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Filosofia- Freud
Storia dell' Arte- Matisse
Inglese- Hamlet
Scienze Sociali- Teatroterapia, Sociodramma.Psicodrama,Drammaterapia e Comunicazione
Diritto- Disposizioni in materia di professioni non organizzate
Introduzione
Qualche anno fa, un po’ per gioco, un po’ per scommessa, un po’ per il puro gusto di provare
qualcosa di nuovo, decisi di iscrivermi a un corso di teatro. Inutile
dire che le mie aspettative iniziali erano completamente diverse da
quello che sarebbe avvenuto. Gli incontri correvano veloci, uno
dopo l’altro, e dalla timidezza iniziale il gruppo ha iniziato a
formarsi. Le persone che lo
componevano erano eterogenee, si
andava dai 14 ai 65 anni. Ognuno con
la propria esperienza di vita, originale
e singolare, da condividere.
Il corso non ha solo permesso di
apprendere i lati più tecnici del teatro
come la dizione, i movimenti sul palco
o il rilassamento prima dello
spettacolo ma ha dato a tutti la possibilità di far emergere una
parte a noi sconosciuta, e di aprirci anche su fatti molto personali
con persone, tutto sommato, estranee.
In un mondo sempre più immerso nel virtuale in cui i rapporti sono,
per la maggior parte delle volte, sfalsati o non del tutto sinceri, il
poter esprimere così facilmente una parte di noi repressa nella nostra
un’emozione
quotidianità mi ha dato forte. Proprio per questo motivo
ho deciso di affrontare l’argomento della teatroterapia, non in quanto
cura di persone disagiate o in qualche
modo diverse, ma per aspetti che
caratterizzano la vita di tutti e capire
come lo sviluppo di questa disciplina
nel corso dei secoli abbia portato a
collegamenti spontanei con il mondo
psicologico.
La teatroterapia, non è da
considerarsi come un momento
all’interno
univoco di un corso più o
meno specifico, ma i suoi effetti sono
percepibili ogni qual volta si sale su un palco, da attore
protagonista o da semplice comparsa, quella magia di “essere un
altro” di “rappresentare un’altra vita” ed entrare in empatia con
un’immensità di persone sconosciute è la forza motrice che spinge
gruppi interi, spesso inconsapevolmente, a trascorrere e regalare
tempo a questa passione; me compresa. 3
1. Le Arti-Terapie
‘Arte - terapia consiste nella ricerca del benessere psichico, fisico e sociale attraverso un percorso
terapeutico che fa appello alla creatività e alla capacità di comunicazione, per ottenere un positivo
sviluppo personale. Non è il trattamento di una malattia, dunque, ma un processo che persegue
1
l'obiettivo di "trasformare" l'uomo per mezzo dell'arte. ‘
Le Arti-terapie "rappresentano interventi strutturati in una situazione terapeutica precisa e si basano
2
su regole e controlli, come avviene in tutte le forme di psicoterapia”. utilizzando il materiale
artistico per favorire i processi di comunicazione in pazienti con difficoltà. L'intento non è quello di
produrre opere d'arte apprezzate dal punto di vista estetico, ma stimolare e far nascere i lati creativi
presenti in ogni individuo. L'attenzione quindi va al processo terapeutico, più che al prodotto finito.
Negli anni '60 il Nuovo Teatro aveva portato in scena la relazione, la riscoperta del corpo e la
fusione del singolo nel gruppo; questa scuola di pensiero aveva utilizzato l'attività teatrale, o
artistica in generale, per portare alla luce in primis la creatività dei più piccoli, e in seguito le Arti-
Tutto per favorire un meccanismo intuitivo ma sempre più complesso al mondo d’oggi
Terapie. la
Comunicazione. 3
L'idea è antica (si pensi alla catarsi nella tragedia greca). Il concetto di base è preso da Freud, dalla
dell’inconscio
sua ripartizione umano in ES, base biologica della personalità, IO, istanza centrale
della persona e SUPER IO, interiorizzazione di divieti, rappresentazione del senso etico e morale
dell’individuo. la propria vita, l’individuo
In determinate circostanze, durante applica un
meccanismo di “autodifesa” definita rimozione esso avviene riguardo a condizioni traumatiche le
artiterapie sono in grado, allo stesso modo, di trasformare l'espressione artistica in espressione del
profondo, il mezzo attraverso cui superare le difficoltà. Scoprire la creatività diventa quindi il primo
passo verso la conoscenza di sé, andando oltre le difese che ne rendono complicato l'accesso.
