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Sintesi

Introduzione Estraneità, tesina



La scelta dell’argomento della mia tesina è dovuta fondamentalmente alla voglia e alla curiosità di approfondire e dare un senso in termini storici ad una parola incontrata per caso: Beat Generation. Varie ricerche personali sull’argomento e la lettura del romanzo “On the road” di Jack Kerouac unite alle letterature francesi del XIX e XX secolo incontrate durante l’anno scolastico mi hanno permesso di raggiungere una consapevolezza più matura riguardo al secondo dopoguerra nel mondo occidentale. In quegli anni, gli strascichi delle due guerre erano pesantemente sentiti soprattutto a livello sociale. Anche l’egemonia degli Stati Uniti capitalisti sul blocco occidentale aveva portato ad una conformazione di massa, ad una crisi di identità.
In questo contesto, il benessere crescente della società presentava un’ambiguità di fondo. Esso si scontrava paradossalmente, soprattutto nelle giovani generazioni, con un senso di non adattamento che sentiva il bisogno di manifestarsi in atteggiamenti antiborghesi di ribellione.
Pertanto la letteratura degli anni ’40 e ’50 viene ad assumere un’importanza essenziale come testimonianza scritta del senso dell’assurdità dell’esistenza o come urlo, a volte personale a volte di un intero gruppo, contro una società incapace di comprendere le esigenze dei giovani, fortemente segnati da un senso di estraneità.
L’estraneità è per definizione “senso di distacco tra sé e gli altri, tra sé e la realtà circostante; incomunicabilità; non attinenza con il contesto”. È un sentimento che chiunque nella vita ha provato. C’è chi se ne libera e c’è chi non se ne stacca più, rimanendo cristallizzato in quel sentimento. Ma se c’è una cosa che è necessario fare per soddisfare l’esigenza di contrastare tale sensazione, questa è la reazione attiva alla propria situazione di cui si è presa coscienza. È così che si può associare alla parola estraneità anche quella di passione e rivolta. Per questo motivo ho deciso di svolgere la mia tesina di maturità su questo tema.

Collegamenti


Estraneità, tesina



Storia -

Affermazione della società di massa in Occidente

.
Francese -

Albert Camus, L'Étranger

.
Inglese -

Jack Kerouac, On the road

.
Estratto del documento

Introduzione

4

La scelta dell’argomento della mia tesina è dovuta fondamentalmente alla

voglia e alla curiosità di approfondire e dare un senso in termini storici ad una

parola incontrata per caso: Beat Generation. Varie ricerche personali

sull’argomento e la lettura del romanzo “On the road” di Jack Kerouac unite alle

letterature francesi del XIX e XX secolo incontrate durante l’anno scolastico mi

hanno permesso di raggiungere una consapevolezza più matura riguardo al

secondo dopoguerra nel mondo occidentale. In quegli anni, gli strascichi delle

due guerre erano pesantemente sentiti soprattutto a livello sociale. Anche

l’egemonia degli Stati Uniti capitalisti sul blocco occidentale aveva portato ad

crisi di identità.

una conformazione di massa, ad una

In questo contesto, il benessere crescente della società presentava

un’ambiguità di fondo. Esso si scontrava paradossalmente, soprattutto nelle

giovani generazioni, con un senso di non adattamento che sentiva il bisogno di

manifestarsi in atteggiamenti antiborghesi di ribellione.

Pertanto la letteratura degli anni ’40 e ’50 viene ad assumere un’importanza

essenziale come testimonianza scritta del senso dell’assurdità dell’esistenza o

come urlo, a volte personale a volte di un intero gruppo, contro una società

incapace di comprendere le esigenze dei giovani, fortemente segnati da un

estraneità.

senso di

L’estraneità è per definizione “senso di distacco tra sé e gli altri, tra sé e la

realtà circostante; incomunicabilità; non attinenza con il contesto”. È un

sentimento che chiunque nella vita ha provato. C’è chi se ne libera e c’è chi non

se ne stacca più, rimanendo cristallizzato in quel sentimento. Ma se c’è una cosa

che è necessario fare per soddisfare l’esigenza di contrastare tale sensazione,

questa è la reazione attiva alla propria situazione di cui si è presa coscienza.

estraneità passione

È così che si può associare alla parola anche quella di e

rivolta. 5

Sviluppo

6

Secondo dopoguerra: affermazione della società di

massa in Occidente

Il concetto di Occidente, storicamente, si fa risalire all’inizio della cosiddetta

modernità, cioè tra il XV e il XVI secolo, in concomitanza con le grandi

esplorazioni geografiche e la nascita dei primi commerci intercontinentali

oltreoceano.

