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Sintesi
Diritto: il diritto al lavoro nella Costituzione

Storia: la nascita del movimento sindacale italiano

Economia aziendale: il TFR

Scienza delle finanze: il sistema previdenziale italiano

Geografia: il lavoro nell'era della globalizzazione (le condizioni dei lavoratori nel Nord e nel Sud del mondo)

Inglese: child labor

Italiano: Giovanni Verga (Rosso Malpelo)
Estratto del documento

ISISS "M.O. L. Dal Cero"

Indirizzo commerciale

Anno scolastico 2010-2011

Miotti Chiara

Tesina di

Classe V Ac

Il mondo

del

lavoratore

~ 1 ~

IL MONDO DEL LAVORATORE:

DIRITTO

• Il diritto al lavoro nella costituzione italiana

STORIA

• La nascita del movimento sindacale italiano

ECONOMIA AZIENDALE

• trattamento di fine rapporto (TFRL)

SCIENZE DELLE FINANZE

• il sistema Previdenziale italiano

• il pensionamento

GEOGRAFIA

• Il lavoro nell'era della globalizzazione ( condizioni lavoratori nord e sud

del mondo)

INGLESE

• Child labor (sfruttamento minorile)

ITALIANO

• Novella Rosso Malpelo

IL DIRITTO AL LAVORO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA

~ 2 ~

L a Costituzione della Repubblica Italiana entra in

vigore il 1 gennaio 1948.

Tale Costituzione è scritta (è contenuta in un

documento scritto), votata (è stata redatta da

un’Assemblea costituente eletta dal popolo), rigida (non

può essere modificata da leggi ordinarie, ma solo da

leggi costituzionali) e lunga (prevede anche i diritti

sociali ed economici, oltre a quelli civili e politici).

La Costituzione si apre con un gruppo di articoli in cui

sono enunciati i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico della Repubblica italiana. Essi

rappresentano la base, il fondamento su cui poggiano tutte le altre norme costituzionali.

Attraverso questi principi l’Assemblea costituente ha descritto i valori sui quali si doveva fondare

lo Stato, creando una società basata sulla democrazia, sulla partecipazione dei cittadini alla vita

politica del Paese, sul riconoscimento e sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, sul

principio di uguaglianza e sul diritto al lavoro come mezzo per affermare la propria personalità.

IL DIRITTO AL LAVORO

Il lavoro è il fondamento della nostra Repubblica (art. 1):

”L’ITALIA E UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL LAVORO”

è considerato un valore che consente l'affermazione della personalità umana.

E’ riconosciuto sia come un diritto, ma anche come un dovere di tutti i cittadini nei confronti dello

Stato.

E’ un diritto in quanto strumento di realizzazione e di benessere dell’individuo ; dovere in quanto

strumento di progresso materiale della società.

Il principio lavorista è poi ribadito dall’art. 4 che ,appunto, riconosce a tutti i cittadini il diritto al

lavoro.

Lo Stato si deve impegnare a intervenire nel sistema economico per creare possibilità di lavoro per

i cittadini; interventi di questo tipo sono perciò un obbligo per il nostro Stato (che si caratterizza

dunque come Stato sociale) rivolto non solo a tutelare il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni,

ma anche a rimuovere gli ostacoli che impediscono l’effettiva realizzazione di tale diritto.

I principali Diritti dei lavoratori affermati dalla Costituzione possono essere così classificati:

 Diritti patrimoniali, che riguardano l’aspetto economico.

 Diritti personali, che riguardano l’aspetto morale

Tra i DIRITTI PATRIMONIALI si distinguono: ~ 3 ~

 il Diritto alla Retribuzione, stabilito dall'art. 36, secondo il quale il rapporto di lavoro è a

titolo oneroso in quanto il lavoratore, come corrispettivo dell’attività prestata al servizio

del datore di lavoro, ha diritto a una retribuzione che deve essere quantificata in base alla

quantità e alla qualità del lavoro svolto. Specifica, inoltre, che la retribuzione deve essere

sufficiente ad assicurare al lavoratore e alla sua famiglia una vita libera e dignitosa, che gli

consenta cioè di soddisfare i propri bisogni senza dover dipendere da terzi o ricorrere

costantemente a forme di assistenzialismo.

 il Diritto al TFR e alla pensione al termine del rapporto di lavoro.

 Diritto allo sciopero (art. 40), considerato nel passato un crimine, diventa

un diritto dei lavoratori; per molti anni però nessuna legge è stata fatta,

con la conseguenza che sull'argomento sono state usate norme che

risalivano al periodo fascista.

