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Sintesi
Storia: l'età giolittiana

Italiano: Giovanni Pascoli

Diritto: i diritti e i doveri dei cittadini

Scienza delle finanze: le entrate pubbliche

Economia aziendale
: il bilancio d'esercizio (redazione e la revisione)

Geografia: le reti di trasporto

Inglese: transport

Matematica: i problemi di scelta
Estratto del documento

INTRODUZIONE

Il mio percorso multidisciplinare si basa sul tema dell’età giolittiana.

Ho scelto questo tema perché mi ha particolarmente interessato.

Lo studio di quest’argomento in Storia, mi ha fatto capire l’importanza

dei fatti avvenuti in questo periodo storico, fatti che hanno portato a

conseguenze positive per il nostro Paese, ma anche negative

specialmente per il Sud, il mio territorio.

Non è stato difficile collegare questo tema con le altre discipline.

Ho ritenuto opportuno collegare le materie Geografia e Inglese con i

rispettivi argomenti le Reti di collegamento e i Trasporti, perché in

questa epoca è avvenuto un forte incremento di opere pubbliche, come

la statalizzazione delle ferrovie.

Per quanto riguarda la materia Italiano, ho scelto il poeta Pascoli, in

quanto è un autore di questo periodo storico, il quale ha portato

importanti cambiamenti in ambito letterario e in più mi ha affascinato la

sua formazione e la sua poetica.

Per le discipline Diritto e Scienze delle Finanze, ho ritenuto sviluppare

i rispettivi argomenti, I diritti e i doveri dei cittadini e Le entrate

pubbliche, poiché in questo periodo Giolitti, attuò un’avanzata

legislazione sociale, a tutela dei cittadini, attraverso le riforme; in più

l’incremento delle opere pubbliche si sono potute verificare grazie alle

tasse pagate dai cittadini, quindi le entrate pubbliche.

Per la materia Economia aziendale l’argomento che ho scelto è La

redazione e la revisione del bilancio d’esercizio in quanto ho voluto

fare un collegamento con l’incremento dell’attività industriale e

imprenditoriale, che comporta per le imprese la redazione del bilancio

d’esercizio.

Infine per la disciplina Matematica ho scelto un argomento che si

collega con l’economia e cioè I problemi di scelta, che si possono

presentare nella gestione di un’azienda.

Storia

L’età giolittiana

1901 – 1914: l’età giolittiana

Giovanni Giolitti è nato nel 1842 a Mondovì, vicino a Cuneo. Affiancava Giuseppe

Zanardelli (nominato presidente del consiglio dal

ministro

re Vittorio Emanuele III nel 1901) come

degli Interni. politico pratico

Egli era un uomo

liberale. Dal 1901 al 1914 Giolitti esercitò

un’influenza sulla vita politica dell’Italia, infatti

questo periodo viene definito età giolittiana.

Il decollo industriale dell’Italia

L’età giolittiana coincise in larga misura con il

decollo della rivoluzione industriale in Italia. I

progressi più evidenti si registrarono

nell’industria siderurgica , nell’industria

elettrica e nell’industria meccanica (sorsero nuove aziende come la Fiat e la Lancia).

Nel settore tessile un notevole sviluppo si verificò nell’industria del cotone. Queste

industrie avevano sede soprattutto nel cosiddetto triangolo industriale formato da

Torino, Milano Genova.

e L’agricoltura crebbe soprattutto nella Pianura Padana dove

tecniche produttive.

vennero migliorate le

Le caratteristiche dell’economia italiana

Lo sviluppo economico e industriale dell’Italia fu favorito da alcune condizioni

particolari. L’industria italiana fu fortemente aiutata nel suo nascere dall’intervento

statale, infatti ebbero particolare rilievo le commesse statali nel campo dei trasporti

ferroviari che incentivavano la crescita in particolare nel settore meccanico e

siderurgico. L’industria inoltre si sviluppò all’interno di un sistema protetto. La politica

protezionistica, attuata con l’imposizione di alte tasse sui prodotti esteri, favorì

notevolmente lo sviluppo delle industrie del Nord, mentre danneggiò il Sud che non

poté esportare i propri prodotti tipici come olio, vino, agrumi ecc … . Le grandi banche

offrirono un contributo notevole allo sviluppo perché finanziarono le industrie dei nuovi

settori; in questo periodo nacquero le grandi banche miste, fondate con l’aiuto di

capitali esteri che raccoglievano i risparmi inattivi dei privati e li rimettevano in attività

proprio nella produzione industriale.

