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Elettrotecnica: motore asincrono trifase - motore passo passo
TDP: PLC Siemens S7 200
Italiano: Giovanni Verga - notizie biografiche - Rosso Malpelo - Libertà
Ascensore
Cenni storici
Dopo l'invenzione del paracadute, dispositivo di sicurezza contro le cadute
accidentali della cabina, messo a punto nel 1853 da Elisha Otis, cominciò il
vero sviluppo dell'ascensore moderno. Nel 1857 a New York fu presentato il
primo ascensore a vapore. Successivamente in Germania, nel 1880, Werner
Von Siemens, presentò il primo ascensore elettrico con l'adozione di circuiti
idraulici che, nel 1889, in occasione dell'inaugurazione della torre Eiffel a
Parigi, lo installò utilizzando una nuova figura professionale, il manovratore.
Il 1924 fu l'anno dell'ascensore con controllo automatico. I comandi sono dati
da pulsanti posti in cabina e ai piani e prendono il nome di bottoniera o
pulsantiera. Questa tecnologia sostituisce definitivamente la figura del
manovratore.
Attualmente in Europa ci sono circa 3.500.000 ascensori, di cui 900.000 solo
in Italia che detiene il record mondiale.
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Tipologie
Generalmente gli ascensori vengono definiti in base: al sistema di trazione;
alla capacità di carico (capienza e portata) e al tipo di manovra. Inoltre
possono essere elettrici o oleodinamici.
Ascensori elettrici
Gli ascensori elettrici (o a fune) si distinguono:
- ad argano agganciato, quando la macchina ha un tamburo su cui viene
avvolto il cavo di trazione;
- ad argano a frizione, quando ha una puleggia di trazione e la fune
appoggiata ha da una parte la cabina e dall'altra il contrappeso.
Inoltre possono essere a una o due velocità, a seconda del motore.
Generalmente gli ascensori elettrici vengono impiegati negli edifici con corse
superiori a venti metri, dove l'utilizzo dell'impianto oleodinamico diventa
antieconomico. Ci sono varie soluzioni per gli impianti a fune: con argano alto
e trazione 1:1; con argano in basso e pulegge di rinvio in alto (come
modellino); con argano in alto con riduzione a puleggia 1:2.
I motori possono essere:
- a corrente alternata ad una velocità di concezione semplice e a basse
prestazioni, oppure a due velocità con motore a doppio avvolgimento (4/16
poli) che permette il rallentamento della cabina in arrivo al piano;
- a corrente continua utilizzati normalmente per grossi impianti ad alta
velocità grazie al controllo accurato di accelerazioni e decelerazioni della
cabina.
Da considerare che lo spunto di corrente rispetto a quella nominale negli
ascensori elettrici è molto superiore a quello oleodinamico (circa 7 volte
7
contro 3) in quanto il motore parte con tutti i carichi collegati. Tuttavia la
potenza del motore in un impianto ad argano risulta essere meno potente, in
quanto il carico della cabina è controbilanciato dal contrappeso.
Ascensori oleodinamici
Gli impianti oleodinamici sono costituiti da un gruppo motore-pompa che
spinge il fluido (olio minerale) in un pistone, trasmettendo così il moto in salita
alla cabina. In discesa la cabina scende per gravità tramite l'apertura della
valvola della centralina. L'impianto oleodinamico ha un vantaggio rispetto a
quello elettrico, dato che tutto il carico scarica direttamente sul cilindro e
quindi sul fondo fossa, non necessita di un vano portante a tutto vantaggio
per le case di vecchia costruzione.
Altri vantaggi sono:
- il collegamento tra pompa e pistone avviene tramite tubi ad alta pressione e
quindi i due locali possono essere distanti anche alcuni metri;
- tutto il peso scarica a terra non sollecitando le pareti della casa.
Grazie a questi vantaggi il 60% degli ascensori in Italia adotta questa
tecnologia.
Manovre
I quadri di manovra possono essere a relè (logica cablata) per impianti
semplici, oppure con controllo a logica programmata (plc), che comanda
circuiti di potenza, come teleruttori (o contattori) e relè.
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Le manovre più usate sono : manovra automatica universale e manovra a
prenotazione collettiva.
