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Sintesi Sinestesia - Tesina
Non c’è un motivo preciso per il quale abbia scelto di intraprendere questo percorso all'interno della mia tesina maturità ragioneria. Questo mio interessamento è iniziato così, per caso. Stavo cercando notizie musicali su Internet quando ho letto questa parola a me sconosciuta: “sinestesia”. Questo termine, composto dalle due parole greche syn e aisthànesthai (percepire insieme), ha lo stesso significato per due campi differenti del Sapere: letteratura e psicologia. Per la prima è un particolare tipo di figura retorica in cui si accostano due vocaboli riferiti a due sfere sensoriali diverse. Per la seconda è la condizione psicologica secondo la quale la percezione di un elemento avviene congiuntamente attraverso due sensi differenti. Molti artisti passati e presenti sono e sono stati “affetti” dalla sinestesia e possiamo dire che questa abbia condizionato la loro arte.
Vassily Kandinsky, il grande pittore, era tra questi “privilegiati” e grazie a questa sua capacità ha potuto “ritrarre” melodie come la sua Composizione VIII proprio come un vero musicista. Nel campo della letteratura moltissimi poeti sia italiani che stranieri hanno usato la figura retorica nelle loro poesie: dai Poeti Maledetti a Quasimodo e da Pascoli a Pablo Neruda. Il tema mi ha talmente colpito che ho deciso in sostanza di inserirlo come tema portante della mia tesina.
Collegamenti
Sinestesia - Tesina
Storia dell'arte: Vassily Kandinsky.
Italiano: La sinestesia nella poesia.
E M 2014
SAME DI ATURITÀ :
LA SINESTESIA UN
MODO DIVERSO DI .
PERCEPIRE LE COSE
Bonetto Matteo Classe 5^ A IISS Ettore Bolisani A. S. 2013/2014 1
I .
NDICE
Mappa concettuale............................................................................................................3
Introduzione.......................................................................................................................4
Vassily Kandinsky.............................................................................................................5
La sinestesia come figura retorica...................................................................................8
Pablo Neruda....................................................................................................................10
La sinestesia come condizione psicologica..................................................................11
Fonti...................................................................................................................................12
2
Italiano:
la sinestesia Storia
nella Poesia: dell’Arte:
dai Poeti Vassily
Maledetti Kandinsky.
all’ Ermetismo. Psicologia:
Lingua la sinestesia
Spagnola: la come
Poesia di condizione
Pablo Neruda. psicologica. 3
I .
NTRODUZIONE
Non c’è un motivo preciso per il quale abbia scelto di intraprendere questo
percorso. Questo mio interessamento è iniziato così, per caso. Stavo
cercando notizie musicali su Internet quando ho letto questa parola a me
sconosciuta: “sinestesia”. Questo termine, composto dalle due parole greche
syn e aisthànesthai (percepire insieme), ha lo stesso significato per due
campi differenti del Sapere: letteratura e psicologia. Per la prima è un
particolare tipo di figura retorica in cui si accostano due vocaboli riferiti a due
sfere sensoriali diverse. Per la seconda è la condizione psicologica secondo
la quale la percezione di un elemento avviene congiuntamente attraverso due
sensi differenti. Molti artisti passati e presenti sono e sono stati “affetti” dalla
sinestesia e possiamo dire che questa abbia condizionato la loro arte.
Vassily Kandinsky, il grande pittore, era tra questi “privilegiati” e grazie a
questa sua capacità ha potuto “ritrarre” melodie come la sua Composizione
VIII proprio come un vero musicista. Nel campo della letteratura moltissimi
poeti sia italiani che stranieri hanno usato la figura retorica nelle loro poesie:
dai Poeti Maledetti a Quasimodo e da Pascoli a Pablo Neruda. 4
Il musicista dei colori: Vassily
Kandinsky.
Vassily Kandinsky (1866-1944) è stato un pittore di origine russa,
universalmente conosciuto come il fondatore dell’arte astratta. Grande
conoscitore di musica ed essendo egli stesso un sinestetico studia gli effetti
che il colore ha sullo spettatore come fa un vero e proprio compositore. Per
Kandinsky la musica era una sorta di ossessione: i colori venivano da lui
avvertiti come un “coro” da fissare sulla tela.
“ A volte mi sembrava che il pennello, che con volontà inflessibile strappava frammenti a quest'organismo cromatico
”
vivo, provocasse l'emissione di un suono musicale.
(Vassily Kandinsky, da Sguardo al passato, in Tutti gli scritti)
Ogni colore, per lui, corrispondeva ad un suono e gli forniva una sensazione
ben precisa.
Il giallo è dotato di una follia vitale, prorompente; è paragonato al suono di
una tromba; indica anche eccitazione quindi può essere accostato spesso al
rosso, ma è diverso da quest'ultimo.
Il rosso è caldo, vitale, vivace, irrequieto ma diverso dal giallo, perché non ha
la sua superficialità. Più è chiaro e tendente al giallo, più ha vitalità, energia
ed è paragonato al suono di una tuba.
L'arancione esprime energia, movimento, e ,più è vicino alle tonalità del
giallo, più è superficiale; è paragonabile al suono di una campana.
Il viola, come l'arancione, è instabile ed è molto difficile utilizzarlo nella fascia
intermedia tra rosso e blu. È paragonabile al corno inglese, alla zampogna, al
fagotto.
