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Introduzione Sviluppo delle Indagini, tesina
Il mondo delle indagini mi ha sempre affascinato sin da piccolo, quando all’età di 7 o 8 anni, mentre gli altri miei coetanei sognavano di fare il calciatore o l’astronauta, io mi immaginavo già ispettore, con quel cappotto lungo, quel cappello così strano e quell’aria sempre posata e un poco misteriosa. La ricerca di indizi, il ragionamento logico e lo smascheramento dell’identikit dell’assassino sono temi che hanno segnato profondamente la prima parte della mia vita e in particolar modo gli anni liceali, per questo motivo ho deciso di sviluppare una tesina di maturità su questi argomenti. L’indagine, oltre a richiamare i numerosi ambiti scientifici studiati in questi cinque anni, si serve della logica deduttiva, quella forma di pensiero che si estranea dalle normali discipline letterarie o di studio, ma che questa scuola, forse più di altre, ha saputo sviluppare nella personalità di ciascuno studente. Ho cercato, nella mia tesina, di far coincidere la passione personale per l’investigazione con ciò che ho imparato in questi anni, approfondendo, quando era necessario, l’argomento.[…]
Ho scelto questo titolo perché tesi è sinonimo di convincere, argomentare e sottolineare ciò che crediamo e pensiamo. Una semplice esposizione teorica sarebbe stata sicuramente più facile, ma lontana dallo scopo della cosiddetta “tesina”. Dimostrare come le indagini e il modo di operare in campo investigativo siano cambiati nel corso del tempo è una sfida che mi è stata proposta qualche tempo fa’ e che ho deciso di affrontare in queste pagine, come termine di un cammino che rimarrà impresso nel cuore e soprattutto nella mente.”
Collegamenti
Sviluppo delle Indagini, tesina
Italiano - Il giallo, Arthur Conan Doyle, Sherlock Holme.
Inglese - Età Vittoriana, La Londra criminale di fine '800, Jack lo squartatore e i suoi crimini.
Filosofia - Sigmund Freud e il suo paragrafo: "I Criminali per Senso di Colpa".
Storia - Il caso Moro, indagini e inchieste sull'assassinio delle Brigate Rosse.
Matematica/Fisica - Il moto di un proiettile, equazioni e massimi minimi, calcolo dell'angolo per cui la gittata assume valore massimo.
Scienze - L'importanza del DNA nelle indagini moderne.
Aldo Moro tenuto in ostaggio
punta più bassa del funzionamento dei servizi dalle Brigate Rosse
informativi e di sicurezza”. L'opinione delle forze politiche si divise sul
sequestro Moro: la Democrazia Cristiana, lacerata in due, vedeva il Partito
Comunista Italiano e i numerosi partiti laici non appoggiare un compromesso
con i terroristi in quanto esso avrebbe significato una pericolosa resa dello
stato italiano. Dall'altra parte il Psi, seguito da altri gruppi minori, faceva
prevalere le ragioni umanitarie, suggerendo compromessi per la liberazione
dello statista. Dopo cinquantacinque giorni di prigionia Aldo Moro venne
ucciso e i brigatisti fecero trovare il suo corpo in via Caetani, nel centro di
Roma. Il sequestro del segretario della Dc segnò il culmine del terrorismo per
le Brigate Rosse. Solo negli anni seguenti uno sviluppo della vigilanza interna
e l'eccezionale impegno delle forze dell'ordine portarono a dei successi
23
contro questa strategia del terrore. Nel 1980 una legge molto discussa, ma
infine concessa, la quale prevedeva forti sconti di pena ai terroristi arrestati
che accettavano di collaborare con la giustizia, si rivelò efficace nell'arresto
di numerosi bande organizzate che videro, verso la fine del Novecento, un
netto calo.
Sebbene il delitto di Aldo Moro sia stato attribuito subito alle Brigate Rosse,
che ne rivendicarono la responsabilità, ci sono punti dell’indagine che ancora
oggi rimangono avvolti nel mistero, uno fra tutti la mancata efficienza del
sistema giudiziario e investigativo che si verificò nei cinquantacinque giorni
successivi al sequestro del giurista di Lecce.
Gli sviluppi delle indagini sull’assassinio di Aldo Moro
A trentotto anni di distanza dal sequestro Moro e dall’uccisione della sua
scorta, le questioni rimaste irrisolte sono molteplici. Alcuni si chiedono se vi
sia stato il coinvolgimento di qualche intelligence (non necessariamente
italiana) o se sia stata tutta opera delle Brigate rosse, o ancora se ci sia stato
un collegamento tra la sua sparizione e il primo storico compromesso politico
della storia della Repubblica, voluto fortemente da Moro in persona e
appoggiato dalla maggioranza?
