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IL DECLINO
DELLA
CULTURA
TRADIZIONALE
L’arte e la letteratura contro il potere delle
Accademie nella seconda metà
dell’Ottocento
Carla Negrini
Istituto Statale d’Arte “Fausto Melotti”
Esame di Stato 2008/2009 2
INTRODUZIONE
Accademia e accademismo 4
La gerarchia pittorica 6
CAPITOLO 1
La seconda metà dell’Ottocento: la svolta 7
Courbet, l’artista antiaccademico 9
“Lo spaccapietre” 10
“Un funerale a Ornans” 11
CAPITOLO 2
L’importanza del Salon 12
Manet: antiaccademico per caso 13
“La colazione sull’erba” 14
Le novità dell’Impressionismo 15
I nuovi “ferri del mestiere”: i colori a tubetti 16
Edgar Degas: “L’assenzio” 17
Pierre-Auguste Renoir: “Ballo al Moulin de la Galette” 18
Claude Monet: “Impressione , sole nascente” 19
3
CAPITOLO 3
La “Scapigliatura”: la dura lotta contra la letteratura tradizionale 20
Baudelaire, il poeta anticonformista 22
“I fiori del male” 23
“Corrispondenze” 24
“L’Albatro” 25
L’EREDITA’ DELLA SECONDA META’ DELL’OTTOCENTO 26
BIBLIOGRAFIA 27
4
Accademia e accademismo
Cherles West Cope,
Il consiglio della
Royal Academy
seleziona i dipinti
per l’Esposizione
del 1876, Londra,
Royal Academi of
Arts, 1876
“Bisogna che alla mia morte si dica di me: non ha mai fatto parte di nessuna scuola,di nessuna
chiesa,di nessuna Accademia,ma soprattutto di nessun regime tranne quello della libertà”
Con questa frase Courbet, acerrimo nemico di ogni forma di potere, voleva mettere in discussione
tutto l’operato delle Accademie e la loro volontà di “dirigere” la mano degli artisti, insegnando
loro regole e schemi compositivi ben precisi. Ma, cos’era un’Accademia?
Le prime Accademie di Belle Arti sorsero nella seconda metà del Cinquecento sviluppandosi a
macchia d’olio,nei due secoli successivi,in tutta Europa. In queste scuole, i giovani passavano
intere giornate a studiare opere già celebri o ad esercitarsi nella copia di modelli nudi, da non
ritrarre realisticamente, ma secondo un preciso canone ideale che si rifaceva all’arte classica. Ciò
diede vita nell’arte, a quel fenomeno
denominato accademismo: un modo di
essere di un artista o di un’intera corrente
artistica, che si rifaceva in maniera esplicita
a ciò che veniva insegnato proprio
all’interno di queste istituzioni. Canoni
estetici seguiti all’interno di queste scuole
erano quelli dell’armonia, della simmetria e
delle giuste proporzioni del corpo umano,
ma anche quello di un’idealizzazione della
realtà. In seguito,oltre a ritrarre i modelli dal vero, molti allievi Thomas Couture, I romani della decadenza,
772x472cm, 1847, Parigi, Musée d’Orsay
venivano portati ad ammirare i grandi capolavori del passato al 5
Louvre. Il museo diventò così un luogo alternativo di insegnamento, valido quanto l’Accademia
stessa. Ogni studente era libero di scegliersi un’opera tra quelle esposte all’interno di quelle sale,
sistemarvi davanti il proprio cavalletto e copiarla e studiarla a fondo. Gli artisti che erano stimati di
più, erano quelli che trattavano temi storici,mitologici e religiosi ( vedi riquadro a pagina
seguente): momenti che riguardavano la vita nell’antichità (donne alla terme, ninfe assalite da
satiri, duelli tra giovani atletici ecc. ), ma anche ritratti di giovani donne nude e cariche di
sensualità che rappresentavano dee classiche, le quali proprio per questa loro caratteristica divina,
non suscitavano alcuno scandalo tra il pubblico. In Francia, i pittori accademici vennero ben
presto chiamati “Pompiers”, termine che deriva dagli strani copricapi, a metà tra i cappelli da vigili
del fuoco e gli elmi greci, indossati dai protagonisti delle scene rappresentate da tali autori. Essi
esigevano dai loro allievi disciplina e sottomissione a ciò che veniva loro insegnato, senza che essi
potessero lasciarsi andare nel dipingere un paesaggio o una scena di vita quotidiana. La vita degli
allievi era caratterizzata,oltre che dalle normali lezioni, dalla visione di spettacoli teatrali,
passeggiate in carrozza, canti, balli in compagnia e partecipazione alle esposizioni più importanti
che si tenevano in città. Alcuni di loro, invece, pensavano solo ad affermarsi come pittori,
dedicando anche il loro tempo libero al pennello e alla tela.
