbottigliare" perché
elettricamente neutro; la maggior parte degli antiidrogeni raggiunge una
parete dove annichila con un atomo del mezzo. Ad oggi si è riusciti a
dimostrare l’esistenza di tutte le particelle previste dalla teoria di Dirac.
Progetti per il futuro
1) PAMELA: opererà sul satellite russo Artica e ricercherà antinuclei di media
energia;
2) AMS (Alpha Magnetic Spectrometer): verrà installato sulla stazione spaziale
internazionale (ISS) ad un’altezza di 350 Km dalla Terra.
L’annichilamento
L’asimmetria tra materia e antimateria
La teoria CP di Sakharov
Molti fisici delle particelle pensano che l'asimmetria fra materia e antimateria
derivi da diversità nelle proprietà fisiche. Il fisico russo Andrei Sakharov
postulò nel 1967 le condizioni per cui ciò potesse avvenire. La sua
simmetria CP vale per le leggi della fisica del mondo macroscopico poiché
se si considera un fenomeno possibile e poi si cambia il segno di tutte le
cariche presenti (simmetria di coniugazione di carica, o C) e si scambia la
destra con la sinistra (simmetria di parità, o P), ciò che si ottiene è ancora
un fenomeno possibile. Se potessimo costruire in un specchio in grado di
invertire la carica, oltre alle coordinate spaziali, avremmo costruito un vero e
proprio specchio materia-antimateria.
La violazione di simmetria CP
Anche a livello subatomico, fenomeni mediati dalla forza forte o da quella
elettromagnetica, che si ottengono l’uno dall’altro mediante una trasformazione CP,
hanno la stessa probabilità di avvenire. Questo cessa di valere con le interazioni
deboli, che non sono simmetriche sotto la trasformazione CP. Per esempio i bosoni
K0, i kaoni neutri, che sono dei mesoni, dopo aver vissuto qualche centesimo di
microsecondo, decadono attraverso la forza debole in uno stato dispari per CP ma
anche in uno stato pari per CP:
- + + - -
K0 → π + e + ve oppure K0 → π + e + ve
Per passare da uno dei decadimenti all’altro si devono invertire le cariche (operazione
C) e trasformare in (operazione P). Se la simmetria fosse valida, le probabilità dei
due decadimenti dovrebbero essere uguali; invece il primo ha una probabilità di
avvenire dello 0,3% maggiore del secondo. A livello sperimentale si è infatti visto
che esiste una piccola differenza nella velocità di decadimento dei kaoni neutri e
delle rispettive antiparticelle. Questo è il motivo per cui materia e antimateria non si
sono annichilite in un grande fuoco d’artificio ma la prima ha prevalso. Si è così
potuto dare una risposta a uno degli interrogativi più importanti della fisica
moderna, ovvero perché il mondo che conosciamo è fatto di materia e non di
antimateria. Ha inoltre dimostrato che la violazione della simmetria CP è una realtà.
Una questione ancora aperta
L’ipotesi di Sakharov
Sakharov ha osservato che se le leggi fisiche violassero la
simmetria materia-antimateria (così come in realtà avviene),
se il rapporto tra la quantità di materia e di antimateria non
si conservasse e se l’Universo avesse attraversato delle fasi
di non equilibrio, allora l’asimmetria che osserviamo oggi
potrebbe essere il risultato di un effetto dinamico. In altri
termini, l’Universo potrebbe essere partito da una
condizione perfettamente simmetrica tra materia e
antimateria, per poi evolvere verso lo stato attuale. Sarebbe
una spiegazione molto soddisfacente, che però richiede
l’esistenza di interazioni che non conservano il rapporto tra
la quantità di protoni e di antiprotoni. La conseguenza più
diretta di tali interazioni sarebbe l’instabilità del protone, di
cui però non esiste, almeno per il momento, alcuna
indicazione sperimentale. Inizio
L’inversione del campo
magnetico terrestre
Il Nord è veramente a Nord? Il Sud sarà sempre al Sud? Non necessariamente.
Secondo alcuni scienziati il Nord potrebbe essere a Sud tra qualche tempo.
Potremmo essere colpiti da un caos magnetico che ci sottoporrebbe ad
un’incredibile tempesta magnetica provocata da un’inversione dei poli.
Ogni 11 anni (l’ultima è del marzo 2001) si verifica un’inversione del campo
magnetico del Sole, che porta all’emissione di gas incandescenti ad
altissima velocità; questi possono raggiungere la Terra e far scatenare forti
tempeste magnetiche come quella che avvenne in Canada nel 1989. E se
fosse la Terra ad invertire i poli?
Il campo magnetico terrestre
Il nostro pianeta, come fosse un’enorme calamita, è sorgente di un campo
magnetico. Attualmente l’asse del campo magnetico terrestre è inclinato di
11°30’ rispetto all’asse di rotazione che unisce i poli geografici. Le linee del
campo magnetico possono essere tracciate registrando tre caratteristiche
per ogni punto della regione del campo, rilevabili con una bussola ed un
magnetometro. Esse sono: la declinazione magnetica, cioè l’angolo con il
quale la direzione del Nord geografico differisce da quella del Nord
magnetico, l’inclinazione magnetica, ossia l’angolo che l’ago magnetico
della bussola forma con il piano orizzontale, e l’intensità HT del campo, che
varia da punto a punto della Terra e nel tempo.
