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L'obiettivo della tesina di maturità è quello di analizzare un tipo di edificio definito come edificio ecosostenibile. La nozione di sviluppo sostenibile venne per la prima volta affrontata nel 1987, nel momento in cui il presidente della commissione mondiale dell’ONU per lo sviluppo e l’ambiente (WCED) Gro Harlem Brundland pubblicò un rapporto sul futuro del nostro pianeta: “Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo in grado di garantire il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”. Nonostante lo sviluppo economico e l’industrializzazione abbiano migliorato le condizioni di vita di una parte della popolazione mondiale, hanno anche generato nuovi tipi di rischi: l’emissione di sostanze di scarto dalle industrie e dai mezzi di trasporto, l’accumulo di rifiuti tossici e la difficoltà nel loro smaltimento, la deforestazione, l’aumento di anidride carbonica dovuto allo sfruttamento di combustibili fossili come il gas naturale, il carbone e il petrolio, l’effetto serra, le piogge acide, l’inquinamento elettromagnetico, luminoso ed acustico.
Tenendo conto che solo il settore dell’edilizia è responsabile del 40% di tutto l’inquinamento mondiale, diventa estremamente importante comprendere come operare per ridurre al minimo i rifiuti da costruzione, per diminuire le emissioni di gas inquinanti e per migliorare l’efficienza energetica (e con essa le bollette!) e conseguentemente anche la vita delle persone.
Attraverso lo studio delle tecniche costruttive attive, frutto dell’evoluzione tecnologica, e delle tecnologie passive, che spesso non sono altro che una rivisitazione delle soluzioni passate, possiamo comprendere quali siano i contorni dell’edilizia green o ecosostenibile dai cui precetti non si può più prescindere nella costruzione edilizia. Oggi, attraverso una rivisitazione di esempi mirabili del passato come le torri del vento sviluppate soprattutto in Iran, o la città romana ed il suo intreccio di canali sotterranei per il riscaldamento delle acque, è opinione sempre più crescente che un edificio non vada considerato come un involucro anonimo, asettico, indipendente dalle condizioni esterne al quale si sovrappongonodurante la sua costruzione gli impianti, elettrici e termici, ma vada progettato fin dalle fondamenta come un tutt’uno con ciò che lo circonda, in poche parole un ambiente nell’ambiente. Karl E. Lotz, uno dei principali fondatori dell’architettura ecosostenibile, così ha scritto nel 20071: “la casa è la terza pelle dell’uomo ed abitare una casa ecologica migliora la qualità della nostra vita e diminuisce l’impatto dell’uomo sull’ambiente”.
Risulta molto importante quindi durante la progettazione tener conto di alcuni fattori che contribuiscono a migliorare sia l’efficienza energetica sia il livello di ecosostenibilità e di integrazione ambientale: 1) La scelta della posizione dell’edificio, compiuta in base a parametri bioclimatici come l’insolazione, l’andamento delle precipitazioni, la ventosità, l’analisi idrogeologica grazie alla quale si possono ottenere informazioni sulle caratteristiche specifiche del sito come l’umidità o la presenza di gas nocivi; 2) l’orientamento dell’edificio definito in base all’angolo azimutale (γ), cioè l’angolazione di una facciata rispetto a Sud. Per procurare all’edificio il massimo apporto di energia solare, luminosa e termica alle nostre latitudini è consigliabile porre l’angolo azimutale γ=0°, così facendo si ottiene il massimo apporto energetico nelle facciate orientate a Sud durante l’inverno e a riscaldare anche gli altri ambienti abitativi; 3) L’uso di tecnologie e materiali sostenibili che possono definirsi tali solo se rispondono a specifici requisiti come la durata, cioè la stabilità, la resistenza all’usura e tempi lunghi tra un intervento di manutenzione e l’altro, l’economicità che deve essere misurata in termini non di prezzo d’acquisto ma in relazione alle performance e alla durata, e la riciclabilità degli elementi che in caso di smantellamento devono essere facilmente riutilizzati o rilavorati; 4) Il rapporto tra i costi ed i benefici in tutte le operazioni di realizzazione dell’edificio che simisura con il valore dell’embodied energy, cioè l’energia necessaria per ottenere il prodotto finale a partire dalla materia prima (embodied energy iniziale indiretta), inclusi il trasporto, la messa in opera (embodied energy iniziale diretta) e la manutenzione del prodotto (embodied energy ricorrente). Più è basso il valore di tale energia, più sarà alto il valore della sostenibilità ambientale dell’edificio. In sintesi la seguente tesina ha come obiettivo quello di descrivere la costruzione di un edificio ecosostenibile, effettuando dei collegamenti ad altre discipline di studio.
Fisica e Matematica - Tecnologie attive e passive applicabili ad un edificio.
