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Italiano: Elsa Morante; Ida Ramundo
Diritto: donne e lavoro
Psicologia-Igiene: la menopausa
Pedagogia: Maria Montessori (la casa dei bambini)
Inglese: health and old age; osteoporosis and artrosis
Musica: la musicoterapia
Statistica: donne e tempo libero (questionario)
la prima metà dell'ottocento si assiste al rapido sviluppo di due fenomeni in
buona misura interdipendenti: l'urbanizzazione e l'industrializzazione. Le
donne avevano sempre lavorato quanto gli uomini nella società agraria; con
l'urbanizzazione e la crescente meccanizzazione del lavoro gli imprenditori
trovarono più conveniente allontanare gli operai qualificati (più forti sul
piano contrattuale e non più indispensabili) per assumere al loro posto
donne e bambini sottopagati e più docili. Questa scelta ebbe però un effetto
distruttivo sul modello familiare tradizionale e sul benessere fisico,
psichico, economico dei singoli.
Le condizioni di vita e di lavoro delle operaie erano molto pesanti a causa
dei prolungati orari di lavoro, delle mansioni faticose, degli ambienti
malsani e logoranti; inoltre, il lavoro fuori casa non toglieva alle lavoratrici
nessuno degli obblighi tradizionali di donne di casa, mogli e madri.
Tuttavia se lavorare al di fuori del contesto familiare significava essere
meno protette, significava anche, per le donne ottenere un guadagno che
non passava attraverso il diretto controllo degli uomini di famiglia e quindi
accrescere la propria autonomia e l'importanza del proprio ruolo sociale;
questa situazione offriva inoltre la possibilità di accrescere la propria
coscienza di sé, grazie al confronto con le altre donne.
Mentre la donna proletaria lavorava faticosamente fuori casa, la donna
borghese si ispirava tendenzialmente sempre più al modello aristocratico:
non essendoci più un ruolo per lei in un'impresa familiare che andava
assumendo sempre più carattere industriale (se non nella fase del
matrimonio, quando portava in dote capitali o alleanze economiche), si
prevedeva che ella si dedicasse esclusivamente a curare la casa, i figli e la
propria bellezza.
Alla fine del XIX secolo si assistette a una crescita rapida del settore dei
servizi e dell' amministrazione pubblica. Per le donne non sposate si ampliò
allora la possibilità di dedicarsi a lavori fuori casa socialmente onorevoli e
meno faticosi di quelli dell' operaia, come la professione di maestra o
infermiera.
LA DONNA TRA OTTOCENTO E NOVECENTO
Il fenomeno più vistoso di questo periodo consiste in una complessiva
massificazione della società che facilita ulteriormente l'ingresso delle
donne nel mercato del lavoro operaio. In qualche misura si cerca di
attenuare lo sfruttamento dei lavoratori e nascono le prime legislazioni
sociali.
In quest' epoca nascono i partiti di massa, all'interno dei quali le donne
ottengono di far sentire, per la prima voltai la loro voce in un settore 4
Donne allo specchio. L'immagine di ieri. l'immagine di oggi
tradizionalmente riservato agli uomini. Sono anche gli anni in cui si
organizzano i primi movimenti femministi. Per iniziativa di gruppi di donne
maggiormente sensibilizzate e intraprendenti, attorno a temi specifici
oppure come diramazioni dei partiti socialisti o talora cattolici, sorgono in
Europa e negli Usa decine di associazioni e giornali femminili che si
propongono di sensibilizzare l'opinione pubblica (soprattutto femminile) sui
problemi della condizione della donna e di ottenere alcuni riconoscimenti
legali e culturali.
La Prima guerra mondiale impose un forte cambiamento sociale: non
soltanto infatti il peso delle sofferenze e delle fatiche belliche gravava
sempre più sulla popolazione civile e quindi sulle donne, rimaste a capo
della famiglia ma, la guerra impose anche la cosiddetta mobilitazione totale.