A questo concetto, si fa coincidere la nascita della prima forma di proto-

capitalismo, presupposto del capitalismo, principale caratteristica che definisce

il mondo occidentale.

Il capitalismo consiste nell’accumulare il profitto generato come surplus e

nell’investire il capitale accumulato. Prima di raggiungere la compiutezza della

sua definizione, questo concetto ha attraversato diverse fasi, partendo dalla

prima rivoluzione industriale (1760-1830): l’apparizione della fabbrica e della

macchina modificò i rapporti tra gli attori produttivi dando vita alla classe

operaia, retribuita col salario, e al capitalista industriale, imprenditore

proprietario della fabbrica e dei mezzi di produzione, che mira ad incrementare

il profitto della propria attività.

Tra le varie fasi, la mia attenzione verterà sulla fase del boom, compresa tra il

1948 e il 1973, caratteristica soprattutto degli Stati Uniti, paese nel quale

l’Occidente si identifica in forza della sua supremazia economica, militare e

culturale.

Nel periodo del secondo dopoguerra (durato quasi trent’anni), le innovazioni

“rivoluzionarie” dei capitalismi occidentali si stabilizzarono in una forma di

società omogenea: la cosiddetta “società dei consumi”, fondamento del mondo

come lo conosciamo oggi.

L’impostazione capitalistica dell’economia e l’organizzazione scientifica del

lavoro, iniziata con le tecniche fordiste, come misure intraprese dai governi

7

occidentali sulla base delle teorie conservatrici della sociologia americana per

superare la crisi del ’29, tesero ad ampliare e ad omologare i consumi. Inoltre, il

keynesismo volle favorire lo sviluppo dei mercati di massa, oltre i limiti

tradizionali delle vecchie classi e le barriere tra i diversi gruppi etnici. Ciò

produsse un’omogeneità di comportamenti e costumi, sostenuta anche dallo

sviluppo impetuoso dei mezzi di comunicazione “di massa”.

Infatti, oltre all’estensione alle aree rurali di quei consumi e di quei comfort

che la popolazione urbana considerava ormai indispensabili, a contribuire

all’esodo di massa furono proprio i mezzi di comunicazione di massa: “di massa”

perché si rivolgevano ad un pubblico quantitativamente enorme e

qualitativamente indifferenziato e anonimo. Le masse erano quindi una nuova

misteriosa entità che sembrava prescindere da ogni differenza di ceto, di

istruzione, di opinione. Si affermava così il

concetto di “ceto medio”, in cui gli strati sociali venivano unificati in un’unica

categoria, che pareva simboleggiare la tendenza, caratteristica della società

contemporanea, all’uniformazione generale dei comportamenti, alla

“massificazione”.

L’utilizzo dei mass media aveva l’obiettivo di influire sulla formazione

dell’opinione pubblica e condizionare i comportamenti sociali.

La pubblicità, che influenza i comportamenti, e la propaganda, che persuade

le coscienze, vennero allora intese e organizzate come vere e proprie tecnologie

finalizzate a spingere il pubblico a scegliere e consumare determinate merci,

votare un particolare partito, appoggiare una precisa causa o ideologia.

Queste tecniche di condizionamento restringevano chiaramente il pensiero a

una visione convenzionale della realtà in tutti i suoi aspetti.

