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Sintesi

Introduzione Fiscal Compact, tesina



Nel 2008 è scoppiata una crisi economico-finanziaria che ha investito tutti i Paesi del mondo con la sola eccezione di alcune economie ancora in via di sviluppo.
L'Europa ha dovuto affrontare inizialmente una crisi economica, che ha comportato una fase di pesante recessione e di abbattimento del Pil. Dal 2010 si è iniziato a parlare per i Paesi dell'eurozona di “crisi dei debiti sovrani”, una crisi caratterizzata dall'aumento dei tassi di interesse sui titoli di Stato, per quei Paesi con un alto debito pubblico, a causa della diffusa idea di possibile insolvenza degli stessi.
Le Potenze europee hanno quindi ritenuto fondamentale risanare le finanze pubbliche, individuando nelle misure di austerità il primo passo della marcia che le avrebbe condotte fuori dalla crisi.

Collegamenti


Fiscal Compact, tesina



Diritto - Diritto internazionale
Economia politica - Effetti macroeconomici
Storia - La Germania nazista
Estratto del documento

Istituto di Istruzione Superiore "A. De Simoni"

a.s. 2013-2014

ESAME DI STATO

CLASSE 5^A PROGRAMMATORI

Pedrolini Pietro

Il "Fiscal Compact"

Analisi sulla formazione, il contenuto e gli effetti del

Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance

Indice Introduzione.................................................................1

1. Un primo sguardo...

1.1 Cos'è il Fiscal Compact ........................................ 2

2. Le origini

2.1 Trattato di Maastricht ….................................. 3

2.2 Patto di stabilità e crescita............................... 5

2.3 "Six pack"........................................................ 6

2.4 "Two pack"....................................................... 7

3. Uno sguardo all'interno...

3.1 La struttura....................................................... 8

3.2 L'articolo 3....................................................... 8

3.3 L'articolo 4....................................................... 9

4. Gli effetti nell'economia... in Italia

4.1 La spesa pubblica............................................10

4.2 Il disavanzo e il debito pubblico..................... 11

4.3 Il prodotto interno lordo..................................13

5. Critiche e considerazioni....................................... 15

Il dubbio.................................................................... 17

Fonti........................................................................... 18

Allegati

Allegato 1: Dati statistici........................................... 19

Introduzione

Nel 2008 è scoppiata una crisi economico-finanziaria che ha investito tutti i

Paesi del mondo con la sola eccezione di alcune economie ancora in via di

sviluppo.

L'Europa ha dovuto affrontare inizialmente una crisi economica, che ha

comportato una fase di pesante recessione e di abbattimento del Pil. Dal 2010

si è iniziato a parlare per i Paesi dell'eurozona di “crisi dei debiti sovrani”, una

crisi caratterizzata dall'aumento dei tassi di interesse sui titoli di Stato, per quei

Paesi con un alto debito pubblico, a causa della diffusa idea di possibile

insolvenza degli stessi.

Le Potenze europee hanno quindi ritenuto fondamentale risanare le finanze

pubbliche, individuando nelle misure di austerità il primo passo della marcia

che le avrebbe condotte fuori dalla crisi.

Notizie riguardanti le misure di austerità, gli effetti che esse producono e le

critiche a riguardo, sono riportate quotidianamente da tutti i mezzi di

informazione. È così che si è cominciato ad evere familiarità con terminologie

che fino a prima della crisi erano utilizzate solo da economisti ed esperti del

settore, come spread, rapporto deficit/Pil o “Fiscal compact”.

Proprio quest'ultimo accordo tra Stati è al centro di un movimentato dibattito

tra chi lo ritiene la cura alla situazione italiana (e più in generale a quella

europea) e chi pensa sia solamente un macigno pronto a far affondare

definitivamente l'economia già annaspante del nostro Paese.

Nelle pagine seguenti si cercherà di fare chiarezza in merito a questo

argomento, che nonostante sia così importante per l'economia italiana, e

dunque per il nostro futuro, è in molti casi velato da disinteresse o confusione.

Verranno analizzate le tappe che hanno portato alla crezione dell'accordo, ciò

che esso prevede e come ha influenzato la vita economica in Italia.

Gli effetti che esso ha prodotto saranno trattati ed analizzati con obiettività, in

modo da restituire, alla fine dello scritto, un quadro generale sull'argomento

che non tenga conto delle opinioni soggettive di economisti o giornalisti.

