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Sintesi
Letteratura italiana: Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi, Giovanni Pascoli, Gabriele D'Annunzio;

Letteratura latina: Virgilio, Ovidio e Orazio;

Letteratura inglese: William Wordswoth (Daffodils);

Storia dell'arte: Claude Monet (Il ciclo di ninfee);

Storia: i figli dei fiori.
Estratto del documento

I fiori nella letteratura dalla fine del ‘700 all’inizio del ‘900

Baudelaire

I fiori nella letteratura in genere sono sottoposti ad un’operazione stilistica costante:

l’allegoria. Con il Simbolismo si accentua tale tendenza, ma il fiore può esser associato a

svariati temi, di varia natura, più o meno innovativi; non è più solo accostato al valore

naturale della purezza e della bellezza come avveniva nella lirica tradizionale. Baudelaire,

presimbolista, scrive nel 1857 . Il titolo consiste nella trasfigurazione di un’idea

Le Fleur du mal

(il male) in un’immagine (il fiore). In tal modo il titolo racchiude in sé anche un effetto

ossimorico a causa dell’abbinamento del fiore al male. Il poeta mostra una lucida

consapevolezza dell’impossibilità di ogni idillio, di ogni evasione. La folla, le grandi città , il

mercato, sono il vero paesaggio della modernità, senza spazio alla natura incontaminata. I Fiori

è una raccolta di polemica e provocazione, che fu scandaloso per l’epoca, rifiutato e

del male

censurato.

D’Annunzio

Con l’Estetismo, i fiori assumono un significato più profondo. La ricerca del bello si traduce

nella ricerca del piacere e nell’esaltazione dei sensi. Si è attenti ai fiori, soprattutto ai più rari,

raffinati, bizzarri, di una bellezza naturale cosi perfetta da sembrare un prodotto artificiale.

Persino i loro profumi, estratti per creare essenze, vengono superati da miscele di elementi

chimici, sperimentati in modo da essere migliori rispetto a quelli naturali (come in Controcorrente

di Huysmans). Ma in D’Annunzio i fiori sono simbolo di un amore che è sfaccettato: egli si

propose di scrivere un ciclo di romanzi, suddiviso in tre trilogie, ciascuna denominata da un fiore

(la rosa, il giglio, il melograno), simbolo delle tappe evolutive del suo spirito dalla schiavitù

delle passioni alla vittoria su di esse. La rosa è il fiore simbolo della voluttà, della passione

invincibile; il giglio è il fiore simbolo del superuomo e dell’amore che si purifica e si spoglia

della sua dimensione più concreta e carnale. Il contrasto fra la rosa e il giglio si riscontano

anche nella vicenda stessa di Sperelli: le sue due amanti rispecchiano perfettamente la

4

I FIORI

ambivalenza dell’amore. L’una, Elena Muti, è passionale, ardente, incarna la donna in cerca

del piacere: per questo è simboleggiata dalla rosa. L’altra, Maria Ferris, è la donna del

giglio, fedele al marito e devota ad un amore platonico. Rappresenta il lato opposto

dell’ideologia dannunziana, quello del nirvana e della spiritualità. Il melograno, frutto della

terza trilogia, invece è il pomo dai molti granelli, simbolo dei frutti che possono derivare dal

dominio delle passioni.

Gabriele d’Annunzio è definito da Alessandro Merci.: uno che dei fiori non ne ha mai avuto

Infatti i fiori accompagnano l’intera avventura artistica del pescarese, dagli esordi di

abbastanza.

Primo Vere alle Laudi, alle prose della maturità e della vecchiaia, seppur con frequenza via

via minore: essi sono l’immagine privilegiata della bellezza, del sogno – e quindi del superuomo,

in particolare di quella sua prima e più autentica incarnazione che è l’esteta – e allo stesso

tempo della sua inconsistenza, del suo tragico destino di morte– quindi del nichilismo sempre

incombente. Un esempio lampante di questa duplice natura dei fiori, celebrativa della vita e

dell’amore da un lato e mortuaria e funebre dall’altro, si trova già nel suo primo e più celebre

romanzo, Il Piacere (1889), fin dalle pagine d’apertura.

