Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 17
Specchio, specchio delle mie brame Pag. 1 Specchio, specchio delle mie brame Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Specchio, specchio delle mie brame Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Specchio, specchio delle mie brame Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Specchio, specchio delle mie brame Pag. 16
1 su 17
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi

Tesina - Premio maturità  2008

Titolo: Specchio, specchio delle mie brame

Autore: Maria beatrice Lucchesi

Descrizione: con la mia tesina ho voluto ripercorrere la storia della creazione di biancaneve e i sette nani, relazionandola al contesto storico della germania del terzo reich. in seguito ho preso in considerazione due fiabe, tra cui la stessa biancaneve, dal punto di

Materie trattate: storia, filosofia, francese, spagnolo, inglese

Area: umanistica

Sommario: L'idea di scrivere una tesina incentrata inizialmente sul tema di Biancaneve è nata per caso, leggendo su internet la recensione di un libro di Stefano Poggi, La vera storia della regina di Biancaneve, dalla Selva Turingia a Hollywood; il testo racconta, pagina dopo pagina, le varie fasi della creazione di Biancaneve e i sette nani, il primo lungometraggio prodotto dai Walt Disney Studios, prestando particolare attenzione alla figura di Grimhilde, la matrigna cattiva, la cui immagine ricorda quella della statua medioevale di Uta di Ballenstedt, collocata nel Duomo di Naumburg. Ciò che mi ha sorpreso maggiormente andando avanti con la lettura, oltre a scoprire che il Führer amava molto le avventure di Topolino, è stato capire come un cartone animato, apparentemente prodotto per i bambini ed estraneo al contesto storico del suo tempo, potesse in realtà  suscitare così tante polemiche, soprattutto dal punto di vista politico. Per questo, nella prima parte della mia tesina, ho deciso di ripercorrere la storia della realizzazione di Biancaneve e i sette nani, evidenziando in particolare sia le scelte dei fratelli Disney per la creazione del loro capolavoro, sia le reazioni suscitate in seguito alla sua prima proiezione, avvenuta a Los Angeles alla fine del 1937. Successivamente ho preso in considerazione Biancaneve e La Bella e la Bestia non come semplici fiabe da raccontare ai più piccoli per farli addormentare, ma come strumenti per stimolare i bambini ad affrontare i loro difficili problemi interiori e, contemporaneamente, per suggerire soluzioni ai loro turbamenti, facendo leva sull'immaginazione e sulla fantasia. Il proposito di tutte le fiabe, infatti, non è quello di comunicare utili informazioni circa il mondo esterno o di dare insegnamenti sui modi corretti di comportarsi nel mondo (come invece fanno le favole o la religione) ma di chiarire i processi interiori che hanno luogo nei bambini attraverso immagini che parlano direttamente al loro inconscio e che hanno come obiettivo lo sviluppo del Super-Io. In particolare, i bambini hanno bisogno di essere posti di fronte a immagini simboliche che diano loro il coraggio di lottare per districarsi dalle difficoltà  generate dal complesso di Edipo , il problema cruciale dell'infanzia che si sviluppa tra i tre e i cinque anni, superata la cosiddetta fase orale. In realtà  la fiaba rappresenta un genere narrativo che, come la saga, la leggenda, l'aneddoto, rientra nell'ambito dei cosiddetti racconti popolari, antichi quanto la comunicazione orale umana, i quali comprendono tutti i racconti trasmessi con continuità  per periodi più o meno lunghi, indipendentemente dal loro contenuto, dall'epoca, dal luogo in cui vengono narrati e

Estratto del documento

Indice

Introduzione pag. 2

Biancaneve e i sette nani: dagli studi di Hollywood alla Germania del Terzo Reich pag. 4

Un’analisi psicoanalitica della fiaba di Biancaneve pag. 7

La Belle et la Bête : un exemple du cycle fabuleux de l’époux animal pag. 9

Una leyenda costumbrista de Bécquer : La venta de los gatos pag. 11

A voice from Native American culture: House made of Dawn by N. Scott Momaday pag. 13