Luci e ombre dello sviluppo

Lo sviluppo industriale portò notevoli miglioramenti nel livello medio di vita degli

Italiani. I segni più evidenti si riscontrarono nelle città: l’illuminazione elettrica, i

trasporti urbani e altri servizi pubblici cambiarono il modo di vivere della gente.

dell’acqua corrente gas

L’arrivo e del in molte case rappresentò un notevole

innovazioni

progresso. Le condizioni igieniche generali migliorarono, grazie anche alle

in campo medico e sanitario. Ma le conseguenze della crescita non furono solo

positive. Infatti la popolazione si spostò in grande misura dalle campagne alle città,

sedi delle grandi industrie. Nel triangolo industriale si concentrò più del 57% di tutti i

lavoratori dell’industria italiana. Di conseguenza la vita delle città comportò nuovi

disagi per gli abitanti e soprattutto per quelli delle classi operaie costretti a vivere in

quartieri sovraffollati, malsani e degradati, nelle abitazioni il riscaldamento non era

alla portata di tutti e i servizi igienici nella maggior parte dei casi erano in comune.

I socialisti riformisti e i massimalisti

In questo contesto economico e sociale si svolse l’azione politica di Giolitti; egli

elaborò un piano di riforme per allargare la base della partecipazione alla vita dello

Stato italiano, coinvolgendo in particolare il Partito Socialista italiano che

interpretava la protesta della classe operaia. All’interno di questo partito si erano

formate due correnti: quella riformista e quella massimalista. I riformisti, guidati da

Filippo Turati, Claudio Teves Leonida Bissolati,

e ritenevano che si dovesse cambiare

Costantino

la società gradualmente attraverso le riforme. I massimalisti, guidati da

Lazzari Benito Mussolini,

e da ritenevano che per cambiare la società fosse necessario

ricorrere alla rivoluzione. Giolitti cercò l’appoggio dei socialisti riformisti per

rafforzare la democrazia italiana invitando Turati a far parte del suo governo ma egli

non accettò poiché era troppo forte l’opposizione dei massimalisti (il suo partito).

Turati venne messo in minoranza

dai massimalisti in due occasioni. RIFORMISTI MASSIMALISTI

Una prima volta nel congresso di

Bologna del 1904. Nel Settembre

di quello stesso anno venne Filoparlamentari Antiparlamentari

proclamato il primo sciopero Legalità Violenza

generale nazionale: una vittoria

dei massimalisti che si Riforme Rivoluzione

richiamavano al sindacalismo Turati, Treves, Labriola, Lazzari,

rivoluzionario di Sorel. Per Bissolati Mussolini

reazione, Giolitti indisse nuove

elezioni nelle quali gli elettori

premiarono i liberali. Turati e i riformisti tornarono alla guida del partito, ma furono

nuovamente superati dai massimalisti nel Congresso di Reggio Emilia del 1912.

Proprio in quell’anno Mussolini assunse la carica di direttore dell’“Avanti!”, il giornale

del partito socialista.

Il doppio volto di Giolitti

L’azione di governo di Giolitti fu caratterizzata da una profonda contraddizione. Il suo

modo di far politica venne definito del “doppio volto”:

Un volto aperto e democratico nell’affrontare i

 problemi del Nord;

Un volto conservatore e corrotto nello fruttare i

 problemi del Sud.

Per quanto riguarda il Nord, Giolitti assunse un atteggiamento

lungimirante verso le nuove forze sociali; egli infatti consentì

gli scioperi e fece assumere al governo una posizione di

neutralità di fronte ai conflitti sindacali.

Varò alcune riforme che migliorarono le condizioni di lavoro

degli operai:

L’orario di lavoro venne diminuito; fu stabilito un massimo di 10 ore;

 Venne riorganizzata la Cassa nazionale per l’invalidità e la vecchiaia dei

 lavoratori;

Vennero presi dei provvedimenti allo scopo di tutelare la maternità delle

 lavoratrici e il lavoro dei bambini, infatti l’età minima per accedere al lavoro

venne elevata a 12 anni.

