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Filosofia: Arthur Schopenhauer; Friedrich Nietzsche; Sigmund Freud
Italiano: Italo Svevo; Giacomo Leopardi
Francese: Emile Zola (Les Rougon-Macquart)
Inglese: Mary Shelley (Frankenstein)
Storia: l'Aktion t4 (l'eliminazione degli imperfetti)
La ricerca della perfezione
“Il mio corpo è più del mio corpo. Io non ho un corpo, io sono
un corpo”
(Emmanuel Mounier)
L’uomo non è sicuramente costituito solo dal corpo inteso come insieme
biologico di parti anatomiche, ma si contraddistingue dagli altri essere viventi
anche grazie alle facoltà mentali che possiede.
Ma in che rapporto stanno corpo e mente?
Questa è una domanda che il genere umano si è sempre posto sin dalle origini
del mondo, evolvendosi. Attualmente credo si possa parlare più di
degenerazione che di evoluzione perché con il passare dei secoli si sono vissuti
periodi molto diversi: alcuni positivi in cui si è creduto nel progresso sociale,
altri più negativi in cui è crollata ogni certezza.
E’ ancora difficile stabilire che epoca stiamo vivendo adesso, ma mi sento di
dire che c’è poco da essere ottimisti.
Nella filosofia, nell’arte, nella storia, nelle letterature e in tutta la cultura, la
concezione del corpo ha subito diversi giudizi e
diverse interpretazioni.
Tra il 450 e il 445 a.C. , Policleto, scultore in epoca
classica, realizzò il Doriforo (δορυφορος ,
“Portatore di lancia" in greco antico) che
rappresenta molto probabilmente l’ideale
raffigurazione del mitico eroe greco Achille. Il
Doriforo, nell’immaginario collettivo, non è altro
che l’incarnazione stessa dell’ideale classicistico.
Policleto, infatti, con quest'opera fissa un canone
proporzionale che prevede che il corpo sia
attentamente studiato, non tanto nelle sue
particolarità anatomiche, ma soprattutto nelle sue
misure. Ciò a cui tende l’artista è un fisico
perfetto nel suo insieme: ogni singola parte sta al
tutto come avverrebbe in un reale corpo umano.
In pratica la sua ricerca di perfezione è proprio nel dialogo e nel confronto tra
reale e ideale. I rapporti alla base del suo canone sono rilevati da concrete
misure effettuate sugli uomini; ideale è l’effetto a cui tende, scartando ogni
difetto che, seppur minimo, è sempre presente in ogni singolo individuo. 4
La ricerca di un corpo perfetto, elegante e armonioso comincia perciò
moltissimi secoli fa, e questa statua è il manifesto del culto della bellezza nella
Grecia classica.
Nel ventunesimo secolo i parametri di giudizio sono molto cambiati: l’influenza
dei media e di una società che mira solo al successo e al profitto e che tralascia
sempre più la felicità, spinge sempre più persone in tutto il mondo a
standardizzare e strumentalizzare il proprio corpo secondo un certo prototipo.
Questo causa spesso ossessioni maniacali verso il proprio fisico e, nell’altro
senso, una discriminazione per i “diversi”, coloro che magari sono
semplicemente rimasti loro stessi. Tale fenomeno si riscontra soprattutto nei
giovani, che sono più facilmente condizionabili da chi di professione fa il
manipolatore di coscienze!
Disturbi psicologici molto seri sono per esempio l’anoressia e la vigoressia (o
anoressia inversa).
L’anoressia è una vera e propria malattia che induce il soggetto a rifiutare il
cibo poiché si vede sempre troppo in carne e non si sente quindi accettato
dagli altri. Una persona che soffre di questa
ossessione, si provoca da sola una serie di
patologie dovute alla carenza di sostanze
nutrienti, unite alla depressione causata dalla
mancanza di autostima e di amor proprio.
Con il termine vigoressia si intende la
tendenza, quasi compulsiva, di avere un fisico in forma. Gli individui affetti dal
disturbo, principalmente uomini ma è in aumento anche nelle donne, sono alla
ricerca perenne di un corpo assolutamente perfetto, tonico, muscoloso,
atletico, e diventano eccessivamente critici ed intolleranti per qualsiasi minima
imperfezione. Queste persone dedicano un’enorme quantità di tempo, risorse e
denaro nella cura del corpo frequentando assiduamente palestre, saune, centri
fitness, negozi specializzati in prodotti alimentari ipocalorici, leggendo riviste
specializzate del settore, senza sentirsi mai completamente soddisfatti. La
vigoressia può diventare una vera e propria dipendenza tanto da
compromettere le diverse aree di funzionamento dell’individuo come quella
fisica, sociale, lavorativa ed economica.