Le indagini successive al delitto si rivelarono un vero e proprio buco
nell’acqua. Vennero analizzate lettere scritte dallo stesso Aldo Moro nei
cinquantacinque giorni di prigionia, cercando indizi circa la posizione del
covo brigatista senza alcun successo.
Venne poi ricostruita la possibile dinamica
della strage di via Fani, che lasciò però di
fatto aperte numerose ipotesi circa il
numero dei brigatisti coinvolti e la
dinamica dell’accaduto. Gli undici bossoli
che attraversarono la Fiat 130 e uccisero
Fotografia della strage di via Fani poche
ore dopo il rapimento di Aldo Moro e gli uomini della sua scorta, sembrerebbero
l’uccisione degli uomini della sua scorta
essere stati sparati dal lato destro della macchina da due dei probabili cinque
killer terroristici. Restarono però forti dubbi sul numero dei cecchini che
freddarono gli altri accompagnatori di Moro, situati dietro di lui su un’ Alfetta
24
bianca. Sebbene infatti nelle deposizioni dei brigatisti compare più volte il
due associato al numero degli sparatori della seconda macchina, le indagini
balistiche sul telaio dell’automobile bianca rivelarono la presenza di un terzo
individuo situato nella posizione opposta ai primi due, che sparò verso il lato
destro della vettura. La corruzione politica e le costanti minacce da parte di
gruppi estremisti fecero sì che le indagini non si svolsero nel pieno
dell’efficacia.
Nel 2014 è stata istituita una Commissione d’inchiesta presieduta dal Partito
Democratico e in particolare dall’onorevole Giuseppe Fioroni, che ha il
compito di far chiarezza su quelle tragiche vicende che segnarono la storia
dell’Italia. Oltre ad aver raccolto circa quattrocento pagine di deposizioni e
indizi, grazie alle nuove tecnologie si è infatti potuto comparare il contenuto
di audiocassette a suo tempo sequestrate in alcuni covi delle Brigate Rosse
con alcuni profili vocali al fine di arrestare i responsabili della tragedia. Si è
poi riusciti ad identificare, tramite nuovi e sofisticati software, alcuni volti di
persone che compaiono nei filmati di via Fani e delle aree adiacenti, il 16
marzo 1978. Di notevole importanza è l’esame del DNA ancora in corso sui
frammenti rinvenuti dagli abiti di Aldo Moro e dalla Fiat 128 usata per
l’agguato, nella quale furono rinvenute, tra le altre cose, trentanove
mozziconi di sigaretta. Stando alle indagini più recenti, sembrerebbero poi
venti gli uomini che contribuirono al rapimento dell'onorevole democristiano
e non dodici come invece si evince dai documenti delle autorità giudiziarie.
Rimangono comunque forti dubbi sul perché, ad esempio, in trentotto anni di
indagini non sia mai stato citato sulla lista dei sospettati il bar Olivetti, posto
a pochi metri dall’agguato, che quella mattina figurava chiuso secondo le
rilevazioni del passato, ma che era aperto stando a quanto riferirono i
testimoni. Rimane poi il mistero sulla presenza o meno di altri gruppi
organizzati oltre ai brigatisti rossi. Tra i possibili collaboratori della banda
estremista ricordiamo la pista della ‘ndrangheta, la pista tedesca, quella
americana e quella palestinese.
Sebbene siano state più di mille le persone ascoltate dai giudici nel corso
degli anni e quasi settanta quelle incarcerate con l’accusa di aver contribuito
alla strage di via Fani, il delitto Moro rimane ancora oggi un nodo cruciale che
merita di essere risolto. Le nuove tecnologie hanno contribuito a fare passi
25
avanti rispetto alle tecniche adoperate negli anni Ottanta, ma ciò non si è
ancora dimostrato sufficientemente efficacie a chiudere le indagini sul
delitto, che ad oggi rimane del tutto aperto.
Il moto di un proiettile
Dimostrazione dell’equazione del moto di un proiettile
Importante dal punto di vista balistico è il moto che un proiettile assume
nello spazio bidimensionale. Solo andando a studiare l’equazione di un
proiettile e quindi il grafico di essa è possibile analizzare la pericolosità che
un corpo assume a una velocità iniziale di circa 350 m/s (è circa la velocità
con cui la pallottola esce dalla canna di una pistola).