Ciò he risulta da queste considerazioni è quindi:
Creatività = Gioco = Infanzia
Quest’uguaglianza all’adulto
impedisce di essere creativo, lo allontana dalla parte inconscia di sé,
che potrà venir fuori solo dando libero sfogo alle emozioni.
1 (A. De Gregorio in Rivistaartiterapie.it)
2 (R.Caterina, che cosa sono le arti terapie)
3 Catarsi (dal greco katharsis κἁθαρσις, "purificazione") è un termine utilizzato per indicare la cerimonia di purificazione che si ritrova in diverse
concezioni religiose ed in rituali magici che prescrivevano di solito il sacrificio di un capro espiatorio. Definita da Aristotele come «mimesi di
un’azione seria e compiuta in sé stessa la quale, mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore, ha per effetto di sollevare e purificare
l’animo da siffatte passioni» (Poetica, 6, 1449 b 25-30) In un'epoca più vicina alla nostra, il termine "catarsi" è stato ripreso da Sigmund Freud e
Joseph Breuer nel 1895, negli Studi sull'isteria, per indicare la liberazione di emozioni in pazienti ansiosi, grazie al recupero di particolari pensieri o
ricordi biografici. I due studiosi avevano a quel tempo chiamato il procedimento da loro utilizzato, appunto "metodo catartico". 4
dall’ambito all’ambito
I campi di applicazione delle Arti-Terapie sono molteplici, psichiatrico
sociale, passando per situazioni di handicap o per casi singoli di bambini psicotici o autistici.
Nel mio elaborato intendo analizzare principalmente la TEATROTERAPIA, evidenziando anche
quale sia stata l'evoluzione di questa "disciplina" riguardo ai cambiamenti metodologici del teatro
stesso.
2. Cenni storici e Metodologici
2.1 Orazio dall’antichità
Come il teatro ha origini antichissime, così si possono trovare ideologie e metodi che
hanno sempre caratterizzato il mondo del teatro. " I volti umani ridono di chi ride e piangono
di chi piange. Se vuoi che io pianga, prima
devi provare dolore tu: allora la tua sofferenza
mi toccherà; ma se farai male al tua parte, mi
4
addormenterò o mi metterò a ridere".
Questa frase di Orazio (65 a.C.-8 a.C.) è in
grado di illustrare efficacemente l'idea di rispecchiamento che ha dominato per secoli il teatro.
L'attore deve sentire le emozioni suggerite dal testo ed esprimerle in modo da comunicarle al
pubblico.
4 ( Utopia.it) 5
2.2 Diderot "Un'estrema sensibilità fa gli attori
mediocri; una sensibilità mediocre fa la
folla dei cattivi attori; e l'assoluta mancanza
di sensibilità è il presupposto per gli attori
grandissimi."
Diderot (1713-1784) fu il primo ad opporsi
alle teorie antiche e in questa frase tratta da Paradoxe sur le comedien sottolinea come l'attore
debba essere superiore al personaggio del testo e come il testo stesso sia un qualcosa da trasformare
e manovrare completamente. Il distacco emotivo diventa così l'ingrediente fondamentale.
2.3 Stanislavskij "Lo strumento dell'attore non sia il corpo, ma il
proprio universo psichico."
La svolta più rilevante degli ultimi due secoli fu
quello ideato da Konstantin Stanislavskij
(1863-1938), il quale ideò un vero e proprio
sistema che tratta un percorso in grado di
6
dell’attore.
coinvolgere corpo, mente ed etica stessa Il metodo Stanislavskij prevede un allenamento
attraverso il quale l'attore diventa un tramite creativo fra il testo teatrale e il pubblico; questo
procedimento si può solo verificare se l'attore possiede una spiccata capacità di creare immagini con
illustrazioni al contempo ispirate al testo (e quindi ideate dall’autore) ma anche frutto
la fantasia,
del lavoro dell’attore stesso. "Formate i pensieri e le immagini della fantasia secondo il testo e le
dall’autore
circostanze fornite e dal regista. Ma siccome li avete fatti nascere entrambi- pensieri e
immagini- dal vostro cuore, le parole e la verità che voi mettete in queste parole, proprio come se
5
fossero la vostra vita, si fonderanno nel cerchio della vostra immaginazione e sulla scena”.
dell’attore,
In parole povere si tratta di riattivare le forze creative, porre in ordine la mente
ricomporre pensieri ed emozioni per ricondurli in contorni precisi da collocare in uno spazio
interiore ordinato (chiamato dallo stesso ideatore circolo creativo).
