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Questa tesina di maturità descrive la ripresa giapponese del classico " Mens sana in corpore sano". La tesina verte sui seguenti argomenti: in Educazione fisica Kickboxing, in Latino Marziale, in Francese Charles Baudelaire, in Italiano Leopardi, in Filosofia Schopenhauer, in Inglese William Blake, in Storia dell'arte The Tyger di William Blake, in Scienze della terra la geologia del Giappone, in Storia la guerra del Pacifico e in Fisica la bomba atomica.
Educazione fisica - Kickboxing.
Latino - Marziale.
Francese - Baudelaire.
Italiano - Leopardi
Filosofia - Schopenhauer.
Inglese - William Blake.
Storia dell'arte - The Tyger di W. Blake.
Scienze della terra - La geologia del Giappone.
Storia - Guerra del Pacifico.
Fisica - La bomba atomica.
KICKBOXING
La parola kickboxing venne coniata in Giappone negli
anni ’60, dopo il successo della boxe tailandese; nacque
quindi questo nuovo sport, un misto tra Muay Thai e Boxe
(pugni e calci), diviso in quattro specialità: Light Contact,
Semi Contact, Full Contact e Low Kick, a cui
successivamente si aggiunse un altro torneo chiamato K-
1, in cui K sta per Karate, Kenpō e Kick Boxing, con la
quale si riscontrano regole pressoché identiche, con la
sola aggiunta di alcune altre tecniche consentite.
Si combatte generalmente su un tatami, quando i colpi
devono essere più leggeri e controllati, sul ring quando è
valido il K.O.
Le protezioni sono: caschetto, paradenti, paraseno,
fasce per le mani, guantoni, conchiglia, paratibie e
calzari.
MARCUS VALERIUS MARTIALIS
(40-104)
«Iam parce lasso, Roma, gratulori/ Lasso clienti. […]
Apulos velim campos:/ Non Hybla, non me spicifer capit Nilus,/
Nec quae paludes delicata Pomptinas/ Ex arce clivi spectat uva
Setini./ Quid concupiscam quaeris ergo? Dormire.»
«Abbi finalmente pietà, Roma, di uno che è stufo di far
complimenti, di uno che è stufo di fare il cliente. […] Non
vorrei le campagne della Puglia, non mi tenta l’Ibla e nemmeno il
Nilo foriero di spighe, né l’uva squisita che dall’alto della collina
di Sezze guarda le paludi Pontine. Vuoi sapere dunque qual è
il mio più ardente desiderio? Dormire.»
L’estratto dell’epigramma numero 74 del Liber X, esprime il
pensiero dell’autore per la condizione degradante di cliens,
da cui derivano la stanchezza fisica e morale, e a sua volta il
desiderio di dormire.
CHARLES PIERRE BAUDELAIRE
(1821-1867)
«C’est l’Ennui ! L’œil chargé d’un pleur involontaire,/ II rêve
d’échafauds en fumant son houka./ Tu le connais, lecteur, ce
monstre délicat,/ – Hypocrite lecteur, – mon semblable, –
mon frère !»
«È la Noia! Occhio gonfio di lacrime involontarie,/ Sogna
patiboli fumando la sua pipa./ Tu lo conosci, lettore, questo
mostro delicato,/ – Ipocrita lettore, – mio simile, – mio
fratello!»
Le thème central de l’extrait suivant, tiré de «Les Fleurs du
Mal», est le Spleen, le mal de vivre qui caractérise l’être
humaine: pour cette raison il y a un appel au lecteur, lequel ne
doit pas se détacher du poète, mais reconnaître sa propre
condition pour ne plus être victime de la mélancolie.
Il tema centrare del passo seguente, estratto da «I fiori del
male», è lo Spleen, il mal di vivere che caratterizza l’essere
umano: per questo vi è un appello al lettore, il quale non deve
distaccarsi dal poeta, ma riconoscere la propria condizione per
non essere più succube della malinconia.
GIACOMO LEOPARDI
(1798-1837)
«Se questi miei sentimenti nascano da malattia, non so: so che,
malato o sano, calpesto la vigliaccheria degli uomini, rifiuto ogni
consolazione e ogni inganno puerile, ed ho il coraggio di sostenere la
privazione di ogni speranza, mirare intrepidamente il deserto della
vita, non dissimularmi nessuna parte dell’infelicità umana, ed
accettare tutte le conseguenze di una filosofia dolorosa, ma
vera.»
Per il poeta, nonostante vi aspiri egli stesso, la felicità non è
perseguibile, in quanto essa deriva solo da un piacere infinito,
mentre la realtà è finita: si crea così un abisso tra desiderio e
contingenza, da cui scaturisce il pessimismo cosmico, secondo il
quale ogni creatura è destinata a soffrire, soprattutto l’uomo, perché
dotato di ragione. Quest’ultima, infatti, viene analizzata nelle
Operette Morali (da cui è tratta la citazione), per cui la
consapevolezza è vista come verità (il famoso arido vero), ed è
quindi più importante dell’illusione in cui si sono rifugiati gli altri
uomini, a cui l’autore si rivolge nella sua aspra critica, benché
potrebbe permettere loro di vivere fallacemente meglio.
ARTHUR SCHOPENHAUER
(1788-1860)
«La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore
e la noia, passando per l'intervallo fugace, e per di più illusorio, del
piacere e della gioia.»
La vita è dolore, poiché l’essere è la manifestazione di una volontà infinita,
che tende al desiderio, e quindi conduce ad una sensazione di mancanza
rispetto a ciò che si vorrebbe possedere. Il piacere è dunque una
momentanea assenza del dolore, che porta a due situazioni entrambe
negative: o suscita altre voglie, che quindi devono essere appagate, o fa
precipitare l’uomo nella noia.