⃗
Il vettore velocità iniziale è a sua volta composto da due vettori di
v 0 ⃗ ⃗
componente verticale ed orizzontale, rispettivamente e secondo
v v
0y 0x
seguente rappresentazione schematica:
y y ⃗ ⃗
v v
0y 0
⃗
g α
x ⃗
v 0x
x
risulta quindi che: 26 (01)
= cos α
v v
0x 0
= sen α (02)
v v
0y 0 ⃗
considerando che la velocità temporale che assume un corpo sparato in
v t
g t
alto, dotato di acelerazione gravitazionale in un tempo è:
t +
⃗ ⃗ ⃗
= -
v g v 0
(04)
(il segno meno è dovuto al fatto che la forza di gravità ha vettore opposto
rispetto al moto ascendente del proiettile) t
l’altezza di un proiettile dall’istante 0 all’istante sarà quindi data dalla
risoluzione dell’equazione (04) in forma differenziale:
dy t +
−g
= v 0
dx t
∫ ( )
−¿+
dy=¿ v dy
0
0 y
∫ ¿
0
y t
ne deriva che all’istante ha la seguente relazione: 2
t
y – t
= +
g v 0y
2 (05)
il moto sull’asse orizzontale (senza forze di attrito) non risente di alcun tipo
x
di forza, per cui la velocità, la proiezione del proiettile sull’asse e il tempo
di volo saranno rispettivamente: (06)
=
v v 0x
x t (07)
=
x v 0x
x
t = (08)
v 0 x
(08) (05)
sostituendo la nella relazione si ottiene la legge del moto:
27 2
x x
1 g
– (09)
=
y v 0y v 2
2 v
0 x 0 x
(09) (01) (02)
sostituendo nella la e la ne risulta: 2
v sen α x
1
0 g
–
x
=
y 2 2
2
v cos α v cos α
0 0
ovvero: 2
x
1 g
– (10)
=
y x tgα 02 2
2 v cos α
Calcolo dell’angolo per il quale la gittata assume valore
massimo
Per calcolare l’angolo di sparo per il quale la gittata assume valore massimo
prenderemo in considerazione un caso particolare, accaduto la notte del 31
dicembre 2003 a Los Angeles. In quell’occasione un uomo, stando alle
dichiarazioni della sua compagna, lamentò un dolore improvviso alla spalla,
con successiva perdita di sangue e decesso poco dopo. Gli agenti di polizia si
trovarono subito spiazzati da quanto era accaduto, tanto che ci vollero
numerosi esami prima di attribuire la vera causa della morte dell’uomo.
(10),
Considerando più in dettaglio lo studio della relazione è possibile
andare a determinare la gittata massima che un proiettile sparato a una
⃗
velocità iniziale può coprire.
v 0
La matematica, con l’appoggio della fisica, in questo caso ci può dare una
risposta a quanto accaduto, semplicemente prendendo in considerazione le
incredibili proprietà che un oggetto di ferro sparato a una velocità di circa
350 m/s possiede. Si scoprirà infatti che trascurando gli attriti con l’aria una
pallottola avente angolo di gittata massimo, può arrivare oltre i 10 km di
distanza dal punto di sparo (nella realtà sono pochi i proiettili che hanno una
gittata di oltre i 2 km, poiché le forze di moto vengono contrastate dal
vettore attrito con l’aria). 28
come già dimostrato l’equazione del moto parabolico di un proiettile è dato
(10).
dalla relazione
dal momento in cui la gittata è definita come la distanza che separa il punto
di partenza di un corpo lanciato in direzione obliqua, verso l'alto, al punto in
y
cui esso torna al suolo, si avrà il punto di gittata quando = 0:
2
⃗
v sen α x
1
0 g
– = 0
x 02 2
2
⃗
v cos α ⃗
v cos α
0
quindi: ⃗
v sen α
2
x
1 0
=x
g 2 2 ⃗
v cos α
2 ⃗
v cos α 0
0 02
⃗
2 v sen α cos α
x= g
ovvero: 02
⃗
v sen 2 α (11)
x= g
calcolando la derivata prima in funzione di è possibile andare a
α
determinare l’angolo per cui la gittata è un punto di massimo o un punto di
minimo. Mettendo poi a sistema le soluzioni possiamo determinare qua