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Sintesi
Introduzione "La più grande invenzione dopo la ruota: le due ruote", tesina


La bicicletta è, per molti, un mezzo così familiare che tendiamo a considerare quasi per scontata la sua esistenza

Collegamenti


Italiano: "La bicicletta" di Giovanni Pascoli

Storia: Storia dell'evoluzione tecnica della bicicletta, ruolo della bicicletta durante la resistenza, la bicicletta: il mezzo degli operai, la nascita della "Corsa Rosa", Gino Bartali: l'eroe silenzioso

Arte: "Testa di Toro" di Picasso, "Ruota di Bicicletta" di Duchamp, "Dinamismo di Ciclista "di Boccioni

Chimica: materiali impiegati nel campo telaistico: Acciaio, Titanio, Alluminio, Carbonio ( approndimento su: forme allotropiche del carbonio e realizzazione della fibra di carbonio)
Estratto del documento

Marco Guerzoni Classe 5° A l.s.a.

Tesina di Maturità

“La più grande invenzione dopo la ruota:

le due ruote”

di Marco Guerzoni

Esame di Stato

Marco Guerzoni Classe 5° A l.s.a.

Introduzione

La bici è un mezzo comune nella vita di tutti i giorni. E’ il mezzo di locomozione più utilizzato e

diffuso nel mondo da quando ad una mente geniale venne l’idea di unire un telaio alle due ruote e

creare così la prima bicicletta.

Dunque la bicicletta è, per molti, un mezzo così familiare che tendiamo a considerare quasi per

scontata la sua esistenza. Pochi conoscono la sua evoluzione affascinante che attraversa più di

due secoli di storia, di costume e soprattutto di innovazione tecnica. Il suo percorso storico è ricco

di invenzioni, di scoperte, di insuccessi, di tentativi, di applicazioni straordinarie, di ricerca

ed impiego di nuovi materiali.

Molte delle geniali soluzioni trovate, nel corso della sua complessa storia, saranno poi adottate

nell’ambito motociclistico ed automobilistico.

In questo lavoro mi sono proposto di raccontare la mia passione per la bicicletta e di tradurla in

una ricerca su tutti gli aspetti storici, tecnici e sportivi che riguardano questo bellissimo mezzo.

La Storia della Bicicletta

La nascita della bicicletta Si sono scoperti schizzi attribuiti a Leonardo da Vinci,

che risalgono al XV secolo, che illustrano un veicolo

fornito di due ruote che somiglia ad una bicicletta.

Questa macchina, frutto dell'immaginazione del grande

artista, non ha mai superato la fase della tavola da

disegno.

Il Célérifère

In Francia, in piena rivoluzione alla fine del Settecento, si attribuì l'invenzione del primo veicolo a

due ruote, al conte Medè de Sivrac: il "célérifère". Secondo la leggenda, il célérifère sarebbe

consistito in un cavallo di legno, al quale si sarebbero fissate due ruote. Si montava in sella, e

correndo si metteva il célérifère in marcia; si poteva avanzare soltanto in linea retta, poiché il

veicolo era privo di un sistema direzionale. Per molto tempo si è creduto che il célérifère fosse

l'antenato primitivo della bicicletta.

Esame di Stato

Marco Guerzoni Classe 5° A l.s.a.

La Draisina

La prima fondamentale innovazione apportata al celerifero

la si deve, con disappunto dei Francesi, ad un tedesco, il

barone Karl Von Drais, che mise a punto in Baviera un

esemplare perfezionato, cioè dotato di sterzo e supportato

da un “appoggia-pancia” per agevolare la spinta del

corridore. Il nuovo veicolo, il primo vero antenato della

bicicletta moderna, era libero finalmente di curvare grazie

alla ruota anteriore mobile.

Il successo fu immediato anche fuori della Germania : il suo inventore, dopo averlo brevettato il 5

gennaio 1817 a Baden, presentò il nuovo mezzo prima a Parigi dove venne denominato

Draisienne dai Francesi e poi a Londra dove fu

chiamato Hobby Horse (cavallo da divertimento) e

dove vi furono apportate corpose e sostanziali

modifiche. Fu costruito tutto in ferro (cavallo

d’acciaio), fu reso elegante con il montaggio del

sellino di pelle, il parafango sulla ruota posteriore, il

riposa-gomiti e ne fu fatta anche una versione al

femminile con telaio abbassato.

