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proprio quell’unità nazionale che in seguito Margotti osteggerà con tanta foga. E’ sicuramente in
questo desiderio d’unità italiana che le aspirazioni giobertiane vanno completamente ad identificarsi
con quelle di Cavour.
Le tesi del neoguelfismo appaiono convincenti: Gioberti ha azione sulla parte liberale del popolo,
giunge a convertire molti mazziniani, e lo stesso papa Pio IX pare scosso da questo suo sistema. La
stessa rivoluzione del 1848, che pure è contraria alle idee di Gioberti, sembra l’attuazione delle
profezie di un ingegno superiore e sembra gridare: “Viva Gioberti!”
Dopo un’intensa attività politica, nel 1849 Gioberti decide di ritirarsi a vita privata a Parigi, in un
volontario esilio; è proprio in Francia che morirà, nel 1852, a causa di un attacco cardiaco. Ecco
come Margotti parla di lui in Vittorie della Chiesa:
“L’esecuzione del progetto venne commessa all’abate Gioberti sia per la destrezza del suo ingegno,
sia per il carattere di sacerdote che rivestiva”.
La rivoluzione sognata da Gioberti appare oggi molto utopistica: tutto doveva svolgersi senza
difficoltà, senza un contributo d’azione, con la benedizione papale e con la condiscendenza
benevola dell’Austria. In realtà molti problemi si prospettavano: il papato non voleva combattere la
cattolica Austria, la Chiesa non era disposta ad accettare il liberismo e gli stessi liberisti non
avrebbero mai approvato uno Stato a guida religiosa.
Inoltre il neoguelfismo non fu esente da critiche: esso venne fortemente osteggiato dai Gesuiti e da
alcuni scrittori cattolici. I primi lo accusavano di volersi servire della Chiesa per un fine politico ad
essa estraneo; i secondi, come Capponi o Lambruschini, avvertivano i pericoli di confusione fra
l’ordine politico e l’ordine religioso.
Per tutti questi motivi il neoguelfismo fallì; non ce ne rimangono che delle aspirazioni indefinite di
un cattolicesimo liberale.
“Pellegrino avventuriere della libertà, egli si pose in cammino per piantare la bandiera tricolore sul
duomo di San Pietro!”
(Montanelli) 8
ITALIANO Carducci e l’anticlericalismo
:
Giosué CARDUCCI (1835-1907) è un personaggio nazionale di straordinario carisma, che ascende
ai massimi gradi dell’Ordine nel periodo della fortuna politica di Francesco Crispi.
anticlericalismo,
Libertà, fratellanza, uguaglianza, indipendenza, progresso, principi e temi guida
del pensiero massonico, sono presenti in diverse opere carducciane, anche se le idee libertarie e
repubblicane vengono via via offuscate dal faticoso cammino dello Stato unitario. Gli ideali laici e
progressisti del Carducci finiscono per coesistere con l’accettazione dello Stato monarchico
costituzionale e la speranza in un progresso moderato ed ordinato.
Juvenilia, raccolta delle opere giovanili di Carducci, che contiene componimenti del decennio 1850-
1860, ben testimonia il tirocinio artistico del poeta e documenta una produzione in diretto rapporto
con l’esperienza storica.
Nel terzo libro, che include ventuno sonetti ispirati dall’amore dell’Italia e dal culto dei grandi
Italiani, i freddi componimenti dedicati a Parini, Metastasio, Goldoni si rivelano occasioni per
incitare il popolo del “secoletto vil, che cristianeggia” e recuperare la magnanima dignità degli
antichi.
Le ventuno poesie del sesto libro sono poi tutte di argomento patriottico. Trattano avvenimenti
contemporanei, vittorie belliche e problemi politici, ma si risolvono spesso in celebrazioni dove la
retorica lascia poco spazio alla poesia. In particolare la canzone A Vittorio Emanuele, diffusa tra i
patrioti italiani, è considerata manifestazione della scelta monarchica di Carducci. L’autore,
insoddisfatto dall’azione rinunciataria dei vari governi, esorta il re ad aiutare il popolo in difficoltà e
ad accelerare il cammino verso l’unità.
Tra le rime politiche rientrano anche i sonetti celebrativi delle vittorie nella Seconda Guerra
Voce di Dio
d’Indipendenza. In è Dio stesso a ricordare al popolo italiano “Vostra è la patria che il
Signor vi dona”, dove riaffiora la polemica antipapale per l’irrisolta questione romana.
