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Introduzione Stampa in 3D e Bioprinting, tesina
Questa tesina descrive la tecnologia al servizio della scienza attraverso la stampa in 3D e Bioprinting. Il tissue engineering (Ingegneria dei Tessuti TE) è una scienza multidisciplinare che, attraverso i principi della chimica, della biochimica, della medicina, dell'ingegneria, della fisica e della matematica, si propone di costruire in vitro tessuti biologici (epiteliali, vascolari, nervosi, ossei, cartilaginei,…) destinati alla sostituzione di parti del corpo umano danneggiate o affette da patologie. E’ un campo di ricerca multidisciplinare emerso recentemente all’interno dell’area dei biomateriali che sta avendo una crescente diffusione nella comunità scientifica. I primi articoli in cui si cominciò a parlare delle tecniche e degli approcci che confluirono nel tissue engineering furono pubblicati nella seconda metà degli anni ottanta del secolo scorso.
Le pubblicazioni nel corso di questi trent’anni si sono fatte sempre più numerose e ampie. Semplificando, si può dire che le varie tecniche di tissue engineering si compongono da quattro parti fondamentali: -cellule; -molecole biologiche; -scaffold; -fattori di crescita. Per ottenere le cellule da usare vi sono vari metodi, ma una prima distinzione si può fare tra le cellule di tessuti fluidi come il sangue, o le cellule di tessuti solidi come la pelle. Nel primo caso si usano metodi come la centrifugazione o l’aferesi per separare le cellule dagli Altri componenti.
Per quanto riguarda invece le cellule di tessuti solidi si procede prima alla frammentazione del tessuto e poi tramite l’impiego di enzimi, che digeriscono la matrice extracellulare, si ottengono cellule in ambiente liquido che verranno trattate come nel primo caso. Le cellule impiegate possono essere di vario tipo: -autologhe: prelevate dallo stesso individuo su cui sarà eseguito l’impianto. Questo tipo di cellule abbatte drasticamente i problemi di rigetto e di trasmissione di malattie; -allogeniche: provenienti da un donatore della stessa specie; -xenogeniche: ottenute da un donatore di un’altra specie; -staminali: cellule indifferenziate che hanno la capacità crescendo di dividersi in cellule specializzate di vario tipo. Lo Scaffold è un supporto in cui vengono generalmente impiantate le cellule e fornisce un sostegno alla crescita del tessuto. Gli Scaffold possono essere biodegradabili o permanenti, naturali o sintetici, ma devono sempre essere - 4 - biocompatibili. Le funzioni dello Scaffold oltre a quella di sostegno, sono anche di permettere l’adesione e il movimento delle cellule e fungere da trasportatore di fattori biochimici e di sostanze necessarie allo sviluppo delle cellule. Materiali sintetici usati sono ad esempio il PLA (acido polilattico), PGA (acido poliglicolico) e il PCL (acido policaprolattone) e molti altri sviluppati recentemente. Molti materiali naturali sono derivati dalla ECM (matrice extra-cellulare) come fibrina e GAGs ( glicosamminoglicani). Tra i GAGs uno dei più usati è l’acido ialuronico, abbondantemente presente nel nostro organismo. I fattori di crescita o grow factors servono per far maturare il tessuto appena stampato il più velocemente possibile.
Vi è un ampio margine di miglioramento in questo ambito, infatti al momento la tecnica più usata prevede tempi di maturazione anche di mesi. Il passaggio quindi da una struttura allo stato liquido a una solida dove le varie sfere di bioink si sono fuse assieme, è un fattore fondamentale e al momento limitante. Due differenti approcci si sono evidenziati negli ultimi anni: Top-down e Buttom-up. Il primo prevede l’uso di tecniche per controllare e modificare le micro caratteristiche di una grande struttura preesistente. L’approccio Buttom-up prevede l’utilizzo di piccoli blocchi successivamente assemblati insieme. Assomiglia quindi molto a quello che succede in natura dove spesso le strutture complesse sono formate dall’assemblaggio organizzato di unità funzionali elementari. Quindi partendo da piccole unità funzionali tutte uguali, si può formare una più complessa e modulare struttura. Il bioprinting è una tecnica Buttom-up dove le piccole unità funzionali non sono altro che gocce di bioink.
La tesina di maturità permette anche dei collegamenti con le varie materie scolastiche.
Collegamenti
Stampa in 3D e Bioprinting, tesina
Scienze -
Stampa in 3D e Bioprinting, metodi, applicazioni, prospettive
.Matematica -
Curve in 3D nello spazio cartesiano
.B.)
and over after
by
demonstrated tissues diclofenac
m measuring
tissue-like
50
liver tight
Nancy
Vivian Applications and
moderate
tissue-like liver
Production possess induction
with
by 3D
show architecture
human validated treated
of at
demonstrated
tissues Perfomance
tissues
O’Neill, 6275 CYP3A4
Tissue (LDH)
Albumin
Tissue tissues
was bioprinted
bioprinted tissue-like Liver dehydrogenase
of
Liver days
Inc., Liver induction
C.)
