Sintesi
Apparenza e Realtà


Il mondo che vediamo, quello che costituisce il teatro della nostra esistenza, è ciò che noi chiamiamo “realtà”. Ma siamo certi che sia l’unico mondo possibile? Siamo certi che ciò che percepiscono i nostri sensi costituisca tutto il conoscibile? Con i sensi l’uomo entra in possesso della realtà che lo circonda, ma quest’ultima è la vera realtà o solamente una mera illusione? Facendo affidamento ai propri sensi l’uomo è proiettato in una realtà apparente legata alla propria finitezza, tutto gli appare così com’è, in virtù di essere materiale legato ai propri meccanismi finiti che non danno luogo ad una conoscenza oggettiva della “realtà” ma ad una sua rappresentazione (apparenza). Ognuno di noi, durante la propria esistenza, ha a che fare con una determinata "realtà", fatta di effetti che si succedono a cause e di eventi che si ripetono nel tempo. Tendiamo perciò a ritenere assoluto ciò che percepiamo senza mai metterlo in dubbio. Invece spesso ci imbattiamo in situazione apparentemente inspiegabili, causate dai nostri sensi, che al contrario di come crediamo, cadono in errore con facilità. Parte dei fenomeni a cui assistiamo quotidianamente spesso possono rivelarsi poco attendibili. Il contrasto tra ciò che è reale e ciò che appare è un tema che viene spesso trattato in numerosi ambiti della nostra vita, da quelli scientifici a quelli filosofici, così come da quelli letterari a quelli pratici.


Filosofia

Questo dualismo tra apparenza e realtà fu oggetto di riflessione della speculazione filosofica schopenhaueriana. Il punto di partenza della filosofia di Schopenhauer è la distinzione kantiana tra “cosa così come appare” e “cosa in sé”. Ma questa distinzione non ha nulla a che fare con quella professata da Kant: se infatti per quest’ultimo il fenomeno è la realtà, l’unica accessibile alla mente umana, e il noumeno è un concetto limite che serve da promemoria critico, che rammenta all’uomo i limiti della conoscenza, per Schopenhauer il fenomeno è parvenza, illusione e sogno, ovvero ciò che nell’antica sapienza indiana era detto “velo di Maya”, mentre il noumeno è quella realtà che si nasconde dietro l’ingannevole trama del fenomeno. Mentre per il criticismo il fenomeno è l’oggetto della rappresentazione ed esiste solo fuori dalla coscienza, il fenomeno di cui parla Schopenhauer è la rappresentazione, ed esiste solo dentro la coscienza. Sulle orme del criticismo, anche egli ritiene che la nostra mente risulti corredata di una serie di forme a priori, tuttavia a differenza di Kant, Schopenhauer ammette solo tre forme a priori: spazio, tempo e causalità. Poiché il filosofo paragona le forme a priori a vetri sfaccettati, attraverso cui la visione delle cose si deforma, egli considera la rappresentazione come una fantasmagoria ingannevole, traendo la conclusione che la vita è sogno cioè tessuto di apparenze. Al di là del sogno esiste però la realtà , quella vera, riguardo alla quale l’uomo non può fare a meno di interrogarsi. Schopenhauer si vanta di aver trovato la via d’accesso a questa realtà. Se fossimo solo rappresentazione non potremmo uscire dal mondo fenomenico, ma poiché siamo dati a noi stessi anche come corpo, non ci limitiamo a vederci dal di fuori ma, bensì viverci dal di dentro, godendo e soffrendo. Ed è proprio questa esperienza di base, simile ad un raggio di sole che permette all’uomo di squarciare il velo del fenomeno e di afferrare la cosa in sé. Infatti ripiegandoci su noi stessi, ci rendiamo conto che l’essenza del nostro io è la volontà di vivere.