Grazie all'intervento della Corte costituzionale, molte di queste

norme sono state dichiarate incostituzionali e il diritto di sciopero è

stato considerato legittimo in molte sue forme.

 Diritto sindacale art. 39 è garantita la libertà sindacale

Tra i DIRITTI PERSONALI si distinguono:

 il Diritto all’Integrità Fisica e alla Salute garantito attraverso il riposo quotidiano, il riposo

settimanale, il riposo festivo e le ferie annuali. (art. 36)

 il Diritto a non superare un determinato Orario di Lavoro (di solito 40 ore settimanali e 8

giornaliere), fatta salva la possibilità di svolgere lavoro straordinario sempre nei limiti

stabiliti dalla legge e con retribuzione aggiuntiva. (art. 36)

 il Diritto alla Parità di Trattamento, con la legge sulla parità del 1977 si è proceduto a

togliere le discriminazioni di tipo formale che ancora esistevano fra uomo e donna.

L’art. 37, in particolare, garantisce la tutela specifica per le donne e stabilisce che siano

riconosciuti gli stessi diritti e la stessa retribuzione che spetta al lavoratore uomo.

Particolare protezione viene accordata al lavoro minorile: è la legge che determina l'età

minima per il lavoro salariato.

 il Diritto alla Conservazione del Posto di Lavoro l’art. 38 (distingue fra previdenza e

assistenza: la prima è per i lavoratori, la seconda per tutti i cittadini bisognosi) prevede che,

per quanto riguarda la previdenza venga affermato il diritto dei lavoratori a mezzi adeguati alle

loro esigenze di vita nei casi di: infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia e disoccupazione

involontaria. Per quanto riguarda l'assistenza, invece, viene affermato il diritto costituzionale al

mantenimento e all'assistenza sociale per i cittadini inabili al lavoro e sprovvisti dei mezzi

necessari. IL MOVIMENTO SINDACALE ITALIANO

~ 4 ~

IL SINDACATO ITALIANO

I l sindacato è un’organizzazione che associa i membri di una o più categorie di lavoratori, o di

datori di lavoro. Il suo compito è quello di curare e difendere gli interessi economici e

professionali degli associati.

LA STORIA DEL MOVIMENTO SINDACALE IN ITALIA

In Italia le prime associazioni di mutuo soccorso, con

funzione di sostegno agli associati in caso di necessità, si

costituirono in alcune regioni del Nord (Piemonte,

Lombardia, Liguria, Toscana) solo nella prima metà

dell'Ottocento.

Il nostro paese era infatti prevalentemente agricolo, di

conseguenza l'associazionismo operaio si è sviluppato tardi e

quasi esclusivamente nelle aree industrializzate. Soltanto

negli ultimi anni dell'Ottocento le società di mutuo soccorso

si estesero e, nel 1870, sorsero le prime leghe, con fini più propriamente sindacali. (Organizzavano

agitazioni, scioperi, contro i padroni per denunciare lo sfruttamento).

Il lavoratore infatti era costretto ad orari di lavoro massacranti e non aveva diritto al riposo

settimanale.

La mancanza di assistenza infortunistica faceva sì che la forza lavoro delle aziende fosse in

continua evoluzione; il lavoratore vittima di un incidente in fabbrica perdeva, nella maggior parte

dei casi, l’impiego: nessun imprenditore poteva perdere della forza lavoro, con conseguente

diminuzione della produzione. I capitalisti, quindi, assumevano nuova forza lavoro e, per il

lavoratore infortunato, era la disoccupazione.

Non era tutelato nemmeno il lavoro di donne e bambini, che partecipavano ai processi produttivi

esattamente come gli uomini adulti.

Dunque per le insostenibili condizioni in cui lavoravano gli operai spinsero gli stessi ad organizzarsi

in assemblee formando sindacati per tutelare i propri interessi e per partecipare, con significativa

rappresentanza, alla vita politica del Paese.

Lo scopo che si erano prefissati era di condurre una lotta per migliorare le condizioni di lavoro.

La nascita di sempre più gruppi organizzati portò alla formazione di molte camere del lavoro di

federazioni sindacali (FIOM,FEDERTERRA) e, nel 1906, di un movimento competente a livello

nazionale, la CGL(Confederazione Generale del Lavoro), antenata della moderna Cgil.

LA FASE DEL BIENNIO ROSSO Le lotte sindacali trovarono in Italia la loro massima

espressione nel cosi detto Biennio rosso.

