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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: MAFIA IL MOSTRO MUTANTE
Autore: Gallerani Riccardo
Descrizione: storia della mafia dalle origini alla crisi odierna approfondimento su peppino impastato
Materie trattate: STORIA-LETTERATURA
Area: umanistica
Sommario: SCIASCIA VITALE SAVIANO FALCONE E ALTRI
l’aspirazione che la Sicilia diventasse colonia agricola del Nord commerciale e
soddisfare
industriale. Il che, ovviamente non dispiaceva alla classe commerciale e industriale del Nord, che
portò una più accentuata complicità dello Stato italiano nell’affermazione e consolidamento della
Ma i contadini non ci stanno e in questa
classe borghese-mafiosa siciliana.
terra arida si creano movimenti popolari i “Fasci dei lavoratori” che nel
1893, creano
mossi dalla consapevolezza della propria condizione di sfruttati,
scompiglio nella società intravedendo una possibilità di miglioramento.
rivolte soffocate dal governo chiamato dai
Queste sono ad intervenire
latifondisti, giustifica la condizione delle masse
che le spiegando
contadine del sud con le teorie positivistiche che si erano affermate nella
una sorta di inferiorità del meridionale dovuta al
seconda metà dell’800:
fatalismo che lo aveva fatto nascere il quella zona, in virtù della quale
doveva sottostare alla superiorità del cittadino moderno ed emancipato del nord. Il desiderio
del popolo siciliano e del Sud in genere di migliorare la propria vita, non si ferma comunque a
periodo giolittiano dal 1903 al
queste chiusure positivistiche, ma continua a manifestarsi anche nel
1914, dare voce alle istanze
per cui Giolitti per ovviare alla crisi ed ad eventuali scontri, decide di
popolari presentando piani di riforma riportando il mercato
finalizzati a sanare il malcontento,
ad un sistema liberista. proprietari terrieri sono privi di appoggio,
La situazione ora si ribalta, i
le masse oltre ad essere affiancate dal consenso
mentre
governativo, incominciano a muoversi sempre più come
movimenti organizzati sotto la guida del Partito
Socialista nato nel 1892. Chiede la riforma del sistema
tributario e amministrativo, l’eliminazione del clientelismo
e della proliferazione dell’azione malavitosa, chiede aiuti
concreti per ovviare ai danni causati dalle calamità naturali
terremoto di Messina del 1908
come il e la devastante
eruzione dell’Etna del 1910.
Nonostante la riforma che introduce il suffragio universale
maschile, il sistema clientelare strettamente collegato all’organizzazione mafiosa, deteriora questa
Le masse analfabete sono catechizzate dal
innovazione attraverso la corruzione e la coercizione.
clero e dai sistemi intimidatori dell’organizzazione mafiosa alle soglie della prima
e soprattutto
guerra mondiale il popolo del Sud segna la prima sconfitta del sistema sociale italiano:
l’emigrazione. la vera sconfitta,
Ciò che rappresenta però è l’obbligo dello Stato di andare a
difendere la patria Prima Guerra Mondiale. I contadini combattenti non
al fronte durante la
hanno nessun interesse nel difendere la patria, così il governo promette, per motivarli, una
cospicua distribuzione di terre a tutti i veterani di guerra,
assegnazione utopica che si risolverà con la futura azione
repressiva e coercitiva dei fascisti sovvenzionati dai
latifondisti. L’instaurazione della macchina elettorale,
fece il resto. La mafia vi si associò indissolubilmente, ed è
soltanto con il sorgere dei partiti di sinistra che la lotta
elettorale nella Sicilia occidentale assume, da rivalità di
La mafia fu subito
interessi e di “cosche”, carattere politico.
contro il nascente partito socialista e avversò anche quel
partito popolare dei cattolici che poi divenne la
Democrazia Cristiana. 6
DAL FASCISMO AL DOPOGUERRA
Riguardo al fascismo, la mafia si mantenne in diffidente attesa i primi anni.
Mussolini
Quando cominciò a muoversi per inserirsi, era troppo tardi: che aveva
era arrivato a capire che la mafia era come un altro Stato.
il culto dello stato ,
Si racconta che la rivelazione gli venne dalla visita ad un paese in provincia di
Palermo, dove era sindaco un mafioso che ebbe l’ingenuità di dirgli che non
occorrevano tanti carabinieri, tante guardie, che a proteggere il capo del governo,
il duce dell’Italia fascista, bastava lui solo, la sua autorità il suo prestigio.