Filosofia - Hans Jonas, Il principio di responsabilità.
Informatica - Utilizzo di AutoCad, MasterCad, Photoshop.
LE TECNOLOGIE ATTIVE
A seguito della realizzazione dell’involucro esterno opportunamente isolato, adesso la trattazione
analizzerà quali sono le tecnologie attive per la produzione di energia elettrica e termica. La
possibilità di disporre di tecnologie attive non deve sostituirsi alla progettazione di un edificio che
richieda un basso fabbisogno energetico: sia le tecnologie attive sia quelle passive devono
compenetrarsi, in modo tale che le tecnologie attive non siano semplicemente sovrapposte alla
struttura, ma risultino parte di essa e dell’ambiente circostante.
2.1 Gli impianti solari termici
Con il termine impianto solare termico si intende quel tipo di tecnologia che sfrutta i raggi del sole
per produrre calore a bassa, media o alta temperatura. La tecnologia a bassa temperatura riguarda
fondamentalmente i sistemi di produzione di acqua calda sanitaria o per il riscaldamento di
abitazioni private, mentre le tecnologie ad alta temperatura coinvolgono principalmente sistemi
industriali. L’elemento fondamentale di un impianto solare termico è il collettore (fig. 2.1) o anche
detto pannello solare che capta il calore che proviene dalla radiazione solare. Nel momento in cui la
radiazione incide sul pannello per circa il 4% viene riflessa mentre la restante penetra all’interno,
dove si trova una piastra captante scura. Questa lastra riscaldandosi, emette radiazioni infrarosse
che non riescono ad oltrepassare il vetro. La radiazione rimane all’interno del collettore il quale
cede il calore assorbito ad un fluido vettore il quale a sua volta trasporta l’energia ad un serbatoio di
accumulo. Questo tipo di pannelli assorbe non solo le radiazioni dirette, ma anche quelle diffuse in
modo tale da poter funzionare anche in caso di cielo coperto.
Oltre il collettore all’interno di un sistema solare termico si può distinguere il circuito solare, il
serbatoio di accumulo ed il sistema di controllo e regolazione dell’intero sistema.
3
Fig. 2.1 - Esempio di collettore in un impianto solare termico .
2.1.1 Il collettore solare
Soffermandoci sui collettori solari ad uso domestico, le tipologie disponibili sul mercato sono
sostanzialmente quattro:
Collettori piani: (fig. 2.2) sono i più diffusi in commercio e sono formati da una superficie
- trasparente di vetro o di materiale polimerico sotto la quale è disposto un fascio di tubi
fissato ad una piastra di colore scuro di solito realizzata in rame o in alluminio che può
assumere varie forme e che assorbe le radiazioni solari. Questi elementi sono tenuti insieme
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Image credits : http://www.equiwatt.it/it/tecnologie/solare-termico.html 9
da una struttura portante in acciaio o in alluminio e da un fondo piano in lamiera zincata o
vetroresina sul quale è posto uno strato isolante in lana di roccia o in poliuretano. La
struttura portante oltre a tener insieme i vari componenti è importante soprattutto perché
svolge una funzione di isolante termico e di protezione dalle correnti d’aria che
comporterebbero perdite dovute al fenomeno della convezione. All’interno di essa si trovano
i tubi in cui scorre un fluido termo vettore, composto da acqua e da un fluido antigelo che
abbassa il punto di solidificazione ed alza quello di evaporazione in modo da mantenere
l’acqua allo stato liquido. All’interno del collettore, di solito di forma rettangolare, vi è
generalmente aria ma esso può essere riempito anche con gas nobili per migliorarne la
capacità di assorbimento. Un parametro molto importante da tenere in considerazione per
contenere le dispersioni del collettore è il coefficiente di emissione (ε):
ε = Calore emesso / Energia assorbita. Affinché ε sia ridotto al minimo, in ambito
progettuale si può applicare un rivestimento superficiale trattato in modo da respingere le
radiazioni infrarosse al collettore così da massimizzare la conversione in calore dei raggi
solari e la trattenuta del calore convertito. 4
Fig. 2.2 - Struttura e funzionamento di un collettore piano .
Collettori a tubi sottovuoto: sono composti in media da 6÷9 tubi per unità all’interno dei
- quali scorre il fluido vettore composto da una miscela di pentano ed acqua. I tubi sono
isolati singolarmente attraverso un rivestimento in vetro all’interno del quale viene praticato
il vuoto che diminuisce tantissimo le dispersioni di calore verso l’esterno. Tra il tubo e la
superficie trasparente è posta la copertura assorbente selettiva scura (fig. 2.3). Il calore viene
accumulato dai tubi nel fluido tramite un cambiamento di fase e a seguito il calore viene
ceduto ad uno scambiatore posto in cima alla struttura dell’unità ai fini delle varie funzioni a
cui il collettore dovrà adempiere. Questo sistema è sicuramente più efficace del collettore
solare piano, ha una producibilità più elevata, tuttavia ha un costo maggiore e ne è
consigliato l’utilizzo in zone a temperatura medio-bassa.