Non mancheranno tuttavia delle considerazioni personali legate all'opinione

che io stesso ho maturato in merito al “Fiscal compact” e che ritengo opportuno

esporre in quanto formatesi in seguito allo studio dell'argomento in questione. 1

1. Un primo sguardo...

1.1 Cos'è il Fiscal Compact?

Il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance, più noto come Fiscal Compact, è un

trattato internazionale siglato da 25 Paesi dell'Unione Europea il 2 marzo 2012.

Tale accordo prevede norme di natura economica, vincolanti per i Paesi firmatari, che hanno come

obiettivo la riduzione del debito pubblico e il conseguimento del pareggio di bilancio strutturale.

È stato firmato da tutti e diciotto i

Paesi attualmente facenti parte

dell'eurozona (Immagine 1, in blu),

cioè Austria, Belgio, Cipro, Estonia,

Finlandia, Francia, Germania, Grecia,

Irlanda, Italia, Lettonia, Lussemburgo,

Malta, Paesi Bassi, Portogallo,

Slovacchia, Slovenia, Spagna (la

Lettonia se pur abbia adottato l'euro

dal 1° gennaio 2014 lo aveva già

firmato) e da sette Paesi membri

dell'Unione Europea non appartenenti (Immagine 1)

all'eurozona (Immagine 1, in azzurro),

cioè Bulgaria, Danimarca, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania e Svezia. Gli unici Paesi aderenti

all'Unione Europea che non hanno firmato il Trattato (Immagine 1, in rosso) sono Gran Bretagna,

Repubblica Ceca e Croazia (entrata nell'Unione nel 2013).

Il Fiscal Compact è entrato in vigore, dopo la ratifica degli organi competenti dei Paesi firmatari, a

diverse scadenze nel corso del 2013, ad eccezione della Bulgaria (1° gennaio 2014).

Il Parlamento italiano ne ha approvata la ratifica nel luglio del 2012. L'approvazione è stata votata il

12 luglio al Senato della Repubblica e il 17 luglio alla Camera dei Deputati, in entrambe le

votazioni un'ampia maggioranza ha acconsentito alla ratifica.

Tra i partiti favorevoli all'adozione da parte dell'Italia del Fiscal Compact vi furono il Popolo della

Libertà, il Partito Democratico e altre forze di centro quali Nuovo Centrodestra e Scelta Civica. Si

parlerà in seguito della nuova linea di pensiero che tali partiti hanno adottato una volta entrato in

vigore l'accordo.

La promulgazione da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avvenne il 23 luglio,

e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il 28 luglio. 2

2. Le origini

La normativa europea in materia di finanza pubblica ha visto, dagli anni novanta in avanti, un

susseguirsi di regole volte a limitare la facoltà degli Stati membri di attuare a propria discrezione

manovre di bilancio, parliamo dunque di limitazioni alla sovranità degli stessi.

Il Fiscal Compact raggruppa e integra i vincoli che erano stati previsti con trattati, direttive e

regolamenti europei. Trattato di Maastricht, Patto di stabilità e crescita , “Six pack” e “Two pack”

stanno all'origine di questo ultimo accordo internazionale.

2.1 Trattato di Maastricht

Il Trattato di Maastricht, il cui nome ufficiale è Trattato sull'Unione Europea, è stato firmato nella

città da cui prende il nome, nei Paesi Bassi, il 7 febbraio 1992 dai rappresentanti dei governi dei

Paesi membri della Comunità Economica Europea (Italia, Germania, Francia, Olanda, Belgio,

Lussemburgo, Danimarca, Irlanda, Regno Unito, Grecia, Portogallo, Spagna). Esso è entrato in

vigore il primo novembre 1993. (Paesi firmatari del Trattato di Maastricht)

Il Trattato rappresentò un passo avanti per l'integrazione europea, non più solo economica, ma

anche politica, istituendo l'Unione Europea (UE).

Oltre ad istituire tale Unione, esso poneva le basi dell'Unione economica e monetaria (UEM), che

prevedeva dovesse essere formata entro il 1999 mediante la creazione di una moneta unica (l'euro) e

l'istituzione della Banca Centrale Europea, con i relativi compiti.

Affinché fosse possibile accedere all'UEM era necessario che ogni Stato rispettasse dei parametri

3

economici, o criteri di convergenza, che vennero inseriti nel Trattato di Roma (1957 – istituì la

Comunità Economica Europea) con una modifica dell'articolo 121 attuata dal Trattato di Maastricht

stesso. I parametri sono tuttora vincolanti per gli Stati membri e riguardano:

La stabilità dei prezzi: il trattato prevede che debba essere raggiunto un alto grado di

• stabilità dei prezzi, che risulterà da un tasso di inflazione non superiore del 1,5% di quello

dei tre Stati membri che hanno registrato il livello di inflazione minore nel periodo

precedente all'esame.

