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1. Cenni storici
I primi razzi
I razzi furono utilizzati per la prima volta in Cina già a partire dal1232 a.C. Nati
come rudimentali fuochi d’artificio per allietare le feste, trovarono in seguito un
utilizzo bellico. Si trattava di frecce infuocate lanciate come missili non guidati
usati per respingere gli assedianti mongoli dalle città cinesi. Erano ordigni
primitivi impostati per esplodere automaticamente vicino al bersaglio con lo
scopo di provocare grande scompiglio tra le forze nemiche, considerando che
la loro potenza distruttiva era molto limitata. Le frecce infuocate erano
dispositivi dotati di polvere da sparo e shrapnel. Col passare del tempo si
comprese che queste nuove armi avrebbero assunto un ruolo fondamentale nel
sistema difensivo di ogni esercito. Tuttavia non si era ancora in grado di
programmare le traiettorie dei proiettili, la distanza che potevano raggiungere
e la loro efficacia. Lentamente nel corso dei secoli il razzo è stato perfezionato
attraverso la ricerca e lo sviluppo di nuove tecniche trasformandolo da arma
rudimentale, principalmente dimostrativa, ad ordigno bellico ad alta
prestazione ed efficacia.
In Europa il primo studio scientifico sulla propulsione dei razzi si deve
all’ingegnere militare francese Amédée Frézier, che nel 1706 scrisse il
“Trattato sui fuochi d'artificio”, approfondendone la fabbricazione per l’uso
cerimoniale. In campo bellico, un particolare contributo venne dato dal
colonnello inglese William Congreve agli inizi del 1800. Egli sperimentò un
nuovo tipo di razzo in sostituzione a quelli di bambù alimentati dalla polvere da
sparo adottati dall'India nelle guerre del Mysore (1766-1799) contro le mire
espansionistiche britanniche. Congreve riuscì a mettere a punto un tipo di
razzo di quattordici chilogrammi di peso, con una gittata di oltre tre chilometri
e costituito da un rivestimento in lamiera di ferro contenente una carica da tre
chilogrammi di materiale incendiario, montato su un'asta direzionale detta "di
coda", lunga quattro metri, indispensabile per stabilizzarne la traiettoria. Essi
vennero usati, per la prima volta, in due battaglie navali della marina
inglese contro la flotta francese a Boulogne-sur-Mer, in Francia (1805-1806), e
nelle successive guerre napoleoniche. In poco più di 30 minuti, la flotta inglese
scagliò oltre 200 razzi sulle navi francesi ed il porto adiacente provocando
ingenti danni. Il grande successo ottenuto, spinse il Parlamento del Regno
Unito a costituire apposite compagnie militari per l’uso dei razzi in battaglia che
divennero, a partire dalla metà del 1800, delle componenti essenziali
dell’arsenale bellico.
Quest’arma fu perfezionata nel 1844 quando William Hale, altro inventore
inglese, modificò il disegno stesso del razzo così che la spinta fosse
leggermente vettorizzata per causarne una rotazione attorno al proprio asse in
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base alla direzione del moto, come analogamente avveniva per i proiettili. Con
il razzo Hale si rese superflua l’asta posta alla base, diminuendo così l’attrito
con l’aria da essa prodotto e migliorandone la precisione. La gittata dei razzi
venne ulteriormente aumentata nel 1865 ad opera del colonnello
inglese Edward Boxer, il quale ebbe l'idea di assemblare due razzi uno dietro
l'altro nello stesso tubo di modo che si accendessero in sequenza.
Lo sviluppo dei missili nella prima metà del ‘900 ed il
fondamentale contributo tedesco
Fu l’idea e lo sviluppo dell’aereo piuttosto che del razzo a stimolarelo studio
dei missili, come sono noti oggi. Nel XX secolo, durante la Prima Guerra
Mondiale, il tenente francese Yves Le Prieur inventò un razzo incendiario da
montare sugli aerei per abbattere i palloni aerostatici e dirigibili nemici. I razzi
di Le Prieur furono usati dalle Forze Armate francesi e inglesi, ma risultarono
ancora piuttosto imprecisi e il loro uso venne abbandonato in favore di un
nuovo tipo di pallottole esplosive.
