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IL MARE
Fonte di ispirazione… Liceo Scientifico “Sante
Simone”
Comes Roberto
V D
2008/2009
indice
Introduzione 3
Montale 5
Plinio il Vecchio e la Naturalis Historia 8
The Old Man and the Sea (Ernest Hemingway) 9
Cloude Monet e l’impressionismo 10
Pino Pascali 12
Tsunami 15
Freud e il caso di Anna O. 18
L’attacco a Pearl Harbor e la svolta 21
La bussola 23
Introduzione
Il mare è senza dubbio uno di quegli elementi naturali di fronte al quale è impossibile
rimanere indifferenti, ed è per questo che l’ho scelto come argomento della mia tesina.
Il mare attrae e allo stesso tempo incute timore, è un luogo sempre carico di fascino, ma è
anche un luogo di pericolo dove la natura mostra tutta la sua forza tremenda.
Esso può suscitare calma e serenità, ma di fronte ad una burrasca o ad una tempesta può
suscitare agitazione e tormento.
Quindi si può dire che il mare rispecchia in parte l’animo umano, e senza dubbio lo
condiziona e lo influenza.
E per questo che per molti autori il mare è stato fonte di ispirazione e lo hanno scelto
come teatro e soggetto delle loro opere.
Ad esempio, in “Meriggiare pallido e assorto” di Montale, la contemplazione del mare
sembra offrire un unico elemento positivo e di conforto nel dolore della vita. Nel romanzo
di Giovanni Verga, “I malavoglia”, il mare rappresenta piuttosto il mezzo di sostentamento
per questi pescatori; ma anche una fonte di tragedia, poiché la Provvidenza, con a bordo
Bastianazzo e un carico di lupini, naufragherà portando con sé la povera possibilità di
guadagno per la misera gente di Aci Trezza.
Il mare è stato anche soggetto d’ispirazione per molti pittori; Monet in particolare lo
rappresenta secondo il suo stile impressionista in “Terrazza sul mare”.
Plinio il Vecchio, invece, scrittore latino durante l’Età dei Flavi, autore della “Naturalis
Historia” (storia naturale) enciclopedia che narra di tutto ciò che si conosceva fino a quei
tempi, scrive che il mare offre i prodotti più prelibati per i golosi, commenta Plinio; ma è
anche lo scrigno delle cose più preziose, quali la porpora, le conchiglie e le perle (par 51
lib IX). Il mare è stato fonte di ispirazione anche di due grandi artisti
nati nel mio paese Pino Pascali e Domenico Modugno.
Pino Pascali è ritenuto uno dei più importanti esponenti
dell’arte povera e rappresenta il mare in una delle sue opere più
famose intitolata appunto “Mare” e viene rappresentato in tante
bacinelle riempite d’acqua di mare.
Mentre Domenico Modugno, che è considerato il padre dei
cantautori italiani, ed è noto per le sue quattro vittorie al
Festival di Sanremo, in particolar modo per quella del 1958 con
la canzone “Nel blu dipinto di Blu”. È la canzone più famosa al
mondo ed è stata interpretata da tantissimi artisti in tutto il
mondo. Questa è la canzone che per eccellenza si ispira al mare.
Ma anche “Meraviglioso”, altra canzone famosissima di
Modugno, il mare viene considerato dal grande artista, un dono
Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto: per assaporare la vita.
ti hanno inventato Ma il mare è stato anche teatro di guerra e di scontri militari,
il mare eh! come ad esempio nell’attacco giapponese alla flotta di Pearl
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole! Harbor, o le varie battaglie sottomarine combattute nella I e
La vita nella II Guerra Mondiale.
l'amore
meraviglioso … MONTALE (1896/1981)
Montale è fra i poeti più grandi del 900, probabilmente il maggiore
in Italia.
La sua esperienza poetica copre circa 60 anni dal 1920 al 1980. ha
accompagnato dunque buona parte del secolo.