ACCADEMIE IN ITALIA
Anche in Italia sorsero ben presto le prime accademie: secondo gli storici, l’accademia letteraria più
antica sarebbe quella fondata nel XIV secolo a Rimini, ma tra quelle più antiche sono da annoverare
anche “la nuova Accademia Platonica” fondata a Firenze da Cosimo de’ Medici, e l’Accademia delle
Scienze a Bologna. Per quanto riguarda le Accademie di Belle Arti, invece, esse sorsero un po’ in
tutta Italia: a Bologna, Firenze, Roma, Urbino, Napoli e a Milano.
A Milano, l’Accademia di Belle Arti di Brera, fondata nel 1776, costituisce uno dei luoghi più
importanti per la formazione artistica, ma può essere considerata anche come uno dei più grandi
“scrigni” contenenti opere d’arte, grazie alla sua meravigliosa pinacoteca. In essa infatti sono
custoditi numerosi capolavori appartenenti ai più grandi artisti di tutti i tempi: Caravaggio,
Botticelli, Mantegna, Piero della Francesca, Tintoretto, Tiziano e molti altri ancora. 6
LA GERARCHIA PITTORICA
Altra caratteristica fondamentale dell’arte accademica era la produzione di quadri
considerati fin dalle origini di maggior pregio: quelli cioè religiosi,mitologici e storici. L’arte
infatti venne sempre utilizzata dalle popolazioni antiche per esaltare le vittorie in battaglia
contro il nemico, oppure per raccontare leggende mitologiche e episodi di carattere religioso,
i quali, se scritti su un libro, potevano essere letti solo da una stretta cerchia di persone non
analfabete. Per la loro importanza, essi venivano rappresentati di notevoli dimensioni e
mediante una tecnica molto raffinata.
A partire dal 1500, grazie ai fiamminghi, si diffuse un nuovo tipo d’arte, il quale aveva uno
scopo puramente edonistico: la pittura di genere. Fanno parte di essa i ritratti, i paesaggi, le
scene popolari e le nature morte. Considerati quadri di minor importanza, essi venivano
realizzati mediante una tecnica approssimata e le loro dimensioni risultavano molto ridotte.
All’inizio questo genere fu visto in maniera molto negativa, sia dagli accademici sia dal
pubblico, ma intorno alla seconda metà dell’Ottocento, i quadri di tema religioso,mitologico e
storico verranno soppiantati definitivamente da quelli di genere. 7
La seconda metà dell’Ottocento: la svolta
La seconda metà dell’Ottocento si configura come un periodo di grandi cambiamenti politici,
economici, e sociali. Infatti quelli furono gli anni che videro i primi grandiosi effetti della
rivoluzione industriale, la quale portò una serie di invenzioni che influenzarono notevolmente il
mondo artistico. Ma non solo, perché proprio in quello stesso periodo scoppiarono in tutta Europa
sanguinose rivolte, soprattutto in quei paesi ancora sottomessi alle potenze straniere, e le lotte
per l’unificazione che videro protagoniste l’Italia e la Germania.
In quel clima di forti cambiamenti, gli artisti sentirono sempre di più l’esigenza di ribellarsi a tutte
quelle regole che le Accademie aveva imposto loro. Questo sentimento, che si era già manifestato
al tempo del Romanticismo con Delacroix ( che non potrà fare a meno di notare come
nell’Accademia si insegni “il bello come si insegna l’algebra”), prese piede soprattutto per due
motivi: l’invenzione della fotografia e l’odio degli artisti per
ogni forma di potere che volesse reprimere la loro libertà
creativa. La fotografia infatti, accentuò la crisi che già da
tempo si stava manifestando a livello artistico, in quanto
privò l’arte del “potere dell’immagine”, e la costrinse a
rivalutare il compito che gli era stato riservato all’interno
della società. Ciò segnò l’inizio di quella ricerca che portò gli
artisti ad interessarsi sempre meno del soggetto di un’opera
(che verrà utilizzato solo come un pretesto per dipingere) e a
volgere la loro attenzione alla ricerca di metodi propri per la
rappresentaz
Prima fotocamera portatile destinata ad un ione della
vaso pubblico. L’inventore fu Charles Eastman. realtà.