Mussolini si informò, seppe chi era il sindaco e cosa era la mafia e ordinò una
radicale repressione, mandando in Sicilia, con pieni poteri e dotato di ingenti
Cesare Mori. Da sempre non è unanime il giudizio
forze, il prefetto
sull’azione e soprattutto sui risultati del cosiddetto “prefetto di ferro”.
Utilizzò metodi non sempre ortodossi per ottenere i suoi scopi ed il resoconto
1°
dell’”assedio di Gangi” dal volume di C.Duggan ne è testimonianza. Il
gennaio del ’26 Mori occupa militarmente la zona di Gangi e rastrella il paese con Carabinieri e
I banditi, piccoli mafiosi rurali e vecchi latitanti, erano stati spinti dal
uomini della milizia.
freddo a tornare alle loro famiglie, protetti in nascondigli abilmente costruiti dietro i muri, sotto i
pavimenti o nei solai. Mori diede ordine ai suoi uomini di entrare nelle case, dormire nei loro letti,
bere il loro vino, mangiare le loro galline, uccidere il loro bestiame e venderne la carne ai contadini
Fu dato anche ordine di prendere in ostaggio donne e bambini
della zona a prezzo ridotto. non
per la loro umiliazione:
solo per costringere alla resa i malviventi, ma anche “Volevo dare alle
popolazioni la tangibile prova della viltà della malvivenza” scrisse Mori nelle sue memorie.
Particolare non secondario nell’assedio di Gangi è il ruolo giocato dal barone Sgadari, grosso
proprietario terriero, da tempo in affari con i mafiosi locali e salvato con l’impunità da Mori in
Tali metodi,
cambio di una mediazione atta a convincere i resistenti. dove le garanzie
per i cittadini erano considerate molto meno della necessità di assicurare i mafiosi alla giustizia,
furono perseguiti per anni: furono fatti migliaia di arresti, senza troppe preoccupazioni se nel
Si procedeva all’arresto ed alla condanna per associazione
mucchio finivano degli innocenti.
per delinquere sulla base di un semplice sospetto, od alla cosiddetta “notorietà mafiosa”. In
questo modo alcune correnti all’interno del partito fascista, riuscirono a far arrestare, con accuse
spesso infondate, i propri avversari politici. Vittima tra le più illustri fu Alfredo Cucco (radicale del
fascismo, in contrasto con i latifondisti e la vecchia nobiltà palermitana). L’azione di Mori
nel biennio ’26-’27, il numero di arrestati raggiungerà livelli record, distruggerà
continuerà
quasi interamente la struttura di base della malavita organizzata siciliana offrirà a
e
Mussolini argomento propaganda. ’27 il prefetto fu nominato
un per la sua Infatti sul finire del
senatore Mussolini dichiarava Mafia è
del Regno mentre alla Camera solennemente “la
sconfitta”. il prefetto Mori picchiò duro soprattutto sulla mafia rurale e sui suoi strati
In realtà
più deboli e contro le punte più appariscenti di cronica criminalità, mentre lasciò confluire
all’interno del regime i soggetti emergenti di quelle classi sociali che secolarmente detenevano la
capacità di controllo del territorio e dei suoi settori produttivi (agrari e grandi latifondisti) che
trovarono così una legittimazione forte. Venivano infatti loro affidati posti di potere la gestione di
e 7
A supportare la tesi che il fascismo con l’azione di
un ordine pubblico più apparente che reale.
Mori non sia riuscito a sgominare la mafia, perché non unì alla lotta sul piano militare alcun
un record di quegli anni:
intervento di tipo sociale facendo anzi dei passi indietro, il numero dei
latitanti che fuggirono, negli Stati Uniti, andando a rimpolpare la
per lo più “rifugiandosi”
nascente mafia italo-americana, che troverà poi negli anni Trenta, come è noto, una grande
occasione di crescita nel proibizionismo.
