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Sintesi

La storia della macchina crittografica Enigma ed il suo funzionamento, con approfondimenti su Alan Turing e contestualizzazione storica

Materie trattate: Matematica, Storia

Estratto del documento

Enigma

Il codice segreto della Wehrmacht

Antonello Gerbi

Liceo Scientifico Statale Elio Vittorini, Milano

2007

1 La macchina Enigma

1.1 Che cos'è Enigma?

Enigma era il nome della macchina utilizzata dall'esercito tedesco, prima e durante il

secondo conflitto mondiale, per cifrare-decifrare (come si vedrà la macchina funzionava in

entrambi i “versi”) le comunicazioni interne. Questa macchina era per il tempo

estremamente avanzata, come dimostrano le innumerevoli fatiche compiute dagli scienziati

e dai crittoanalisti Alleati nel cercare un sistema in grado di capirne il segreto.

1.1.1 L'invenzione originaria e la sua adozione da parte della Wehrmacht

Il primo prototipo di Enigma fu brevettato nel 1919 da Arthur Scherbius, ingegnere

elettrotecnico di Francoforte; nel 1923 cominciò a vendere la versione commerciale della La macchina Enigma

sua invenzione, dopo aver fondato una società a tale scopo. I nazisti, essendosi resi conto

delle enormi potenzialità di Enigma, la acquisirono nel 1929 per la propria milizia (e

successivamente per l'esercito), e da quel momento in poi praticamente ogni comunicazione

tedesca venne trasmessa solo dopo essere stata cifrata (si pensi che neanche i bollettini meteorologici venivano

trasmessi in chiaro). La macchina era perfetta per l'esercito, in quanto relativamente piccola e leggera, e quindi

trasportabile direttamente al fronte.

Nel 1939, inoltre, il progetto venne modificato dai tedeschi, poichè la versione “commerciale” era ampiamente diffusa

e quindi più facilmente decrittabile, con l'aggiunta di alcuni meccanismi che avrebbero dovuto aumentare la sicurezza

del sistema.

1.2 La macchina

Per analizzare il funzionamento di Enigma, bisogna risalire ad alcuni sistemi di crittografia conosciuti da molti secoli;

difatti la genialità della macchina stava proprio nella combinazione di diversi sistemi di cifratura.

1.2.1 Nozioni base di crittografia e crittoanalisi

Il primo di questi sistemi risale addirittura ad almeno 2000 anni fa: ne parla Svetonio, ed

è comunemente conosciuto come “cifrario di Cesare”. Questo sistema semplicissimo (ma

per l'epoca praticamente impossibile da violare) consiste nella sostituzione lineare di un

alfabeto ad un altro traslato di n posizioni. Così ad esempio in una traslazione n=2:

A B C D E F G H diventa

C D E F G H I L

Questo tipo di sostituzione viene chiamato “sostituzione monoalfabetica”. La banalità del

cifrario di Cesare appare evidente, anche perchè il numero di chiavi diverse utilizzabili è Il cifrario di Cesare

25 (il numero totale di traslazioni possibili), ma si dovrà aspettare all'incirca l'anno 1000

perché gli arabi trovino un modo per violarlo.

Un passo in avanti fu compiuto da Thomas Jefferson (presidente degli USA dal 1801 al 1809), il quale ideò un nuovo

cifrario, il “cilindro di Jefferson”.

Il nome deriva dal suo aspetto: era infatti un cilindro composto da 36

(numero variabile in base alla lunghezza del testo da criptare) piccoli

dischi. Ogni disco concettualmente funziona come un cifrario di Cesare, con

una sostituzione monoalfabetica di ciascuna lettera, tuttavia la serie di

lettere dei dischi non era necessariamente lineare, poteva anzi essere

praticamente casuale; la chiave del testo è data dalla posizione dei dischi, e

da un numero (compreso tra 1 e 25) che rappresenta la riga in cui appare il

testo cifrato. Questo tipo di sostituzione viene chiamato “sostituzione

polialfabetica”.

Dal punto di vista della sicurezza, questo sistema rappresentava un enorme

passo in avanti: difatti il numero di chiavi è dato da 25 (il numero delle

righe su cui leggere il cifrato), e da 25! (il numero di combinazioni possibili

Il cilindro di Jefferson su una singola ruota) e dal numero N totale di cilindri. Le combinazioni

24xN

possibili (o chiavi) sono così all'incirca 4x10 ; questo è un numero incredibilmente elevato, soprattutto se

confrontato al 25 del cifrario di Cesare. Ciononostante l'invenzione di Jefferson fu pressoché dimenticata per almeno

un secolo, quando venne riscoperta ed utilizzata dall'esercito statunitense.