Bibliografia e sitografia pag. 16

2

Introduzione

L’idea di scrivere una tesina incentrata inizialmente sul tema di Biancaneve è nata per caso,

leggendo su internet la recensione di un libro di Stefano Poggi, La vera storia della regina di

il testo racconta, pagina dopo pagina, le varie

Biancaneve, dalla Selva Turingia a Hollywood;

fasi della creazione di il primo lungometraggio prodotto dai Walt

Biancaneve e i sette nani,

Disney Studios, prestando particolare attenzione alla figura di Grimhilde, la matrigna cattiva,

la cui immagine ricorda quella della statua medioevale di Uta di Ballenstedt, collocata nel

Duomo di Naumburg. Ciò che mi ha sorpreso maggiormente andando avanti con la lettura,

oltre a scoprire che il Führer amava molto le avventure di Topolino, è stato capire come un

cartone animato, apparentemente prodotto per i bambini ed estraneo al contesto storico del

suo tempo, potesse in realtà suscitare così tante polemiche, soprattutto dal punto di vista

politico. Per questo, nella prima parte della mia tesina, ho deciso di ripercorrere la storia della

realizzazione di evidenziando in particolare sia le scelte dei fratelli

Biancaneve e i sette nani,

Disney per la creazione del loro capolavoro, sia le reazioni suscitate in seguito alla sua prima

proiezione, avvenuta a Los Angeles alla fine del 1937.

Successivamente ho preso in considerazione e non come

Biancaneve La Bella e la Bestia

semplici fiabe da raccontare ai più piccoli per farli addormentare, ma come strumenti per

stimolare i bambini ad affrontare i loro difficili problemi interiori e, contemporaneamente, per

suggerire soluzioni ai loro turbamenti, facendo leva sull’immaginazione e sulla fantasia. Il

proposito di tutte le fiabe, infatti, non è quello di comunicare utili informazioni circa il mondo

esterno o di dare insegnamenti sui modi corretti di comportarsi nel mondo (come invece fanno

le favole o la religione) ma di chiarire i processi interiori che hanno luogo nei bambini

attraverso immagini che parlano direttamente al loro inconscio e che hanno come obiettivo lo

sviluppo del Super-Io. In particolare, i bambini hanno bisogno di essere posti di fronte a

immagini simboliche che diano loro il coraggio di lottare per districarsi dalle difficoltà

1

generate dal complesso di Edipo , il problema cruciale dell’infanzia che si sviluppa tra i tre e i

0F

cinque anni, superata la cosiddetta fase orale.

In realtà la fiaba rappresenta un genere narrativo che, come la saga, la leggenda, l’aneddoto,

rientra nell’ambito dei cosiddetti racconti popolari, antichi quanto la comunicazione orale

umana, i quali comprendono tutti i racconti trasmessi con continuità per periodi più o meno

lunghi, indipendentemente dal loro contenuto, dall’epoca, dal luogo in cui vengono narrati e

dai narratori stessi. Un posto di rilievo è occupato dai volumi delle Fiabe per bambini e

famiglie (Kinder pubblicati dai fratelli Grimm tra il 1812 ed il 1815, il

und Hausmarchen),

primo dei quali contiene la versione originale di Il folklore, cioè lo studio delle

Biancaneve.

tradizioni etniche, era una scienza che nasceva in quegli anni ed il libro dei Grimm aprì la

strada ad un particolare ramo di tale scienza, la novellistica popolare comparata. Durante tutto

il secolo molti studiosi di varie nazionalità seguirono l’esempio dei fratelli Grimm,

registrando i racconti della tradizione orale dei loro paesi, espressi nelle lingue e nei dialetti

d’Europa. Le fiabe, infatti, che i Grimm scrivevano erano quelle che le mamme e le nonne

tedesche raccontano ai bambini e che esse hanno imparato a loro volta dalle loro mamme e

nonne. Gli autori delle fiabe, dunque, non sono solo i fratelli Grimm, ma anche le narratrici e

i narratori dalla cui voce i Grimm e ascoltarono, e pure coloro da cui essi le avevano

ascoltate, e così via tutti gli uomini e le donne che hanno trasmesso questi racconti di bocca

2 . L’intento dei fratelli Grimm era quello di scrivere un libro

in bocca per chissà quanti secoli 1F

anonimo, anzi, un libro il cui autore fosse proprio il popolo.