Italiano
Discorso analogo per quanto riguarda la letteratura. Secondo il positivismo la realtà sottostà a leggi precise, che le danno omogeneità e regolarità e vengono studiate dalle singole discipline scientifiche. I positivisti non ricercano più le cause di tutto ciò che esiste, perché esse sono inconoscibili (rifiuto della metafisica) e neppure ricorrono a Dio creatore dell’universo, ma studiano le condizioni dei fenomeni per scoprire le leggi che li governano. Essi si richiamano a Kant, che aveva considerato come limite della ragione il mondo dell’esperienza e aveva negato la possibilità di una metafisica come scienza. Per il Positivismo bisogna seguire le linee tracciate dalla scienza, abbandonando le speculazioni metafisiche e mantenendosi entro la sfera conoscitiva umana, cioè il fenomeno, che è l’unico dato positivo controllato e controllabile.
Con il decadentismo viene radicalmente rifiutata la visione positivista, che costituisce il sostrato dell’opinione corrente. Mentre nel positivismo, in cui si aveva una grande fiducia nella realtà che veniva osservata attraverso metodi scientifici, l’uomo poteva verificare i mali e quindi intervenire per sanarli, con il decadentismo si afferma, al contrario, la sfiducia nella realtà concreta. Il “decadente” ritiene che la ragione e la scienza non possano dare la vera conoscenza della realtà, perché l’essenza di essa è al di là delle cose, per questo, solo rinunciando alla razionalità si può attingere all’ignoto, al mistero, all’inconoscibile. In linea con la corrente del Decadentismo si pone Luigi Pirandello. Pirandello maturò una chiara percezione della crisi delle ideologie ottocentesche, in particolare dell’idea della storia come progresso. Alla consapevolezza della crisi della società borghese e dell’ottimismo positivista che permetteva all’uomo conoscenza e progresso infiniti, si univa la convinzione dell’illusorietà del reale, da cui la disposizione a usare l’arte per corrodere miti e credenze, per scomporre criticamente la realtà. Nel Novecento nuove teorie misero in questione l’oggettività della conoscenza scientifica su cui l’Ottocento aveva fondato il proprio essere. Pirandello intuì la portata di queste trasformazioni e soprattutto la nuova condizione storica ed esistenziale dell’uomo moderno. Egli, a differenza dei positivisti che si rifacevano a Kant, estese la sua attenzione nei confronti di filosofie antipositiviste soprattutto nei confronti del pensiero di Schopenhauer, che aveva indagato il problema dell’illusorietà della realtà. Scrittore, drammaturgo e narratore, rappresentò sulle scene l'incapacità dell'uomo di identificarsi con la propria personalità, il dramma della ricerca di una verità al di là delle convenzioni e delle apparenze. Al centro della concezione pirandelliana c’è il contrasto tra vita (ciò che siamo) e forma (ciò che sembriamo). La critica delle illusioni va di pari passo con una drastica sfiducia nella possibilità di conoscere la realtà: qualsiasi rappresentazione del mondo si rivela inadeguata all'inattingibile verità della vita, percepita come un flusso continuo, caotico e inarrestabile. La realtà si presenta a Pirandello come vita in continuo divenire, un perenne caotico flusso in movimento e trasformazione, nel quale è immerso anche l’uomo. Per affermare la proprio personalità l’uomo tende però a staccarsi da quel flusso indistinto e così finisce per separarsi dal resto della vita, diventa forma individuale. Non solo l’individuo si cristallizza in una forma, e crede di essere uno per se stesso e per gli altri (uno), bensì acquisisce anche tutte le forme che gli altri gli attribuiscono (centomila), dal momento che ciascuno interpreta alla propria maniera il modo in cui ci poniamo. Il confine tra ciò che appare e ciò che è in realtà si fa labile a tal punto che l’uomo perde la sua identità (nessuno), “Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso.”

