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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: Peggy Guggenheim

Autore: Galassi Jessica

Descrizione: la tesina tratta della vita surreale di peggy guggenheim: musa indiscussa dell'arte moderna, protagonista del jet set internazionale e scopritrice di jackson pollock.

Questo approfondimento è la storia di una donna: ereditiera e collezionista americana, mito assoluto dell'arte e del jet-set internazionale, indiscussa "musa dei surrealisti" e chiacchierata protagonista del mondo artistico, scopritrice di Jackson Pollock, gallerista e mecenate delle arti d'avanguardia. Dalle ricerche e dalle letture fatte mi sono resa conto di avere molti aspetti caratteriali in comune, ho potuto capire l'importanza di esprimere le proprie convinzioni, di lavorare per ciò in cui si crede, di voler a tutti i costi raggiungere un obiettivo. Peggy era una donna molto difficile, ribelle, passionale, pragmatica, forte dei suoi diritti, conosceva le sue doti e su queste ha puntato per diventare leggendaria nel mondo dell'arte, ma era anche estremamente fragile, piena di ansie, angosce e complessi. L'arte era la sua "medicina", era la giustificazione a tutto ciò che non andava nella sua vita, anche se apparentemente poteva sembrare una donna felice.

Materie trattate: Beni Culturali, Arte, Filosofia

Area: umanistica

Materie trattate: Beni cultutali, Peggy Guggenheim, collezionista d'arte Arte, Jackson Pollock, espressionismo astratto Filosofia, Sigmund Freud, l'incoscio e i sogni

Sommario:1. La vita pag.4 2. In Europa: i salotti bohémienne pag.6 3. Londra: Guggenheim Jeune pag.8 4. La fuga dalla guerra pag.15 5. Ritorno negli USA pag.17 6. Art of this century pag.19 7. Jackson Pollock pag.22 8. Peggy a Venezia pag.29 9.Peggy Guggenheim Collection pag.32 Conclusione pag.33

Bibliografia: Barbera Luca, Salvagnini Sileno, Dossier Action Painting, Giunti, Firenze - Milano, 2008 Barozzi Paolo, Peggy Guggenheim: tra storia e memoria, Christian Marinotti, San Donato Milanese (MI), 2004 Birelli Viviana, La scuola di New York, Abscondita, Milano, 2007 Abscondita, Milano, 2002 Bonami Francesco, Lo potevo fare anch'io, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, Cles (TN), 2009 Daverio Philippe, arte dossier, n.250, dicembre 2008, Giunti, Firenze - Milano Emmerling Leonhard, Pollock, Taschen, Germania, 2004 Gill Anton, Peggy Guggenheim: una vita leggendaria nel mondo dell'arte, Baldini Castoldi Dalai, Cles (TN), 2005 O'Hara Frank, Jackson Pollock, Abscondita, Milano, 2002 Peggy Guggenheim, Confessions of an art addict, Paperback, New York, 1960

Estratto del documento

del giovane pittore surrealista Humphrey Jennings, iniziò a cercare

uno spazio adatto per la sua galleria. 7

3 LONDRA: GUGGENHEIM JEUNE ‹‹Bisogna farla

finita con il vecchio

ordine fondato sul

culto di quella

trinità abietta: la

famiglia, la patria e

la religione.››

Andrè Breton, L’amour

fou

Il fiuto per gli affari, che caratterizzò Peggy in tutta la sua carriera

nel mondo del sistema dell’arte, non si fece sentire subito: lei,

infatti, in questo periodo, nel 1937, pensava che il movimento

surrealista stesse ormai tramontando, mai poteva immaginare che

invece ebbe immensa importanza nella sua vita e che lei divenne

da lì a breve proprio la musa dei surrealisti! Il surrealismo è un

movimento artistico d’avanguardia che nacque ufficialmente con la

pubblicazione a Parigi del Manifesto nell’autunno del 1924, scritto

da Andrè Breton. In esso il medico, poeta e letterato francese diede

una definizione di Surrealismo:

<<Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di

esprimere ,con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale

funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di

8

qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni

preoccupazione estetica e morale.>>

Breton era un grande ammiratore delle teorie di Sigmund Feud.

