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Italiano: Stefano Benni (Il PUB sotto il Mare)
Storia: la crisi petrolifera degli anni '70
Diritto: diritto dell'Ambiente
Impianti: alcuni impianti di produzione energetica alternativi
Costruzioni: il procedimento per costruzione un nuovo fabbricato in una zona sismica
Il bar sotto il mare, in particolare, è una raccolta di racconti bizzarri, in cui i clienti del locale sono
decisamente fuori dal comune. Il protagonista giunge al bar un po’ per
caso: inseguendo, incuriosito, un vecchio vestito elegante e con una
gardenia all’occhiello che gli aveva fatto un inchino. Benchè egli volesse
raggiungerlo, camminava troppo forte, finchè ad un tratto si trovò, assieme
all’anziano signore, al molo. Egli discese la scaletta che dal molo calava
alle acque scure. Credendo volesse suicidarsi il protagonista lo incita a non
farlo, ma questo proseguì immergendosi completamente, così lo insegue
tuffandosi. Sott’acqua vede un’insegna di un bar che illuminava di azzurro
l’acqua circostante ed il vecchio che gli porgeva la mano. In breve si
ritrovò all’interno del bar più strambo del mondo, dove sarebbe stato
possibile uscirne solamente raccontando una storia: si trattava infatti del
giorno in cui tutti i clienti raccontavano una storia.
Già nel primo racconto, ovvero quello del primo uomo col cappello: “L’anno del tempo matto”, è
possibile osservare come Benni riesca a colpire con la satira gli aspetti più aberranti della società
moderna: “… L’uva era matura ma era salata, giuro, salata come un’aringa e il vino di quell’anno
era buono solo per condire gli arrosti. La temperatura tornò mite e a novembre arrivarono, in
ritardo, le rondini. Uno sciame di nove milioni. Nessuno usciva più di casa, c’era un vocìo di
diecimila decibel. Le rondini se ne andarono e arrivarono le cicogne. Sganciarono giù più di
sessanta bambini cinesi e ripartirono…”
E’ interessante notare come mette in evidenza la sempre crescente concentrazione di immigrati cui
l’Italia è sempre soggetta. STORIA
LA CRISI PETROLIFERA DEGLI ANNI ‘70
Una tra le principali cause della crisi petrolifera è stata la difficile
situazione del medioriente, ovvero la parte del mondo da cui le
importazioni di petrolio della maggior parte dell’Europa partivano.
La crisi energetica del 1973 fu dovuta principalmente alla improvvisa e
inaspettata interruzione del flusso dell'approvvigionamento
di petrolio proveniente dalle nazioni appartenenti all'Opec (Organization
of the Petroleum Exporting Countries) a causa dei fatti qui a seguire.
Nell'ottobre del 1973, il giorno dello Yom Kippur, l'esercito egiziano
attaccò Israele da sud, ovvero dalla penisola del Sinai di concerto con
quello siriano che attaccò invece da nord, dalle alture del Golan. Israele
si trovò in grave difficoltà durante i primi giorni della guerra, ma dopo i
primi momenti di smarrimento iniziale l'esercito israeliano risultò vincente su entrambi i fronti,
tanto da minacciare Il Cairo. La guerra finì dopo una ventina di giorni con la proclamazione di un
cessate-il-fuoco tra le due parti. Durante i combattimenti Egitto e Siria furono aiutati e supportati
dalla quasi totalità dei Paesi arabi e anti-americani, mentre Israele fu appoggiato da Stati Uniti e dei
Paesi europei. Ed è per questo motivo che i Paesi Arabi appartenenti all'Opec bloccarono le proprie
esportazioni di petrolio verso questi paesi.
Questo processo portò all'innalzamento vertiginoso del prezzo del petrolio, che in molti casi
aumentò più del triplo rispetto alle tariffe precedenti. I governi dei Paesi dell'Europa Occidentale, i
più colpiti dal rincaro del prezzo del petrolio, vararono provvedimenti per diminuire il consumo di
questo e per evitare gli sprechi. In Italia il governo varò un piano nazionale di
“austerity economica” per il risparmio energetico che prevedeva cambiamenti immediati: il divieto
di circolare in auto la domenica, la fine anticipata dei programmi televisivi, la riduzione
dell'illuminazione stradale e commerciale. Insieme a questi provvedimenti con effetti immediati, il
governo impostò anche una riforma energetica complessiva con la costruzione, da parte dell'Enel,
di centrali nucleari per limitare l'uso del greggio.