Astronomia
Anche per quanto concerne l’osservazione della volta celeste possiamo notare uno stretto rapporto tra apparenza e realtà. L'uomo, fin dalle sue origini, ha sempre osservato il cielo alla ricerca di possibili correlazioni tra le proprie vicende ed i fenomeni cosmici. Facendo affidamento ai propri sensi si è convinto erroneamente che gli astri ruotassero intorno alla Terra. Questa visione, che a primo impatto appare davanti ai nostri occhi come l’unica possibile realtà, non è altro che una pura illusione che cela la vera realtà dei fatti ovvero il moto di rotazione della Terra. L’uomo osservando il cielo ha come l’impressione di trovarsi sempre al centro di una sfera cava, di raggio infinito, detta sfera celeste, sulla cui superficie sono disposti i corpi celesti. La sfera celeste compie ogni giorno una rotazione su se stessa intorno all’asse del mondo, ruotando da est verso ovest in senso orario (visto da polo nord celeste). Il movimento di rotazione della sfera celeste si completa in 23 h 56 m 4 s. solo l’asse del mondo resta immobile e con esso i poli. Per questo la Stella Polare appare nel nostro emisfero come l’unico punto di riferimento fermo nel cielo. Gli astri, durante il moto della sfera celeste, non si comportano tutti nello stesso modo. Le stelle, pur muovendosi, conservano sempre la medesima declinazione e la stessa posizione le une rispetto alle altre. Nel corso della rotazione della sfera celeste, ciascuna di esse percorre il parallelo celeste su cui si trova, tornando ad occupare la stessa posizione 23 h 56 m 4 s dopo. Come le stelle, anche i corpi del sistema solare ruotano in senso orario intorno alla Terra, ma il loro moto non è sincronizzato con quello delle stelle ed essi cambiano nel tempo la loro declinazione e la loro posizione rispetto allo sfondo delle costellazioni. Ciò dipende dal fatto che il sistema solare è un insieme di corpi in movimento. In realtà il moto diurno della sfera celeste è un moto apparente, è la Terra che ruota su se stessa in senso antiorario da ovest verso est, dandoci apparentemente l’illusione di una rotazione dei corpi celesti da est verso ovest in senso orario intorno al nostro pianeta.



Storia dell’arte

Da sempre gli uomini hanno avuto l’esigenza di rappresentare la realtà visibile, tutto ciò che li circondava. L’arte risulta essere per l’uomo rifugio, ma anche via di fuga, l’uomo non può fare a meno di osservare ciò che lo circonda e di rappresentare il tutto attraverso disegni, dipinti, colori.
Il rapporto realtà-apparenza è stato tema di numerose correnti artistiche tra cui l’impressionismo e il post- impressionismo. Mentre gli impressionisti andavano a rappresentare la realtà visibile svuotando la forma dai suoi contenuti rendendola quindi vacua ed inconsistente i post impressionisti invece avevano il desiderio di superare il mondo delle apparenze e di rappresentare la vera realtà delle cose che stanno oltre la semplice forma svuotata dal suo contenuto. Gli impressionisti indagano la natura e la rappresentano in tutte le forme in quanto tutto ciò che si presentava agli occhi era degno di essere rappresentato così come appariva alla vista. Il post-impressionismo, invece, è caratterizzato da un processo quasi infinito di ricerca che divenne estremamente soggettivo e sempre più legato alla cultura, all’interiorità e alle vicende di coloro che si avventurarono per strade non ancora percorse. Le opere oltre-impressioniste vanno al di la di una normale rappresentazione naturale della realtà eseguita en plein air perciò l’autore rappresenta gli aspetti percettivi tipici dell’impressionismo, ovvero gli aspetti esteriori dell’apparire (contingente), ma soprattutto gli aspetti interiori dell’essere, attraverso una riproposizione della forma interiorizzata. Infatti la specificità di questa nuova tendenza artistica tipica dei pittori post impressionisti tende a ridare contenente al contenitore, quindi il contenitore ritorna ad avere una finalità culturale cioè di strumento atto a estrinsecare per metafora e simboli i valori intrinseci e simbolici dei significati più intimi e reconditi della forma. Uno dei maggiori esponenti della corrente post-impressionista e Vincent Van Gogh il quale, all’apice della sua vita dipinse “Campo di grano con volo di corvi”, considerata l’opera di riferimento al suo dramma esistenziale che rappresenta la tendenza che stava nascendo in quel tempo a rappresentare le forme reali riempite dei loro significati interiori e reconditi. Il grano, realizzato con brevi tocchi diagonali di colore stesi con impeto, il cielo plumbeo dalle impetuose pennellate blu oltremare tendente al nero, l’evidente piano prospettico balzato in avanti, esprimono enfaticamente lo stato d’animo del pittore. La natura non elargisce ai propri figli ciò che essa promette, ne consegue un’interpretazione negativa nei confronti della stessa. La natura è matrigna poiché i suoi figli vengono trattati equamente e non in rapporto ai loro meriti. La visione di Van Gogh è simile a quella di Leopardi, la natura non viene rappresentata per come appare ma per quello che comunica, cioè dolore e sofferenza alla quale l’uomo non può far altro che abbandonarsi. Gli uccelli non sono scelti a caso, sono presagio di morte e volano verso la morte. La strada rappresenta l’unica via che l’uomo può intraprendere e che lo porterà verso il suo inevitabile destino: dolore sofferenza e morte.