Le stanze andavansi empiendo a poco a poco del profumo ch’esalavan

ne’ vasi i fiori freschi. Le rose folte e larghe stavano immerse in certe

coppe di cristallo che si levavan sottili da una specie di stelo dorato

slargandosi in guisa d’un giglio adamantino

Negli ultimi due decenni del diciannovesimo secolo ritroviamo gli stessi fiori visti nei romanzi,

con significati e simbolismi tutto sommato analoghi. In particolare, nel Poema paradisiaco

(1893) appaiono le rose, che “ ” e “ ” mentre il poeta assaporava

si sfogliavan su ’l balcone morivano

il suo sogno amoroso (Il giogo); oppure le viole, poste a inghirlandare una fronte femminile:

La mia mano viole

su la tua tempia pose;

e, quando tra i miei fiori

la tua fronte si china,

il cuor tutti indovina

gli occulti tuoi dolori.

O ancora il giglio, pallido e lunare: [Consolazione]

Troppo sei bianca, Il volto è quasi un giglio. [Suspiria de profundis]

Io ti veggo alta su’l cielo,…, un giglio nella notte 5

I FIORI

O infine il giacinto, fiore spirituale e misterico : orti recinti / che mai una divina a lo straniero / aprirà

coronata di giacinti / per lui condurre in alti labirinti / di fiori verso il triplice mistero / cantando inaudite sue

[Hortus conclusus].

canzoni

Le ginestre del Trionfo della morte, lontane anni luce nella loro superba noncuranza e pienezza

di vita da quella loro malinconica e umile sorella abitante dei deserti presentata da Leopardi

nel celebre componimento ad essa intitolato. Qui infatti “ la campagna in fiore” “ride” ne “l’immensa

. Li ritroveremo

pace”, “i fiori / a cento a cento […] prorompono in un trionfo vitalistico di gioia e desiderio

venti anni più tardi in Alcyone, dove d’Annunzio si divertirà a combinare ancora una volta

vitalismo sfrenato e ricercatezza linguistica e botanica:

Piove su le tamerici

salmastre ed arse,

piove su i pini

piove su i mirti ...E il pino

divini... ha un suono, e il mirto

altro suono, e il ginepro

altro ancora, strumenti

diversi Pioggia nel pineto]

sotto innumerevoli dita. [

Foscolo

I fiori fanno esattamente da cornice alle strutture portanti della sua ideologia, il materialismo

illuministico e il pessimismo preromantico. Vitale è il tema della morte e della caducità della

vita, ripreso dalla poesia sepolcrale inglese. Il poema “I sepolcri” , 1806, si apre:

All'ombra de' cipressi e dentro l'urne

confortate di pianto è forse il sonno

della morte men duro?

Chi muore ritorna nel nulla e dal punto di vista oggettivo e razionale la tomba è di fatto

inutile. Al verso 47, le Ortiche sono simbolo di una terra inospitale e arida. Dal punto di

vista sentimentale, del morto resta il ricordo e continua a vivere fin quando c’è qualcuno che lo

ricorda e lo ama. 6

I FIORI

v.272: le palmi e i cipressi di vedovili lagrime innaffiati proteggete i miei padri

È attento alla funzione della tomba e del cimitero, a cui la natura, con i suoi fiori e le sue

piante fa da contorno.

v.125: amaranti e viole crescono sulle tombe...pietosa insania che fe’ cari gli orti de’ suburbani avelli alle britanne

vergini.

Con l’arte si sconfigge il tempo e quel surrogato di sopravvivenza, che consiste nel ricordo degli

altri, può diventare universale e perenne.

v.115 : Ma cipressi e cedri

di puri effluvi i zefiri impregnando

perenne verde protendean su l'urne

per memoria perenne.

Foscolo conferisce la massima dignità all’arte e alla poesia. Il Vero dell’arte non è la vita o

la natura, ma la loro imitazione, che implica selezione, composizione e armonizzazione di

elementi, ma anche preservazione della virtù principale di quelle: il candore, la semplicità,

l’armonia Nell’arte tutto deve parere spontaneo, naturale, eppure nulla in realtà deve esserlo;

storia, scienza e filosofia non fanno l’uomo felice: l’arte invece lenisce e consola.

v.66: il tiglio che ombreggia la tomba del Parini concedendogli e da pace e riposo.

Anche nelle Grazie, riassumibili in un ingentilimento dei costumi e nella sacralizzazione del

senso della vita, è costante il tema della morte. È metaforicamente espresso attraverso il

confronto fra la caducità della vita umana e la presenza costante de i fiori che ne contornano la

tomba. Le Grazie a’piedi suoi destano fiori,

a fiorir sue ghirlande: e quando il biondo

crin t’abbandoni e perderai ’l tuo nome,

vivran que’fiori,o Giovinezza, e intorno

l’urna funerea spireranno odore.