L’avversione per le Accademie portò gli artisti,
e gli uomini di cultura in generale, a preferire
come luoghi di riunione quei locali che
cominciarono a diffondersi nelle metropoli
moderne: i “Cafè”,luoghi dove si discuteva di
qualsiasi argomento sorseggiando una buona
tazza dell’ormai diffuso “vino d’Arabia”.
Questo fu molto importante, perché in quei
locali si ritrovarono a discutere insieme giovani
di ogni credo politico e religioso, i quali avevano in comune il fatto di voler Eduard Manet, Al Cafè Guerbois
fare un’arte “diversa” da quella tradizionale. Un’arte,la quale non era più 8
legata ai canoni del Classicismo e ai soggetti abituali, ma che privilegiava composizioni basate su
forme asimmetriche, il disordine, i chiaro-scuri violentissimi e le scene molto coinvolgenti. Inoltre,
spesso la composizione veniva tagliata dai bordi del quadro, per rappresentare, in questo modo,
una realtà che continuava oltre la superficie dell’opera, e che non si presentava più come bella e
incontaminata, ma così come l’artista la vedeva, dipingendo anche quei particolari che la facevano
apparire agli occhi dell’osservatore come “vile, sporca e volgare” ( per citare un’affermazione di
Courbet). La rivoluzione futurista
I Macchiaioli e il “Caffè
Michelangelo” Il rifiuto verso l’arte accademica non terminò
certo con la fine dell’Ottocento. Anzi, il secolo
Anche in Italia i “Caffè” si diffusero successivo si aprì proprio con la nascita di quei
rapidamente come luoghi di incontro per movimenti d’Avanguardia storica che
artisti e letterati innovativi. Uno di questi fu rifiutavano categoricamente l’accademismo,
il famoso “Caffè Michelangelo” (di cui oggi per produrre opere che si distaccavano
rimane solo la targa), nel quale si riuniva un completamente dalla rappresentazione della
gruppo di pittori che si facevano chiamare mimesis. In Italia, il movimento dalla maggior
Macchiaioli, accettando con ironia quel carica innovativa fu il Futurismo. Esso fu
nomignolo che la stampa gli aveva affibiato fondato nel 1909 da Filippo Tommaso
in maniera dispregiativa. Essi utilizzavano Marinetti, il quale pubblicò sul quotidiano
“la macchia in opposizione alla forma”, parigino “Le Figaro”, il celeberrimo “Manifesto
stendendo il colore mediante campiture del Futurismo. In questo programma,
piatte, provavano un forte interesse verso la Marinetti mise ben in chiaro quali erano gli
luce che era capace di modificare le forme e ideali sui quali si basavano le idee dei futuristi:
i volumi e consideravano il soggetto solo un l’esaltazione del modernismo, dell’industria,
pretesto per dipingere. Gli esponenti più della corrente elettrica, della velocità, del mito
importanti del gruppo furono Diego della macchina, della guerra come “unica
Martelli, Telemaco Signorini e Giovanni igiene del mondo” e della distruzione di ogni
Fattori. forma che si rifaceva al “passatismo”, come i
musei, le biblioteche e le “accademie d’ogni
specie”. Il Futurismo fu molto importante
perché influenzò notevolmente l’arte che lo
succedette, e i suoi maggiori rappresentanti,
oltre ovviamente al fondatore, furono:
Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Fortunato
Depero e Antonio Sant’Elia. 9
Courbet: l’artista antiaccademico
“Non ci possono essere scuole: ci sono soltanto pittori.”
( Gustave Courbet)
“Quell’uomo è un selvaggio!” Così si diceva nei salotti parigini del 1850 di Gustave Courbet, l’artista che sconvolse il
mondo accademico e rivoluzionò la maniera di concepire l’arte fino a quel
momento. Egli infatti venne considerato come un uomo trasgressivo,
provocatore, privo di ogni morale e che amava lo scandalo, riuscendo a
suscitare interdizione tra i maestri e il pubblico, dipingendo straccioni e