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Questa tesina di maturità tratta della crisi dei fondamenti scientifici. Gli argomenti che vengono sviluppati nella tesina sono i seguenti: in Latino Plinio il Vecchio, in Filosofia l'evoluzione del metodo scientifico; il neopositivismo e Popper, in Inglese Flatland; Victorian Age and its compromises, in Storia dell'arte Corpus Hypercubus, in Matematica la quarta dimensione, le geometrie non euclidee, in Fisica la relatività speciale e generale, in Geografia astronomica i buchi neri ( approfonditi con libri e riviste), in Italiano la definizione del Romanticismo di Binni; decadentismo; Pirandello e i Quaderni di Serafino Gubbio operatore.
Latino-Plinio il Vecchio.
Filosofia- L'evoluzione del metodo scientifico, il neopositivismo, Popper.
Inglese-Flatland; Victorian Age and its compromises.
Storia dell'arte-Corpus Hypercubus.
Matematica-Quarta dimensione; Geometrie non euclidee.
Fisica-Relatività speciale e generale.
Geografia astronomica-Buchi neri ( approfonditi con libri e riviste).
Italiano-Definizione del Romanticismo di Binni; Decadentismo;Pirandello e i Quaderni di Serafino Gubbio operatore.
ILLUMINISMO POSITIVISMO NEOPOSITIVISMO
-Razionalismo: fiducia nella ragione come strumento di conoscenza della
realtà
-Ottimismo: la conoscenza razionale può migliorare la realtà
-Visione laica della vita e rifiuto di ogni forma di dogmatismo e fanatismo
Analogie -Applicazione del metodo matematico-scientifico a tutto lo scibile
-Cultura orientata al progresso
-Comprensione dei limiti della metafisica
Momento storico Ascesa della Borghesia Consolidamento del potere della borghesia
La filosofia deve
ordinare il La Filosofia non è una
quadro delle scienza ma un’attività
scienze
Fondazione della chiarificatrice che ha come
proponendo una
gnoseologia e critica compito principale l’analisi
sintesi unificatrice
Differenze della scienza del linguaggio sensato della
(mancata analisi scienza.
Filosofia/scienza del linguaggio
scientifico)
Utilizzo del Criticismo La scienza non è fondata solo
sottoponendo ogni sull’esperienza ma anche sui
Approccio La scienza è
conoscenza al “Tribunale principi stabiliti
conoscitivo fondata
della Ragione” convenzionalmente.
sull’esperienza
[4] Karl Popper
[4.1]Popper e il neopositivismo
Il rapporto fra Popper e il neopositivismo rappresenta uno dei problemi più controversi e discussi da parte degli
studiosi. A tal proposito, come ha ricordato recentemente Luigi Lentini, sono state elaborate tre interpretazioni
principali. Per la prima, dominante sino alla fine degli anni Cinquanta, Popper sarebbe stato una sorta di
neopositivista " dissidente ". Per la seconda, affermatasi a partire dagli anni Sessanta, Popper sarebbe stato
l'avversario par excellence del neopositivismo, anzi colui che avrebbe contribuito a determinarne la fine.
Secondo una terza interpretazione, più recente, nel suo pensiero sarebbero presenti sia elementi neopositivistici,
sia elementi anti-neopositivistici. In altri termini, secondo questa lettura, che oggi ha un certo seguito, Popper
rappresenterebbe il punto di transizione dal neopositivismo alla cosiddetta "epistemologia post-positivistica".
Ma se Popper non ha formulato i suoi problemi e le sue idee direttive in relazione al neopositivismo, qual è
dunque l'autentico punto di riferimento in rapporto a cui si è storicamente costituito il suo pensiero?
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Da una lettura attenta delle sue opere risulta chiara l’influenza del fisico Einstein.
Infatti, è in relazione al padre della relatività che Popper formula i suoi problemi teorici fondamentali : quello
della demarcazione tra scienza e pseudoscienza e quello della certezza del sapere scientifico ed elabora il nucleo
centrale del suo pensiero epistemologico con le idee di fallibilismo e falsificabilità. Di conseguenza, è possibile
dire che la rivoluzione epistemologica di Popper rappresenti il riflesso, in filosofia, della rivoluzione scientifica
effettuata da Einstein in fisica.