Il Complesso di Edipo, definito come “complesso nucleare delle nevrosi”, è un insieme di affetti di amore e di

1

ostilità che il bambino nutre verso i genitori che porta a desiderare la morte del genitore del proprio sesso,

associata al desiderio sessuale per il genitore di sesso opposto.

Italo Calvino, pag. 83

Sulla fiaba,

2 3

In Spagna il testimone dei fratelli Grimm fu raccolto da Gustavo Adolfo Bécquer, il quale, nel

1862, scrisse la leggenda intitolata che si inserisce nel filone letterario

La venta de los gatos,

del Costumbrismo. Con questo termine si intende una corrente letteraria spagnola che si

caratterizza per il gusto nel ritrarre costumi e personaggi tipici di un paese e di un’epoca,

portando alla luce tradizioni popolari e interessandosi agli aspetti pittoreschi del folklore

popolare.

Sull’esempio del lavoro dei fratelli Grimm le ricerche sul folklore si estesero a tutto il mondo,

nei territori frequentati dagli orientalisti e dagli antropologi interessati ai miti ed alle credenze

delle culture primitive dell’Africa, dell’Oceania e delle Americhe. A questo proposito, nella

mia tesina, ho portato l’esempio di N. Scott Momaday, un indiano d’America autore del

romanzo House made of Dawn. Molto eloquenti sono le parole di Momaday stesso: “Se

vogliamo prendere in seria considerazione il significato del linguaggio e della letteratura,

dobbiamo prima meditare sui significati della tradizione orale”. In effetti Momaday si

impegnò a lungo in una complessa e non sempre incoraggiata opera di interpretazione e

divulgazione dei contenuti della tradizione orale dei pellerossa, in particolare a partire dal

1970, da quando cioè, presso l’università californiana di Berkeley, fu istituito il primo

programma di studio interamente dedicato alla letteratura indiana. Nella sua opera, i riti, le

tradizioni e lo storytelling della cultura dei nativi d’America, costituiscono il leitmotiv

dell’intera trama.

D’altra parte non si può trascurare che l’interesse per lo studio delle fiabe è ancora vivo e

profondo tutt’oggi. A questo proposito risultano particolarmente chiarificatrici le parole di

Ton Dekker, Jurien van der Kooi e Theo Meder, autori del Dizionario delle fiabe e delle

“Se

favole: prima si cercavano, presso gli abitanti delle campagne più anziani, soprattutto

storie del passato, con una distinzione tra la fiaba e la saga, ora invece si cerca sempre più di

definire e studiare tutte le forme della narrazione, dovunque e presso chiunque. Ciò ha

condotto a un interesse assai più profondo per i generi più antichi, in passato trascurati, ma

spesso assai più amati dai narratori stessi, come il racconto popolare umoristico, la storiella,

l’aneddoto, il racconto didascalico e moraleggiante, o esperienze personali elaborate in uno

stile narrativo. Nella ricerca sul racconto popolare si è sviluppato l’interesse anche per storie

su fenomeni moderni, come i pericoli incontrati durante le vacanze, malattie che fanno paura,

rapine, scippi e così via – in breve, le cosiddette leggende metropolitane. Se ne è tratta la

conclusione – apparentemente sorprendente, ma che in sé non lo è affatto – che l’uomo di

oggi è un essere narrante, homo narrans, non meno dei suoi antenati. Dovunque e in tutti gli

ambienti vengono creati e trasmessi racconti popolari. Magari raccontiamo storie diverse da

prima – anche se molto della vecchia fiaba, considerata ormai estinta, sopravvive in forme

aggiornate - , ma continuiamo a raccontare.

Walt Disney, 1901-1966 4

Biancaneve e i sette nani: dagli studi di Hollywood alla Germania del Terzo

Reich

Alla fine del 1934 iniziò a Hollywood la lavorazione di il primo

Biancaneve e i sette nani,

vero e proprio film capolavoro dei Walt Disney Studios, ispirato alla fiaba dei fratelli Grimm.