2.4 Artaud "L'uomo quando non lo si tiene, è un animale
erotico, c'è in lui uno spasimo, uno spasimo
ispirato, una specie di pulsare che produce
bestie senza numero le quali sono la forma
che gli antichi popoli terrestri attribuivano
universalmente a dio. questo ciò che viene
chiamato uno spirito."
5 (L'attore creativo. Conversazioni al teatro Bol'Soj, 1918-1922) 7
Ulteriore contributo fu dato da Antonin Artaud (1896-1948) per il quale l'attenzione è posta
sull’azione intesa come incontro fra comunicazione e interiorità corporea, attraverso il processo
6
d’improvvisazione (priva di manipolazione o finzione).
Il teatro si trasforma da finzione artificiale a processo creativo suddiviso in tappe:
Improvvisazione libera
dell’azione
Formalizzazione
Applicazione del testo all'azione
[Per Artaud la funzione terapeutica del teatro consiste nello stimolare la creatività della fase 1, nella
quale egli mostra il grado di differenzazione tra quello che è e quello che vorrebbe essere, stravolge
completamente non solo se stesso ma anche il personaggio statico alla base di ogni copione].
2.5 Grotowski "Vi è qualcosa di incomparabilmente intimo
e fruttuoso nel lavoro che svolgo con l'attore
che mi è affidato. Egli deve essere attento,
confidente e libero, poiché il nostro lavoro
consiste nell'esplorazione delle sue
possibilità estreme. La sua evoluzione è
seguita con attenzione, stupore e desiderio di
collaborazione: la mia evoluzione è
proiettata in lui, o meglio, è scoperta in lui, e
la nostra comune evoluzione diventa
rivelazione [...]. Un attore nasce di nuovo -
non solo come attore ma come uomo - e con
lui io rinasco. E' un modo goffo di esprimerlo
ma quello che si ottiene è l'accettazione
totale di un essere umano da parte di un
altro."
6 (Teatroterapia.it) 8
l’evoluzione
Jezry Grotowski (1933-1999) incarna del novecento teatrale sintetizzabile in due
novità essenziali: il rovesciamento del teatro da fine a mezzo e la disgiunzione fra teatro e
spettacolo. Grotowski si colloca sulla stessa linea di Stanislavskij, Mejerchol'd, Copeau, Artaud,
Beck, Malina, Brook, Barba, che, pur nei loro diversi esiti di vita e di lavoro, sono accomunati dalla
dinamica del rapporto regia-attorialità nelle loro sperimentazioni. Il teatro da occasione di
divertimento-intrattenimento estetico diventa rito, ovvero partecipazione attiva, strumento efficace
di conoscenza, acquisita nel e con il corpo: la regia si fa pratica di eccesso, come affermava Taviani,
e diventa pedagogia concependo un teatro oltre o addirittura senza lo spettacolo. Gli artisti che
prima si limitavano a interpretare o a impersonare, diventano creatori e fanno del teatro un lavoro su
di sé, finalizzato quindi in prima istanza a chi lo compie e non a chi vi assiste.
L'uomo, l'animale mimetico aristotelico, prende consapevolezza della complessità del mondo, della
difficoltà di portare tale complessità a teatro, di tradurla in azione.
2.6 Barba "Non è l'esercizio in se stesso che conta - per
esempio fare delle flessioni o dei salti mortali
- ma la giustificazione data da ciascuno al
proprio lavoro, una giustificazione che, anche
se banale o difficile da spiegare [...], è
fisiologicamente percettibile, evidente per
l'osservatore".
Eugenio Barba (1936-) è noto come allievo ed amico di Jerzy Grotowski Barba ha modificato il
concetto di lavoro dell'attore avviato dal regista polacco, attraverso una pratica teatrale che porta
7
l'attore a contatto con la propria ricerca interiore. Secondo Barba in una situazione di
7 (Wikipedia.it) 9
rappresentazione organizzata la presenza dell'attore si modella secondo l'utilizzazione extra-
quotidiana del corpo-mente, ed è ciò che si chiama tecnica. La base pre-espressiva costituisce il
livello di organizzazione elementare del teatro. La professione dell'attore inizia con l'assimilazione