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Estratto del documento

L’acqua è una delle risorse naturali più importanti.

La vita sulla Terra è, infatti, cominciata nell’acqua e oggi, ovunque

si trovi acqua allo stato liquido, è presente anche qualche forma di

vita.

L’acqua è il liquido più comune sulla Terra e ricopre tre quarti della

superficie; anche il sottosuolo contiene grandi quantità di acqua,

mentre l’atmosfera è il serbatoio dell’acqua allo stato aeriforme, il

vapore acqueo.

Anche se molto comune, l’acqua è un liquido tutt’altro che banale:

possiede proprietà uniche che l’hanno resa indispensabile per la

comparsa e l’evoluzione della vita sulla Terra.

Fin dal passato più remoto, infatti, le civiltà che riuscirono a gestire,

curare e distribuire l’acqua furono quelle che ottennero successo

politico, economico e militare.

Questo bene è ora, però, in via di estinzione a causa dell’eccessivo

consumo che se ne fa e che se ne è fatto in passato e a causa

dell’inquinamento, che dalla superficie scende rapidamente nel

sottosuolo.

Oggigiorno, si parla soprattutto del cosiddetto oro nero, il petrolio.

Si fanno guerre per il petrolio, si attuano genocidi, macchinazioni

politiche, e soprattutto accordi, fragili accordi, che, in breve, si

rompono, per dare vita ad altri conflitti, armati e non.

Ma non si parla dell’acqua; non ancora per lo meno.

Perché, se nei secoli passati, il vaso di Pandora era l’oro giallo, e in

questo secolo è l’oro nero, in futuro il problema principale sarà

rappresentato dall’oro blu.

Basta guardare i numeri:

Attualmente, un quinto della popolazione mondiale non ha accesso

ad acqua potabile sicura. Nel 2000, 400 milioni di persone avevano

gravi problemi a causa della scarsezza di acqua, e questo dato,

secondo gli esperti, crescerà sempre più, tanto che si prospetta che

nel 2025 le persone con gravi problemi di mancanza d’acqua

saranno 3 miliardi, ovvero la metà della popolazione mondiale.

Inoltre, 5 milioni di persone muoiono ogni anno per la mancanza di

acqua potabile e, fra questi, due terzi sono bambini…

Perciò, che dire, beviamo finché siamo in tempo, perché di questo

passo fra non molto anche una semplice doccia sarà un lusso che

pochi si potranno permettere.

ACQUA COME ELEMOENTO POETICO

2

L’acqua è stata trattata in campo artistico sotto i più diversi aspetti.

Ovidio, poeta latino, per esempio, ha dedicato una delle sue Odi alla

fonte di Bandusia; Ungaretti, artista italiano, ha invece parlato dei

fiumi che hanno, in qualche modo, influenzato la sua vita;

Lamartine, esponente del Romanticismo francese ha dedicato un

celebre poema al lago di Bourget, mentre Heine, artista tedesco a

Das Fräulein

cavallo tra il Romanticismo e il Naturalismo ha scritto “

stand am Meere” “Signorina in riva al mare”.

ovvero

Latino:

Orazio: Vita

Quinto Orazio Flacco nasce a Venosa l'8 Dicembre del 65 a.C., al

confine tra Puglia e Lucania. E’ figlio di un liberto che si trasferisce

poi a Roma per fare l'esattore delle aste pubbliche, compito poco

stimato ma redditizio. Il poeta è dunque di umili origini, ma di buona

condizione economica. Segue perciò un regolare corso di studi a

Roma e poi ad Atene, dove studia filosofia. Quando scoppia la

guerra civile Orazio si arruola nell'esercito di Bruto e combatte nella

battaglia di Filippi (42 a.C.). Nel 41 a.C. torna in Italia e diventa

segretario di un questore. Nel 38 a.C. viene presentato a Mecenate

da Virgilio, probabilmente incontrato nel contesto delle scuole

epicuree di Napoli ed Ercolano. Dopo nove mesi Mecenate lo

ammette nel suo circolo. Da allora Orazio si dedica interamente alla

letteratura, tanto che non si sposa e non ha figli. Mecenate gli dona

una villa in Sabina, molto gradita al poeta. Con la sua poesia fa

spesso azioni di propaganda per l’imperatore Augusto. Esempi di

“Odi” “Carmen saeculare”,

propaganda augustea sono le ed il Ludi

composto nel 17 a.C. in occasione della ricorrenza dei

Saeculares. Muore nel novembre dell'8 a.C. ed è sepolto sul colle

Esquilino, accanto al suo amico Mecenate, morto solo due mesi

prima.