[Il velo delle grazie, inno III, vv.150-154]

7

I FIORI

Leopardi

Lo stesso tema del ricordo e la medesima impronta pessimista è riscontrabile in “ ”,

Le ricordanze

1829. In esso il poeta registra una serie di rievocazioni, ma in questo caso non con una

funzione sociale e collettiva , ma estremamente legate alla vita dello scrittore. Registra la

risposta emotiva e interiore del soggetto, di fronte ad un passato inafferrabile.

vv.14-17:

E la lucciola errava appo le siepi

E in su l'aiuole, susurrando al vento

I viali odorati, ed i cipressi

Là nella selva; vv.44-49

Il caro tempo giovanil, …

O dell’arida vita unico fiore

vv.111-112

piansi la bella giovinezza, e il fiore

de’ miei poveri dì, che sì per tempo

cadeva,…

I fiori sono parte di una natura il cui ruolo è determinante nella condizione d’infelicità umana.

La crudele matrigna si esplicita con elementi che tendono al Bello, al Sublime, al Piacere,

che per l’uomo sono estremamente lontani, vaghi e effimeri. Al coinvolgimento emotivo, nella

della terza fase della poetica leopardiana, si aggiunge un tentativo di distacco di obiettività.

Ne è frutto “ ” (1836). Si apre una riflessione filosofica in ottica

La ginestra o il fiore del deserto

duramente negativa: nella canzone si parla della coraggiosa e allo stesso tempo fragile

resistenza di questo arbusto, che si oppone alla lava del Vesuvio, il monte sterminatore,

simbolo della natura crudele e distruttiva. Il delicato fiore risorge sulla lava pietrificata,

manifestando la “libido vivendi” e con la sua fragranza sembra rallegrare queste lande desolate.

vv.32-37 Or tutto intorno

Una ruina involve,

Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi

I danni altrui commiserando, al cielo

8

I FIORI Di dolcissimo odor mandi un profumo,

Che il deserto consola.

La natura non è più quella di Recanati, non dà consolazione, ma è infinita e anti-idilliaca.

Il suo destino è tragicamente segnato da una nuova eruzione, capace di annullare non solo la

sua consolante presenza ma – ben più drammaticamente – la presenza dell’uomo in questi

luoghi. La ginestra diviene simbolo della condizione umana: non c’è possibilità di riscatto, né

umanistico( come in Foscolo), né religioso (come nella poesia sepolcrale).

Vv297-304. E tu, lenta ginestra,

Che di selve odorate

Queste campagne dispogliate adorni,

Anche tu presto alla crudel possanza

Soccomberai del sotterraneo foco,

Che ritornando al loco

Già noto, stenderà l'avaro lembo

Su tue molli foreste.

In questo canto mette in contrapposizione la smisurata potenza della Natura con la debolezza

e fragilità e impotenza, del genere umano .La consapevolezza del doloroso vivere dell’uomo

deve divenire coscienza collettiva, perciò avanza una proposta di solidarietà utopica fondata

sulla conoscenza della dura verità . Leopardi si propone come figura titanica e magnanima che

vuole riaffermare la dignità della condizione umana, contro il dolore e la sofferenza che la

appiattiscano. Al contrario della superbia umana, la ginestra si comporta , davanti alla forza

che la uccide, con dignità: cede senza impennate d’orgoglio, benché innocente. Tuttavia non cede

con viltà, né tenta di consolarsi con la fede religiosa dell’aldilà o la fiducia laica dell’eternità.

È un intervento ideologico-politico volto al rifiuto dei miti di progresso e di riforma sociale.

Pascoli

In , Pascoli riprende le Bucoliche di Virgilio e intitola la sua opera con il termine

Myricae

latino delle tamerici, piccoli arbusti che si differenziano dai tipici allori o dalla tradizionali

quercia dell’alta poesia. Attraverso il titolo, fa capire che parla di piccole cose, di argomento

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I FIORI

basso e umile , come sono le tamerici. Pascoli riprende per la sua epigrafe, il verso : “ arbusta

Nei poemi conviviali, invece, riprende la Egloga di Virgilio: “n

iuvant humilisque myricae” . IV on

”, posto come motto d’apertura alla raccolta. Vi è un innalzamento di stile,

omnes arbusta iuvant

formalismo, preziosismo, raffinatezza, tipiche espressioni dell’alessandrinismo.

Altro fondamentale tema nella letteratura che viene trattata attraverso metafore floreali è il

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