Altro fenomeno che si sta sempre più diffondendo è il ricorso a ritocchi
chirurgici per cercare di perfezionare il proprio fisico. Ciò comporta un grande
investimento economico, un metodo di
intervento invasivo e una convalescenza
lunga e dolorosa. La percentuale di buona
riuscita dell’operazione non è neanche così
5
elevata, tanto che si vedono spesso persone completamente rovinate a causa
di un capriccio. Mens sana in corpore sano”
Come recita una famosa frase di Giovenale “ (dalle
Satire), quindi mi chiedo come si possa essere persone equilibrate e
mentalmente stabili in corpi di plastica o fisici deturpati. 6
La concezione del corpo nella filosofia
Il concetto di corpo è stato da sempre analizzato dal punto di vista filosofico e
la sua interpretazione si è notevolmente trasformata nel corso degli ultimi
secoli.
Noti filosofi del 1800 e del 1900 hanno studiato tutto ciò che influenza, sia
positivamente sia negativamente, l’esistenza umana. Nuclei centrali di tale
analisi sono stati, appunto, l’attività di pensiero, l’importanza dell’elemento
fisico e materiale e il loro rapporto: talvolta simbiotico altre volte antitetico.
Schopenhauer, filosofo irrazionalista e pessimista vissuto
tra il 1788 e il 1860, scrive la sua opera più importante nel
1818 (pubblicata poi l’anno seguente) : “Il mondo come
volontà e come rappresentazione” . Qui, oltre a caratteri
della filosofia orientale, riprende il dualismo tra fenomeno
e noumeno di due grandi filosofi del passato: Kant e
Platone, contrapponendosi al monismo di Hegel. Secondo
Schopenhauer il fenomeno è tutto ciò che possiamo
conoscere, ma quello che ci circonda è solo un’illusione, definita il velo di Maya.
Oltre questo velo esiste il noumeno che corrisponde alla vera realtà e alla
volontà di vivere: un’energia vitale irrazionale, senza scopo, cieca, eterna e
unica. Quest’ultima caratteristica significa che questa forza investe ogni cosa e
si manifesta sul corpo sotto forma di pulsioni.
“Se io fossi solo un’alata testa d’angelo non potrei sentire o capire la volontà di
vivere, ma io sono anche corpo e grazie al corpo posso squarciare il velo di
Maya”
Il corpo è manifestazione della volontà di vivere, uno spirito negativo poiché
travolge l’uomo senza lasciargli libertà e ciò causa noia e dolore. Per eliminare
tali sentimenti esistenziali, si deve giungere alla nouluntas, cioè al non
desiderare più. I tre metodi che Schopenhauer individua per avere un sollievo ,
una tregua da un simile sconvolgimento, implicano un distacco e un abbandono
dei bisogni primari del corpo, poiché è proprio attraverso questi che si
percepiscono noia e dolore. La soluzione definitiva per arrivare alla nouluntas, è
l’ascesi, cioè la rinuncia totale alle necessità corporee che comporta una vita di
digiuno, povertà e castità. Secondo Schopenhauer, il suicidio, nonostante sia
l’annullamento totale del corpo materiale, è una della massime affermazioni
della volontà di vivere poiché si desidera una vita migliore e ci si illude che
essa esista. 7
Nella seconda metà del 1800 si attraversa un periodo che uno dei più grandi
filosofi di sempre, Nietzsche (1840-1900), analizza
criticamente dato che egli stesso vive fra due epoche: quella
della fiducia nel progresso sociale e quella della fine delle
sicurezze. E’ la cosiddetta crisi delle certezze, la caduta
delle menzogne millenarie, a cui l’uomo aveva creduto per
moltissimo tempo, dogmi secondo cui era stato educato
dalla Chiesa, dalla politica e da ogni struttura sociale. Nella
prima fase di svolgimento del pensiero nietzschiano, si dice
che il filosofo sia stato svegliato dal sonno dogmatico da Schopenhauer.