Collettori scoperti: Sono strutturati come i collettori piani ma sprovvisti di una copertura
- trasparente (fig. 2.4). Per funzionare adeguatamente hanno bisogno di temperature non
inferiori ai 20° e non consentono di raggiungere temperature del fluido elevate dato che non
sono isolati termicamente. Sono utilizzati generalmente per impianti ad uso estivo, ad
esempio per il riscaldamento delle piscine o per quello delle case ad uso stagionale.
Collettori ad aria: Vengono utilizzati principalmente per il riscaldamento degli edifici. In
- questo tipo di collettori non vi sono più tubi all’interno dei quali socrre il fluido vettore, ma
sono composti da pannelli piani all’interno dei quali circola aria tra il vetro e la piastra
4 Image credits: www.mostramida.it 10
assorbente oppure tra quest ultimo ed il fondo del collettore. La lastra assorbente è alettata in
modo tale da far permeare l’aria all’interno del pannello per più tempo ed assorbire la
maggiore quantità di calore possibile (fig. 2.5).
Fig. 2.3 - Struttura di un collettore a tubi sottovuoto e sezione di un tubo.
Fig. 2.4 -‐ Struttura di un collettore scoperto, con Fig. 2.5 -‐ Struttura di un collettore ad aria.
piastra captante e sola serpentina.
2.1.2 Il circuito solare
Il circuito solare è un circuito idraulico costituito da tubazioni in rame coibentate, una eventuale
pompa di circolazione, valvole di regolazione e un vaso d’espansione al fine di contenere la
dilatazione del fluido quando la temperatura è troppo alta. I circuiti solari possono essere di due tipi:
Open Loop (a circuito aperto) cioè un circuito il cui fluido che passa per il collettore è
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costituito dalla stessa acqua (priva di miscela antigelo) che poi l’utente, una volta riscaldata,
utilizzerà;
Closed Loop (a circuito chiuso) nel quale vi sono due circuiti separati collegati per mezzo
- di uno scambiatore di calore. Il circuito primario è quello proprio del pannello in cui circola
una miscela di acqua e liquido antigelo che ha lo scopo di accumulare il calore solare; il
circuito secondario invece è collegato all’impianto idraulico della casa e consente di
utilizzare l’acqua calda prodotta per i servizi domestici. Normalmente in ambito residenziale
si utilizzano i circuiti chiusi che nonostante siano più costosi di quelli aperti, sono d’altra
parte molto più efficienti e duraturi.
2.1.3 Il serbatoio di accumulo
Il sistema solare termico prevede la presenza di un serbatoio di accumulo termicamente isolato che
svolge la funzione di accumulare a lungo termine l’acqua calda prodotta. Se il sistema solare
termico è destinato esclusivamente alla produzione di acqua calda domestica, la capacità del
serbatoio deve essere in media 1,5÷2 volte il consumo giornaliero d’acqua totale, tenendo conto che
ogni persona in media consuma 50-60 litri di acqua il giorno. La superficie interna del serbatoio è
realizzata con acciaio smaltato o inossidabile e lo strato isolante esterno con materiale plastico, di
circa 10 cm di spessore. Nel caso di un circuito Closed Loop lo scambiatore di calore viene posto
all’interno del serbatoio: vengono collocate due serpentine in rame una nella parte bassa dove
circola il fluido termo vettore (acqua e miscela antigelo) proveniente dal collettore e l’altra nella
parte alta, collegata ad un sistema ausiliario di riscaldamento che interviene in caso di scarso
irraggiamento solare o di avarie del sistema. I serbatoi più moderni sono strutturati verticalmente in
modo tale che si realizzi all’interno di esso la stratificazione termica cosicché l’acqua più calda si
trovi sempre nella parte più alta del serbatoio da dove avviene il prelievo dell’acqua (fig. 2.6).
Fig. 2.6 – Sezione di serbatoio di accumulo per impianto solare termico con dettaglio della stratificazione
della temperatura al suo interno.
2.1.4 La centralina di controllo
La centralina elettronica ha la funzione di comandare l’avvio e lo spegnimento della pompa di
circolazione (se prevista) e in ogni caso tutto il sistema di circolazione del fluido termo vettore in
relazione ai segnali che riceve dai sensori posti sul serbatoio e nei collettori. La centralina confronta
grazie ad un termostato differenziale la temperatura dell’acqua nel serbatoio di accumulo e 12
quella del fluido nei pannelli solari termici ed innesca la circolazione del fluido se la differenza è
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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