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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Dalla catalogna all'oceania
Autore: Mirko Pasca
Scuola: Liceo scientifico
Descrizione: Il percorso scelto può essere paragonato ad un viaggio, immersi nel pensiero di uno dei più grandi autori del novecento, George Orwell, all'interno delle cui opere si può trovare uno squarcio quanto mai fedele della storia del nostro secolo. Il mio studio su Eric Arthur Blair (il cui pseudonimo è George Orwell) ha come punto di partenza la Catalogna, regione Catalana in cui Orwell ha avuto modo di vivere nel terribile triennio '36-'39. Lì combatté la sanguinosa guerra civile in seno al corpo di volontari delle Brigate Internazionali, ed in questo modo conobbe la guerra. Come lui steso dirà nelle pagine del suo diario-reportage "Omaggio alla Catalogna", si trovò a vivere in un contesto diverso, talvolta valido, talvolta putrido. La prima parte del diario è sovrastata dalla bellezza dell'ideale per cui si combatteva, un ideale definito da Orwell come estremamente valido, e nella difesa della libertà da parte della minaccia fascista rappresentata dal generale Francisco Franco. Ben presto, però, il suo modo di pensare muterà , ed al suo odio per i gruppi fascisti ed all'amore per la loro giusta causa, si inserirà un terzo aspetto, che lo segnerà al punto da essere la base su cui si strutturerà il suo pensiero. Nell'opera si presenterà sempre più una terza minaccia, che avrà l'aggravante di risultare un tradimento agli ideali anti-fascisti ed a quelli del vero socialismo, non ancorato ad interessi oligarchici ma solo a valori di uguaglianza e solidarietà . Questo spettro, le cui sembianze sono quelle della fazione filo-stalinista presente all'interno della Spagna, sarà per Orwell la ragione principale della sconfitta in guerra, e spianerà la strada all'avvento del regime franchista cominciato nel 1939. La guerra da cui Orwell ben presto sarebbe fuggito, andava però ben oltre ciò che spesso s'intende come "il teatro di prova della Seconda Guerra Mondiale", e dal suo interno aveva, oltre alla drammatica spaccatura tra uomini e donne della stessa patria, anche atti di pura barbarie. Tra le testimonianze di questa guerra mi sento di citare in particolar modo due personaggi: il primo è il poeta Federico Garcìa Lorca, arrestato e fucilato pochi giorni dopo lo scoppio della guerra per opera dei franchisti, ed il tutto per aver semplicemente manifestato il suo credo Repubblicano ed il suo sdegno per i vuoti ed esecrabili ideali nazionalisti. Il secondo è il pittore spagnolo Pablo Picasso, in particolare nella sua "Guernica", opera intensa come poche ed ispirata al bombardamento dell'omonima cittadina perpetrato dalla Lutwaffe tedesca durante la guerra civile. Oltre al fatto che siano presenti tutti i più importanti aspetti della pittura di Picasso, possiamo notare come tutta la opera, complici i molti riferimenti simbolici quali il Minotauro o il Lume della Ragione, assuma un significato universale, di disgusto contro ogni guerra ed ogni barbarie umana.
Materie trattate: letteratura italiana (Pirandello), storia (la guerra civile spagnola), filosofia (Nietzsche), letteratura latina (Seneca), letteratura francese (Albert Camus), George Orwell.
Area: umanistica
Il percorso scelto può essere paragonato ad un viaggio, immersi nel pensiero di uno dei più grandi autori
del novecento, George Orwell, all’interno delle cui opere si può trovare uno squarcio quanto mai fedele
della storia del nostro secolo.
Il mio studio su Eric Arthur Blair (il cui pseudonimo è George Orwell) ha come punto di partenza la
Catalogna, regione Catalana in cui Orwell ha avuto modo di vivere nel terribile triennio ’36-’39.
Lì combatté la sanguinosa guerra civile in seno al corpo di volontari delle Brigate Internazionali, ed in
questo modo conobbe la guerra.
Come lui steso dirà nelle pagine del suo diario-reportage “Omaggio alla Catalogna”, si trovò a vivere in un
contesto diverso, talvolta valido, talvolta putrido. La prima parte del diario è sovrastata dalla bellezza
dell’ideale per cui si combatteva, un ideale definito da Orwell come estremamente valido, e nella difesa
della libertà da parte della minaccia fascista rappresentata dal generale Francisco Franco.