Tissue tissues
3D
3D
(3D) 3.
42
M. Red
Green
Bioprinted 3D D.)
3D dense
Bioprinted day
over Blue Bioprinted time.
4.
3. expected
Albumin:
Organovo, at
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tissues E-Cad:
Figure lactate
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A.)
A.)
three-dimensional C.)
Robbins, allow
a
human in observed
that this by known
2D hepatic albumin, parenchymal
realities. 50
tissues drug
are
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models
of populations m Stellates compound
LD in 25
Loss challenges studies
a neotissues responded
phenomena In in in
in neotissues liver
resulted
with
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vitro paraffin-embedded
cultured and
(human
modeling.
vivo including was in
Tissue
Toxicity
been dosed cellular
in [EC] Hepatic
between
in Organovo deposited
human
effect
to Microscopy
liver
better liver
neotissues
acetaminophen
and
biological and 3D
protocols parenchymal
addition include
also cells Liver
predictive when
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and 3D enables
3D
do
toxic the
predictions structures.
isolated providing TM
junctions
The
have 3D
only
(endothelial bioprinted
toxicology of Human
constructs Bioprinter
acetaminophen
In
2176 of liver
formalin-fixed bioprinted
screening examination
functions. Not
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complexity when for
B. entities. of
Therefore, tissues
3D
to types
vitro Light
microvascular hepatotoxin.
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essential composed the
tissue
of format
the
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populations liver
in fields
toxicology hepatocellular for m
and
drug Finally, 25
Justin between physical
the 2.5X
Hepatoctytes
potential
liver
of the
Abstract 3D
features
clinic.
considered cell
MMX
the analysis
reflect new liver
of
mimetics the
with 3D
known
Number: bioprinted Multi-well
neotissues.
in EC-lined Enhancement
the
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primary permit
for of non-parenchymal
impact the
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liver
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to activities
in a
Histological human
non-parenchymal
development modeling. Novogen
demonstrate
are diclofenac,
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major
that
models that producing
non-human bioprinted
retain Human
of they
(LDH)
is major liver
properties values.
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well-organized
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have
culture and medium. plate
molecule
resulting 3D
toxicants,
of results
species-specific
Bioprinted bioprinted M
dehydrogenase
the pace days days, of
vivo 25
will
extrapolate and 1.
human compartments.
lumenized,
of Bioprinted
treatment of
cell enzymatic Multi-well
undertaken. These
one biology
Presentation in
the
42
microenvironment, Cells
the small
lines) Figure
42
these m
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(2D) Features
human
to 25
within
3D
is revealed and
least
slowed up and
the
features
dimensional histology.
cell
for to that Endothelial
liver ethanol of
for development,
of
key
-‐ 36 -‐
differentiation, lactate published to
difficult at transferrin
reasons interrogation
hepatic evidence
cultured were
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demonstrate
human for
lose points parenchymal
phenotypic with A.)
active
which and B.)
by
agents
it
rapidly screening.
two major
liver making and 2.
tissue
to
interrogating be dependent
time combined
and ATP
clear and
similar tissues.
metabolically
Conventional can
hepatocytes, distinct
hepatocytes Figure
biochemical
the maintaining hepatotoxic Human
monolayer, fibrinogen, multiple
the we examining the discovery
key and
stellates)
reported,
in of report, values within
occur these when dose
cells
One A.)
for at
-‐ 37-‐
6.1.2 Biopenna [17]
Stampare tessuto osseo direttamente nella lesione, questo lo scopo della “biopenna”
messa a punto dai ricercatori dell’università di Wollongong, in Australia. La biopenna ha
un funzionamento molto simile a quello di una stampante 3D e crea nuovi strati di
materiale cellulare che vanno a sostituire quelli danneggiati nell’osso del paziente.
Peter Choong, del centro di eccellenza per elettromateriali dell’università australiana, ha
presentato il prototipo, che sarà perfezionato presso l‘ospedale St Vincent’s di Melbourne,
prima di essere sperimentato sull’uomo.
Il dispositivo permette di creare impianti su misura durante l’intervento chirurgico,
eliminando la necessità di prelevare cartilagine e di coltivarla per settimane in laboratorio,
per poi sostituire tessuto danneggiato o malato, ha spiegato Choong: “Andando avanti con
il prototipo, il chirurgo potrà scolpire e ricostruire, nonché personalizzare, il tipo di tessuto
a cui affidare la riparazione ossea”(Figura 6.1.2.1).
