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Sintesi

Introduzione Fotogiornalismo - Tesina



La seguente tesina di maturità descrive il tema del fotogiornalismo. L'etimologia del termine fotografia deriva dal greco phos-graphis, scrivere con la luce. Come ogni “scrittura”, così anche la fotografia possiede le sue regole grammaticali e deve confrontarsi con un codice deontologico. L'esigenza di stabilire un insieme di comportamenti a cui il fotografo deve sottostare è nata nel momento in cui la ripresa fotografica ha iniziato a distorcere la realtà, nonostante continuasse a presentarla come autentica, sfruttando l'opinione diffusa nell'epoca del positivismo: la pratica fotografica era vista come un procedimento scientifico che non poteva alterare la realtà. Se infatti fino ad allora colui che si esprimeva attraverso l'uso delle immagini era stato il pittore, ma aveva la facoltà di dipingere anche un soggetto da lui immaginato, il fotografo poteva necessariamente riprendere solo ciò che era davanti al suo obiettivo. Inoltre la tesina permette anche vari collegamenti interdisciplinari.

Collegamenti


Fotogiornalismo - Tesina



Chimica e fisica - Cenni di fisica e chimica.
Storia - Guerra di Crimea, guerra di secessione americana, i regimi totalitari di Stalin, Mussolini e Hitler.
Filosofia - Le norme comportamentali legate alla filosofia kantiana, trattate in lingua inglese.
Estratto del documento

FOTOGIORNALISMO

L'etimologia del termine fotografia deriva dal greco phos-graphis,

scrivere con la luce. Come ogni “scrittura”, così anche la fotografia

possiede le sue regole grammaticali e deve confrontarsi con un

codice deontologico.

L'esigenza di stabilire un insieme di comportamenti a cui il fotografo

deve sottostare è nata nel momento in cui la ripresa fotografica ha

iniziato a distorcere la realtà, nonostante continuasse a presentarla

come autentica, sfruttando l'opinione diffusa nell'epoca del

positivismo: la pratica fotografica era vista come un procedimento

scientifico che non poteva alterare la realtà. Se infatti fino ad allora

colui che si esprimeva attraverso l'uso delle immagini era stato il pittore, ma aveva la facoltà di

dipingere anche un soggetto da lui immaginato, il fotografo poteva necessariamente

riprendere solo ciò che era davanti al suo obiettivo.

NASCITA DEL FOTOGIORNALISMO

l'idea di 'memorizzare con lo sguardo' risale ad Aristotele, ma solo nella seconda metà del

1700, il chimico tedesco J.H.Schulze ha combinato insieme le conoscenze sui fenomeni ottici,

fino ad allora utilizzate per lo studio della prospettiva, con particolari reazioni chimiche

affinché l'immagine rimanesse fissata su un supporto.

Questo progetto, un tempo ritenuto troppo ambizioso, ha cominciato ad attirare l'attenzione

di moltissimi scienziati che hanno iniziato a perfezionare la tecnica fotografica seguendo due

direzioni distinte, ma destinate ad incontrarsi. Alcuni si sono dedicati alla realizzazione di

macchine sempre meno ingombranti, altri invece ha preferito trovare una soluzione alla

lentezza del processo di fissaggio dell'immagine.

Grazie alla collaborazione tra il fisico francese L. Daguerre e il ricercatore J. N. Niéce, si è

sviluppata la “dagherrotipia”, il primo procedimento fotografico che godesse di un buon

compromesso fra il tempo di posa e

dimensioni dell'apparecchio.

Nel 1851 un ulteriore passo in avanti fu

realizzato dall'utilizzo del collodio umido in un

procedimento più complesso ma con che

produceva un negativo piuttosto dettagliato e

in tempi rapidi.