I razzi moderni nacquero grazie a Robert Goddard, scienziato statunitense
finanziato nel 1917 dallo Smithsonian Institution. Egli collegò un ugello di de
Laval, o più comunemente ugello convergente-divergente, alla camera di
combustione di un motore di un razzo, raddoppiando la spinta e aumentandone
enormemente l'efficienza, permettendo di raggiungere velocità pari a quella
del suono. Tale dispositivo, costituito da un tubo avente una strozzatura
centrale, era simile ad una clessidra asimmetrica. Il suo funzionamento a
regime permetteva di accelerare fino a velocità supersoniche, accumulando e
poi convogliando il flusso del gas caldo di scarico in modo da trasformare la
sua energia termica e di pressione in energia cinetica. Nel 1926 il dottor
Goddard riuscì a sparare un razzo a propellente liquido (miscela di idrogeno ed
ossigeno in forma liquida). Il missile, non più grande di un braccio umano,
raggiunse un’altezza di soli 14 metri in meno di mezzo secondo. Goddard
proseguì con le sue ricerche in completo isolamento sviluppando un mezzo di
controllo di guida tramite giroscopi e alettoni per stabilizzazione razzo durante
la fase di volo. Tuttavia a quell’epoca l’esercito americano non comprese le
potenzialità di questo studio. Al contrario la Germania nazista approfondì le sue
ricerche.
Il primo volo di un razzo a propellente liquido in Europa si verificò in Germania.
Nel 1936 la Germania decretò l’inizio di un nuovo piano di sviluppo e di ricerca
sui missili guidati, noto come "Progetto Peenemünde" dal nome della cittadina
che ospitava il più importante sito di sperimentazione missilistico. Sotto la
guida di Hermann Oberth, ricercatore di fisica applicata nel campo aereo-
spaziale, si cominciarono a sviluppare nuove tipologie di missili. Questi studi
in materia di guida missilistica durante la Seconda Guerra Mondiale(i più
avanzati del loro tempo), trovarono applicazione nei missili V1 e V2, usati
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ampiamente da Adolf Hitler nell’ultimo periodo della Seconda Guerra Mondiale
per generare terrore tra la popolazione della Gran Bretagna e disegnati dal
barone ingegnere Wernher Von Braun. Considerato il più grande scienziato di
tecnica missilistica ed aerospaziale della storia, Von Braun si trasferì nel
dopoguerra negli Stati Uniti dove collaborò attivamente con la NASA
progettando il super propulsore che portò la missione Apollo sulla Luna nel
1969.
I missili V-1 e V-2
Il V-1 era un piccolo monoplano senza pilota alimentato da un motore ad
impulso jet. Il piano di volo (o missilistico) era stabilizzato e mantenuto da un
giroscopio controllato magneticamente che dirigeva il timone di coda. Quando
si raggiungeva la distanza predeterminata fino ad un massimo di 370 Km, un
sistema servomeccanico mandava l'aereo in picchiata verso l’obbiettivo.
Il V-2, creato dal Dr. Werner von Braun tra il 1938 e il 1942, fu il primo missile a
lungo raggio a propellente liquido ed aveva alettoni mobili sulle punte esterne
delle sue pinne. Queste pinne si utilizzavano per la guida ed il controllo
durante il volo nell'alta atmosfera, in cui avrebbe compiuto la maggior parte
del suo percorso. Il V-2 era costituito sistema di controllo suddiviso in due parti
principali: un sistema di riferimento direzionale costituito da un gruppo
giroscopico per controllare l'assetto del missile; un accelerometro in grado di
percepire le variazioni di accelerazione lungo l'asse di spinta del missile
integrandoli, per regolare il motore affinché raggiungesse una determinata
velocità fino ad una distanza massima di circa 350 Km.
In sostanza, il sistema impiegato dalle V-2 è stato il primo esempio di guida
inerziale, su cui si basano tuttora i moderni missili che raggiungevano.