La nuova produzione era qualcosa di ben più impegnativo rispetto a quei cortometraggi che

hanno come protagonista Topolino: l’idea era centrata, infatti, sulla creazione di un

lungometraggio, nel quale l’uso del colore avrebbe potuto assicurare la necessaria magia alla

fiaba e garantire la conquista dell’immaginario infantile. Era previsto che i personaggi del

film si muovessero e si esprimessero su di una scena in cui dovevano apparire come corpi: era

quindi necessario che i disegnatori applicassero le leggi della prospettiva alla realizzazione

dell’illusione della tridimensionalità, o meglio, della tridimensionalità in movimento. Di

conseguenza l’uso del colore era indispensabile in quanto costituiva uno strumento

fondamentale per la realizzazione degli effetti di profondità delle scene, molto di più di

quanto sarebbe stato possibile realizzare con il solo bianco e nero. All’inizio dell’estate del

1935, dopo alcuni mesi di riunioni per definire tecniche, soggetti e bozzetti della nuova

produzione, Walt Disney partì, assieme a suo fratello Roy, per un tour europeo, convinto che

nuove fonti di ispirazione, nuove soluzioni e nuove modalità espressive potessero essere

trovate in Europa, là dove, d’altronde, e altre fiabe erano nate e avevano assunto

Biancaneve

la loro forma definitiva. Quando i due fratelli partirono, Wolfgang Reithermann, figlio di

emigranti tedeschi giunti in America nel 1912 e divenuto in seguito uno dei grafici dello staff

dei Walt Disney Studios, consigliò loro caldamente di visitare Naumburg, località della

Germania centro-orientale, e di osservare da vicino nel Duomo la statua medioevale della

bella margravia Uta di Ballenstedt (effigiata intorno al 1250 dall’anonimo maestro di

Naumburg a più di un secolo dalla sua morte) per cucirle addosso i panni della crudele

matrigna di Biancaneve. Fu l’idea risolutiva, così come quella di mettere a Betty Boop i panni

di Biancaneve. Disney fu colpito dalla fotografia della statua indicata dal suo collaboratore:

Era proprio bella, anzi impressionava e quasi raggelava, forse era da pensare a lei come

modello per quella che ormai tutti erano d’accordo di chiamare col bel nome tedesco di

3 . Disney aveva capito che un’efficace caratterizzazione del personaggio della

Grimhilde 2F

regina cattiva avrebbe influenzato in modo decisivo l’impatto sul pubblico del suo film e, con

esso, la presa narrativa del medesimo: era quindi necessario assicurare alla figura un

portamento e un gesto d’imperio (come quello di avvolgersi nel manto) che facessero

ammutolire, un fascino intenso e misterioso, un’eleganza scenografica suggerita dall’ampio

bavero del mantello e dal lungo abito di velluto, un volto di una donna vera, nobile, bella,

altera, ma soprattutto malvagia, di una “Icy Queen”, insomma.

Stefano Poggi, pag. 54

La vera storia della Regina di Biancaneve: dalla Selva Turingia a Hollywood,

3 5

Il 21 dicembre 1937, nel foyer del Carthay Circle Theater a Los Angeles, tra applausi che non

finivano mai, avvenne la prima proiezione di e a neanche quindici

Biancaneve e i sette nani

giorni di distanza, il dedicò un’intera pagina alla nuova e attesissima

Berliner Morgenpost

produzione dei Disney Studios. I colori, la musica e la caratterizzazione dei personaggi

avevano colpito molto favorevolmente l’articolista, che si augurava che il pubblico tedesco

potesse entro breve tempo ammirare il film, una volta che ne fosse stato realizzato il

doppiaggio, indispensabile soprattutto per la parte cantata della riuscitissima colonna

musicale. I cartoni animati di Disney avevano in Germania già un gran numero di

appassionati, e non solo tra i bambini: tra l’altro proprio questi cartoni animati costituivano la

Dettagli
Publisher
17 pagine