Montale esordisce con Ossi di Seppia, nel 1925, mostrando una
formazione in cui confluiscono spinte opposte: la prosasticità, lo
sperimentalismo dei crepuscolari e dei vociani, la tendenza al
classicismo. Infatti Montale sembra accompagnare i principali
movimenti letterari mantenendo però sempre un AUTONOMIA che
lo differenzia da essi e mostrando una propria personale coerenza.
Egli intende, con la poesia, cogliere i tratti che lo avvicinano agli
altri uomini ed indicare una possibilità di salvezza. Quindi la linea
di Montale può essere considerata centrale perché condiziona
profondamente tutte le più importanti esperienze poetiche
successive.
OSSI DI SEPPIA
“Ossi di seppia” è una raccolta in cui confluiscono tendenze di poetica diverse:
1) quella dell’avanguardia primonovecentesca crepuscolare ed espressionista
2) quella simbolista sia della poesia francese che italiana (D’Annunzio)
3) quella della restaurazione avanguardista ma anche del classicismo della Ronda.
Il titolo rinvia all’immagine marina degli ossi di
seppia; essi possono galleggiare felicemente nel
mare (simbolo della felicità naturale) oppure essere
sbattuti sulla spiaggia come inutili relitti.
Quindi i due simboli dominanti sono quelli del mare
e della terra. Il mare è il luogo della beatitudine
naturale; la terra è la sede della privazione e
dell’esilio, ma anche del rapporto sociale, del
sacrificio. Se la terra è il luogo “emblema” dei limiti
della condizione umana, tuttavia anche su di essa
sembrerebbe possibile una sorta di “miracolo” laico
che può
concretizzarsi con incontri rivelatori “in epifanie”.
Per esempio quelli concesse dall’odore dei limoni intravisti in un cortile e dal vortice
inebriante del mare. Ma all’uomo alla fine non resta che accettare la vita su una terra
desolata.
In “Ossi di Seppia” Montale fa una scelta “antiD’Annunziana” di “torcere il collo
all’eloquenza”: la scelta, cioè, di uno stile aspro e arido che vorrebbe aderire alla realtà delle
cose al di là dell’inganno delle convinzioni ideologiche e linguistiche.
Sul piano linguistico e stilistico nel libro s’incontrano e magari stridono momenti alti e bassi
e un vocabolario fitto di oggetti concreti, ma anche toni classici e aulici.
Ossi di seppia si suddivide in 4 sezioni:
1) “Movimenti”
2) “Ossi di seppia”
3) “Mediterraneo”
4) “Meriggi e ombre”
La prima sezione è tutta giocata sull’opposizione mare-terra, natura-città, infanzia-
maturità.
Nella seconda sezione, che porta lo stesso titolo del libro domina invece il motivo dello
scarto, dell’”osso di seppia” abbandonato.
La terza sezione è un poemetto unitario suddiviso in 9 movimenti.
La quarta sezione, infine, comprende i testi più lunghi e impegnati del libro. L’io lirico
accetta il proprio destino di sconfitta e di scesa verso il nulla, chiedendo però di poterlo
almeno affrontare con dignità e senza viltà.
MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO
È una delle liriche più popolari di Montale, scritta a 20
Meriggiare pallido e assorto
Meriggiare pallido e assorto anni nel 1916 e rivista nel 1922.
presso un rovente muro d’orto,
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi È un caldo pomeriggio estivo: il poeta ascolta i pochi
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi. rumori della campagna, osserva le formiche sul
schiocchi di merli, frusci di serpi. terreno, spia il mare lontano, cammina lungo un muro
Nelle crepe del suolo o su la veccia disseminato di vetri aguzzi. Queste immagini di
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche attonimento, di disagio, di distanza esprimono
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano attraverso immagini oggettive il “travaglio” cioè il
a sommo di minuscole biche.
a sommo di minuscole biche. dolore della vita.