Orazio: Opere 3

-“Satire“, in due libri che comprendono 18 satire, scritte tra il 41 e il

30 a.C.: il I libro (10 satire) è dedicato a Mecenate e fu pubblicato

tra il 35 e il 33 a.C. Il II libro (8 satire) fu pubblicato nel 30 a.C.

-“Epodi”, 17 componimenti, pubblicati nel 30 a.C.

-“Odi”, in tre libri con 88 componimenti, pubblicati nel 23 a.C.. Un

quarto libro con altri 15 componimenti fu pubblicato intorno al 13

a.C..

-“Carme secolare”, del 17 a.C., scritto per incarico di Augusto e

Ludi Saeculares.

destinato alla cerimonia conclusiva dei

-“Epistole”, in due libri. Il I libro comprende 20 lettere composte a

partire dal 23 e pubblicate nel 20 a.C., con dedica a Mecenate,

mentre il II libro, con tre lettere, scritto tra il 19 e il 13 a.C.,

“Ars Poetica”

comprende l che fu presa a canone per la

composizione poetica nelle epoche successive.

Quinto Orazio Flacco

Orazio: Dalle “Odi”: 4

“ Alla fonte di Bandusia” (Carmina, III, 13)

O fonte di Bandusia più splendente del cristallo,

Degna di vino soave, non senza ghirlanda di fiori,

Domani avrai in dono

Votivo un capretto sulla cui

Fronte spuntano appena le corna a promessa

Di lotte d’amore: invano, ché il figlio

Del gregge lascivo domani insanguinerà

Le tue gelide acque,

L’ora spietata dell’ardente

Canicola non riesce a toccarti, tu amabile

Frescura offri ai tori stanchi

Del vomere e al gregge errante.

Anche tu sarai una delle fonti celebri,

Poiché io canto l’elce che domina

La grotta rocciosa di dove canterine

Balzano le tue acque. (trad. L. Canali)

5

La fonte di Bandusia, presso Venosa

Secondo alcuni commentatori, la fonte di Bandusia si trova presso

Venosa, città dove Orazio è nato; secondo altri, essa si trova nella

tenuta sabina del poeta. Il paesaggio, con la fonte coperta da alberi

che la proteggono dal sole, con acqua freschissima che ristora

ameno.

animali assetati, rientra nel tipo di paesaggio Esso è

delineato con l’essenzialità classica solita a Orazio. Non manca poi

un’altra impronta propria di Orazio: l’amore per le piccole e umili

cose, che la poesia può rendere grandi e nobili.

La fonte è dedicata a Bandusia; ad essa spetta un sacrificio che è

fatto con un animale che diviene ora conscio della sua forza (il

capretto a cui spuntano le corna). Vi è l’elogio della frescura, che la

fonte offre, e la semplice descrizione dei lecci, che sorgono sulla

roccia da dove zampillano con chiara voce cristallina le limpide

acque. La struttura è bipartita: la prima parte contiene la promessa

di sacrificio, la seconda un breve inno, che si chiude con la

promessa della gloria. Mancano indizi cronologici, ma l’orgogliosa

fiducia che il poeta mostra nella propria arte sembra indicare che

egli non è ai primi tentativi lirici. 6

Italiano:

Ungaretti: Vita

Giuseppe Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria d’Egitto da

genitori lucchesi. Trasferitosi a Parigi nel 1912, frequenta

l’università e stringe contatti con i rappresentanti delle

avanguardie. Nel 1914, allo scoppio della guerra, si trasferisce a

Milano; pubblica le prime poesie e fiancheggia gli interventisti.

Partecipa alla guerra, combattendo sul Carso. Nel 1916 esce quasi

“Il porto sepolto”,

inosservata la raccolta primo nucleo

dell’“Allegria”, “Allegria di naufragi”

che con il titolo di compare a

guerra finita, nel 1918. In questo anno, Ungaretti torna a Parigi. Nel

1921 è a Roma, impiegato presso il Ministero degli Esteri. Negli anni

successivi cresce la popolarità del poeta. Nel 1930 muore il figlio

Antonietto, ennesima esperienza dolorosa del poeta. Tra il 1936 e il

1942 tiene la cattedra di Letteratura italiana all’Università di San

Paolo in Brasile. Nel 1942, rientrato in patria, è eletto Accademico

d’Italia. Ottiene vari premi letterari. Dal 1947 insegna Letteratura

moderna e contemporanea all’Università di Roma. Muore a Milano

nel 1970.

Ungaretti: Opere

all’“Allegria”,

Oltre il libro più importante di Ungaretti, saranno da

“Sentimento del Tempo”

ricordare il (1933), seconda raccolta

“Il dolore” “Vita di un uomo”

poetica, cui seguiranno (1947) e

(1969), che raccoglie la precedente produzione. Importanti anche i

saggi critici e le raccolte di traduzioni.