Freud (Freiberg, 1856- Londra, 1939) è stato il padre fondatore

della psicoanalisi, ha elaborato una teoria, secondo la quale

l’inconscio esercita influssi determinanti sul comportamento e sul

pensiero umano, e sulle interazioni tra individui. Egli affermava che

la psiche è un’unità complessa e conflittuale, e delinea due topiche:

la prima distingueva tre sistemi (conscio, preconscio e inconscio);

la seconda distingueva tre istanze (Es, Io e Super-Io). L’Es è

l’insieme di tutte le pulsioni, obbedisce al principio del Piacere. L’Io

è la parte organizzata che deve equilibrare le istanze diverse e

contrastanti di Es, Super-Io e mondo esterno. Il Super-Io è la

coscienza morale. Il tipo di rapporto tra Io e Es/Super-Io

costituisce il criterio di discriminazione tra normalità e nevrosi.

Le manifestazioni privilegiate dell’inconscio sono secondo Feud i

sogni, gli atti mancati e i sintomi nevrotici. I sogni li distingueva in

contenuto manifesto (la scena onirica come viene vissuta dal

soggetto) e in contenuto latente (le tendenze, i desideri che

originano la scena onirica).

Breton già agli inizi degli anni Venti teorizzò che <<l’esistenza è

altrove>> e che il ruolo dell’arte doveva essere quello di esprimere

questo “altrove”, situato nelle sfere dell’inconscio e del sogno.

Oltre a Feud influenzarono il Surrealismo le letture di Nietzsche,

Rimbaud e Baudelaire; il punto di riferimento divenne invece la

rivoluzione socialista teorizzata da Karl Marx. Il pensiero surrealista

si manifestò spesso come ribellione alle convenzioni culturali e

sociali, concepita come una trasformazione totale della vita,

attraverso la libertà di costumi, la poesia e l'amore. Si è detto che

non esiste un’arte surrealista, e questo è vero. Peggy adottò

questo stile di vita e si ispirò soprattutto ad Andrè Breton. Per lei

tutto era concentrato appunto sull’amore. Scelse di abitare a

9

Venezia, la città surreale per eccellenza. Nel surrealismo scoprì il

mondo ideale per vivere la sua vita, la spiegazione del suo strano

modo di essere. Dal surrealismo imparò ad accettare le sue ansie e

le sue angosce, prese la forza necessaria per continuare la ricerca

dell’impossibile, trovò la ricetta giusta per combattere la noia.

Insomma, per Peggy Guggenheim il surrealismo fu la

giustificazione necessaria alla sua vita: fatta di uomini e di bere. A

lei, in quanto “musa dei surrealisti”, tutto era concesso!

Quando Peggy decise di aprire una galleria all’avanguardia a

Londra era inesperta e Marcel Duchamp, amico di vecchia data,

divenne il suo consigliere. Fu Peggy a voler decidere di chiamare la

galleria Guggenheim Jeune, per distinguerla dalla collezione dello

zio Solomon a New York.

La mostra di apertura fu dedicata a Jean Cocteau, artista francese

dotato di una grande versatilità e originalità.

‹‹Era così bello, con il volto affusolato da orientale e le mani dalle lunghe

dita, che non lo potevo rimproverare per il piacere che provava a

contemplarsi.››

Peggy Guggenheim, Con Peggy Guggenheim tra storia e memoria

Il giorno di Natale del 1937 entrò nella vita di Peggy, Samuel

Beckett, e lei subito se ne innamorò. La loro fu una storia

tormentata, Beckett non fu mai veramente innamorato e la tradì

molte volte. Nel gennaio del 1938 finì la loro relazione e Samuel

una notte fu aggredito, restò molti giorni in ospedale, dove scrisse

una breve poesia in cui rifletteva sulla sua vita amorosa:

vengono

uguali e diverse

con ciascuna è uguale ed è diverso

con ciascuna la mancanza d’amore è uguale

con ciascuna la mancanza d’amore è diversa

10

Peggy partì per Londra, la attendevano grandi preparativi per

l’inaugurazione della galleria. In questo periodo iniziò la sua vera

collezione.

