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Cosa significa globalizzazione?

Il termine globalizzazione indica il fenomeno di crescita progressiva delle

relazioni e degli scambi a livello mondiale in diversi ambiti, il cui effetto

principale è un accordo economico e culturale tra i Paesi del mondo.

La globalizzazione è una forma di produzione internazionalizzata che

omologa, integra e crea un’interdipendenza delle economia e dei mercati.

Il fenomeno si è sviluppato molto negli ultimi anni, soprattutto dopo la

caduta del muro di Berlino, con il venir meno delle barriere politiche, e, in

parallelo, con lo sviluppo del commercio mondiale.

Questo fenomeno, favorito dalla riduzione dei costi di trasporto e

dall'aumento della comunicazione multimediale, fa sì che nel mondo,

sempre di più, tutti siano in contatto con tutti, politicamente,

economicamente e culturalmente.

I pro e i contro della globalizzazione

La globalizzazione può favorire lo sviluppo economico di alcuni stati, in

particolare quelli industrializzati e sviluppati. Esso consiste nel spostare le

industrie in paesi sottosviluppati, dove la manodopera ha un costo

inferiore. Così offre un lavoro nei paesi più poveri ma le multinazionali

decentrano le loro industrie in paesi in via di sviluppo che non possono

così svilupparsi. In ogni caso la globalizzazione "ferisce" le tradizioni

popolari, diffondendo alcune feste che appartengono a quelle di un popolo.

Squilibri

La convinzione di alcuni è che la globalizzazione evidenzi le differenze tra

ricchi e poveri e che anzi impoverisca il mondo e in particolare le aree

geografiche e le classi sociali meno fortunate.

Effettivamente, come emerge dalle ricerche più serie, sia nei Paesi già

globalizzati come in quelli in via di globalizzazione, aumentano le

differenze tra ricchi e poveri.

La lingua globale

La lingua globale è l'inglese.

Una lingua franca per i commerci internazionali ma non solo. Certo

l'esistenza di una lingua che permette di capirsi in tutto il mondo, come è

oggi l'inglese, è un fatto inedito per dimensioni e egemonia culturale.

La globalizzazione economica

In campo economico la globalizzazione indica la forte integrazione

degli scambi commerciali internazionali e la crescente dipendenza dei

paesi gli uni dagli altri. Questo significa maggiore concentrazione di

capitali o ricchezze in mano a pochi, ma anche disoccupazione, prodotta

dalla concorrenza dei Paesi a basso salario, che porta i lavoratori dei paesi

imperialisti a sentirsi in competizione con quelli dei paesi poveri. La

globalizzazione con le sue imprese multinazionali può essere vista come

una internazionalizzazione del capitalismo, che implica una

delocalizzazione del lavoro; per questo esso viene richiesto e trasportato da

un luogo all’altro del pianeta attraverso comunicazioni veloci.

La globalizzazione culturale

La globalizzazione culturale è' la diffusione mondiale di un certo tipo di

cultura dove tutti i Paesi non mantengono più le proprie tradizioni perché

si modernizzano eliminando così gli usi e i costumi di un popolo. Questo

fenomeno è in aumento anche nei paesi più poveri che iniziano uno stile di

vita occidentale. La diffusione di questa cultura è favorita dall’abbondanza

di mezzi di comunicazione. La globalizzazione culturale dà frutti positivi

se i popoli riescono a integrarsi mantenendo la propria identità culturale.

Se invece la cultura viene imposta dai Paesi maggiormente industrializzati

si creano disuguaglianze sociali e politiche che non possono fare altro che

sfociare in conflitti etnici e religiosi.

La globalizzazione ambientale

La globalizzazione può avere effetti anche sull’ambiente perché l’

inquinamento ormai è arrivato a livello globale. Il problema ecologico

consiste principalmente nel fatto che l’ambiente, non essendo direttamente

legato alla logica del profitto, non viene sottoposto ad alcun controllo che

si opponga alla sua distruzione. La concorrenza e il mercato per fornire

all’umanità il cibo nelle migliori condizioni di vita causano gravi danni

all’ambiente. Il problema ambientale è di difficile soluzione, infatti va

affrontato a diversi livelli ricercando una soluzione globale.