A differenza di Leopardi, per il filosofo è fortunato chi riesce, grazie alle
proprie aspirazioni, ad illudersi, poiché tutto è frutto della propria
immaginazione, anche la soddisfazione, mentre la conoscenza razionale è
soltanto un approccio superficiale alla realtà, a differenza di ciò che
pensa il poeta italiano, per cui essa è l’unico strumento per cercare di
riscattare la propria condizione.
Dunque per Schopenhauer gli unici modi per liberarsi della propria
insoddisfazione sono una buona salute fisica e mentale, la morigeratezza,
la calma ed il coraggio, poiché per il pensiero dell’autore, citando
Aristotele, «La felicità appartiene a coloro che bastano a se stessi».
WILLIAM BLAKE
(1757-1827)
«Tyger, Tyger, burning bright /In the forests of the night,/ What
immortal hand or eye/ Could frame the fearful symmetry?// […]
And what shoulder, and what art,/ Could twist the sinews of thy
heart?/ […]»
«Tigre, Tigre, fiamma iridescente / nelle foreste della notte, /
quale immortale occhio o mano / ha potuto forgiare la tua
paurosa perfezione? // […] E quale braccio, & quale arte, / poté
piegare i nervi del tuo cuore? […]»
The English poet wrote numerous poems and then represented
the images through the process of printmaking. Influenced by
the Japanese animals, in the poem The Tyger, composed in
1794, he points out the power of the creature and its terrifying
and perfect physical aspect.
Il poeta inglese scrisse numerosi componimenti e poi li
rappresentò attraverso il processo di incisione. Influenzato dagli
animali giapponesi, nel poema La Tigre, composto nel 1794,
sottolinea la potenza della creatura e il suo terrificante e
GEOLOGIA DEL GIAPPONE
Il Giappone ha un territorio dalla forma allungata
(377.837 kmq), da cui deriva una morfologia molto
varia, e, poiché giace su quattro placche (pacifica,
nord americana, filippina ed eurasiatica), è una
delle zone geologiche più attive del pianeta.
Secondo numerose statistiche, si verificano almeno tre
terremoti ogni giorno, a causa degli assestamenti
della crosta terrestre in prossimità della massa
continentale asiatica, dove si ha un fenomeno di
subduzione, con parallelo sollevamento del bordo
continentale, da cui sarebbe derivato l’arcipelago con le
sue montagne e i suoi vulcani.
Non solo il Giappone è interessato da questo fenomeno,
ma anche la zona oceanica circostante, conosciuta come
“cintura di fuoco”, dove si verificano avvenimenti
sismici accompagnati da maree e maremoti, che talvolta
danno origine ad onde anomale chiamate tsunami, le
quali creano a loro volta morte e distruzione, causando
ingenti problemi e numerose perdite.
GUERRA DEL PACIFICO
(1941-1945)
La guerra del Pacifico fu un conflitto che ebbe luogo durante la
seconda guerra mondiale, tra il 1941 e il 1945, e che vide scontrarsi
da una parte l’Impero giapponese, cobelligerante delle potenze
dell’Asse (Germania, Austria, Italia) e dall’altra gli Alleati (Stati Uniti,
Regno Unito, Cina, Australia, e Unione Sovietica nel 1945).
Lo sviluppo economico del Giappone risultava pericoloso per le altre
potenze, così gli Stati Uniti cercarono di fermarlo, ottenendo come
risultato l’attacco a sorpresa a Pearl Harbour, il 7 dicembre del 1941:
con quest’offensiva iniziò una fulminea espansione della potenza
nipponica nel Pacifico e nelle isole del sud-est asiatico, che però subì un
duro e improvviso arresto nel giugno del 1942, nella battaglia delle
Midway. Infatti, il governo statunitense aveva rilanciato l’offesa con una
potente flotta marina, segnando la propria rivalsa sul fronte nemico: alle
disfatte aeronavali e terrestri sul suolo giapponese, si aggiunsero i
bombardamenti aerei che raggiunsero il proprio culmine il 6 e il 9 agosto
1945, con lo sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e
Nagasaki. Il Giappone, messo in ginocchio, cessò le ostilità e si arrese
senza condizioni, firmando la capitolazione il 2 settembre dello stesso
anno. BOMBA ATOMICA
«Tokio - 8 Agosto - Radio Tokio informa che la bomba atomica ha
letteralmente polverizzato tutti gli esseri viventi che si trovavano a
Hiroshima. I morti e i feriti sono assolutamente irriconoscibili e le autorità
non sono in grado di fornire dati circa il numero approssimativo delle
Corriere
vittime. La città è un immenso cumulo di rovine.» (Prima pagina del
Lombardo, 8 agosto 1945).
La realizzazione delle bombe nucleari è dovuta allo studio di numerosi
scienziati, primo tra i quali Enrico Fermi nel 1934, e insieme a lui anche
Oppenheimer, Bohr, Teller e Einstein, che scoprì la possibilità di
costruire una bomba a fissione nucleare; con l’entrata in guerra degli USA
nel 1941, venne avviato il "Progetto Manhattan", durante il quale
vennero testati gli effetti della nuova arma. Quando gli Stati Uniti decisero di
sganciare la prima bomba, denominata “Little Boy”, il 6 agosto 1945,
scelsero Hiroshima, centro strategico e polo industriale dell’epoca, mentre
il secondo ordigno, chiamato “Fat Man” venne lanciato su Nagasaki,
importante porto che forniva numerose munizioni alla città, tre giorni
dopo la precedente esplosione. Gli scoppi provocarono la morte di circa
centoventimila persone sul colpo e la distruzione del 90% delle città,
mentre i sopravvissuti morirono poco dopo per avvelenamento da
radiazioni e per le necrosi sopraggiunte.
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