Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 9
Sviluppo sostenibile (28889) Pag. 1 Sviluppo sostenibile (28889) Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 9.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Sviluppo sostenibile (28889) Pag. 6
1 su 9
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Inglese: introduzione

Italiano: Stefano Benni (Il PUB sotto il Mare)

Storia: la crisi petrolifera degli anni '70

Diritto: diritto dell'Ambiente

Impianti: alcuni impianti di produzione energetica alternativi

Costruzioni: il procedimento per costruzione un nuovo fabbricato in una zona sismica
Estratto del documento

Il bar sotto il mare, in particolare, è una raccolta di racconti bizzarri, in cui i clienti del locale sono

decisamente fuori dal comune. Il protagonista giunge al bar un po’ per

caso: inseguendo, incuriosito, un vecchio vestito elegante e con una

gardenia all’occhiello che gli aveva fatto un inchino. Benchè egli volesse

raggiungerlo, camminava troppo forte, finchè ad un tratto si trovò, assieme

all’anziano signore, al molo. Egli discese la scaletta che dal molo calava

alle acque scure. Credendo volesse suicidarsi il protagonista lo incita a non

farlo, ma questo proseguì immergendosi completamente, così lo insegue

tuffandosi. Sott’acqua vede un’insegna di un bar che illuminava di azzurro

l’acqua circostante ed il vecchio che gli porgeva la mano. In breve si

ritrovò all’interno del bar più strambo del mondo, dove sarebbe stato

possibile uscirne solamente raccontando una storia: si trattava infatti del

giorno in cui tutti i clienti raccontavano una storia.

Già nel primo racconto, ovvero quello del primo uomo col cappello: “L’anno del tempo matto”, è

possibile osservare come Benni riesca a colpire con la satira gli aspetti più aberranti della società

moderna: “… L’uva era matura ma era salata, giuro, salata come un’aringa e il vino di quell’anno

era buono solo per condire gli arrosti. La temperatura tornò mite e a novembre arrivarono, in

ritardo, le rondini. Uno sciame di nove milioni. Nessuno usciva più di casa, c’era un vocìo di

diecimila decibel. Le rondini se ne andarono e arrivarono le cicogne. Sganciarono giù più di

sessanta bambini cinesi e ripartirono…”

E’ interessante notare come mette in evidenza la sempre crescente concentrazione di immigrati cui

l’Italia è sempre soggetta. STORIA

LA CRISI PETROLIFERA DEGLI ANNI ‘70

Una tra le principali cause della crisi petrolifera è stata la difficile

situazione del medioriente, ovvero la parte del mondo da cui le

importazioni di petrolio della maggior parte dell’Europa partivano.

La crisi energetica del 1973 fu dovuta principalmente alla improvvisa e

inaspettata interruzione del flusso dell'approvvigionamento

di petrolio proveniente dalle nazioni appartenenti all'Opec (Organization

of the Petroleum Exporting Countries) a causa dei fatti qui a seguire.

Nell'ottobre del 1973, il giorno dello Yom Kippur, l'esercito egiziano

attaccò Israele da sud, ovvero dalla penisola del Sinai di concerto con

quello siriano che attaccò invece da nord, dalle alture del Golan. Israele

si trovò in grave difficoltà durante i primi giorni della guerra, ma dopo i

primi momenti di smarrimento iniziale l'esercito israeliano risultò vincente su entrambi i fronti,

tanto da minacciare Il Cairo. La guerra finì dopo una ventina di giorni con la proclamazione di un

cessate-il-fuoco tra le due parti. Durante i combattimenti Egitto e Siria furono aiutati e supportati

dalla quasi totalità dei Paesi arabi e anti-americani, mentre Israele fu appoggiato da Stati Uniti e dei

Paesi europei. Ed è per questo motivo che i Paesi Arabi appartenenti all'Opec bloccarono le proprie

esportazioni di petrolio verso questi paesi.

Questo processo portò all'innalzamento vertiginoso del prezzo del petrolio, che in molti casi

aumentò più del triplo rispetto alle tariffe precedenti. I governi dei Paesi dell'Europa Occidentale, i

più colpiti dal rincaro del prezzo del petrolio, vararono provvedimenti per diminuire il consumo di

questo e per evitare gli sprechi. In Italia il governo varò un piano nazionale di

“austerity economica” per il risparmio energetico che prevedeva cambiamenti immediati: il divieto

di circolare in auto la domenica, la fine anticipata dei programmi televisivi, la riduzione

dell'illuminazione stradale e commerciale. Insieme a questi provvedimenti con effetti immediati, il

governo impostò anche una riforma energetica complessiva con la costruzione, da parte dell'Enel,

di centrali nucleari per limitare l'uso del greggio.