In Europa Occidentale la crisi energetica portò anche alla ricerca di nuove fonti di
approvvigionamento, che diede anche risultati positivi: la Norvegia trovò sui fondali del Mar del
Nord nuovi giacimenti petroliferi, la Danimarca avviò un programma di incentivi e supporto alla
nascente industria dell'energia eolica. Ci fu poi un forte interesse verso nuove fonti di
energia alternative al petrolio, come il gas naturale e l'energia atomica per cercare di limitare l'uso
del greggio e quindi anche la dipendenza energetica dai Paesi detentori di questa risorsa. Infatti si
diffuse la consapevolezza della fragilità e della precarietà del sistema produttivo occidentale, le cui
basi poggiavano sui rifornimenti di energia da parte di una tra le zone più instabili del pianeta. E le
conseguenze della crisi energetica non tardarono a manifestarsi anche sul sistema industriale, che
infatti non conobbe più i tassi di crescita registrati nei decenni precedenti. Negli Stati Uniti la
situazione fu meno problematica, data la minor dipendenza energetica dai Paesi Arabi produttori di
greggio. Nell'Europa dell'Est gli effetti della crisi furono gravi, perché mancavano i soldi per
trasformare e modernizzare gli impianti industriali, che si avviarono ad una lenta decadenza.
Per quanto riguarda invece i Paesi arabi detentori dell'oro nero, le conseguenze della crisi energetica
furono positive poiché le entrate degli Stati aumentarono in maniera considerevole, anche se spesso
questa maggiore disponibilità finanziaria non portò considerevoli vantaggi alla popolazione. Per
esempio tra Iran e Iraq, due paesi produttori di petrolio, scoppiò una guerra con gravi lutti per la
popolazione civile. Ma questi combattimenti posero fine anche alle alte tariffe petrolifere perché
Arabia Saudita e altri Paesi dell'Opec aumentarono l'estrazione di petrolio e quindi il prezzo del
greggio diminuì. La “crisi energetica del 1973” era terminata.
La crisi energetica cambiò certamente la mentalità della
popolazione su alcuni importanti temi. Si diffuse una maggior
consapevolezza dell'instabilità del sistema produttivo e si
considerò la minore importanza del petrolio, che non fu più visto
come l'unica fonte di energia possibile. Con la crisi energetica del
1973 cominciarono ad entrare nel vocabolario comune nuove
parole come “ecologia” e “risparmio energetico”, simboli di un
cambiamento di mentalità della società europea.
DIRITTO
In Italia la parte prevalente di leggi in materia ambientale sono diretta
attuazione di trattati e convenzioni internazionali o di norme dell’Unione
europea. L’esistenza di un diritto internazionale dell’ambiente si giustifica
con il fatto che i fenomeni di inquinamento non incontrano ostacoli nelle
frontiere tra gli stati, diffondendosi a ruota libera nell’intero pianeta
attraverso le correnti dei vènti.
Già dal 1945 la tutela di questa materia entra nei programmi delle
organizzazioni internazionali. Anche se la Carta dell’ONU non ne fa
menzione, è plausibile che sia stata presa in considerazione tra i problemi
economici, sociali, culturali ed umanitari affrontati da quel documento. In alcuni organismi
dell’ONU vi sono disposizioni come la conservazione delle risorse naturali presenti nella carta
istitutiva della FAO e la tutela dell’ambiente che rientra nei programmi dell’UNESCO.
Volte alla salvaguardia dell’ambiente sono state fatte delle conferenze, tra le più importanti:
di Stoccolma (1988), la quale coincide con il rilancio della tutela internazionale
dell’ambiente, dove si decise che ne sarebbe stata convocata un’altra a Rio al fine di
arrestare il degrado dell’ambiente e di porre le basi per uno “sviluppo sostenibile”
nell’intero pianeta.
di Rio (1992), dove si sono cercate di risolvere situazioni alle quali non era stato possibile
raggiungere un accordo globale; ora si pongono le basi per la cooperazione internazionale.