La guerra e l’immediato dopoguerra propongono due esperienze

fondamentali e tra loro in buona misura divergenti: quella di

(“Allegria”

Ungaretti 1916) e quella di Montale (“Ossi di seppia”

1925). Se quest’ultima nasce dalla tradizione crepuscolare e si

dirige verso una dimensione discorsiva, ragionativi, l’opera di

Ungaretti nasce dalla tradizione simbolista e avanguardista, più

francese che italiana, e si dirige verso una poesia d’alta

concentrazione lirica, di estrema distillazione stilistica, nutrita di

immagini isolate e improvvise folgorazioni: è insomma lirismo puro.

Ciò che colpisce in primo luogo è la presenza di “versicoli”, cioè la

rarefazione delle parole sullo sfondo della pagina bianca e la

frantumazione dei versi tradizionali, ridotti sovente a parole singole.

Ungaretti: Dall’“Allegria”: 7

“ I fiumi” 8

Cotici il 16 agosto 1916

Mi tengo a quest’albero mutilato Ma quelle occulte

Abbandonato in questa dolina Mani

Che ha il languore Che m’intridono

Di un circo Mi regalano

Prima o dopo lo spettacolo La rara

E guardo Felicità

Il passaggio quieto

Delle nuvole sulla luna Ho ripassato

Le epoche

Stamani mi sono disteso Della mia vita

In un’urna d’acqua

E come una reliquia Questi sono

Ho riposato I miei fiumi

L’Isonzo scorrendo Questo è il Serchio

Mi levigava Al quale hanno attinto

Come un suo sasso Duemil’anni forse

Ho tirato su Di gente mia campagnola

Le mie quattro ossa E mio padre e mia madre.

E me ne sono andato

Come un acrobata Questo è il Nilo

Sull’acqua Che mi ha visto

Nascere e crescere

Mi sono accoccolato E ardere d’inconsapevolezza

Vicino ai miei panni Nelle distese pianure

Sudici di guerra

E come un beduino Questa è la Senna

Mi sono chinato a ricevere E in quel suo torbido

Il sole Mi sono rimescolato

E mi sono conosciuto

Questo è l’Isonzo

E qui meglio Questi sono i miei fiumi

Mi sono riconosciuto Contati nell’Isonzo

Una docile fibra

Dell’universo Questa è la mia nostalgia

Che in ognuno

Il mio supplizio Mi traspare

È quando Ora ch’è notte

Non mi credo Che la mia vita mi pare

In armonia Una corolla

Di tenebre

In questa celebre poesia, Giuseppe Ungaretti rievoca, con i propri

ricordi personali, i fiumi che li hanno attraversati.

Vi sono due temi:

Il primo tema è il recupero del passato attraverso la memoria e il

secondo tema è il ristabilimento di un rapporto di armonia con il

9

creato, che l’esperienza della guerra sembra aver infranto.

Bagnandosi nelle acque dell’Isonzo, il poeta ha la sensazione di

essere in piena sintonia con l’universo e con sé stesso. Ciò l'induce

a ripensare a tutti i fiumi che ha conosciuto, simbolo delle diverse

tappe della sua vita: il Serchio, legato alle vicende dei suoi avi, il

Nilo, che lo ha visto crescere negli anni della fervida giovinezza

egiziana, La Senna, che ha accompagnato la sua maturazione

durante il periodo parigino.

Nella prima parte della poesia il poeta descrive se stesso immerso

nella sua condizione esterna, ambientale, presso una dolina. Quindi

descrive il suo stato d’animo di reduce dalla guerra. Disteso nel

letto del fiume Isonzo si sente come una reliquia, un frammento

superstite – e pertanto maggiormente prezioso – di un resto

mortale, si sente come uno dei sassi levigati su cui cammina con

movenze d'acrobata, sotto il sole, il cui calore benefico riceve con la

stessa familiarità di un beduino.

Ora affidato alle “mani” amorevoli dell’Isonzo il poeta si riconosce

parte dell’universo, cosciente che il suo rammarico è frutto sempre

di una disarmonia con il creato. Le acque del fiume lo lavano e lo

purificano e gli danno una rara innocente felicità.

Giuseppe Ungaretti

Francese:

Lamartine: Vie

Alphonse de Lamartine naît en 1790 à Mâcon. Lorsque d’un voyage

en Italie, il connaît une fille napolitaine, qu’il évoquera sous le nom

de Graziella. Puis il tombe amoureux de Julie Charles, une fille

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