Manovra automatica universale (o normale)
E' il più usato e semplice controllo del movimento della cabina e deve
funzionare nel seguente modo:
la persona preme il pulsante al piano, l'ascensore diventa occupato e viene
segnalato su tutti i piani. Arrivato al piano, e nessuno preme il pulsante in
cabina, dopo dieci secondi l'ascensore risulterà nuovamente libero. Se invece
l'utente all'interno della cabina preme il pulsante, l'ascensore comincerà a
muoversi verso il piano desiderato e non potrà essere richiamato dall'esterno.
Manovra a prenotazione collettiva
Memorizza tutti i comandi indifferentemente sia dalla cabina sia dai piani.
Permette quindi di raccogliere le prenotazioni sia salita che in discesa;
memorizza e muove la cabina secondo una logica di direzione. Ai piani le
bottoniere hanno due pulsanti, uno per scendere e l'altro per salire, tranne
ovviamente ai livelli estremi che ne hanno solo uno. I pulsanti, sia in cabina
che ai piani, si illuminano per indicare l'avvenuta prenotazione. Una volta
soddisfatta la richiesta, la spia si spegne e quindi il pulsante è pronto per una
nuova prenotazione. 9
Normativa
Regolamenti in vigore nel campo degli ascensori
La direttiva ascensori 95/16/CE stabilisce a livello europeo un criterio comune
tra i Paesi membri per quanto riguarda la legislazione sugli ascensori.
Definisce cosa si intende per ascensore, la sua manutenzione, i criteri di
immissione sul mercato e le responsabilità del produttore, ma non stabilisce i
criteri tecnico-costruttivi eccetto per quanto riguarda i requisiti essenziali di
base sviluppati dalle normative di riferimento. Maggiori dettagli tecnici sono
contenuti nella normativa EN/81/1-2 /2010. Esse sono dette appunto norme
di riferimento, visto che contengono dei criteri di buona tecnica di riferimento.
La normativa UNI 10411/2003 stabilisce le regole di buona tecnica nel campo
delle ristrutturazioni e modifiche degli ascensori costruiti secondo i criteri
dettati da normative precedenti.
Altri principali riferimenti normativi sono:
-D.P.R. 214 del 5 Ottobre 2010;
-D.M. 11 Gennaio 2010 (norme relative all'esercizio degli ascensori in servizio
pubblico destinati al trasporto di persone);
-direttiva 2006/42/CE, relativa alle macchine, che modifica la direttiva
95/16/CE;
-D.P.R. 162/1999;
-EN 294 (distanze di sicurezza);
-EN 12015 e 12016 (compatibilità elettromagnetica);
-D.M. 587/87. 10
Motore asincrono trifase (M.A.T.)
Fondamentalmente ha il compito di convertire l'energia elettrica in energia
meccanica. Come tutte le macchine elettriche il m.a.t. è reversibile, in quanto
può funzionare anche da generatore. Si distinguono dai motori sincroni in
quanto la velocità del rotore è minore a quella del campo magnetico rotante
generato dallo statore. La differenza di velocità, detta anche di scorrimento,
provoca sul rotore un campo magnetico che ruota ad una velocità ns – nr
(ns= velocità di sincronismo, nr= velocità rotore), sviluppando in esso forze
elettromotrici e quindi correnti indotte. Questa è la causa per la quale il
motore asincrono viene anche chiamato motore ad induzione.
Strutturalmente un m.a.t. è costituito da uno statore (parte fissa) che contiene
gli avvolgimenti primari, normalmente due per ogni fase collegati in serie e
disposti fisicamente l'uno di fronte all'altro. Generalmente in un motore trifase
ci sono sei avvolgimenti, ovvero tre coppie polari disposti di 120 gradi, che, al
passaggio di correnti sfasate di 120 gradi elettrici, producono un campo
magnetico che ruota in uno spazio tra statore e rotore, detto traferro.
Il rotore (parte mobile), è dotato di un certo numero di fasi chiuse in corto
circuito, ed è sospeso ai due estremi da due cuscinetti. Ad una estremità
viene applicata la ventola di raffreddamento, all'altra estremità si trova l'albero
dove si applica il carico. Generalmente ci sono due tipi di rotore: a gabbia di
scoiattolo e a rotore avvolto. Il rotore a gabbia di scoiattolo (o rotore in corto
circuito) è il più usato nell'industria in quanto affidabile ed economico. E'
realizzato da tanti canali ciascuno dei quali viene completamente riempito da
una barra di alluminio. Le testate delle barre che sporgono vengono collegate
tra loro mediante un anello di rame o alluminio. Si hanno inoltre diverse
tipologie di gabbie:
- a coppa, più leggera ma con meno resistenza meccanica e rigidezza;
- rotore a doppia gabbia, capace di sopportare avvii ripetitivi di carichi
elevati, ma con passaggio da bassi ad alti regimi non lineare;
- rotore a barre profonde, permette di avere un passaggio più fluido dai
bassi agli alti regimi.