Sbarcati dall’altra parte dell’oceano già negli anni 70
dell’800, uomini “d’affari” provenienti quasi tutti da
Palermo e dalla sua provincia. Molti commerciavano in
agrumi ed è stata la prima “ondata” di mafia. Nomi come
Ignazio Lupo “The Wolf”, Vito Cascioferro, Giuseppe
Fontana, uno dei due sicari del marchese Emanuele
Notarbartolo, sindaco della capitale dell’isola dal 1873 al Una colonia siciliana
1876. direttore del Banco di Sicilia, prima vittima “eccellente” di mafia.
dedita al crimine. Dalle scorrerie a Little Italy all’uccisione di Joe Petrosino, il mitico tenente
la “Mano nera”.
della polizia di New York impegnato nella lotta contro Furono loro a dare l’ordine
in missione in Sicilia a caccia di prove per incastrarli.
di farlo fuori quando era Tutti quei
mafiosi lasciarono il dopo la prima guerra mondiale. Quando
carcere e anche l’America
tornarono a New York boss siciliani della
non erano più soli, c’erano i
nuova “ondata”, primo
fra i nomi più conosciuti Carlo Gambino: erano il
vero nucleo “Cosa Nostra”.
di quella che si sarebbe chiamata Il flusso
migratorio accelerato dall’azione fortemente repressiva del Prefetto Mori
in Sicilia gonfiò le fila dell’esercito degli “uomini d’onore” dediti al
contrabbando degli alcolici, al racket delle estorsioni, al narcotraffico fino
Mai veramente integrati,
ad infiltrarsi nel Sindacato. diversi da altri
si sistemarono nella Little Italy newyorkese
mafiosi o gangster italiani, 800 mila abitanti Napoli
che in quegli anni aveva già e che-dopo - era la
città italiana più popolosa al mondo. C’erano quei primi siciliani del
malaffare che erano nati là o là c’erano andati appena bambini, come
Salvatore Lucania Luciano” fondamentale
detto “Lucky personaggio nella seconda
per l’esito di alcuni importanti eventi successivi all’entrata
Guerra Mondiale degli Stati Uniti. Nei primi dieci mesi di guerra, i sommergibili tedeschi
affondarono nei pressi delle coste dell’Atlantico 500 navi statunitensi: era chiaro che potevano
La Naval Intelligence ebbe l’idea di servirsi della mafia
contare su spie e traditori. con la
mediazione di Lucky Luciano, che stava scontando una condanna a 15 anni (Operazione
I fratelli Costello, riuscirono
Underwold) con la loro organizzazione mafiosa, dove le strutture
liberare il porto di New York dalle spie nazi-fasciste.
ufficiali avevano fallito: Da cosa nacque
Abrogati nel 1942 i “decreti Mori”, avviarono
cosa. parecchi mafiosi tornarono in Sicilia e
contatti con gli Alleati (la Naval Intelligence Service organizzò una apposita squadra: la Target
section).
Esercitarono lo spionaggio nel Mediterraneo, fornirono notizie sulle infrastrutture dell’isola, la
dislocazione e la consistenza delle truppe dell’Asse in Sicilia e suscitarono nella popolazione
sentimenti favorevoli agli Alleati. Del resto gli Alleati iniziarono l’occupazione l’invasione
dell’Europa meridionale dalla Sicilia, anziché dalla Sardegna o dalla Corsica, dalle quali sarebbe
stato più agevole effettuare sbarchi in Toscana, Liguria o Provenza, proprio per la certezza di poter
L’episodio più importante è quello che riguarda la parte
contare sull’appoggio della mafia.
avuta nella preparazione dello sbarco da Lucky Luciano. Il gangster americano, una volta
prese contatto con i grandi capimafia
accettata l’idea di collaborare con le autorità governative,
statunitensi di origine siciliana di mettere a punto i
e questi a loro volta si interessarono
necessari piani operativi, far trovare un terreno favorevole dell’esercito
per agli elementi
americano che sarebbero sbarcati clandestinamente in Sicilia per preparare all’occupazione
8
imminente le popolazioni locali. E’ un fatto che quando il 10 luglio 1943 gli americani sbarcarono
Husky 10 luglio/17 agosto ‘43),
sulla costa sud della Sicilia (operazione raggiunsero Palermo in
è storicamente provato che prima e durante le
soli 7 giorni. Scrisse Michele Pantaleone “…
operazioni militari relative allo sbarco degli alleati in Sicilia la mafia, d’accordo con il
gangsterismo americano, s’adoperò per tenere sgombra la via da un mare all’altro…”.
“Luciano” venne graziato nel 1946 “per i grandi servigi resi agli States durante la guerra” e
trascorse in Italia, da rispettato benestante, i suoi ultimi anni di vita.
Purtroppo dopo questi eventi, la mafia ebbe l’onore di essere