Il 24 gennaio 1938 ci fu l’inaugurazione della galleria Guggenheim

Jeune. Intanto, a Parigi Marcel Duchamp presentò a Peggy l’artista

di origini russe Vasilij Kandinskij, al quale decisero insieme di

dedicare una sua mostra a Londra. La cosa non fu però affatto

semplice, perché in passato tra lo zio di Peggy, Solomon

Guggenheim e lo stesso Kandinsij c’erano stati dei malintesi che

non si erano ancora risolti. Peggy il 15 febbraio scrisse allo zio

Solomon e alla zia Irene:

“Cari zia Irene e zio Solomon

dopodomani apro una mostra dell’opera completa di Kandinskij.

Sono 34 dipinti a olio e 9 gouaches. E’ la prima volta che ha una

mostra così importante a Londra e spero di collocare qualche pezzo

nei musei inglesi. Vi accludo il catalogo e anche una fotografia di

Kandinskij con la “Tache rouge” del 1921. Sembra che questo

quadro vi interessi moltissimo e non voglio che lo compri nessun

altro senza avvisarvi.

Ho anche un bianco e nero intitolato “Trente”. E’ l’unico rimasto dei

suoi quattro lavori in bianco e nero...

Se voleste comprare qualcosa dalla mia galleria naturalmente ne

sarei felice. Mi incoraggerebbe moltissimo e mi darebbe un ottimo

viatico per questa importante mostra. Perciò vi accludo nel catalogo

un listino dei prezzi.

In ogni caso spero che quando sarete a Londra in estate verrete a

vedere la galleria.

Vi abbraccio, Peggy” 11

A Peggy lo zio non rispose, invece la risposta arrivò dalla baronessa

Rebay, direttrice del museo, nonché amante dello zio. La lettera

era offensiva e Peggy da allora considerò la baronessa sua nemica

e il museo Guggenheim di New York come un grande rivale.

Nacque da qui il desiderio di dimostrare che lei non era da meno

dello zio Solomon. Peggy un

giorno conobbe l’artista surrealista, Yves Tanguy, che fece una

mostra retrospettiva alla Guggenheim Jeune. Peggy finì con l’avere

una relazione anche con lui.