GUERRA DI CRIMEA I primi a intuire l'importanza che la fotografia avrebbe

potuto avere nei confronti delle masse, come strumento di

informazione, furono gli

inglesi. Nel 1855, quando

scoppiò la guerra di Crimea,

Roger Fenton ebbe l'onore di

essere il primo

fotogiornalista della storia,

ma anche l'onere di

riprendere da vicino la realtà

tragica del conflitto. Per

motivi politici, il Times, il

giornale per cui lavorava, gli chiese segretamente di bilanciare con scatti

rassicuranti la tensione suscitata da un altro corrispondente del Times, William Russel.

Fenton non avrebbe comunque potuto riprendere scene in movimento

delle battaglie poiché i tempi di esposizione, sebbene ridotti nel corso

degli anni precedenti, rimanevano ancora piuttosto lunghi. La guerra

fu quindi documentata da dietro le quinte, negli accampamenti, mentre

gli inglesi mostravano fieramente al pubblico britannico la bellezza

delle loro divise.

In questo primo reportage già emerge l'utilizzo propagandistico della

fotografia, che verrà poi ampiamente ripreso dai regimi totalitari del il carro con cui Fenton

XX secolo. trasportava il materiale

fotografico e sul quale

svilpuppava le

GUERRA DI SECESSIONE AMERICANA immagini

Gli americani furono i primi ad

adottare la ripresa fotografica per sensibilizzare l'opinione

pubblica, durante la guerra di secessione (1861-65) (questo

fu reso possibile dalla particolare contingenza del conflitto

civile durante il quale non c'era un organo centrale che

potesse condizionare le percezioni della guerra in corso). Il

fotografo Mathew Brady e i suoi collaboratori hanno così

documentato sia i

preparativi dei

combattimenti che le loro

conseguenze: fila di morti e feriti distesi sul campo di

battaglia. Brady faticò a vedersi retribuito perchè

passarono alcuni anni prima della pubblicazione di tutte le

fotografie, e il pubblico ormai si dedicava a rimuovere quel

doloroso passato piuttosto che conoscere la cruda realtà

del conflitto. Questo episodio mostra esplicitamente che se il fotogiornalismo

avesse voluto continuare ad avere successo doveva far viaggiare le

immagini alla stessa velocità delle parole, ruolo che si guadagnerà

prepotentemente la televisione a metà del Novecento.

L'EPOCA D'ORO DEL FOTOGIORNALISMO

All'inizio del XX secolo le possibilità di controllo della fotografia sono state prese in

considerazione in maniera diversa a seconda degli scopi legati alle necessità del periodo e del

luogo.

Interessante è analizzare la relazione che legò la fotografia ai regimi totalitari di Stalin,

Mussolini e Hitler.

Questi regimi ebbero la grande fortuna di sorgere dopo la

seconda rivoluzione industriale durante la quale molti furono

i progressi registrati in ambito fotografico: si riuscì a

riprendere scene in movimento grazie agli studi

dell'americano Eadweard Muybridge.

Il governatore della California, per testare i progressi

raggiunti, lo sfidò a dimostrare che esistesse un istante

durante il galoppo, in cui i cavalli hanno tutti gli zoccoli

sollevati da terra. Grazie alle fotografie si scoprì che non

avveniva in una posizione di completa estensione dell'arto, come era convenzionalmente

creduto da molti, fra cui il pittore francese Théodore Géricault.

Ai fini di questa ricerca non è importante soffermarci sulle

possibilità che Muybridge ha fornito alla biomeccanica di

studiare il movimento o al cinema di proiettare scene in

rapida sequenza, quanto di capire il nuovo approccio che le

masse ebbero con la fotografia.

Poiché le immagini scattate erano diventate ormai

rappresentazioni istantanee, il pubblico le percepiva come

più autentiche. Il tempo di posa era ridotto a pochi secondi,

perché non c'era più da aspettare che venisse cambiata la Le derby d'Epson, Gericault 1821

lastra fotosensibile. La fotografia tornò quindi a godere

della fama conquistata durante il positivismo. Peccato però che si tratti di una grande illusione

che i regimi totalitari seppero sfruttare a loro vantaggio.