Contrariamente ai neopositivisti, Popper ritiene che la base empirica delle scienze non sia qualcosa di assoluto,
cosicché non è possibile sostenere che la scienza poggia " su un solido strato di roccia ". Egli paragona le teorie
scientifiche a edifici costruiti su palafitte, che si elevano sopra una palude; quando ci si arresta ad una teoria,
non è perché si sia trovato un terreno solido, ma perché si ritiene che i sostegni disponibili siano abbastanza
stabili, almeno per il momento, per reggere la struttura.
Nella Logica della scoperta scientifica (1934), egli ritiene di aver risolto un problema filosofico fondamentale,
quello dell’induzione (il passaggio dal particolare al generale) e lo ha risolto dissolvendolo: " L'induzione non
esiste, e la concezione opposta è un errore bell'e buono ".
L'induzione s’intende in due modi: induzione per enumerazione o ripetitiva ed induzione per eliminazione.
Entrambi i tipi per Popper non sono validi.
La prima consiste in osservazioni spesso ripetute, le quali dovrebbero fondare qualche generalizzazione della
teoria. Ma la mancanza di validità di tale genere di ragionamento è ovvia : nessun numero di osservazioni di
cigni riesce a stabilire che tutti i cigni sono bianchi o che la probabilità di trovare un cigno che non sia bianco è
piccola. Dunque l'induzione per enumerazione è fuori causa: non può fondare nulla.
L’induzione eliminatoria si fonda invece sul metodo dell’eliminazione o della confutazione delle teorie false.
Bacone e Stuart Mill, asserisce Popper, credevano che, eliminando tutte le teorie false, si potesse far valere la
teoria vera. Ma non si rendevano conto che il numero delle teorie rivali è infinito anche se, di regola, in ogni
momento particolare possiamo prendere in considerazione un numero finito di teorie. Dunque l'induzione non
esiste ed è un errore pensare che la scienza empirica proceda con metodi induttivi.
Connessa alla teoria dell'induzione, vi è secondo Popper l'altra idea per cui la mente del ricercatore dovrebbe
essere una mente priva di presupposti, di ipotesi, di sospetti e di problemi, insomma una tabula rasa su cui
verrebbe poi a rispecchiarsi il libro della natura. Questa idea è chiamata da Popper osservativismo ed è secondo
Popper un mito. La realtà è che noi siamo invece una tabula plena dei segni che la tradizione e l'evoluzione
culturale ci ha lasciato. La mente purgata da pregiudizi non è, dice Popper, una mente pura : essa sarà soltanto
una mente vuota. Per il filosofo la ricerca non parte da osservazioni ma da problemi :" da problemi pratici o da
una teoria che si è imbattuta in difficoltà: che cioè ha fatto nascere aspettazioni e poi le ha deluse " . Lo
scienziato per risolvere tale problema fa uso della propria “immaginazione creatrice” elaborando una teoria che
possa darne una soluzione (in un primo momento). Essa deve essere poi discussa criticamente al fine di essere
accettata o respinta. Il metodo utilizzato da Popper si fonda sul principio di falsificazione.
[4.2]Il principio di falsificazione
Secondo Popper le ipotesi o teorie scientifiche non possono mai essere confermate empiricamente. Dai dati
empirici può essere inferita soltanto la falsità della teoria ma mai la sua validità poiché essa è sempre smentibile
in futuro. In altre parole le teorie possono essere “corroborate” dal confronto con esperienze potenzialmente
falsificabili ma mai “verificate”. Per Popper basta una sola smentita per confutare una teoria, mentre milioni di
conferme non sono sufficienti a verificarla, poiché potrebbero emergere esperienze nuove che la
falsificherebbero. Le nostre conoscenze non sono mai definitive né assolute ma possono essere smentite e
riviste. 8
La scienza infatti non progredisce grazie alle osservazioni empiriche ma in virtù degli errori che riesce a
riconoscere e ad evitare. Le diagnosi della psicanalisi o le profezie del marxismo non sono scientifiche proprio
perché così generiche da non poter essere smentite. Quanto più un’affermazione è chiara, precisa e smentibile
,tanto più è utile per il progresso della conoscenza. Quest’ultima va intesa come un’impresa volta non a
raggiungere una verità assoluta ,ma ad una descrizione verosimile della realtà quindi una verità sotto un punto
di vista pressoché probabilistico. In questo senso il progresso scientifico è inteso come una continua evoluzione
attraverso correzioni e integrazioni successive.
E la metafisica?
Popper ritiene che un asserto, che non è scientifico, non implica affatto che esso sia insensato .