Fisica
Anche in ambito fisico siamo ingannati da una realtà legata ai nostri sensi, perciò apparente. Un esempio di questo è il fenomeno dell’elettrizzazione. Apparentemente se un oggetto viene elettrizzato non accade nulla, forma colore peso rimangono invariati, in realtà a livello microscopico l’oggetto avrà cambiato la sua struttura elettrica e perciò avrà acquistato una nuova proprietà la capacità di attirare a se gli oggetti. Ci sono tre tipi di elettrizzazione: per strofinio, per contatto e per induzione. Quando strofiniamo una barretta di vetro con la lana degli elettroni passano dal vetro alla lana, il panno che ora ha più elettroni di prima, è carico negativamente, il vetro che invece ha perso degli elettroni è carico positivamente. Tutti gli oggetti possono essere caricati per strofinio, ma alcuni, in particolari circostanze, non sono in grado di trattenere la carica elettrica. Le sostanze come la plastica, che si caricano sempre quando vengono strofinate, si chiamano isolanti elettrici; le sostanze come i metalli o il nostro corpo, che si comportano in modo diverso, si dicono conduttori elettrici. L’elettrizzazione per contatto avviene quando due conduttori, uno carico e l’altro neutro, vengono in contatto. Parte della carica del primo passa sul secondo caricandolo. L’elettrizzazione per contatto permette di suddividere una carica in n parti uguali. L’elettrizzazione per induzione avviene quando avviciniamo una bacchetta carica ad una pallina di metallo scarica. La bacchetta di plastica, carica negativamente, respinge gli elettroni che sono liberi di muoversi dentro la sfera conduttrice, di conseguenza la superficie della sfera vicina alla bacchetta diventa positiva (mancano elettroni), mentre la superficie lontana diventa negativa. Nel complesso il conduttore è ancora neutro, ma la carica non è distribuita in modo uniforme. Se si tocca la sfera con un dito, mantenendo vicino la bacchetta elettrizzata, gli elettroni si allontanano attraverso il nostro corpo, che è un conduttore. Dopo aver tolto il dito e aver allontanato la bacchetta elettrizzata, la sfera rimane carica positivamente, perché mancano elettroni.



Apparenza e realtà non sono soltanto oggetto di studio nelle speculazioni degli intellettuali, ma chiunque di noi vive questa duplice realtà, che si traduce, però al giorno d'oggi, in realtà vissuta e realtà virtuale; quest'ultima è una spirale entro cui noi tutti siamo travolti, nostro malgrado (telefoni cellulari di ultima generazione, portatili, etc.), perché gli strumenti digitali con la loro tecnologia riescono a simulare un mondo verosimile in cui è facile perderci e in cui forse anche noi ci modifichiamo in base a quella specifica realtà. Con lo sviluppo tecnologico l’uomo ha cercato in ogni modo di riproporre la realtà che ci circonda introducendo il concetto di realtà virtuale, cioè di un ambiente ricostruito elettronicamente, in cui l’utente poteva interagire con oggetti, persone e visitare luoghi, tutto opportunamente ricostruito da un elaboratore. Questi ambienti, per quanto realistici e fedeli, erano sempre un artificio elettronico che si andava a sostituire alla realtà. Se da un lato tutto questo ha portato innovazione e progresso, dall’altro ha creato una realtà apparente dalla quale la maggior parte delle persone dipendono sostituendola con la realtà di tutti i giorni quella vera. Ha cambiato la vera natura dell’uomo, quella di vivere una vita reale fatta di relazioni tra le persone all’aria aperta a contatto con la natura. Vittima di tutto questo sono sia i bambini che passano la maggior parte del loro tempo immersi in videogiochi che pian piano distruggono la loro vita, ma anche adulti che cercano rifugio in una realtà parallela. A  causa di questo stato di cose, nascono litigi, incomprensioni, blocchi nella comunicazione con gli altri, e tutta una serie di problemi più o meno gravi che la persona non riuscirà ad affrontare nel modo giusto, perchè i suoi occhi le faranno sempre vedere una realtà fittizia, che è quella creata dalla propria fantasia e dalle proprie perenni illusioni.
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