Successivamente però, nella fase definita da alcuni studiosi “illuministica”, se
ne distacca poiché crede che l’ascetismo di Schopenhauer ignori le energie
vitali dell’individuo. Secondo Nietzsche dobbiamo liberare la volontà di vivere
(intesa comunque non come qualcosa di positivo, ma di vitale) per fare della
terra un giorno di festa in cui si allentano i freni inibitori e non si segue più la
razionalità, ma si dà sfogo al caos che è dentro ogni uomo e agli istinti del
nostro corpo. L’elemento originario della nostra esistenza è il dionisiaco,
l’aspetto caotico e irrazionale, che segue solo i principi del corpo e le sue
pulsioni. Per realizzare le potenzialità umane è necessario innanzitutto
respingere l’ideale ascetico dell’esistenza. A partire da Socrate (V secolo a.C.), i
filosofi hanno privilegiato facoltà come la ragione e la coscienza, negando e
trascurando il corpo, gli istinti e le passioni. Anche la filosofia platonico-
pitagorica ed il cristianesimo hanno fortemente svalutato il corpo a favore
dell’anima. Nietzsche crede che, al contrario, “l’anima è la tomba del corpo”
(cit. M. Focault)
“Mi sono chiesto abbastanza spesso se la filosofia, in un calcolo complessivo,
non sia stata fino ad oggi soltanto un’interpretazione del corpo e un
fraintendimento del corpo”
dalla Gaia scienza
(1882)
Opponendosi al pensiero di Cartesio, inauguratore della filosofia moderna
vissuto nel XVII secolo (“Cogito ergo sum” : Penso quindi esisto), Nietzsche
crede che il corpo sia la “grande ragione” dell’io, e che sia quanto di più intimo
vi è nell’individuo. Tutto ciò, quindi, che influenza l’esistenza umana accade
prima all’esterno, al di sotto della sfera della coscienza.
L’elemento fondante delle nostre esistenze è il corpo, i bisogni
primari che difendiamo con tutti noi stessi. Questo è ciò che
pensa Freud, un personaggio fondamentale che ha cambiato
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la concezione della coscienza grazie alla vera e propria rivoluzione
psicoanalitica che ha inaugurato. Sigmund Freud, vissuto tra il 1856 e il 1939,
è, prima che un filosofo, un bravo medico neurologo
praticante. Inizia le sue riflessioni curando alcune pazienti che
soffrivano di isteria (un disturbo della personalità che si
credeva, in epoca classica, fosse dovuto ad uno spostamento
dell’utero, poiché colpiva generalmente le donne), cercando di
stabilire correlazioni tra la sua visione dell’inconscio, con le
strutture fisiche del cervello e del corpo umano. Freud
paragona la mente umana ad un iceberg: la parte emersa,
minima rispetto al resto, è l’io conscio e volontario; la parte immersa, molto più
grande, rappresenta invece l’inconscio che interferisce nei comportamenti
umani e può addirittura essere insidioso. Contiene un vissuto molto importante,
difficile, talvolta, da far riaffiorare. tòpos-tòpoi)
Freud parla di due topiche (dal greco che sono suddivisioni della
mente. Nella seconda topica la psiche viene scomposta in tre parti: io, super-io
e es (ego, superego ed id). L’es è l’elemento originario, “un calderone di
eccitamenti ribollenti”, di pulsioni (corrispondente al dionisiaco di Nietzsche).
Le pulsioni sono comuni a tutti e sono soprattutto Eros e Thànatos
(letteralmente: Amore e Morte), cioè la libido e l’aggressività. L’es non conosce
né i principi della logica, né della realtà, non agisce secondo una morale. Si
trova la di al del bene e del male, poiché segue solo il principio del piacere.
Questa sezione della mente umana viene tenuta in equilibrio dall’io, cioè la
parte razionale, volontaria e logica, che la bilancia con il super-io, cioè l’insieme
delle regole che ci sono trasmesse attraverso l’educazione e la vita in società.
L’inconscio, il fattore insidioso nelle nostre esistenze, può appunto riflettersi
negativamente sul corpo, senza che possiamo capirne l’origine. Freud studia
delle situazioni in cui riaffiora ciò che normalmente rimane nascosto: nei sogni,
nelle associazioni libere, durante l’ipnosi, negli atti mancati o mancanti.
Famoso è il caso di Anna O., che si fece curare da Freud perché soffriva di
idrofobia. Attraverso delle analisi, lo psicoanalista scoprì che la donna nutriva