In Europa Occidentale la crisi energetica portò anche alla ricerca di nuove fonti di

approvvigionamento, che diede anche risultati positivi: la Norvegia trovò sui fondali del Mar del

Nord nuovi giacimenti petroliferi, la Danimarca avviò un programma di incentivi e supporto alla

nascente industria dell'energia eolica. Ci fu poi un forte interesse verso nuove fonti di

energia alternative al petrolio, come il gas naturale e l'energia atomica per cercare di limitare l'uso

del greggio e quindi anche la dipendenza energetica dai Paesi detentori di questa risorsa. Infatti si

diffuse la consapevolezza della fragilità e della precarietà del sistema produttivo occidentale, le cui

basi poggiavano sui rifornimenti di energia da parte di una tra le zone più instabili del pianeta. E le

conseguenze della crisi energetica non tardarono a manifestarsi anche sul sistema industriale, che

infatti non conobbe più i tassi di crescita registrati nei decenni precedenti. Negli Stati Uniti la

situazione fu meno problematica, data la minor dipendenza energetica dai Paesi Arabi produttori di

greggio. Nell'Europa dell'Est gli effetti della crisi furono gravi, perché mancavano i soldi per

trasformare e modernizzare gli impianti industriali, che si avviarono ad una lenta decadenza.

Per quanto riguarda invece i Paesi arabi detentori dell'oro nero, le conseguenze della crisi energetica

furono positive poiché le entrate degli Stati aumentarono in maniera considerevole, anche se spesso

questa maggiore disponibilità finanziaria non portò considerevoli vantaggi alla popolazione. Per

esempio tra Iran e Iraq, due paesi produttori di petrolio, scoppiò una guerra con gravi lutti per la

popolazione civile. Ma questi combattimenti posero fine anche alle alte tariffe petrolifere perché

Arabia Saudita e altri Paesi dell'Opec aumentarono l'estrazione di petrolio e quindi il prezzo del

greggio diminuì. La “crisi energetica del 1973” era terminata.

La crisi energetica cambiò certamente la mentalità della

popolazione su alcuni importanti temi. Si diffuse una maggior

consapevolezza dell'instabilità del sistema produttivo e si

considerò la minore importanza del petrolio, che non fu più visto

come l'unica fonte di energia possibile. Con la crisi energetica del

1973 cominciarono ad entrare nel vocabolario comune nuove

parole come “ecologia” e “risparmio energetico”, simboli di un

cambiamento di mentalità della società europea.

DIRITTO

In Italia la parte prevalente di leggi in materia ambientale sono diretta

attuazione di trattati e convenzioni internazionali o di norme dell’Unione

europea. L’esistenza di un diritto internazionale dell’ambiente si giustifica

con il fatto che i fenomeni di inquinamento non incontrano ostacoli nelle

frontiere tra gli stati, diffondendosi a ruota libera nell’intero pianeta

attraverso le correnti dei vènti.

Già dal 1945 la tutela di questa materia entra nei programmi delle

organizzazioni internazionali. Anche se la Carta dell’ONU non ne fa

menzione, è plausibile che sia stata presa in considerazione tra i problemi

economici, sociali, culturali ed umanitari affrontati da quel documento. In alcuni organismi

dell’ONU vi sono disposizioni come la conservazione delle risorse naturali presenti nella carta

istitutiva della FAO e la tutela dell’ambiente che rientra nei programmi dell’UNESCO.

Volte alla salvaguardia dell’ambiente sono state fatte delle conferenze, tra le più importanti:

 di Stoccolma (1988), la quale coincide con il rilancio della tutela internazionale

dell’ambiente, dove si decise che ne sarebbe stata convocata un’altra a Rio al fine di

arrestare il degrado dell’ambiente e di porre le basi per uno “sviluppo sostenibile”

nell’intero pianeta.

 di Rio (1992), dove si sono cercate di risolvere situazioni alle quali non era stato possibile

raggiungere un accordo globale; ora si pongono le basi per la cooperazione internazionale.