UNIONE SOVIETICA

Nell'Unione sovietica la fotografia ha accompagnato la costruzione della società comunista

voluta da Stalin. La documentazione delle condizioni di lavoro permetteva al cittadino

sovietico, in gran parte analfabeta, di comprendere il ruolo che ricopriva nella società e

fungeva da incentivo psicologico per l'operaio e

inoltre garantiva una buona circolazione di

informazioni a scopo propagandistico.

Nel 1928 però, dopo che i cittadini furono

testimoni di un primo fenomeno di citizen

journalism, la fotografia sovietica entrò in una

seconda fase di sviluppo: se precedentemente Stalin aveva spinto i cittadini ad apprezzare la

sua politica industriale, ora, che aveva raggiunto il suo progetto, si preoccupava di

rappresentare un operaio mai stanco, sempre attivo, ma che non trovava più una

corrispondenza con la realtà. A questo falsa immagine della società

sovietica si affiancava quella del suo leader.

Un chiaro esempio è dato da una fotografia,

scattata nel 1936 al Cremlino, in cui Stalin

viene ripreso con una bambina che gli offre

dei fiori.

Nel giro di pochi giorni la foto è diventata il

manifesto politico di Stalin: il padre

affettuoso che prometteva un futuro sereno

ai suoi concittadini.

Questa fotografia contribuì in modo

straordinario a esaltare il ruolo benefico del leader comunista, ma è il frutto di un attento

ritocco. Viene infatti eliminato

uno dei personaggi che

nell'originale compariva sullo

sfondo, poiché era esponente del

partito comunista, caduto in

disgrazia pochi mesi dopo lo

scatto. Venne addirittura

cambiato il nome della bambina

in Mamlakat Nachangova, una

contadina stacanovista russa,

perché sarebbe risultato

imbarazzante per il dittatore Un uomo indica la strada a Stalin: poco adatto per la Guida dello

comparire al fianco della figlia di stato sovietico

una coppia russa riconosciuta

come nemica del popolo.

GERMANIA NAZISTA

Quando Hitler salì al governo nel 1933, la fotografia era già piuttosto diffusa sia a livello

professionale che amatoriale. Il furher avvertì immediatamente la necessità di controllare

l'informazione per mezzo dell'immagine, e per

questo affidò a Joseph Goebbels l'incarico di

gestire il Ministero della Propaganda. Le iniziative

prese su questo fronte portarono all'emigrazione

di molti fotografi ebrei e alla fucilazione di coloro

che non aderirono alla volontà del cancelliere. I

pochi fotografi ufficiali rimasti erano quelli che

realizzavano reportage a fini di propaganda

politica: le immagini facevano

contemporaneamente da supporto

all'informazione scritta e da modello per i

cittadini che si cimentavano nella fotografia

dilettantistica.

Albert Speer, ministro degli armamenti, con Hitler Il controllo della propaganda era tale che il furher

permetteva la pubblicazione solo delle immagini che avevano ottenuto il suo consenso.

ITALIA FASCISTA La fotografia italiana, agli inizi del XX secolo fu sostenuta dal

movimento futurista, il quale la considerava l'arte più appropriata a

rappresentare la società meccanizzata.

Lo scenario dello sviluppo della fotografia in Italia fu diverso da

quello precedentemente analizzato nella Russia di Stalin o nella

Germania di Hitler. Questo non significa che non ci furono censure,

anzi. La censura fascista agì così

rapidamente contro qualsiasi

opposizione al regime o

all'immagine del duce, che i

fotografi rimasti si trovavano di

Mussolini che stringe la fronte a due alternative:

mano al Re accontentare quel pubblico

italiano che amava scoop di cronaca rosa, pettegolezzi,

immagini ritoccate di

celebrità, o adottare la Un gerarca che cade durante una

fotografia come strumento di visita di Mussolini

persuasione politica. Motivo

per cui moltissimi furono i manifesti che pubblicizzavano le

iniziative del regime su gare sportive, colonie estive, attività di

vita quotidiana del duce, volti ad accrescere il consenso intorno

al regime.

Il Duce colpito da

un'innaffiatrice i

l Duce fa eliminare lo stalliere per apparire più virile

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