Un modo totalmente nuovo di pensare la chirurgia ortopedica, conclude Choong: “La
biopenna permette di preservare il tessuto del paziente e offrirà così un risultato il più
vicino possibile a quello del tessuto originale”.
Figura 6.1.2.1: biopenna
-‐ 38 -‐
6.2 Previsioni future [1]
Grandi aspettative ci sono attorno al bioprinting, ma per poter apprezzare risultati concreti
si dovranno aspettare ancora molti anni. Le sperimentazioni sugli animali sono però già
cominciate con risultati promettenti. Per poter vedere invece interi organi prodotti tramite il
bioprinting, se questo mai avverrà, bisognerà aspettare almeno altri quindici anni, secondo
quanto dicono i maggiori esponenti del campo.
Come detto l’obiettivo finale e più ambizioso che il bioprinting si prefigge è di riuscire a
produrre un intero organo funzionante da poter sostituire nei pazienti che ne necessitino in
alternativa al trapianto.
6.3 Aziende
Oltre al lavoro svolto dai ricercatori nelle università di tutto il mondo, è fondamentale per lo
sviluppo del bioprinting l’interessamento da parte di aziende. Infatti come in tutti i campi di
ricerca, per portare avanti un progetto vi è bisogno di cospicui finanziamenti e spesso
quelli pubblici non sono sufficienti. È necessario quindi l’intervento di soggetti privati che
finanzino la ricerca, vedendo nel risultato finale una possibilità di guadagno.
Al bioprinting si sono interessate già alcune aziende, soprattutto per la realizzazione di
stampanti pensate esclusivamente per questa tecnica. Una compagnia di San Diego,
Organovo, in collaborazione con l’azienda di automazione australiana Invetech, ha
lanciato sul mercato nel 2011 la prima bioprinter. Il costo è ancora molto elevato, 200000
$, ma si spera che, con la produzione e la commercializzazione di altre biostampanti, il
prezzo possa diminuire e le prestazioni migliorare. In competizione con Organovo c’è
l’azienda americana Tengion che si occupa di biotecnologie in ambito clinico. Questa
compagnia possiede i brevetti del professor Atala che hanno permesso di produrre già
alcuni tessuti da impiantare su pazienti, come sezioni di vescica o di intestino e vasi
sanguigni. Altre compagnie già affermate nella produzione delle tradizionali stampanti
inkjet si stanno interessando a questo campo, come la Epson con cui collabora il
professor Nakamura, e la Xerox che sta eseguendo delle ricerche nel Palo Alto Research
Centre (PARC)
-‐ 39-‐
7. CURVE 3D NELLO SPAZIO [4;5;13]
“Com’è possibile che la matematica, pur essendo dopo tutto un prodotto del pensiero umano, che è
indipendente dall’esperienza, si adatti così mirabilmente agli oggetti della realtà?” (Albert Einstein)
“Al suo livello più profondo, la realtà è la matematica della natura.” (Pitagora)
Come prima affermato, l’ugello di una stampante 3d
si muove nello spazio lungo gli assi x, y , z
comandato da un software preinstallato in un
computer. Parlando dal punto di vista matematico
esso si muove nello spazio cartesiano.
Cosa si intende per spazio cartesiano e come si
comportano le curve in esso?
Consideriamo, nello spazio, tre rette orientate x, y e
z come in figura 1 uscenti da un punto O e a due a
due perpendicolari, fissiamo su ciascuna di esse un verso, ed assegniamo inoltre, su
ciascuna retta, un’unita di misura delle lunghezze, di solito comune alle tre rette .
Il punto O intersezione delle tre rette si dice origine del sistema di riferimento e le rette x,
y, z rispettivamente asse delle ascisse, asse delle ordinate, asse delle quote. Ciascuna
coppia di assi coordinati, avendo in comune il punto O, individua un piano: tali piani si
diranno rispettivamente, piano xy, piano xz, piano yz.
Preso un punto qualunque P dello spazio cartesiano, conduciamo da esso tre piani
perpendicolari rispettivamente ai tre assi coordinati e siano P1, P2, P3 le intersezioni di tali
piani rispettivamente con gli assi x, y, z. I numeri relativi associati a P1, P2 e P3 nel
sistema di coordinate fissato su ciascun asse si indicheranno con x y e z , essi si dicono
p, p p
coordinate cartesiane del punto P che si indica con la scrittura P(x ; y ; z). le coordinate di
P si possono anche ottenere nel seguente modo: da P si conduce la perpendicolare PH al
piano xy e le prime due coordinate di P sono rispettivamente, l’ascissa e l’ordinata di H nel
piano xy, la terza coordinata di P è la coordinata associata al punto P3 nell’ asse. Da H si
condu