Di particolare importanza è il principio emerso da questa conferenza secondo il quale “chi

inquina paga” e normalmente chi inquina è il produttore, al quale può esser chiesto di

assumersi il carico delle misure necessarie per un adeguato riequilibrio ambientale ed al

quale può esser imposta un’ecotassa su determinati prodotti. Questo allo scopo di

incentivare quest’ultimo all’adottare tecnologìe caratterizzate da un minore impatto

ambientale.

 di Kyoto (1997) nella quale si fece un importante passo nella soluzione dei problemi

ambientali e nell’individuazione, in termini generali, della “sostenibilità dello sviluppo” a

cui seguì la creazione del “protocollo di Kyoto” con funzione di tutelare l’ambiente

mondiale ed a cui tutti gli stati partecipanti avrebbero dovuto aderire, anche se Stati Uniti e

Giappone non aderirono ad una parte del protocollo: quello della caccia alle balene; in

quanto la sospensione dell’attività avrebbe leso alla loro economìa.

Fonte importante del diritto dell’ambiente è rappresentata dai trattati

e dagli atti normativi dell’Unione europea. In seguito ad una serie di

provvedimenti volti alla conservazione della flora e della fauna

selvatiche, la tutela ambientale a livello comunitario trova formale

riconoscimento nell’Atto unico europeo del 1986, e nei successivi

importanti sviluppi nel Trattato di Maaestricht e nel trattato di

Amsterdam.

Il “diritto comunitario dell’ambiente” è costituito da “regolamenti”

e “direttive” dove quest’ultime, attraverso gli “atti di attuazione”,

impegnano gli stati, cui sono destinate, al raggiungimento di un determinato risultato. I regolamenti

intendono invece sostituire la disciplina comunitaria a quella nazionale e sono obbligatori, in tutti i

loro elementi, per le istituzioni comunitarie, per gli stati membri e per i loro cittadini.

La legge 8 Luglio 1986 n. 349 istituiva il “Ministero dell’Ambiente”, al quale spettavano i compiti

di programmazione, di indirizzo e di coordinamento nei confronti dell’attività amministrativa

regionale; di misure di salvaguardia da opere, lavori ed attività pregiudizievoli per l’ambiente. Il

d.lgs. 112/98 prevede che rimangano allo Stato, e quindi al Ministero dell’Ambiente, soltanto le

funzioni riguardanti la fissazione dei principi generali e dei criteri base, mentre alle Regioni spetta il

compito di programmare e gestire direttamente gli interventi sul territorio ed in particolare, secondo

il principio di unicità e sussidiarietà, le funzioni amministrative nelle materie di:

 parchi e riserve nazionali

 inquinamento delle acque

 inquinamento acustico, armosferisco ed elettromagnetico

 risorse idriche e difesa del suolo

Nei casi in cui, dall’inerzia da parte delle Regioni rispetto ai compiti loro attribuiti, possa derivare

inadempimento agli obblighi che scaturiscono dall’appartenenza all’Unione europea, allo Stato

viene attribuito un “potere sostitutivo”. IMPIANTI

Il recente referendum popolare ha bloccato l’attivazione di centrali nucleari. L’Italia necessita

dunque di nuove fonti di energìa, essendo il petrolio sempre più caro e sempre meno disponibile,

nonché un potenziale killer della stirpe umana. La scienza delle tecnologìe di produzione energetica

alternativa è sempre più vasta e sempre nuovi sistemi stanno nascendo. I classici sistemi di

produzione sono l’eolico, il solare, le biomasse e la geotermica.

Numerosi altri sistemi sono tuttavia stati scoperti ed hanno incrementato l’efficienza dei precedenti

sistemi di produzione energetica. A citarne qualcuno sono:

 la creazione di energìa sfruttando il moto delle onde marine;

 l’utilizzo di una “torre solare”: si tratta di una progetto già portato a termine in Spagna nel

1982 che utilizza il moto convettivo ascensionale

dell’aria calda riscaldata da dei pannelli e facendo

passare questa attraverso una torre centrale alta

195m, con posizionate una serie di turbine al suo

interno. Visto il successo del progetto pilota

spagnolo con la sua produzione di 50 kwatt,

l’Australia, per la precisione la società

“EnviroMission”, sta da diversi anni lavorando

Dettagli
Publisher
9 pagine
202 download