Di particolare importanza è il principio emerso da questa conferenza secondo il quale “chi
inquina paga” e normalmente chi inquina è il produttore, al quale può esser chiesto di
assumersi il carico delle misure necessarie per un adeguato riequilibrio ambientale ed al
quale può esser imposta un’ecotassa su determinati prodotti. Questo allo scopo di
incentivare quest’ultimo all’adottare tecnologìe caratterizzate da un minore impatto
ambientale.
di Kyoto (1997) nella quale si fece un importante passo nella soluzione dei problemi
ambientali e nell’individuazione, in termini generali, della “sostenibilità dello sviluppo” a
cui seguì la creazione del “protocollo di Kyoto” con funzione di tutelare l’ambiente
mondiale ed a cui tutti gli stati partecipanti avrebbero dovuto aderire, anche se Stati Uniti e
Giappone non aderirono ad una parte del protocollo: quello della caccia alle balene; in
quanto la sospensione dell’attività avrebbe leso alla loro economìa.
Fonte importante del diritto dell’ambiente è rappresentata dai trattati
e dagli atti normativi dell’Unione europea. In seguito ad una serie di
provvedimenti volti alla conservazione della flora e della fauna
selvatiche, la tutela ambientale a livello comunitario trova formale
riconoscimento nell’Atto unico europeo del 1986, e nei successivi
importanti sviluppi nel Trattato di Maaestricht e nel trattato di
Amsterdam.
Il “diritto comunitario dell’ambiente” è costituito da “regolamenti”
e “direttive” dove quest’ultime, attraverso gli “atti di attuazione”,
impegnano gli stati, cui sono destinate, al raggiungimento di un determinato risultato. I regolamenti
intendono invece sostituire la disciplina comunitaria a quella nazionale e sono obbligatori, in tutti i
loro elementi, per le istituzioni comunitarie, per gli stati membri e per i loro cittadini.
La legge 8 Luglio 1986 n. 349 istituiva il “Ministero dell’Ambiente”, al quale spettavano i compiti
di programmazione, di indirizzo e di coordinamento nei confronti dell’attività amministrativa
regionale; di misure di salvaguardia da opere, lavori ed attività pregiudizievoli per l’ambiente. Il
d.lgs. 112/98 prevede che rimangano allo Stato, e quindi al Ministero dell’Ambiente, soltanto le
funzioni riguardanti la fissazione dei principi generali e dei criteri base, mentre alle Regioni spetta il
compito di programmare e gestire direttamente gli interventi sul territorio ed in particolare, secondo
il principio di unicità e sussidiarietà, le funzioni amministrative nelle materie di:
parchi e riserve nazionali
inquinamento delle acque
inquinamento acustico, armosferisco ed elettromagnetico
risorse idriche e difesa del suolo
Nei casi in cui, dall’inerzia da parte delle Regioni rispetto ai compiti loro attribuiti, possa derivare
inadempimento agli obblighi che scaturiscono dall’appartenenza all’Unione europea, allo Stato
viene attribuito un “potere sostitutivo”. IMPIANTI
Il recente referendum popolare ha bloccato l’attivazione di centrali nucleari. L’Italia necessita
dunque di nuove fonti di energìa, essendo il petrolio sempre più caro e sempre meno disponibile,
nonché un potenziale killer della stirpe umana. La scienza delle tecnologìe di produzione energetica
alternativa è sempre più vasta e sempre nuovi sistemi stanno nascendo. I classici sistemi di
produzione sono l’eolico, il solare, le biomasse e la geotermica.
Numerosi altri sistemi sono tuttavia stati scoperti ed hanno incrementato l’efficienza dei precedenti
sistemi di produzione energetica. A citarne qualcuno sono:
la creazione di energìa sfruttando il moto delle onde marine;
l’utilizzo di una “torre solare”: si tratta di una progetto già portato a termine in Spagna nel
1982 che utilizza il moto convettivo ascensionale
dell’aria calda riscaldata da dei pannelli e facendo
passare questa attraverso una torre centrale alta
195m, con posizionate una serie di turbine al suo
interno. Visto il successo del progetto pilota
spagnolo con la sua produzione di 50 kwatt,
l’Australia, per la precisione la società
“EnviroMission”, sta da diversi anni lavorando