I paesi sviluppati, pur comprendendo un quarto della popolazione,

consumano l’80% dei beni del mondo, utilizzandone più di quanto

l’ambiente possa produrre.

Lo sviluppo sostenibile è un importante indicatore per una possibile

strategia ambientale; esso tiene conto della contabilità ambientale, ma

anche dei paesi in via di sviluppo e delle necessità delle generazioni future.

Delle possibili linee-guida per lo sviluppo sostenibile sono:

· protezione del suolo agricolo;

· rimboschimento;

· controllo demografico;

· efficienza nell’uso dell’energia;

· sviluppo dell’energia rinnovabile.

Anthony Giddens e la descrizione del suo brano

Anthony Giddens è un sociologo e politologo britannico, nato a Londra il

18 gennaio 1938. Alla fine del 1960, Giddens ha preso l'incarico di

docente all'Università di Cambridge.Nel 1985 fu nominato professore di

sociologia a Cambrige, dove ha insegnato per 12 anni. Dal 1997, ha servito

come direttore della London School of Economics. Agli inizi della sua

carriera accademica, Giddens è stato ampiamente rispettato per il suo

lavoro per interpretare le idee di classico teorici sociali come Karl Marx Il

termine "globalizzazione" si spreca ormai nei giornali e alla TV, nei

discorsi dei politici, nelle analisi più fini come pure nella vulgata più

superficiale. E tuttavia è da qui che Giddens trae spunto per offrire una

lettura originale delle trasformazioni in atto nella nostra esistenza, che

mette in relazione il macro con il micro, la dimensione economica e

politica con la vita intima dei singoli. Nazione, famiglia, lavoro, natura e

tradizione non sono più quello che erano un tempo. Il nuovo mondo ha

bisogno di più governo e di una nuova decisionalità, che sappia trasferire

dal privato al politico quella che Giddens chiama "democrazia delle

emozioni".

Istituto comprensivo “A.Crosara”: secondaria di 1°

grado Anno scolastico 2009-2010

LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Tesina d’esame

Approfondimento di geografia

Prof.ssa: Daina Vincenzina

Pellizzari Elisa classe 3°E

Indice:

Cosa significa sviluppo sostenibile? p.3

 Il rapporto Brundtland p.4

 Il protocollo di Kyōto p.4

 La difesa dell’ambiente p.5

 Agenda 21 p.6

  Capitoli p.6-7

 Cambiamenti climatici p.10

 Biodiversità p.10

 Sviluppo sostenibile p.11

 Energia p.11

Cosa significa sviluppo sostenibile?

Lo sviluppo sostenibile è una forma di sviluppo che soddisfa i

bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle

future generazioni di soddisfare i propri bisogni.

Questa è la definizione dell’equilibrio delle tre “E”:ecologia,

equità, economia. Questa definizione parte da una visione

antropocentrica(al centro non è tanto l’ecosistema ma l’uomo).

Successivamente, nel 1991, è stata fornita una definizione con una

visione globale che identifica lo sviluppo come “un miglioramento

della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli

ecosistemi di supporto”.

Il problema di sviluppo sostenibile fu affrontato per la prima volta

dall’ONU nel 1987. Nel 1930 la popolazione aveva toccato i due

miliardi di abitanti. Nel 1970 superò i quattro e richiamò

l’attenzione degli studiosi sui problemi ambientali. Sul rapporto

tra disponibilità di risorse e sfruttamento si crearono due correnti

di pensiero:

Teoria tecnocentrica: mette al centro del problema la tecnologia;

Teoria ecocentrica: mette in primo piano la difesa dell’ambiente.

L’uomo per avere ricchezza ha bisogno di distruggere elementi

naturali, quindi per ottenere capitale fisico distrugge capitale

naturale, ma se questo processo continuerà ancora a lungo il

capitale naturale, si degraderà irrimediabilmente.

La sostenibilità è quanto in media la Terra può sostenere interventi

antropici.

L’atmosfera, le acque e i suoli possono essere inquinati ed hanno

un proprio impatto sull’ambiente determinando disequilibri per i

quali esiste un limite chiamato capacità di carico.