" …non si può negare che, accanto alle idee metafisiche che hanno ostacolato il cammino della scienza, ce ne
sono state altre che ne hanno aiutato il progresso. E guardando alla questione dal punto di vista psicologico,
sono propenso a ritenere che la scoperta scientifica è impossibile senza la fede in idee che hanno una natura
puramente speculativa, e che talvolta sono addirittura piuttosto nebulose; fede, questa, che è completamente
priva di garanzie dal punto di vista della scienza e che, pertanto, entro questi limiti è 'metafisica' ".
Dunque anche dal punto di vista psicologico la ricerca è impossibile senza idee metafisiche, quali potrebbero
essere, ad esempio, le idee di realismo, di ordine dell'universo o di causalità . Da un punto di vista storico
vediamo poi che " talvolta idee che prima fluttuavano nelle regioni metafisiche più alte possono essere
raggiunte dall'accrescersi della scienza e, venute così in contatto con essa , depositarsi […] Tutti questi
concetti e queste idee metafisiche sono state d'aiuto, anche nelle loro forme più primitive, nel portare ordine
nell'immagine che l'uomo si fa del mondo e, in alcuni casi, possono aver portato a predizioni dotate di
successo".
Tornando alle idee metafisiche, dobbiamo comunque sottolineare che tali teorie, sebbene empiricamente
inconfutabili, possono essere criticabili, proprio perché esse non sono asserzioni isolate, ma sono collegate, si
basano, presuppongono o sono incompatibili con altre teorie o situazioni problematiche.
[4.3]Critica a Popper
Popper ritiene necessario il controllo fattuale per falsificare una teoria scientifica. La fisica teorica moderna però
poggia le sue basi su conoscenze inosservabili sperimentalmente. In questo senso la “teoria delle stringhe” non
potrebbe essere ritenuta “scientifica” per la difficoltà di dimostrazione sperimentale ed i suoi teorici non
potrebbero neanche godere dello status di “scienziati”.
Il falsificazionismo sostiene la necessità di abbandonare una teoria sulla base di un solo caso di falsificazione.
Tuttavia come sostiene Thomas Kuhn durante l’osservazione, gli scienziati potrebbero compiere errori di
misurazione o potrebbero avere strumenti inadeguati. Di conseguenza gli studiosi non dovrebbero essere così
facilmente persuasi da una singola osservazione.
Inoltre secondo Warburton :“il falsificazionismo non rende conto i modo adeguato di moti degli sviluppi più
significativi della storia della scienza”[…] “la teoria della gravità di Isaac Newton è stata apparentemente
falsificata da osservazioni dell’orbita della luna condotte poco dopo la pubblicazione della teoria stessa. Solo
molto più tardi si è dimostrato che quelle osservazioni erano fuorvianti. Nonostante questa apparente
confutazione, Newton e altri scienziati non abbandonarono la teoria della gravità, e ciò ha avuto effetti benefici
sullo sviluppo della scienza. Tuttavia, in base alla concezione falsificazionista di Popper, la teoria di Newton
avrebbe dovuto essere abbandonata in quanto era stata falsificata”
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[5] Flatlandia
L’idea di una quarta dimensione (spaziale o temporale) inizia a svilupparsi già durante la seconda metà
dell’Ottocento e la sua diffusione sarà necessaria e propedeutica per la successiva formulazione della teoria
della relatività di Albert Einstein. Uno tra i primi racconti che ha aperto l’immaginario collettivo al pensiero di
un universo costituito da dimensioni superiori alla terza è Flatlandia. L’autore, Edwin Abbot, un monaco inglese,
ci porta attraverso ciò che egli stesso definisce come un racconto fantastico a più dimensioni. Il testo è diviso in
due parti. La prima fornisce una descrizione dettagliata su come esseri bidimensionali trascorrano la loro vita su
una superficie piana ignari dell’esistenza di un’altra dimensione (l’altezza) a loro sconosciuta. Flatlandia è un
mondo abitato quindi da sole figure piane le quali hanno una capacità visiva che si orienta solo all’interno del
piano stesso senza possibilità di “guardare” nella terza dimensione. Ogni essere vivente vedrà di conseguenza il
proprio mondo come una linea retta, in quanto il proprio sguardo non può sollevarsi verso l’alto. Per chiarire: è
come se poggiassimo fogli e righelli su un tavolo e li osservassimo ponendoci con lo sguardo sul bordo del
tavolo stesso; i righelli e fogli ci apparirebbero così non più tridimensionali o bidimensionali (come se li
osservassimo dall’alto) ma unidimensionali, vedremo infatti solo la loro lunghezza (escludendo però il minimo