Nel periodo dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ci fu un

terribile scontro tra surrealisti, che si divisero in due fazioni: Paul

Eluard sottrasse a Breton piu’ della metà dei suoi seguaci. Peggy

trovò questa storia ridicola. Nel frattempo Peggy stava avendo un

enorme successo con la sua galleria, aveva incontrato artisti come

John Tunnard, Piet Mondrian, Roland Penrose. Nel 1939 Peggy

ritorna a Parigi e incontra Max Ernst. In questo stesso anno la sua

galleria a Londra era in perdita e quindi decise di spendere il

proprio denaro in un progetto più ambizioso: avrebbe creato a

Londra un suo museo. Per realizzarlo si mise in contatto con il

12

critico Herbert Read, l’uomo giusto per pubblicizzare il primo museo

d’arte moderna in Inghilterra. L’idea era quella di tenere una

mostra d’apertura in cui esporre le opere di tutti gli artisti più

significativi dei principali movimenti artistici che il museo intendeva

rappresentare. Molte di queste opere sarebbero arrivate da Parigi,

e l’elenco per il museo sarebbe diventato la base per la futura

collezione di Peggy. Durante i suoi soggiorni parigini Peggy

continuò a comprare opere per allargare la sua collezione privata,

tra cui una scultura di Giacometti, un quadro di Dalì, e cercò di

comprare anche qualche opera di Brancusi. Lo scultore era

affascinato da Peggy, la chiamava Pegitza e voleva che si

occupasse soltanto di lui. Peggy molto astutamente non acquistò le

opere direttamente da lui, perché aumentava sempre il prezzo. A

questo punto entrò nella vita di Peggy una figura molto importante,

Howard Putzel, che divenne suo consigliere e in seguito suo

segretario a New York. In sua compagnia iniziò a visitare tutti gli

studi degli artisti che le interessavano e comprò molto, tra cui

un’opera del costruttivista russo Antoine Pevsner. Infine, quando

Hitler aveva già occupato la Norvegia, Peggy si recò nello studio di

Léger e comprò da lui un bellissimo quadro del 1919. Intanto

cercava a Londra un luogo adatto per il suo museo, ma la rapida

avanzata dei tedeschi su Parigi la costrinse a nascondere la

collezione in Francia, poiché ormai era impossibile spedirla in

Inghilterra. Mandò allora la collezione in un castello vicino a Vichy,

questa fu una scelta molto intelligente perche i tedeschi si

fermarono a Vichy solo per un breve periodo, e la collezione passò

inosservata. La pubblicazione nel 1940 del giornale Il Bulletin fu

interrotta dalla guerra. L’ultimo numero conteneva una chiamata

alle armi, non firmata ma scritta da Edouard Mesens, mercante

d’arte affermato, direttore della London Gallery, che ebbe una

storia con Peggy. Questo testo rispecchiava lo spirito di un’epoca in

cui la libertà per sopravvivere doveva combattere: 13

Non c’è sogno peggiore della realtà in cui

viviamo.

Non c’è realtà buona quanto i nostri sogni. I

nemici del desiderio e della speranza si sono

sollevati con violenza.

Sono cresciuti in mezzo a noi, uccidendo,

opprimendo e distruggendo.

Ora, nauseati dal loro veleno, siamo minacciati di

estinzione.

COMBATTERE

HITLER

E LA SUA IDEOLOGIA DOVUNQUE

SI MOSTRI

E’ NOSTRO DOVERE

La sua sconfitta è il preludio indispensabile alla

liberazione totale dell’umanità.

Scienza e intuizione dureranno oltre lo squallore

della guerra e sveleranno un mondo nuovo.

14

4 LA FUGA DALLA GUERRA

A bordo della sua Talbot, Peggy si allontanò da Parigi. Era

incominciato il grande esodo per la guerra, le strade erano gremite

di automobili. Peggy avvolta in una nube di fumo nero ricoperta di

fuliggine disse alla sua amica Nellie Van Doesburg:

‹‹Non riesco a capire da cosa sia causata questa nube nera. Sono stati i

tedeschi o i francesi secondo te?››

Intanto la guerra continuava. Durante l’occupazione tedesca,

nell’inverno del 1941, la collezione di Peggy fu messa al sicuro nel

museo di Grenoble, ma non fu esposta perché il direttore temeva

rappresaglie del governo di Vichy. Fu allora che prese coscienza

che il fatto di chiamarsi Guggenheim, non la sottraeva dallo

sterminio di Hitler quindi iniziò a pianificare la sua fuga dall’Europa.

‹‹Ero così felice che volevo tornare in Inghilterra e trovare un lavoro nel

quadro dello sforzo bellico, e cominciai a cercare di ottenere un visto

britannico. Naturalmente era impossibile, così mi venne l’idea di sposare

un inglese che avevamo conosciuto in treno e col quale avevamo fatto

molta amicizia. In questo modo sarei potuta rientrare in Inghilterra. Per

fortuna il mio inglese scomparve, e comunque Laurence mi disse che non

avevo il diritto di abbandonare i figli e che era mio dovere portarli in

America. Perciò rinunciai a quel folle progetto››

Peggy Guggenheim, Una vita per l’arte

Giunta a Marsiglia si mise in contatto con il comitato di liberazione

clandestino, con a capo Varian Fry.

Peggy vivendo nel mondo dell’arte non si era resa conto della

gravità della situazione. E’ proprio in questo periodo, in cui doveva

vivere da esule, che rincontrò Max Ernst, giunto a Marsiglia per

scappare dalla Gestapo. Da quel giorno Max divenne l’uomo della

15

sua vita. Si trasferirono a Lisbona, in attesa della partenza per gli

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