La particolarità del rotore avvolto è quella di avere anelli coassiali con il
rotore. A questi và collegato l'avvolgimento del rotore, costruito in maniera
identica a quello di statore. Sugli anelli strisciano delle spazzole che vengono
collegati ai morsetti rotorici. Per motori di medie dimensioni (100 a 300 Kw) i
morsetti rotorici possono essere collegati ad un reostato, che variando la sua
resistenza aumenta la resistenza dei circuiti rotorici, avendo così la coppia di
spunto massima per tutto il tempo di avvio del motore.
Nel momento in cui facciamo scorrere corrente allo statore, si genera la
rotazione del campo magnetico il quale è sincronizzato con la frequenza di
rete (in Europa a 50 Hz), che viene chiamata velocità di sincronismo. Il
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campo magnetico prodotto dal rotore è sincrono con il campo magnetico
rotante generato dallo statore, quindi questo sincronismo tra i due campi
magnetici produce al motore una coppia costante. Per trovare la velocità di
sincronismo si usa la seguente formula: ns = 60.f/p, dove f è la frequenza di
rete e p il numero di coppie polari.
Un m.a.t. può variare la velocità per mezzo di un inverter elettronico il quale
varia in modo coordinato sia la frequenza che la tensione. Inoltre per limitare
il più possibile la corrente di spunto e di avviamento, i collegamenti più usati
sono:
- collegamento diretto, per motori di piccola potenza;
- avviamento stella-triangolo, per limitare le correnti di spunto a motori di
media potenza;
- tramite inverter, l'avviamento avviene tramite una rampa oppurtunamente
programmata.
Per i motori asincroni monofase inferiori a 3Kw si usa solitamente un
condensatore che alimenta la seconda fase e ne ritarda il tempo
(sfasamento) rispetto la prima fase. Maggiori informazioni, riguardo il motore
asincrono monofase, sono riportati a pagina 23.
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PLC (Programmable Logic Controller)
Introduzione
Il PLC è stato concepito per la prima volta dalla General Motors verso gli anni
'60, per risolvere principalmente i problemi di controllo e automazione che
erano molto evidenti sulla logica cablata. Quindi non più cablare l'intero
impianto, sia elettrico che pneumatico, per apportare modifiche alla logica
sequenziale ma bensì riprogrammare il microcontrollore con un appropriato
programma sfruttando il medesimo circuito.
Struttura
La struttura del PLC è così suddivisa:
- CPU;
- memoria;
- sezione di ingresso (digitale o analogico);
- sezione d'uscita (digitale o analogica);
- sezione di alimentazione.
La CPU è il cuore del PLC, gestisce e colloquia con tutte le schede connesse
sul bus del PLC, trasferendo dati e comandi da e verso il mondo esterno. Le
funzioni di controllo e comando sono determinate dal programma che viene
caricato in memoria.
In un PLC, come in qualsiasi sistema a microprocessore, ci sono due tipi di
memoria: 13
- memoria di sistema (System Memory);
- memoria applicativa (Application Memory).
La memoria di sistema contiene il sistema operativo definito dal costruttore e
non accessibile dall'utente. La memoria applicativa è destinata all'utente per
le applicazioni, e si divide in memorie dati (registri, flag) e memorie di
programma (programma utente).
Inoltre le memorie sono sudduvise in due categorie:
- volatili, in mancanza di alimentazione perdono il loro contenuto.
Fanno parte di questa categoria le memorie RAM (Random Access Memory)
e vengono utilizzate come memorie dati, cioè per la eleborazione di un
programma da parte della CPU;
- non volatili, mantengono il contenuto anche in assenza di alimentazione.
Questa categoria è riservata alle memorie ROM (Read Only Memory) e i suoi
derivati: PROM – EPROM – EEPROM. In questa memoria risiede il
programma utente.