Il rapporto Brundtland…

Il rapporto Brundtland è un documento rilasciato nel 1987 dalla

Commissione mondiale sull’ambiente e sullo sviluppo in cui, per

la prima volta,

viene introdotto il concetto di sviluppo sostenibile. Il nome viene

dato dalla

coordinatrice Gro Harlem Brundtland che in quell'anno era

presidente del

WCED ed aveva commissionato il rapporto. La sua definizione

era la seguente:

« lo Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del

presente

senza compromettere la possibilità delle generazioni future di

soddisfare i

propri bisogni »

In tale definizione non si parla propriamente dell'ambiente in

quanto tale,

quanto più ci si riferisce al benessere delle persone.

to

Il protocollo di Kyō

Il protocollo di Kyoto è un trattato internazionale riguardante il

riscaldamento globale creato e ratificato nel 11 dicembre 1997 con

il quale 169 nazioni del mondo si sono impegnate a ridurre le

emissioni di gas serra per rimediare ai cambiamenti climatici in

atto.

Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica

anche da parte della Russia.

La difesa dell’ambiente

Per anni coloro che si battevano per proteggere le risorse naturali

sono

stati visti degli stravaganti che si opponevano al progresso. Oggi

le

organizzazioni protezionistiche sono tenute in considerazione da

molte autorità e

molti giovani.

Finalmente si comprende che non è vero che quello che accade nei

boschi lontani

non riguarda chi vive in città o pianura.

Si sta diffondendo l’idea che tutto è collegato. I giovani devono

mettere a disposizione i loro

elementi per una battaglia da cui dipende anche il loro futuro.

Oggi gli ambientalisti sono considerate con rispetto e chi si batte

gli alberi

sa che il progresso rappresenta un grave rischio per la nostra vita.

Inoltre, gli alberi costituiscono da sempre un fattore determinante

per la stabilità del terreno. Le piante poi, catturano attraverso le

foglie anidride carbonica e rilasciano ossigeno.

Agenda 21

L’Agenda 21 è il piano globale per lo sviluppo sostenibile che era

stato adottato in occasione del Vertice sulla Terra del 1992 a Rio

de Janeiro. L'Agenda 21 è composta di 40 capitoli che affrontano,

dopo due anni di preparazione e discussione conclusasi a Rio, tutti

i campi nei quali è necessario assicurare l'integrazione tra

ambiente e sviluppo. Per raggiungere lo sviluppo sostenibile, il

documento sottolinea con vigore le seguenti necessità:

* sistema di pianificazione, di controllo e gestione per

sostenere tale integrazione;

* incoraggiamento della partecipazione pubblica e dei soggetti

coinvolti, cosa che richiede una piena possibilità di accesso alle

informazioni.

Agenda 21 indica le linee direttrici per uno sviluppo sostenibile,

affrontando, oltre le tematiche specifiche (foreste, oceani, clima,

deserti, aree montane), anche quelle generali (demografia, povertà,

fame, risorse idriche, urbanizzazione) ed intersettoriali

(trasferimenti di tecnologie). Rappresenta un piano d'azione da

adottare a partire dagli anni '90 durante il XXI secolo. In esso sono

contenute strategie e misure atte a fermare e cambiare l'attuale

trend di degrado ambientale, e a promuovere uno sviluppo

sostenibile in tutti gli stati.

Capitoli di Agenda 21

Agenda 21 è formata da 40 capitoli e al suo interno è diviso in 4

parti.

La prima sezione tratta l’argomento dell’ economia e la situazione

sociale, ad esempio la protezione della salute, promuovere gli

ambienti sostenibili.

La seconda sezione parte sviluppa la parte sulle risorse per lo

sviluppo, come protezione di tutti i mari le aree costiere o altre

come la gestione dei rifiuti.

La terza sezione parla dei ruoli che noi dobbiamo avere rispetto

all’ambiente in cui non sono coinvolti solo gli adulti ma anche i

giovani perché saranno loro che dovranno continuare a sostenere

questo progetto.

Infine la quarta sezione si basa sulla promozione dell’educazione e

sugli accordi internazionali.

Indice

Capitolo 1: Preambolo

Sezione 1: Dimensione economica e sociale

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