L’origine del campo magnetico
Sull’origine del campo si possono avanzare soltanto delle ipotesi. Si crede che
abbia origine nel nucleo esterno, che è formato da ferro allo stato liquido
mantenuto in movimento da correnti termiche e dalla rotazione terrestre.
Essendo un buon conduttore di elettricità, infatti, è rimescolato da continui
moti convettivi prodotti dal calore liberato dai processi di decadimento
radioattivo che avvengono nel nucleo. Come la dinamo di un generatore
elettrico il ferro in movimento crea correnti elettriche di immensa potenza e
un enorme campo di forza magnetica.
L’inversione di polarità
Le inversioni nel passato
Risalendo indietro nel tempo per intervalli dell’ordine di 10 anni , si sono
6
scoperti fenomeni non ancora del tutto chiariti: l’inversione dei poli, più volte
ripetuta nel passato geologico. I periodi più lunghi di polarità costante
(normale o inversa) sono le epoche magnetiche di Gilbert, Gauss,
Matuyama e Brunhes e si estendono in media per 1 milione di anni, mentre
sono state registrate anche inversioni più brevi all’interno della stessa epoca
magnetica, cioè gli eventi magnetici (di durata variabile tra i 50.000 e i
200.000 anni. Esistono numerose teorie discordanti a riguardo
dell’inversione dei poli, poiché non si sa con certezza la causa per cui
avvengono, se si ripetono ad intervalli regolari, se il campo diminuisce
gradualmente o si inverte in tempi brevi. Non essendo note queste
caratteristiche è difficile fare delle previsioni su quelle che, quasi
sicuramente, accadranno in futuro. Infatti quello che è certo è che sono
accadute in passato (disponiamo di informazioni, sia pur discontinue, sui
cambiamenti di polarità degli ultimi 80 milioni di anni e che si estendono, sia
pur con minore dettaglio, fino ad arrivare ai 170 milioni di anni fa), quindi
secondo il mondo scientifico, per analogia, si ripresenteranno sulla Terra,
ma ancora vi sono molti contrasti tra gli esperti su quando succederà.
Scala cronologica delle
inversioni geomagnetiche
basate sulle anomalie
magnetiche delle colate laviche.
L’età, in milioni di anni, è
ricavata da datazioni delle rocce
col metodo radiometrico che
permette di determinare l’età di
una roccia tramite il suo
contenuto in certi isotopi
radioattivi. I periodi di campo
normale sono quelli che
mostrano la stessa polarità del
campo attuale (bande nere).
Situazione attuale del campo magnetico
Alcuni scienziati ritengono, sulla base dei dati in possesso, che sia possibile
affermare che i poli magnetici della Terra si siano invertiti oltre una decina di
volte negli ultimi 30 milioni di anni. L’ultima inversione si sarebbe verificata
circa 780 mila anni fa, così secondo lo schema degli eventi susseguitisi
negli ultimi 30 milioni di anni, la prossima inversione sarebbe in ritardo di
530.000 anni.
Il campo magnetico terrestre si è indebolito del 10% negli ultimi 160 anni.
Dopo 400 anni di relativa stabilità, da 150 anni a questa parte, il polo Sud si
è allontanato dall’America del Nord verso la Siberia di circa 1100 Km.
Il nucleo interno della Terra sta ruotando in modo leggermente più veloce
rispetto alla superficie della Terra (tra 2 e 3 gradi di longitudine all’anno più
velocemente della superficie).
La risonanza della cavità di Schumann sta cambiando, dagli anni ‘80 ad
oggi siamo passati da 7,5 Hertz a circa 11 Hertz.
Le simulazioni di Glatzmaier e Roberts…
Gli scienziati Glatzmaier e Roberts hanno confutato l’ipotesi di una possibile
imminente inversione dei poli. Essi affermano che l’indebolimento del
campo magnetico terrestre non comporta la sua prossima inversione, anche
perché questo sarebbe quasi il doppio rispetto alla media dell’ultimo milione
di anni. Inoltre, studiando i modelli matematici della struttura interna della
Terra e usando opportune equazioni magnetoidrodinamiche, i due scienziati
hanno predisposto dei programmi di simulazione della struttura interna della
Terra e delle interazioni tra i fluidi conduttivi e il campo magnetico. In tal
modo hanno simulato una variazione nei movimenti interni dello strato di
metallo liquido e del nucleo interno per verificare quali conseguenze
potrebbero esservi nel campo magnetico terrestre. Con migliaia di prove
sono giunti alla conclusione che le turbolenze interne dello strato generante
il campo magnetico provocano dei cambiamenti che possono essere ritenuti
"normali". Si è potuto verificare che l’agitazione dello strato di metallo liquido
che avvolge il nucleo terrestre comporta una serie di modifiche al campo
magnetico terrestre; questo aumenta o diminuisce a seconda dei casi, i poli
magnetici si spostano e in alcuni casi si invertono.
… e la loro previsione
Secondo i due scienziati americani queste inversioni richiedono alcune