Draisina a leve con spinta in equilibrio

Il primo modello azionato senza toccare terra con i piedi (Draisina a leve con spinta in equilibrio)

fu creato nel 1840 da un fabbro scozzese di Glasgow: Kirkpatrick MacMillian. Il suo veicolo

presentava una ruota posteriore più alta di quella anteriore; su di essa stava la sella su cui si

sedeva l'uomo, il quale con un sistema di pedivelle oscillanti, sistemate dalle due parti della ruota

anteriore, imprimeva un movimento alla ruota posteriore per mezzo di due bielle leggere.

L’inconveniente della sua invenzione, che infatti non ebbe successo, dipendeva dal fatto che i

pedali non ruotavano completamente, ma descrivevano soltanto un arco di cerchio.

Esame di Stato

Marco Guerzoni Classe 5° A l.s.a.

Draisina a pedali (velocipede)

Il giovane francese Ernest Michaux, che lavorava

nell’officina meccanica del padre, montò su una draisina i

primi pedali sulla ruota anteriore, facendo in modo che

le pedivelle ruotassero completamente intorno all’asse

della ruota e le trasmettessero direttamente il loro

movimento. Il velocipede di Michaux costituisce il primo

successo commerciale della bicicletta. Dal velocipede è

sorta l'industria della bicicletta.

Il Biciclo

Per cercare di rendere più rapido il velocipede i costruttori aumentarono le dimensioni della ruota

anteriore in modo da coprire una distanza maggiore ad ogni giro di pedali.

Era nato il Biciclo, caratterizzato appunto dalla ruota anteriore molto

alta di solito tra i 90 e i 150 cm di diametro, dalla ruota posteriore

molto piccola che serviva solo a equilibrare l'insieme, dal telaio e

ruote ancora in legno e dai cerchioni in ferro. In alcuni casi la ruota

anteriore raggiunse anche i due metri di diametro con il guidatore

seduto ad un'altezza vertiginosa.

La guida di questo veicolo era così complessa e difficile oltre che

pericolosa da giustificare la nascita delle prime scuole guida. I bicicli

Michaux erano però ingombranti, rigidi e soprattutto pesanti tanto

da non permettere velocità superiori ai 12 chilometri l'ora. Ma

l'evoluzione verso un biciclo più leggero e quindi più veloce fu rapida

in tutta Europa e ben presto al legno fu sostituito il ferro.

La Safety-Bicycle

Nel 1884 John K. Starley realizzò a Coventry la

prima "Safety Bicycle" ("bicicletta di sicurezza"),

denominata "Rover", destinata a ottenere un

enorme successo commerciale: anticipazione

delle moderne biciclette, aveva ruote di

dimensioni uguali e trasmissione a catena.

L'invenzione dello pneumatico nel 1888, dovuta a

John Boyd Dunlop, contribuì ad aumentare il

comfort di questo mezzo che, in breve tempo, si

diffuse molto.

Esame di Stato

Marco Guerzoni Classe 5° A l.s.a.

Ruolo della Bicicletta durante la Resistenza

Bisogna ricordare che durante gli anni della Resistenza la bicicletta era il mezzo più veloce e agile

per spostarsi e realizzare operazioni di aiuto a chi si opponeva al regime nazi-fascista . Infatti in

Italia, la bicicletta fu il mezzo più importante per trasportare documenti, stampa clandestina,

rapporti e ordini tra le brigate e per coordinare scioperi e agitazioni. Il rapporto tra la bicicletta e la

lotta partigiana fu indissolubile, anzi in alcune circostanze vitale.

Numerosi atleti del ciclismo agonistico presero parte alle staffette partigiane. Luigi Ganna,

vincitore del primo Giro d’Italia nel 1909, donò alla 121a Brigata Garibaldi dieci biciclette prodotte

dalla sua fabbrica. Gino Bartali, tra il 1943 e il 1944, trasferì in vari punti della Toscana e in Umbria

foto e documenti necessari per gli ebrei nascosti in chiese e conventi, celandoli all’interno della

canna della bicicletta. “Ginettaccio” fingeva di compiere lunghi allenamenti, per tenersi in forma,

affrontando o aggirando i posti di blocco.

Un accenno particolarmente rispettoso va a tutte le donne che, impegnate nella Resistenza civile,

hanno spinto con forte convinzione sui pedali

della propria bicicletta, affrontando la paura e

la fatica, concorrendo al successo di molte e

significative azioni. Il ruolo della staffetta era

spesso ricoperto da giovani donne tra i 16 e i 18

anni poiché si pensava destassero meno

sospetti e che non venissero quindi sottoposte

a perquisizione. Molte donne aderirono ai

Gruppi di difesa della donna (Gdd), un

movimento di donne antifasciste sorto nel

novembre del 1943 che con grande coraggio

trasportavano la stampa clandestina e i

messaggi ai gappisti (gruppi di azione

patriottica).