1.2.2 Il funzionamento

Dopo queste necessarie premesse, è possibile descrivere il funzionamento di Enigma. A prima vista, può sembrare solo

una macchina da scrivere un po' strana; in realtà sotto alla sua scocca si nasconde un complesso sistema di rotori,

cavi e lampadine. Una macchina Enigma aperta

Si possono distinguere 5 diversi elementi fondamentali:

1) La tastiera, dove veniva immesso il testo da cifrare (da notare la disposizione dei tasti, tedesca, denominata

QWERTZU, a differenza di quella americana, ed anche italiana, QWERTY);

2) Un pannello di commutazione frontale che permetteva di scambiare all'origine alcune lettere a coppie;

3) Tre rotori (quattro in una versione successiva), il vero cuore della macchina, che attuano il processo di

cifratura sul segnale in ingresso dalla tastiera, con alcune lettere eventualmente commutate;

4) Un riflettore, che rispedisce il segnale in direzione opposta facendolo passare nuovamente per i rotori;

5) Una seconda tastiera, fatta di lampadine, su cui la lettera cifrata corrispondente a quella in chiaro si illumina.

Per capire meglio come queste sezioni funzionino insieme, possiamo

immaginare il percorso compiuto dal segnale elettrico corrispondente ad una

certa lettera, e quale lettera cifrata ci venga restituita dalla macchina.

Nel momento in qui viene premuto un tasto, ad esempio la S, il segnale passa

per il pannello di commutazione, che scambia (se i cavi sono stati posizionati)

la S con un'altra lettera, ad esempio una N. A questo punto entrano in gioco i

rotori.

Ciascun rotore non fa altro che trasformare la lettera in un'altra (secondo

collegamenti prestabiliti), e passarla al rotore successivo. Bisogna notare che

ad ogni lettera premuta, il rotore di destra si sposta di

una “tacca”; ad un giro completo di quest'ultimo il rotore

centrale si muoverà di una tacca, e allo stesso modo

Il pannello di commutazione anche quello di sinistra. Questo permette di avere una

chiave, per quanto riguarda i rotori, che cambia alla

pressione di ogni tasto (un singolo movimento cambia

completamente il risultato finale); ciò significa che per riavere la posizione originale, e quindi una

ripetizione della chiave, andrebbero premuti 26x26x26 tasti, ovvero 17.576. Una volta uscita dal

rotore di sinistra, la lettera viene scambiata un'altra volta dal riflettore (che scambiava per

l'ennesima volta la lettera secondo un suo schema di fabbricazione) per essere in seguito

rispedita, in senso inverso, nei rotori (la codifica in questo caso è diversa da quella di “andata”, in

quanto la lettera è stata cambiata dal riflettore).

Prima di apparire sotto forma di lampadina illuminata sulla macchina, la lettera viene scambiata

un'ultima volta, ancora dal pannello di commutazione,

sempre che la lettera corrispondente fosse collegata.

Per ricollegarci a quanto detto sopra, si può definire la Un rotore

codifica di Enigma come polialfabetica, in quanto la chiave è

diversa per ogni lettera, ma dipendente da uno schema

generale.

Il procedimento appare immediatamente come estremamente complesso, ma

soprattutto dipendente da un'enormità di variabili; proviamo a calcolare il numero

di possibilità di impostazioni messe a disposizione da Enigma.

1.2.3 Calcolo combinatorio applicato alle chiavi possibili della macchina

Con un certo grado di approssimazione, dovuto principalmente ad errori umani, si

può associare il numero totale di chiavi possibili di un sistema di crittografia alla

Il riflettore sua sicurezza. Nel cifrario di Cesare questo numero era molto basso, 25, mentre

24xN

.

già nel cilindro di Jefferson esso è piuttosto alto, 4x10 Si può a questo

punto calcolare il numero di chiavi possibili di Enigma, che corrisponde al numero totale di variabili.

La prima variabile dipende dal pannello di commutazione. Il numero di combinazioni è collegato direttamente al

numero di cavi utilizzati, che varia da 0 a 13 (al massimo un cavo ogni 2 lettere); in totale vanno sommate tutte le

14

combinazioni possibili per ciascun numero di cavi, con un risultato pari a 532.985.208.200.576 (~5,3x10 ).