Le possibilità di un ulteriore sviluppo
Dopo la guerra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica si serrarono in una lunga
guerra fredda costituita principalmente da operazioni di
spionaggio e propaganda. L'esplorazione spaziale e la tecnologia dei satelliti
artificiali confluirono in questa competizione su entrambi i fronti:
l'equipaggiamento satellitare poteva infatti spiare una nazione nemica mentre i
successi spaziali potevano invece propagandare le capacità scientifiche
acquisite e il potenziale militare. Gli stessi missili che erano in grado di inviare
un uomo in orbita o colpire un particolare punto della Luna potevano anche
inviare un'arma nucleare su una città nemica. Gran parte dello sviluppo
tecnologico richiesto per i viaggi spaziali era applicato anche ai missili militari
come i missili balistici intercontinentali. Analogamente alla corsa agli
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armamenti, i progressi spaziali vennero interpretati come un indicatore delle
capacità economiche e tecnologiche, dimostrando la superiorità dell'ideologia
appartenente ad una data nazione; il 20 luglio del 1969 l’americano Neil
Armstrong fu il primo astronauta a sbarcare sulla Luna. La tecnologia spaziale è
Dual-use,
infatti del tipo essendo in grado di raggiungere sia obiettivi pacifici
che militari.
2. La realizzazione di un missile
Indipendentemente dal tipo di missile, il programma di sviluppo è suddiviso in
diverse fasi di progettazione e di analisi. La realizzazione di un missile inizia
con la formulazione del concetto, dove si analizzano uno o più metodi di
orientamento e si esamina la loro fattibilità e la compatibilità con gli obiettivi
complessivi del sistema e dei vincoli. I progetti superstiti sono poi confrontati
quantitativamente, e una linea di base viene adottata. Vengono generati e
studiati i parametri, tutte le caratteristiche del missile e il suo funzionamento
mediante tecniche di analisi e di simulazione. Solo successivamente viene
avviata la progettazione analitica di prototipi e raffinati tutti gli algoritmi che
permettono il funzionamento del missile.
Questa fase di progettazione prevede l'uso estensivo della teoria del controllo
feedback e l’analisi non lineare, sistemi dinamici non stazionari sottoposti a
input casuali. Infine, la determinazione delle fonti di errori e la loro influenza nel
sistema di controllo sono di fondamentale importanza nel definire le specifiche
di progettazione e realizzando un velivolo ben equilibrato.
3. Classificazione dei missili: Missili tattici e
balistici
I missili possono essere suddivisi in due categorie: (1) missili tattici, o missili
guidati, e (2) i missili balistici (non guidati), o missili strategici. Missili guidati e
non guidati possono essere definiti come segue:
Missili tattici
Missili tattici fanno parte dell’aeronautica missilistica guidata. Possono essere
definiti come veicoli aerospaziali con diversi gradi d’orientamento e utilizzano
la portanza aerodinamica per controllare la direzione del volo mediante una
configurazione alata che consente di colpire bersagli fissi o in movimento
altamente manovrieri dopo il lancio approssimativo verso l’obbiettivo. Il
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puntamento può avvenire in modo automatico o radioguidato da postazioni a
terra.
I tipi di missili tattici impiegati contro gli aerei si distinguono in: missili aria-
aria(AA) o aria–intercettore (AIM) e missili terra-aria (SAM). Sono lanciati da
aerei da caccia, o da piattaforme a terra. Inoltre, questi missili impiegano
sofisticate contromisure elettroniche ECM (dall’inglese Electronic
Countermeasure) realizzate con dispositivi che generano elettronicamente falsi
bersagli, progettati per oscurare o ingannare radar, sonar o altri sensori di
ricerca o di puntamento, che utilizzano gli infrarossi o i laser.
Tipicamente i missili tattici includono i seguenti sistemi: (1) un sistema di
propulsione, (2) la sezione della testata, (3) un sistema di guida, e (4) uno o più
sensori (ad esempio, radar, sensori ad infrarosso, ottiche elettriche, laser e
giroscopi). Il sistema di guida a pilota automatico, che attua gli adeguati
aggiustamenti, porrà il missile sulla corretta traiettoria che intercetterà il
bersaglio.
La guida dei missili
La guida di un missile può essere (1) attiva, (2) semiattiva, o (3) passiva.
1. Missili ad orientamento attivo sono in grado di dirigersi in modo
autonomo sul bersaglio dopo averlo agganciato. Questi missili fanno