La bicicletta: il mezzo degli operai

In Italia durante gli anni del grande sviluppo industriale la bicicletta si diffuse moltissimo fra gli

operai in quanto mezzo molto economico. Infatti una bicicletta costava l'equivalente di 10

centesimi di euro (le vecchie duecento lire). Le due ruote rappresentavano un simbolo di libertà e

di affrancamento sociale, ma restavano soprattutto un valido

strumento di aggregazione e di socialità. La bicicletta consentiva

all'operaio di recarsi al lavoro nelle fabbriche lontane anche

dieci o quindici chilometri da casa, ed al contadino di

raggiungere i campi senza dover bruciare preziose energie

durante il tragitto trasportando con più facilità gli attrezzi del

mestiere.

Esame di Stato

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La Bicicletta da corsa Alla fine degli anni ’60 del Novecento, stimolato dalla

crescente consapevolezza degli americani del valore

dell'esercizio fisico, l'uso della bicicletta godette di una

nuova popolarità. Le vendite raddoppiarono tra il 1960

ed il 1970, e raddoppiarono di nuovo tra il 1970 ed il

1972. La maggior parte delle biciclette vendute erano

quelle da corsa. Queste bici più leggere, a lungo usate

da ciclisti impegnati e da professionisti, erano dotate

di manubri ricurvi, deragliatori da 5 a 15 velocità, ed

un sellino più stretto. Alla fine degli anni ‘80 le bici da corsa dominavano il mercato del Nord

America e i vecchi modelli di bici uscirono dal mercato.

La Mountain Bike

Si ritiene che la prima bicicletta

appositamente costruita per l'uso fuoristrada

sia quella di Joe Breeze nel 1978. Tuttavia le

mountain bike apparvero ufficialmente sul

mercato verso la fine degli anni ottanta,

quando l'evoluzione del ciclismo fuori strada e

di altri sport estremi ne stimolò la popolarità.

Nei primi anni ottanta vennero vendute le

prime mountain bike prodotte su larga scala, che a quel tempo erano poco più che biciclette da

corsa irrobustite, con manubrio dritto e gomme più larghe. Queste bici presentavano telai più

robusti, sospensioni più complesse, e la presa sul manubrio orientata in direzione perpendicolare

all'asse della bicicletta per permettere al ciclista di resistere agli sbalzi in avanti durante le corse

sui pendii sassosi.

Nei vent'anni a cavallo del 2000 il mountain biking è diventato uno sport fra i più diffusi, e il

mercato e la nascita di competizioni sportive basate sulle specialità del mountain biking hanno

permesso uno sviluppo tecnologico continuo, per cui oggi sono possibili attività che una volta non

erano nemmeno pensabili.

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Come è fatta una bicicletta moderna…

Acciaio L’acciaio è il materiale più diffuso ed utilizzato per

costruire telai, grazie all’ottimo rapporto qualità

prezzo. Fino a non molti anni fa, era l'unico materiale

utilizzato nella costruzione di telai per biciclette,

naturalmente pesantissimi e completamente diversi

dai quelli costruiti in acciai speciali che troviamo

adesso in circolazione.

L'acciaio offre invidiabili qualità: costi non elevati, facilità di realizzazione delle saldature, facilità di

lavorazione, elevate proprietà meccaniche. Presenta inoltre caratteristiche tecnologiche di

elasticità e resistenza variabili, offrendo così al pubblico telai con prezzi molto ridotti.

Alluminio

Un gran numero di biciclette è ormai fabbricato a partire dalla lega di alluminio. La principale

caratteristica dell'alluminio è rappresentata dall'interessante rapporto qualità prezzo. I telai in

alluminio sono generalmente più facili tecnicamente da fabbricare.

Esame di Stato

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I tipi di lega d'alluminio ad oggi industrialmente utilizzati per produrre tubazioni per uso ciclistico

sono classificabili in tre principali tipologie:

 classe 5000, dette da incrudimento;

 classe 6000, dette da bonifica o precipitazione;

 classe 7000, dette da bonifica o precipitazione.

L'affermazione di queste leghe nell'impiego in campo telaistico è dovuta fondamentalmente al

favorevole rapporto tra peso specifico e caratteristiche meccaniche. In termini di utilizzo pratico

questo rapporto si traduce nella possibilità di realizzare telai con soddisfacenti caratteristiche di

affidabilità e guidabilità con un peso contenuto al di sotto dei 1300 grammi.

I processi produttivi che portano alla realizzazione di tubazioni specifiche per l'impiego nel campo

ciclistico sono essenzialmente stati ottimizzati per perseguire l'obiettivo della minimizzazione del

peso, a pari affidabilità, del telaio finito.

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