La lotta sindacale portò all’aumento dei salari dei lavoratori che poterono così

cominciare ad acquistare non solo prodotti alimentari ma anche industriali (macchine

da cucire biciclette ecc.). Di conseguenza nel Nord si andò a diffondere quel benessere

economico tipico della società di massa.

Un politico spregiudicato

Altri interventi riformatori di Giolitti si ebbero nel campo ferroviario, con la

statalizzazione delle ferrovie nazionalizzazione delle

e in quello assicurativo con la

assicurazioni sulla vita: a questo scopo venne creato l’INA (Istituto nazionale

assicurazioni) che avrebbe dovuto avere il monopolio del settore. Questo

provvedimento però venne osteggiato dalle assicurazioni private e non trovò mai

concreta attuazione.

Non venne attuata una riforma tributaria che consentisse di garantire una maggiore

giustizia fiscale e soprattutto non venne affrontata la questione meridionale, cioè la

situazione di arretramento del Sud rispetto al Nord. L’azione di governo di Giolitti nei

limitò

confronti del meridione si alla costruzione dell’acquedotto pugliese e alla

creazione di “riforme speciali“ per porre rimedio a situazioni particolari come nel

caso dei terremoti che si succedettero in questo periodo (1905, 1907 e 1908).

Il flusso di denaro che arrivava al Sud alimentava la corruzione. Inoltre di fronte agli

scioperi Giolitti non fu affatto neutrale perché fece intervenire duramente le forze

dell’ordine, attuando una pesante repressione e causando numerose vittime.

Il Sud per Giolitti era dal punto di vista politico un serbatoio di voti da controllare

con vari mezzi:

Attraverso i prefetti (i rappresentanti dello Stato nelle provincie) che per suo

 ordine impedivano i comizi degli oppositori del governo;

Per mezzo delle forze dell’ordine che arrestavano i sindacalisti;

 Ricorrendo alla corruzione, alle minacce per far eleggere parlamentari a lui

 fedeli.

Per tutto questo Giolitti venne aspramente criticato dall’opposizione, tanto da essere

definito “ministro della malavita” dallo storico e politico pugliese Gaetano Salvemini.

Le rimesse degli emigranti

I salari dei lavoratori del Sud , a causa della scarsa offerta di lavoro e della

sovrabbondanza di manodopera, scesero enormemente portando in tutto il meridione

povertà e disoccupazione.

Molti contadini, rimasti disoccupati, si videro costretti a trovare lavoro all’estero. Gli

italiani si mossero in massa e tra il 1900 e il 1914 emigrarono più di 8 milioni di

nostri connazionali principalmente verso il Nord Europa e gli Stati Uniti.

L’emigrazione fu un fenomeno doloroso ma che tuttavia portò un po’ di ricchezza nelle

terre povere. Chi lavorava all’estero infatti mandava parte della propria paga – le

cosiddette rimesse – in Italia, i lavoratori rimasti videro i loro salari aumentare

gradualmente.

La conquista della Libia

Giolitti ritenne opportuno riprendere la politica coloniale per due principali motivi:

Voleva dimostrare ai nazionalisti che il suo era un governo in grado di

 aumentare il prestigio internazionale dell’Italia;

Voleva assecondare i maggiori gruppi industriali e finanziari;

 Voleva accontentare l’opinione pubblica che riteneva necessario conquistare

 nuove terre per dal lavoro ai braccianti del Sud.

Rispetto ai governi precedenti, Giolitti cambiò obiettivo: non più l’Etiopia ma la Libia,

situata di fronte alle coste della Sicilia. Sul piano internazionale il momento era

favorevole in quanto il governo italiano, accettando il dominio della Francia in Tunisia e

Marocco, aveva ottenuto in cambio il “diritto di conquista” della Libia.

Nel 1911 quindi l’Italia dichiarò guerra alla Turchia che dominava la Libia e l’esercito

occupò subito le principali città ma dopo i primi successi iniziarono le difficoltà poiché

la popolazione araba della Libia organizzò una forte resistenza; l’Italia reagì con

durezza inviando ancora militari italiani fino a formare un esercito di 100.000 uomini.

Non riuscendo a piegare la resistenza libica, l’Italia cambiò tattica attaccando

direttamente la Turchia, inviando la marina nell’Egeo e occupando alcune isole delle

Sporadi che andarono a formare il dominio italiano del Dodecaneso (dodici isole). I

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