Osservare tra frondi il palpitare Però solo la contemplazione del mare sembra offrire un
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare momento di conforto (ma è un mare “lontano” e
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi “ridotto a scaglie”) altrimenti, il caldo è oppressivo, i
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi. suoni della natura stridenti, i gesti degli animali (come
di cicale dai calvi picchi. le formiche) ossessivi e incomprensibili. La calura da al
E andando nel sole che abbaglia
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia paesaggio tratti allucinanti. Non c’è più spazio neppure
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio per l’estate celebrata da D’Annunzio in Alcyone dove
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia acquistava un carattere positivo.
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di Il paesaggio è dunque per Montale il correlativo
che ha in cima cocci aguzzi di
bottiglia.
PLINIO IL VECCHIO e LA NATURALIS HISTORIA
Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia” apprezza il mare dicendo
che offre i prodotti più prelibati per i golosi ma è anche lo scrigno delle
cose più preziose: la porpora, le conchiglie e le perle.
Nasce a Como il 23 d.C. da una ricca famiglia appartenente all’ordine
equestre e percorse una rapida carriera civile e militare.
Si sa che prestò servizio militare, come comandante di un’ala di
cavalleria in Germania e non condividendo la condotta di Nerone preferì
ritirarsi a vita privata. Con l’ascesa al trono di Vespasiano tornò
all’attività pubblica e ricoprì alcuni incarichi amministrativi.
Muore il 24 Agosto del 70 d.C. durante l’eruzione del Vesuvio.
La NATURALIS HISTORIA è l’opera principale di Plinio il Vecchio e ci è pervenuta integra.
Si tratta di un’opera di carattere scientifico e destinata ad esporre le conoscenze
riguardanti il mondo della natura tratte dalle opere di 47 autori greci e latini. La Naturalis
Historia si apre con una lettera dedicata a Tito (figlio di Vespasiano) nella quale viene
scritto il fine dell’opera, il metodo di ricerca e le fonte esaminate. Segue poi un INDICE
analitico particolarmente dettagliato, che elenca i contenuti dei singoli libri, seguiti dalla
citazione di tutti gli autori consultati. Con l’indice della materia (NOVITA’) di ogni libro,
Plinio ha voluto fornire al lettore uno strumento nuovo ed efficace per reperire facilmente
gli argomenti.
La Naturalis Historia costituisce una grande enciclopedia, nella quale l’autore, spinto da
una entusiasta curiosità e dal preciso intento di scrivere un’opera utile ai lettori, ha cercato
di fissare tutte le conoscenze reperibili riguardanti il mondo naturale (UTILITAS IUVANDI).
La Naturalis Historia rimarrà così uno dei fondamenti del sapere scientifico fino alla fine del
The Old Man and the Sea
(Ernest Hemingway)
The old man and the sea is a novel written by Ernest Hemingway,
published in 1952. It was one of his major work, and it tells a love
story about the relationship developed over the years between a
man and his lifelong friend and foe, the sea. Hemingway took the
inspiration of the book from a tale he heard from Carlos
Guttierez, one of his friends.
All the plot takes place in sea: Santiago has gone 84 days
without catching any fish at all. He is apparently so unlucky, and
he’s helped by a young boy, named Manolin.
At the eighty-fifth day he decided to go fishing alone. After
waiting
much time, a fish rises to the bait: it was a big marlin with which he started an intense battle
for three days and three nights. In the end he won the fish and he killed it without hate. In his
way back he was assailed by sharks, enticed by the blood of the marlin. He killed all of them,
but when he reached the bank there were only the head and the fish bones, because the
sharks ate most of the marlin that Santiago has captured.
As its title suggests, the sea is a central character in the novella. Most of the story takes place
on the sea, and Santiago is constantly identified with it and its creatures; his sea-colored eyes
reflect both the sea's tranquillity and power, and its inhabitants are his brothers. Santiago is
not like the other richer fisherman, that referred to the sea as a man, he talks to it as a
woman, and the sea seems to represent the feminine complement to Santiago's masculinity,
but the sea is both feminine and masculine, kind and cruel.