L’Italia stava attraversando un periodo di forte crisi

economica: l’indebitamento pubblico era altissimo,

l’inflazione portò ad una fortissima svalutazione della

lira.

La disoccupazione era a livelli preoccupanti.

Le conseguenze di questa condizione venivano

sopportate soprattutto dalle fasce sociali più deboli che,

nel ’19, avviarono una fase di violente lotte sociali e

sindacali. ~ 5 ~

Federterra, Cgl e Cil guidarono tumulti sia nelle campagne che nelle fabbriche.

Il sindacato dei metalmeccanici (FIOM) aveva chiesto agli industriali il rinnovo del contratto per

ottenere aumenti salariali, ma gli industriali respinsero ogni richiesta.

La loro intransigenza provocò un crescendo di

tensione: i sindacati proclamarono uno sciopero

bianco, gli operai cioè entravano in fabbrica ma non

lavoravano; gli industriali allora dichiararono la

chiusura degli stabilimenti (serrata).

In poco tempo 300 fabbriche tra Milano, Torino e

Genova furono occupate da oltre 400.000

lavoratori. Gli operai presero il controllo degli

stabilimenti, organizzarono servizi armati di

vigilanza e in alcuni casi tentarono di proseguire la

produzione. Per molti lavoratori questo doveva

essere l’inizio di un processo rivoluzionario, ma in

realtà il movimento fu incapace di estendersi ed era

privo di idee precise sulla strategia da attuare per

rovesciare lo Stato. Tra i gruppi rivoluzionari più attivi e preparati si distinse quello torinese

raccolto intorno alla rivista “Ordine nuovo”, tra i cui fondatori vi fu Antonio Gramsci (1891-

1937).La rivista aveva più volte indicato agli operai lo strumento rivoluzionario dei consigli di

fabbrica per acquistare maggiore potere nel controllo delle aziende e nella società.

LA SITUAZIONE DURANTE IL REGIME FASCISTA

Nel 1919, anche sotto la spinta della dottrina sociale della

Chiesa, si costituì la Confederazione italiana dei lavoro (CIL),

alla vigilia dei fascismo, la prima organizzazione sindacale di

ispirazione cattolica che contava più di tre milioni di iscritti,

insieme alla CGIL.

Il regime fascista sciolse nel 1927 i sindacati i quali vennero

ricostituiti nell’ambito delle corporazioni.

Incominciarono le azioni violente degli squadristi contro il

sindacato.

Mussolini prese il completo controllo e la disciplina delle attività sindacali.

I sindacati liberi poterono continuare ad esistere, ma solo come associazioni di fatto e quindi prive

di ogni potere contrattuale; erano vietati, inoltre, come strumenti di lotta, lo sciopero e la serrata.

LA NASCITA DELLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI DEI LAVORATORI

Nel 1948, con il ritorno alla democrazia, la Costituzione riconobbe definitivamente la libertà di

organizzazione sindacale (art. 39) e il diritto allo sciopero (art. 40).

In seguito con il passare degli anni, le varie organizzazioni sindacali affrontarono diverse scissioni

finché si sono formate quelle che attualmente esistono:

~ 6 ~

• CGIL: Confederazione generale italiana del lavoro, di ispirazione comunista e socialista;

• CISL: Confederazione italiana dei sindacati dei lavoratori, di tendenza cattolica;

• UIL: Unione italiana dei lavoro, di orientamento laico-socialista;

LO STATUTO DEI LAVORATORI

Di fronte ai movimenti di lotta degli anni Sessanta, i sindacati avvertirono di nuovo l'esigenza di

dar vita a rivendicazioni unitarie che, nel 1970 portarono alla promulgazione dello Statuto dei

lavoratori, il documento fondamentale a tutela delle libertà sindacali e dei diritti dei lavoratori.

Nel 1971, nacque la Federazione unitaria CGIL, CISL, UIL.

In Italia le organizzazioni sindacali non sono strutturate secondo le categorie (es. sindacato dei

tessili), ma sono i lavoratori che, secondo la loro tendenza politica, aderiscono a una

confederazione o a un'altra.

TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO

~ 7 ~

DEFINIZIONE

l l TFRL o TFR (Trattamento di Fine Rapporto di Lavoro – Trattamento di

Fine Rapporto)è quella somma corrisposta dal datore di lavoro al

lavoratore dipendente al termine del rapporto di lavoro. E' conosciuto

anche con il termine "liquidazione".

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