Nel 2009 con il Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (Trattato di Lisbona) la

stabilità dei prezzi è diventata obiettivo della stessa UE e la Banca Centrale Europea ha

annunciato una definizione quantitativa di stabilità dei prezzi da identificarsi con un tasso di

inflazione prossimo ma non superiore al 2%.

Il tasso di cambio: ogni Stato deve rispettare i margini normali di fluttuazione previsti dal

• meccanismo di cambio del Sistema monetario europeo per almeno due anni. Essi non

devono perciò effettuare svalutazioni della moneta nazionale nei confronti di altri Stati

membri dell'Unione.

I tassi di interesse a lungo termine: il tasso medio di interesse sui titoli pubblici a media

• scadenza non deve superare del 2% il tasso medio di interesse dei tre Paesi con tasso di

inflazione più basso nel periodo precedente all'esame.

La situazione della finanza pubblica: il Trattato prevede che la sostenibilità della situazione

• della finanza pubblica debba essere identificata da un disavanzo non eccessivo. Ciò si

concretizza con il rispetto da parte degli Stati membri di due parametri quantitativi:

I. Rapporto tra disavanzo pubblico annuale (deficit) e Pil inferiore al 3%.

Nel caso tale criterio non fosse rispettato si dovrà provvedere alla diminuzione

sostanziale e costante del rapporto, fino a raggiungere un livello prossimo al 3%.

II. Rapporto tra debito pubblico e Pil inferiore al 60%.

Se il parametro non fosse rispettato il rapporto deve essere ridotto in misura sufficiente

avvicinandosi progressivamente al valore di riferimento.

L'Italia, al fine di adottare sin dalla sua introduzione l'euro, attuò politiche restrittive per poter

rientrare nei parametri dettati dal Trattato di Maastricht. I risultati furono evidenti nel 1997: il

rapporto tra debito e Pil scese al 122,6%, quasi due punti percentuale rispetto al 1995, il rapporto tra

deficit e Pil scese invece sotto al 3%, mentre si aggirava intorno al 7% nel 1995.

L'inflazione fu ridotta all'1,5%, divenendo una tra le più basse nei Paesi europei; inoltre il clima di

fiducia diffusosi verso il nostro Paese portò all'abbassarsi dei tassi di interesse sui titoli pubblici dal

7% del 1996 al 5,5%. 4

2.2 Patto di stabilità e crescita

Il Patto di stabilità e crescita sorse dalla preoccupazione di alcuni Stati dell'UEM, che le

disposizioni del Trattato di Maastricht non fossero sufficienti a garantire una corretta disciplina di

bilancio nel periodo successivo all'adesione all'Unione. Nacque quindi l'esigenza di creare nuove

norme che spingessero gli Stati membri a rispettare i vincoli del Trattato (in particolare quelli del

rapporto deficit/Pil e debito/Pil).

L'accordo è costituito dalla risoluzione del Consiglio europeo, derivata dalla riunione di Amsterdam

del 16 e 17 giugno 1997, e da due regolamenti del Consiglio dell'Unione Europea emanati il 7

luglio 1997.

Gli atti normativi sopra citati sancirono l'impegno degli Stati membri ad adoperarsi affinché, nel

medio lungo termine, le amministrazioni pubbliche raggiungessero un bilancio prossimo al pareggio

o in avanzo. Inoltre furono previste con gli stessi una procedura di sorveglianza sui bilanci degli

Stati membri e una procedura da attuarsi nei casi di disavanzo eccessivo.

La procedura di sorveglianza, definita “meccanismo preventivo”, impone ai Paesi dell'UEM di

presentare al Consiglio dell'Unione Europea programmi di stabilità, nei quali saranno indicati gli

obiettivi nel medio e lungo termine, e le modalità per la riduzione degli eventuali disavanzi

eccessivi nel breve termine. La procedura per i disavanzi eccessivi (cioè in esubero dal rapporto del

3% tra deficit e Pil), che prende il nome di “meccanismo correttivo” o “deterrente”, consiste in un

procedimento semiautomatico che prende inizio da un esame del Consiglio dell'UE, sulla base di un

parere della Commissione, volto a stabilire l'esistenza di un disavanzo eccessivo. Se dall'esame

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