Un numero crescente di donne entrò allora nel mercato del lavoro, al posto
degli uomini inviati al fronte, con ruoli non più considerati sussidiari ma
indispensabili; queste donne, tuttavia, rimasero discriminate sul piano
salariale e vennero licenziate al termine della guerra. Se questa opportunità
di lavorare accrebbe la possibilità delle donne di occupare posizioni
socialmente più elevate e gratificanti, si rivelò tuttavia una conquista
effimera: la fine della guerra riportò le donne verso i ruoli tradizionali di
tutrici degli affetti e della famiglia, e rafforzò i tradizionali stereotipi
sessuali. Il dopoguerra vide anzi il riaffermarsi di ideologie maschiliste,
militariste, intolleranti e violente. Basti pensare all'esaltazione da parte del
futurismo della guerra, dello "schiaffo e del pugno" e al suo dichiarato odio
per il "femminismo"; si pensi anche al maschilismo fascista.
LE DONNE E IL REGIME FASCISTA
Nei confronti delle donne il fascismo sostenne una visione improntata alla
tradizionale subordinazione: applicò una politica demografica severa
vietando contraccettivi, aborto ed educazione sessuale, anche per
contrastare quella tendenza alla diminuzione delle nascite già visibile in
tutta Europa. 5
Donne allo specchio. L'immagine di ieri, l'immagine di oggi
Il fascismo, inaugurava una politica sul tema dei diritti delle donne; queste
vennero spinte nuovamente entro le mura domestiche, secondo lo slogan:
"la maternità sta alla donna come la guerra sta all'uomo", scritto sui
quaderni delle piccole italiane. I salari delle donne vennero fissati per legge
alla metà di quelli corrispondenti degli uomini, nella scuola fu normalmente
vietato alle donne di insegnare lettere e filosofia e alcune materie negli
istituti tecnici e nelle scuole medie.
Inoltre fu vietato loro di essere presidi di istituti, mentre le tasse scolastiche
delle studentesse vennero raddoppiate. Nel pubblico impiego le assunzioni
di donne furono fortemente limitate, escludendole dai bandi di concorso e
concedendo loro un numero di posti limitato. Furono inoltre vietate loro la
carriera e tutta una serie di posizioni prestigiose all'interno della pubblica
amministrazione. Anche la pubblicistica fascista tendeva a dissuadere le
donne lavoratrici ridicolizzandole.
Il codice di famiglia era già abbastanza restrittivo, ma venne ugualmente
inasprito dal fascismo: le donne vennero poste in uno stato di sudditanza
totale di fronte al marito che doveva decidere autonomamente il luogo di
residenza ed al quale le donne dovevano eterna fedeltà, anche in caso di
separazione. Sul piano economico tutti i beni appartenevano al marito, ed in
caso di morte venivano ereditati dai figli, mentre alla donna spettava solo
l'usufrutto.
Il nuovo codice penale confermò tutte le norme contrarie alle donne,
aggiungendo inoltre un articolo che prevedeva la riduzione di un terzo della
pena per chiunque uccidesse la moglie, la figlia o la sorella per difendere
l'onore suo o della famiglia.
Le prime associazioni femminili miravano, innanzitutto, a una serie di
conquiste giuridiche e politiche. Con il matrimonio la donna perdeva infatti
quasi tutti i diritti civili: le femministe contestavano il diritto del marito di
prendere tutte le decisioni sulla vita coniugale; chiedevano che la donna
mantenesse la possibilità di amministrare personalmente il proprio
matrimonio; chiedevano il divorzio; criticavano il fatto che spettasse solo al
6
Donne allo specchio. L'immagine di ieri. l'immagine di oggi
marito decidere dell' educazione dei figli; contestavano la legislazione
punitiva nei confronti delle madri nubili e dei loro figli. Esse chiedevano
inoltre leggi che regolamentassero la prostituzione ; rivendicavano un
salario uguale a quello degli uomini a parità di lavoro; ma soprattutto, a fine
secolo, le richieste si concentravano soprattutto al diritto di voto alle donne.
In 'Italia le lotte per l'emancipazione femminile furono guidate, a fine
Ottocento, da figure come quelle di Anna Maria Mozzoni (1837-1920) e
della socialista Anna Kuliscioff (1854-1925); alle donne venivano
sconsigliate le attività fuori casa, le letture libere, l'istruzione universitaria e
superiore. Nel 1923 le donne italiane ottennero il voto alle elezioni
amministrative, ma tale diritto non trovò applicazione a causa della riforma
fascista degli enti locali. Per ottenere il pieno riconoscimento dell' elettorato
attivo le donne italiane dovettero aspettare la fine del fascismo e solo nella
primavera del 1946 esse si recarono alle urne per la prima volta.