Ben presto, però, il suo modo di pensare muterà, ed al suo odio per i gruppi fascisti ed all’amore per la loro
giusta causa, si inserirà un terzo aspetto, che lo segnerà al punto da essere la base su cui si strutturerà il suo
pensiero. Nell’opera si presenterà sempre più una terza minaccia, che avrà l’aggravante di risultare un
tradimento agli ideali anti-fascisti ed a quelli del vero socialismo, non ancorato ad interessi oligarchici ma
solo a valori di uguaglianza e solidarietà.
Questo spettro, le cui sembianze sono quelle della fazione filo-stalinista presente all’interno della Spagna,
sarà per Orwell la ragione principale della sconfitta in guerra, e spianerà la strada all’avvento del regime
franchista cominciato nel 1939.
La guerra da cui Orwell ben presto sarebbe fuggito, andava però ben oltre ciò che spesso s’intende come “il
teatro di prova della Seconda Guerra Mondiale”, e dal suo interno aveva, oltre alla drammatica spaccatura
tra uomini e donne della stessa patria, anche atti di pura barbarie.
Tra le testimonianze di questa guerra mi sento di citare in particolar modo due personaggi: il primo è il
poeta Federico Garcìa Lorca, arrestato e fucilato pochi giorni dopo lo scoppio della guerra per opera dei
franchisti, ed il tutto per aver semplicemente manifestato il suo credo Repubblicano ed il suo sdegno per i
vuoti ed esecrabili ideali nazionalisti. Il secondo è il pittore spagnolo Pablo Picasso, in particolare nella sua
“Guernica”, opera intensa come poche ed ispirata al bombardamento dell’omonima cittadina perpetrato
dalla Lutwaffe tedesca durante la guerra civile. Oltre al fatto che siano presenti tutti i più importanti aspetti
della pittura di Picasso, possiamo notare come tutta la opera, complici i molti riferimenti simbolici quali il
Minotauro o il Lume della Ragione, assuma un significato universale, di disgusto contro ogni guerra ed ogni
barbarie umana.
Tornando ad Orwell, portò con sé il suo disgusto ed il suo astio per i comunisti e, tornato nella sua
Inghilterra, coltivò il progetto che avrebbe portato a termine con il titolo di “La Fattoria degli Animali”.
Quest’opera, estremamente allegorica, inquadra in maniera satirica le vicende della Russia a partire dal
dopo 1917, e pone molto l’accento su come, in quel caso, gli ideali rivoluzionari non siano stati difesi in
maniera provvisoria da una dittatura (come professa Karl Marx) ma, piuttosto, siano stati strumentalizzati
per dar vita ad un governo elitario.
Ogni ideale che ha animato la Rivoluzione (allegorizzato in Ribellione) risulta così violato, e da qui la celebre
strumentalizzazione dell’ideale di uguaglianza: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di
altri”.
Questa tappa del mio “viaggio”, è una tappa intermedia, mentre il suo culmine sarà nella nascita della
cosiddetta Distopia. La Distopia a cui approda Orwell è un genere antitetico all’Utopia così come la
intendeva, ad esempio, Thomas More. I suoi fondamenti sono l’estremizzazione dei mali di un secolo e la
creazione di una possibile realtà futura, che prende piede nel mondo di “1984”.
Qui si spiega anche il perché della scelta della mia tappa di chiusura di questo viaggio, l’Oceania, ovvero una
delle tre superpotenze del mondo distopico creato da Orwell. L’Oceania, come l’Estasia e l’Eurasia, si
spartiscono un mondo in cui solo un uomo è rimasto, Wiston Smith.
Wiston incarna in se l’eroe(non a caso è il nome di Churchill, uno degli eroi della seconda guerra mondiale)
ma anche e soprattutto l’uomo comune (il cognome, all’epoca, era il più diffuso nei territori di lingua
inglese). Orwell cala questo personaggio gracile e malaticcio in un contesto opprimente, dove il tutto è
rappresentato dal partito e da quel volto, il Grande Fratello.
Questo di Orwell è un attacco alla sua realtà (quando scrive è il ’48, con la Guerra Fredda ormai alle porte e
lo spettro dei totalitarismi ancora vivo negli occhi) ed al tempo stesso un ammonimento.