L'azzurro è indifferente, distante; è paragonabile al suono di un flauto.
Il verde è assoluta mobilità in una assoluta quiete, fa annoiare, ma appena
vira verso il giallo acquista energia. Con il blu diventa pensieroso, attivo. Ha i
toni ampi e caldi del violino. 5
Il grigio è l'equivalente del verde, ugualmente statico, ma mentre nel verde è
presente, seppur paralizzata, l'energia del giallo, nel grigio c'è assoluta
mancanza di movimento, che esso volga verso il bianco o verso il nero.
Il marrone è ottenuto mescolando il nero con il rosso ma, essendo l'energia
di quest'ultimo fortemente sorvegliata, ne consegue che esso risulti ottuso,
duro, poco dinamico.
Il bianco è dato dalla somma di tutti i colori dell'iride. È un mondo in cui tutti
questi colori sono scomparsi; è un muro di silenzio assoluto, interiormente lo
sentiamo come un non-suono. Tuttavia è un silenzio di nascita, ricco di
potenzialità; è la pausa tra una battuta e l'altra di un'esecuzione musicale,
che prelude ad altri suoni.
Il nero è mancanza di luce, è un non-colore, è spento come un rogo arso
completamente. È il silenzio di morte; è la pausa finale di un'esecuzione
musicale, tuttavia a differenza del bianco fa risaltare qualsiasi colore.
Il colore, nella realtà sinestetica dell’artista, assumeva anche una forma. Se
un colore veniva associato alla sua forma privilegiata gli effetti venivano
esaltati e potenziati. Il giallo aveva, secondo lui, un rapporto di
corrispondenza con il triangolo, il blu con il cerchio e il rosso con il quadrato.
Possiamo vedere come Kandinsky esercita la propria necessità interiore di
riprodurre le proprie sensazioni nel dipinto Composizione VIII del 1923. 6
In quest’opera si può notare come le forme presenti, all’apparenza distribuite
in maniera irregolare e disordinata, hanno in realtà, agli occhi dell’artista, un
ordine ben preciso, al quale non si può attribuire un significato proprio in
quanto questo esiste, soggettivamente, solo nella mente di chi lo osserva.
Ogni forma ha un proprio suono differente a seconda di chi esamina il dipinto,
melodie eseguite solo per il singolo spettatore.
Kandinsky adotta questo tipo di comunicazione per mostrare al mondo ciò
che egli stesso vede, prova e sente. Questa è la sua forma d’arte: esprimere
sentimenti attraverso colori e pennelli.
La sinestesia come figura retorica: dai
Poeti Maledetti all’Ermetismo. 7
La sinestesia è stata una delle figure retoriche più usate fin dal
diciassettesimo secolo e le opere più famose che la contengono sono le
produzioni dei cosiddetti Poeti Maledetti, i quali, attraverso l’uso di droghe e
sostanze allucinogene, potevano provare realmente queste esperienze
multisensoriali. Il miglior esempio lo possiamo trovare nel primo verso della
poesia di Arthur Rimbaud intitolata “Vocali”:
A nera, E bianca, I rossa; U verde, O blu...
Qui il poeta fa un’associazione di tipo grafema-colore, associando ad ogni
lettera una sfumatura differente. La scelta di Rimbaud è soggettiva, poiché
ogni sinestesico tende ad avere associazioni proprie e differenti da ogni altro
soggetto possessore delle stesse capacità. Anche Charles Baudelaire, nella
poesia “Corrispondenze”, ricorre all’uso di sinestesie come
…profumi freschi come/carni di bimbo, dolci come gli òboi…
Qui si incontra l’uso di accoppiamenti quali olfatto-condizione termica e
gusto-udito. Per la verità si dice che Baudelaire, pur essendo poeta
maledetto, fosse veramente sinestetico, e quindi che provasse queste
sensazioni senza bisogno di sostanze stupefacenti.
Verso la fine dell’Ottocento, con Giovanni Pascoli, ritroviamo l’uso della
sinestesia, in particolare nell’opera “La Mia Sera”:
...là, voci di tenebra azzurra.../Mi sembrano canti di culla...
Qui Pascoli utilizza l’associazione udito-vista per indicare il ricordo di un
bisbiglio proveniente dal passato, che lo conforta ormai giunto alla sera della
sua vita.
Il poeta Eugenio Montale utilizza la sinestesia uditivo – visiva e olfattiva in
una delle sue poesie più famose, i “Limoni”:
...più chiaro si ascolta il susurro/dei rami amici nell’aria che quasi non si
muove,/ e i sensi di quest’odore...
descrivendo la pianta di limoni, albero umile che si eleva anche senza
bisogno di riconoscimenti, alludendo così alla sua rivalità con i poeti di grande
fama. Per finire ricordiamo una delle sinestesie più famose, quella di
Salvatore Quasimodo nella lirica “Alle fronde dei salici”
…al lamento/d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero/della madre che andava
incontro al figlio... 8
Quasimodo, attraverso l’accostamento uditivo-visivo, dà un colore alla voce
disperata della donna che si rivolge al figlio ucciso dalla guerra. Il colore nero,
nel mondo occidentale, è spesso usato per indicare lutto e morte, e non a
caso è utilizzato anche dal poeta.
La
sinestesia en la poesía Española:
Pablo Neruda. 9