Detto ciò, il nuovo ceto medio, appena uscito dalla guerra, si presentava come

l’“avanguardia riluttante della società moderna”: avanguardia, in quanto

prefigurava il destino di tutta la società, ma anche riluttante perché sentiva,

il bisogno di distinguersi e di difendersi dal

forse più forte di tutti gli altri gruppi,

rischio di un livellamento. 8

E questa società moderna venne intesa da molti, come ad esempio dagli

studiosi della “scuola di Francoforte”, come una società dominata

dall’omogeneizzazione inesorabile non solo degli stili di vita, ma anche degli stili

di pensiero. Per quanto riguarda gli intellettuali, il periodo dal secondo

dopoguerra al 1968 li vide spesso inclini a criticare la società di massa,

percepita come refrattaria alla vera cultura.

Nel corso degli anni cinquanta, la stessa polarizzazione politica connessa al

clima della guerra fredda spinse molti intellettuali, divenuti un effettivo ceto con

propri interessi, a privilegiare l’adesione a uno schieramento politico:

l’“impegno” politico degli intellettuali, la scelta in molti casi di militare

nell’opposizione di sinistra e la tendenza alla critica della società di massa

furono teorizzati infatti in molti paesi dell’Europa occidentale.

Tra questi, uno degli intellettuali più “impegnati” fu di certo il francofono

Albert Camus, autore di varie opere ispirate dagli effetti dell’omogeneizzazione

della società sull’uomo, la cui esistenza si trova inevitabilmente in balia

dell’assurdo. L’Étranger

Albert Camus, L’absurdité de

l’existence

C’est la prise de conscience de

l’absurde qui pousse l’homme à la

révolte. Et pour Albert Camus, cette

révolte a débouché sur

l’engagement.

Mais qu’est-ce que c’est l’absurde pour Camus?

La vie est absurde parce qu’elle n’a pas de sens. Les événements qui nous

arrivent ne peuvent pas être compris de la pensée. Peu à peu on finit par se

sentir étrangers à la vie, comme suspendus dans le vide. Le sentiment

d’étrangeté, c’est une distance infranchissable entre l’homme et le monde.

9

L’existence est absurde à cause des maladies, des souffrances, des guerres, de

la mort et aussi à cause de la société qui impose à l’homme des règles, une

routine quotidienne, des conventions inutiles, de fausses valeurs qui l’éloignent

de l’état de nature et de son innocence.

“L’absurde naît de cette confrontation entre l’appel humain et le silence

Le Mythe de Sisyphe

déraisonnable du monde.”

En tant qu’écrivain, il faut analyser ses écrits pour bien comprendre sa

réflexion, tout d’abord sa vie: le roman qu’on peut lire dans toutes ses œuvres,

vraies pièces d’une précieuse mosaïque.

Albert Camus est un français né en Algérie en 1913. Il est un français qui vit

entre des français à l’étranger qui sont en même temps des arabes qui le

considèrent privilégié pour ses origines européennes. Mais il vient d’une famille

pauvre; il connaît bientôt la douleur causée par la mort de son père, la misère et

la maladie (tuberculose).

Pendant toute sa vie, il se sentira toujours étranger. Étranger en Algérie et aussi

entre les français. Mais notamment étranger pour sa condition d’homme.

Cependant, Camus accepte sa condition, il refuse le suicide et soutient une

morale humaniste, proche de l’idéal chrétien. Il s’éloigne, en effet, de la

révolution politique, qui aboutit au totalitarisme, et du communisme, en

affirmant le devoir de l’écrivain de combattre en faveur des déshérités et de

mettre au premier plan l’homme. Le problème de l’engagement se pose dans un

La Peste, Les Justes.

roman, et dans une pièce de théâtre,

Le Mythe de Sisyphe

Mais c’est dans que Camus exprime l’absurdité de

l’existence à travers un héros de la mythologie grecque, Sisyphe, et c’est dans

L’Étranger qu’il nous montre la conscience du sentiment d’étrangeté.

Le protagoniste du roman est Meursault, un jeune employé de bureau. Comme

Camus, il vient du même quartier d’Alger; il est vers la trentaine, orphelin de

père et il a dû interrompre les études. Cependant, Meursault n’est pas Camus: il

laisse couler sa vie de manière in

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