Il processo di massificazione incrementato dagli sviluppi della seconda
rivoluzione industriale si manifestò anche sul piano delle comunicazioni:
giornali, radio, cinema favoriscono la creazione di una cultura di massa che
diffuse ovunque un'immagine femminile più omogenea. Soprattutto dagli
Stati Uniti, attraverso giornali e cinema, venne diffusa l'immagine di una
donna più libera nelle sue scelte, concentrata sulla realizzazione delle
proprie aspirazioni, benché solitamente ristrette all'ambito tradizionale della
famiglia e della casa. La donna diventa la destinataria dei messaggi
pubblicitari, poiché da lei dipendeva la grande maggioranza degli acquisti.
Al di la del piano giuridico, le rivendicazioni femministe riguardano il piano
dell'istruzione; le donne chiedono l'accesso alle scuole superiori, alle
università, alle professioni e l'istruzione di classi scolastiche miste, dove
Donne allo specchio. L'immagine di ieri. l'immagine di oggi
non si perpetui la distinzione tra una cultura riservata agli uomini e una
accessoria e pratica riservata alle donne e, molte delle prime femministe
furono insegnanti.
Una delle richieste più pressanti e osteggiate fu quella della libertà di
gestire il proprio corpo: all'intero del matrimonio, doveva essere possibile
per una donna gestire liberamente la sua sessualità, alla ricerca dell'
autorealizzazione. Ciò presupponeva la necessità di praticare la
contraccezione, un argomento che cominciava timidamente ad affacciarsi. A
un livello meno impegnativo, questa battaglia sfidava anche le convinzioni
sui vestiti, in particolare sull'uso di abbigliamenti e acconciature complicate
e scomode. Molte donne rivendicavano anche il diritto di praticare
liberamente lo sport. Le donne denunciavano inoltre l'esistenza di una
doppia morale, divisa per l'uomo e per la donna, all'interno e all'esterno del
matrimonio, soprattutto in merito alla fedeltà coniugale. Mentre la richiesta
dell'indipendenza economica attraverso il lavoro e la libera gestione del
proprio patrimonio era tipica delle donne borghesi, le operaie chiedevano la
fine dello sfruttamento salariale, l'esenzione dal lavoro notturno, il limite di
otto ore alla giornata lavorativa e altre conquiste sindacali. Le femministe
socialiste furono le prime a chiedere di considerare lavoro a tutti gli effetti
anche quello domestico e quindi soggetto a retribuzione.
LA DONNA NEL XX SECOLO
Ogni fenomeno storico, nel ventesimo secolo, acquista una forte
accelerazione tra i quali va annoverata anche l'emancipazione delle donne.
Alcuni aspetti che riguardano più specificamente la questione femminile
sono:
- il calo gli indici di natalità in seguito alla diffusione di anticoncezionali,
istruzione e lavoro femminile fuori casa, urbanizzazione, divorzi, maggiori
aspettative di uomini e donne sulla qualità della vita, diminuzione della
mortalità infantile. Quello di moglie e madre pur sempre il ruolo
è
principale, ma non l'unico proposto alle donne: l'emancipazione femminile
si attua storicamente soltanto nel contesto della civiltà moderna, quando è
possibile la distinzione tra sessualità e procreazione e il controllo della
fecondità.
- Il controllo del costume e della morale sempre meno nelle mani della
è
chiesa e delle autorità tradizionali e sempre più affidato a un' opinione
pubblica che si forma attraverso i mezzi di comunicazione di massa. I
modelli di comportamento tendono ad avvicinarsi socialmente e a
uniformarsi geograficamente. 8
Donne allo specchio. L'immagine di ieri. l'immagine di oggi
- La famiglia si trasforma sempre più velocemente da luogo di produzione a
luogo di consumo di beni e sevizi, consumo mediato soprattutto dalle
donne, principali destinatarie della pubblicità.
- L'autorità maschile sulle donne recede molto prima nella sfera pubblica
che in quella privata.
Se ci soffermiamo in particolare sul caso italiano, osserviamo infatti che
l'effettiva parità giuridica tra uomo e donna fu una conquista passata
attraverso due tappe fondamentali, distanti quasi trent'anni l'una dall' altra: