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Introduzione Roma, mille storie mille luoghi tesina
Era fine Aprile quando, passeggiando per il centro di Roma, ho pensato: ma perché non fare una tesina di maturità sulla mia città? In fondo, dobbiamo presentare un argomento che permetta ai commissari esteri di capire qualcosa in più su di noi e sulla nostra personalità e io sono così: amo ascoltare la storia e i racconti delle persone perché, attraverso questi, si riescono a comprendere i motivi degli avvenimenti. In fondo Roma, il luogo dove sono nata e cresciuta, è la “Città Eterna”, e di storie ne conosce parecchie: ogni luogo ha un ricordo, una particolarità che la collega a qualcuno che, almeno una volta nella vita, l’ha attraversata.
Tutti conoscono Roma per il suo grande passato, ma in pochi conoscono quello che sta sotto, in modo particolare i giovani.
Questa mia tesina sarà, quindi, un tentativo di “rivalsa” nei confronti di chi afferma che noi non ci interessiamo a ciò che ci circonda, tralasciando spesso dettagli importanti per la nostra conoscenza, soprattutto nei confronti della propria città: mi sono imbattuta in persone che affermavano che i giovani non conoscessero le curiosità e le storie particolari su Roma, ma non tutti sono così.
Quello che ho voluto quindi rappresentare, in questa mia tesina, sono le persone o gli avvenimenti che, durante questi ultimi anni di liceo, mi hanno colpito, collegandoli ai luoghi di Roma nei quali hanno vissuto, lavorato o sono accadute. La mia tesina di maturità è basata su mie ricerche personali, che mi hanno portato a studiare la mia città e a recarmi nei luoghi che mi permettessero di rivivere quelle storie passate oggi, in modo tale da vivere il disincanto romano.
Perché “Roma è un’iperbole, con i suoi fasti imperiali e la sua storia troppo grande, ma quando capisci che anche lei non ci crede più, ti innamora con il suo imperiale disincanto”
(A. D’Avenia, Cose che nessuno sa)
Ogni storia avrà, quindi, il suo luogo, ogni luogo la sua storia e, uniti, riusciranno ad esaltare quel fattore comune che è la bellissima città nella quale si svolgono: Roma.
Collegamenti
Roma, mille storie mille luoghi tesina
Italiano- Moravia, racconti romani.
Storia- Tra san Paolo e via Tasso: Roma occupata.
Latino - La suburra, Giovenale, satira III.
Fisica - Via Panisperna, Enrico Fermi e le scoperte.
Filosofia - Campo de Fiori, Giordano Bruno.
Inglese - Il cimitero acattolico, John Keats e Percy Shelley.
Majorana sviluppò una teoria con cui spiegava le forze che legano neutroni e protoni all’interno del
nucleo, risultati pubblicati solo successivamente su esortazione di Eisenberg.
Gli studi successivi si basarono, invece, su il decadimento radioattivo e sull’emissione di raggi
beta (raggi di elettroni), centro della ricerca fisica nucleare. Nel 1933 Fermi elaborò una teoria del
decadimento beta, la quale venne riconosciuta come un lavoro straordinario che avrebbe aperto
quel fondamentale capitolo della fisica definito “Fisica delle interazioni deboli”.
Nel 1934, i coniugi Irene Curie e Frederick Juliot annunciarono la scoperta della radioattività
artificiale: nelle loro ricerche, riuscirono a creare nuovi nuclei radioattivi bombardando nuclei stabili
con particelle alfa (nuclei di Elio). Appresa la notizia, Fermi ebbe subito l’idea di ottenere risultati
analoghi bombardando i nuclei con neutroni anziché raggi alfa. Per fare ciò il fisico necessitava di
sorgenti di neutroni molto intense, che trovò grazie all’aiuto di Bacchi, direttore del laboratorio di
fisica della Sanità pubblica, e di un chimico, D’Agostino, il quale si era recato in Francia per
studiare le tecniche radiochimiche dei coniugi Juliot.
Gli studi si basavano sul bombardamento di tutti gli elementi chimici, da quelli a minore densità a
quelli a maggiore. Nel 1934 Fermi decise di attuare un programma sperimentale per misurare
sistematicamente i risultati ottenuti in modo da poterli confrontare meglio: questo lavoro venne
affidato ad Amaldi e Pontecorvo, un giovane fisico pisano.Tuttavia, i risultati che ottenero erano
inspiegabili in quanto, nonostante si avvenissero nelle migliori condizioni di irraggiamento,
variavano senza un apparente senso logico.
Fu Fermi che, il 20 ottobre del 1934, riuscì, grazie all’inserimento della paraffina tra sorgente e
l’elemento da bombardare, ad ottenere risultati eccezionali: i neutroni venivano, infatti, rallentati
dagli urti con gli idrogeni presenti nella paraffina. In questo modo si aumentava la radioattività
emessa, in quanto i neutroni restavano più tempo all’interno del nucleo dell’atomo bombardato
che attraversavano e, quindi, avevano più tempo di interagire con esso. La scoperta venne subito 4
brevettata ed aumentò notevolmente la fama del gruppo. Tuttavia, a partire dall’estate del 1935, il
gruppo inizia a disperdersi soprattutto a causa del clima politico di intolleranza instaurato dal
Fascismo: Fermi si trasferì negli USA, dove partecipò al progetto Manahattan e, nel 1938,
ricevette il Nobel per la fisica “per aver scoperto nuove sostanze radioattive appartenenti all’intero
campo degli elementi e per la scoperta del potere selettivo degli elettroni lenti”;
Rasetti si trasferì in Canada;
Segré si recò negli USA, dove partecipò al progetto Manahattan e scoprì il tecnezio;
D’Agostino restò in Italia così come Amaldi, il quale elaborò le teorie dei monopoli magnetici e
delle onde gravitazionali;
Majorana scomparve misteriosamente nel 1938 tra Palermo e Napoli, mentre Pontecorvo si
trasferì, in piena guerra fredda, nell’Unione Sovietica dove studiò la fisica delle particelle ad alta
velocità.
In basso: la sede degli studi sita in via Panisperna in una rappresentazione d’epoca 5
In alto sx: una parte del gruppo, partendo da sinistra D’Agostino, Segrè, Amaldi, Rasetti e Fermi 6
In alto dx: gli altri due componenti aggiunti del gruppo: Majorana (sx) e Pontecorvo (dx)
In basso: Fermi alla consegna del Nobel 1938
Il cimitero acattolico: PERCY SHELLEY AND JOHN KEATS
Secondo le leggi ecclesiastiche della chiesa cattolica, I protestanti non
possono essere seppelliti in suolo cattolico o consacrato. Per questo
motivo, molti cimiteri acattolici vennero costruiti nelle più visitate città
portuali, come Livorno (1598) e Venezia (1684). Tuttavia questi luoghi
sorsero anche in altre città italiane, tra cui spicca Roma. Il cimitero
acattolico romano nacque nel 1716, data in cui alcuni membri della
famiglia Stuart Court, esiliati dall’Inghilterra, ottennero il permesso di
essere seppelliti di fronte la Piramide di Caio Cestio da Papa Clemente
XI. Da quel momento molti altri personaggi sono stati seppelliti in questo
luogo confinante con la Piramide e circondato dalle mura aureliane, tra di essi spiccano: Bruno
Pontecorvo, collaboratore di Fermi nell’Istituto di Via Panisperna; Antonio Gramsci, fondatore del
PCI nel 1921; Emilio Lussu ed Carlo Emilio Gadda, scrittori italiani e Gregory Corso, poeta della
Beat Generation.
Two of the most important English romantic poets rest here: Percy
Bysshe Shelley and John Keats.
Shelley (1792-1822) was born in Sussex. He studied in Oxford, from
where he was expelled. After he married a woman 16 years older than
him, he run away with Mary Wollstonecraft, the one who wrote
“Frankestein”. They travelled all around Europe, in particular in Italy,
living in various place. In 1819 their son William died and they decided
to bury him in the non-catholic cemetery of Rome: Shelley really like
this place, in fact he wrote to Thomas Peacock “this place is the most
beautiful and solemn cemetery I have ever seen”. Maybe that is the
reason why he was buried here after he drowned during a storm in the
Bay of La Spezia. On his headstone were engraved some verses of
Shakespeare’s work Tempest: ‘Nothing of him that doth fade, but doth
suffer a sea change, into something rich and strange’
Keats(1795-18121) was born in London. He became a student to be a
doctor but he left the Hospital to be a poet. In 1818 Keats nursed his
brother Tom who was ill with tuberculosis. After Tom’s death he moved
to Hampstead where he met and fell in love with Fanny Brawne who
could not marry because of his economical status. In 1820 He moved
to Rome, hoping that the warmer climate could help him with his
illness, tuberculosis, but it won’t: he died one year later. He is buried in
the ancient part of the cemetery near Joseph Severn, his friend who
host him in the city.
On his headstone Keats doesn’t want to be engraved his name, but
‘He lies one whose name was writ on the water’. Near it there is a
stone where were engraved: ‘Keats! If your dear name was written on the water every drop fall
over the face of the people who love you!’
One of the most important Keats’ work is ‘Ode on a Grecian Urn’ 7
Thou still unravish'd bride of quietness,
Thou foster-child of silence and slow time,
Sylvan historian, who canst thus express
A flowery tale more sweetly than our rhyme:
What leaf-fring'd legend haunts about thy shape
Of deities or mortals, or of both,
In Tempe or the dales of Arcady?
What men or gods are these? What maidens loth?
What mad pursuit? What struggle to escape?
What pipes and timbrels? What wild ecstasy?
Heard melodies are sweet, but those unheard
Are sweeter; therefore, ye soft pipes, play on;
Not to the sensual ear, but, more endear'd,
Pipe to the spirit ditties of no tone:
Fair youth, beneath the trees, thou canst not leave
Thy song, nor ever can those trees be bare;
Bold Lover, never, never canst thou kiss,
Though winning near the goal yet, do not grieve;
She cannot fade, though thou hast not thy bliss,
For ever wilt thou love, and she be fair!
Ah, happy, happy boughs! that cannot shed
Your leaves, nor ever bid the Spring adieu;
And, happy melodist, unwearied,
For ever piping songs for ever new;
More happy love! more happy, happy love!
For ever warm and still to be enjoy'd,
For ever panting, and for ever young;
All breathing human passion far above,
That leaves a heart high-sorrowful and cloy'd,
A burning forehead, and a parching tongue.
Who are these coming to the sacrifice?
To what green altar, O mysterious priest,
Lead'st thou that heifer lowing at the skies,
And all her silken flanks with garlands drest?
What little town by river or sea shore,
Or mountain-built with peaceful citadel,
Is emptied of this folk, this pious morn?
And, little town, thy streets for evermore
Will silent be; and not a soul to tell
Why thou art desolate, can e'er return.
O Attic shape! Fair attitude! with brede
Of marble men and maidens overwrought,
With forest branches and the trodden weed;
Thou, silent form, dost tease us out of thought
As doth eternity: Cold Pastoral!
When old age shall this generation waste,
Thou shalt remain, in midst of other woe
Than ours, a friend to man, to whom thou say'st,
"Beauty is truth, truth beauty,—that is all
Ye know on earth, and all ye need to know." 8
This poem, written in 1819, extends that poem’s theme of the ‘lure’ of art, considering its capacity
for deception in relation to its capacity to console. The poem reflects on the immortality and
perfection of art versus the transience of life in a different way: in fact it talks about a work of art,
the urn, which is also the key of Keats’ reflection about art and its effects.
The Greek Urn is decorated with different scenes and represents the perfect work of art but all the
figures were ‘frozen’ in a state of immobility that creates a world similar to ours but that hides a
trap, because people can’t end what they had started: the musicians made an “unheard melody”,
the leaves can’t fall, the lovers can’t kiss. Art therefore can be eternal but it also means death and
silence: the circle of life haven’t got an end.
The central ambiguity of the artwork is an example of Keats’ “negative capability”, to be able to live
in a state of permanent uncertainly and doubt that is conveyed in the poem’s closing lines: ‘Beauty
is truth, truth beauty’: beauty, that is eternal because it’s typical of art, is considered the only way
to escape from pain, so poets have to find it in life.
Veduta dell’interno del cimitero 9
Tra Porta San Paolo e Via Tasso: Roma occupata
La Piramide e Porta San Paolo sono, inoltre, protagoniste degli scontri che avvennero a seguito
dell'armistizio dell'8 settembre 1943: dopo questa data, infatti, gli italiani si trovarono a combattere
contro quello che, fino al giorno precedente, era stato alleato, la Germania. Gli scontri di Roma
furono tra i più sentiti: la Capitale stava per essere occupata dallo straniero e nessuno, in maniera
particolare i granatieri di Sardegna e i cittadini, voleva che ciò avvenisse. Per questo ognuno, nel
suo piccolo ha contribuito combattendo, anche rimettendo la propria vita, come avvenne per
Raffaele Persichetti, insegnante e granatiere in congedo a cui è intitolata la via dietro Porta San
Paolo, che morì durante gli scontri