Il secondo dato da calcolare è la natura stessa dei rotori (il modo in cui ciascuno di essi trasformava una lettera): ne

erano stati prodotti solo 5 tipi diversi, ma gli Alleati inizialmente non potevano saperlo, e quindi in linea teorica ne

potevano essere usati un numero equivalente a 26! x (26!-1) x (26!-2), ovvero

65.592.937.459.144.468.297.405.473.480.371.753.615.896.841.298.988.710.328.553.805.190.043.271.168.000.00

79

0 (~6,6x10 ).

Il terzo punto riguarda la posizione iniziale dei rotori (ogni singolo rotore poteva assumere all'inizio 26 diverse

3

,

posizioni, e questa disposizione era la chiave fondamentale del sistema); in totale esse possono essere 26 ovvero

4

17.576 (~1,8x10 ).

Come quarto ed ultimo livello, bisogna considerare il riflettore; anche in questo caso il numero di riflettori realmente

12

prodotti era piuttosto basso, tuttavia il loro ipotetico numero totale è 7.905.853.580.625 (~7,9x10 ).

L'ultimo passo da compiere è la moltiplicazione di tutti questi fattori:

14 79 4 12

(5,3x10 )x(6,6x10 )x(1,8x10 )x(7,9x10 )

che con buona approssimazione possiamo considerare come:

111

5x10

Per avere un metro di paragone, basta immaginare che il numero totale di atomi nell'universo visibile è stimato essere

80

circa 10 , inferiore quindi di ben 31 ordini di grandezza! E' comprensibile che i tedeschi riponessero grande fiducia nel

loro sistema...

1.3 Decrittazione della macchina

Se anche oggi un tale livello di sicurezza è incredibile, si può ben comprendere la grande difficoltà riscontrata del

decrittare Enigma da parte degli Alleati, e in particolar modo dalla GC&CS (Government Code and Cypher School),

l'agenzia governativa britannica che lavorava nel settore delle comunicazioni

nell'ambito dello spionaggio e controspionaggio.

Il codice di Enigma fu in realtà per la prima volta penetrato da un gruppo di

crittoanalisti polacchi, tra i quali spiccava Marian Rejewski, che avevano cominciato

a lavorare su di essa prima degli anni '30 (studiando principalmente la versione

commerciale), riuscendo a decrittare i primi messaggi nel 1932. Per raggiungere

questi risultati, seppur parziali, Rejewski sfrutto alcune debolezze intrinseche alla

macchina, come il fatto che premendo una lettera in nessun caso sarebbe potuta

apparire la stessa lettera come risultato; oppure, il fatto che se in una data

impostazione la lettera A fosse stata restituita come B, doveva valere anche l'esatto

opposto (difatti Enigma funzionava anche per decrittare i messaggi). Inoltre, con

strumenti matematici piuttosto avanzati, Rejewsi riuscì a trovare uno schema

ricorrente dei messaggi codificati. In particolare, raccogliendo un certo numero di

messaggi crittati da una stessa chiave, diventava possibile risalire alla chiave

stessa, dopo un gran numero di calcoli eseguiti da macchine costruite ad hoc.

1.3.1 “Bomba” e “Colossus”

La prima di queste macchine, da alcuni considerata la precorritrice dei moderni Marian Rejewski

computer, venne denominata “Bomba”. In realtà era formata da 30 “simulatori” di

Enigma collegati in serie, per un totale di 90 rotori, che provavano giorno e notte a

scovare il codice tramite un sistema chiamato “forza bruta”

(per forza bruta si intende un tipo di attacco basato sul

ripetuto e continuo susseguirsi di tentativi di chiavi

diverse).

Una macchina simile, ma più avanzata e basata su un

diverso funzionamento, fu costruita dagli Inglesi a conflitto

iniziato, e venne chiamata “Colossus”.

Purtroppo, però, verso l'inizio della seconda guerra

mondiale i Tedeschi modificarono sensibilmente le loro

tecniche crittografiche, soprattutto riguardo alla

trasmissione dei messaggi codificati; ed è in questo

contesto che entrò in scena una delle menti più brillanti, ma

anche eccentriche, della storia della crittoanalisi: Alan

Turing.

Un particolare di “Bomba”

2 Alan Turing ed Enigma

2.1 Breve Biografia

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