Le due raccolte poetiche Juvenilia e Levia Gravia presentano una scarsa originalità. Tuttavia una
Inno a Satana
forte creatività ed aggressività è presente nel famoso , composto nel 1863, risultato
della nuova ideologia abbracciata da Carducci nel periodo fra il 1860 e il 1871. In questi anni,
infatti, egli si avvicina ad un classicismo giacobino ispirato al mito della Roma repubblicana, e
dunque antitirannico. Questo classicismo democratico e materialistico esalta il libero pensiero laico:
di qui deriva l’acceso anticlericalismo dell’Inno a Satana.
Una volta compiutosi nel 1871 il processo risorgimentale Carducci resta deluso dalle sue
conseguenze e poi dall’esperienza governativa della Sinistra di Depretis; i suoi ideali laici e
9
progressisti finiscono per coesistere con l’accettazione dello Stato monarchico costituzionale e, pur
senza rinunciare al laicismo, cerca di capire il valore storico dell’insegnamento della Chiesa. E’
diventato ormai il poeta ufficiale dell’Italia umbertina, esaltato proprio da quella borghesia
conservatrice che da giovane aveva combattuto con tanta energia.
Inno a Satana
Nel 1865 Carducci da alle stampe l’ , composto due anni prima, con la firma, mai
prima usata, di “Enotrio Romano”, suscitando intorno al suo nome un gran scalpore. Satana, infatti,
diviene un simbolo per chi intende atteggiarsi ad anticonformista ma, con il passare degli anni, lo
stesso autore dichiarerà di non gradire affatto questa fama “satanica”, e respingerà certe
interpretazioni estremiste dell’opera.
L’Inno a Satana, celebrazione degli eretici del passato, è uno stizzoso atto d’irriverenza verso una
corrente pubblica italiana, motivato dalla totale insoddisfazione della generazione risorgimentale, a
cui fanno da corollario l’anticlericalismo e il democraticismo dell’opera.
Nel testo il poeta brinda a Satana, “principio dell’essere”, emblema della salute, della forza e di
quella libertà osteggiata da tutte le forme di dispotismo politico e religioso. Satana rappresenta la
liberazione del pensiero umano attraverso la scienza e il progresso, ed è simboleggiato da una
locomotiva in corsa. L’autore vi allude implicitamente alla marcia ascendente ed inarrestabile della
borghesia, in linea peraltro con le idee positiviste, che celebravano il trionfo delle innovazioni da
sempre osteggiate dal Cristianesimo.
Ancora, il componimento si configura come una struttura formale elaborata, ricca di allusioni
erudite: se dunque il linguaggio è brillante e le espressioni incalzanti, l’Inno, come afferma il
mazziniano Filopanti, è tuttavia “antidemocratico nella forma”.
Questa poesia valse a far conoscere Carducci all’Italia, e a risvegliare quello spirito laico che
sembrava essersi nuovamente addormentato. E’ così che il poeta cesareo diventa il poeta della
nuova Italia, anche se la sua vera stagione di poesia è ancora di là da venire. 10
INNO A SATANA
1 A te, de l'essere
2 Principio immenso,
3 Materia e spirito,
4 Ragione e senso;
5 Mentre ne' calici
6 Il vin scintilla
7 Sì come l'anima
8 Ne la pupilla;
9 Mentre sorridono
10 La terra e il sole
11 E si ricambiano
12 D'amor parole,
13 E corre un fremito
14 D'imene arcano
15 Da' monti e palpita
16 Fecondo il piano;
17 A te disfrenasi
18 Il verso ardito,
19 Te invoco, o Satana,
20 Re del convito.
21 Via l'aspersorio,
22 Prete, e il tuo metro!
23 No, prete, Satana
24 Non torna in dietro!
25 Vedi: la ruggine
26 Rode a Michele
27 Il brando mistico,
28 Ed il fedele
29 Spennato arcangelo
30 Cade nel vano.
31 Ghiacciato è il fulmine
32 A Geova in mano.
33 Meteore pallide,
34 Pianeti spenti,
35 Piovono gli angeli
36 Da i firmamenti.
37 Ne la materia
38 Che mai non dorme,
39 Re dei i fenomeni, 11
40 Re de le forme,
41 Sol vive Satana.
42 Ei tien l'impero
43 Nel lampo tremulo
44 D'un occhio nero,
45 O ver che languido
46 Sfugga e resista,
47 Od acre ed umido
48 Pròvochi, insista.
49 Brilla de' grappoli
50 Nel lieto sangue,
51 Per cui la rapida
52 Gioia non langue,
53 Che la fuggevole
54 Vita ristora,
55 Che il dolor proroga,
56 Che amor ne incora.
57 Tu spiri, o Satana,
58 Nel verso mio,
59 Se dal sen rompemi
60 Sfidando il dio
61 De' rei pontefici,
62 De' re cruenti;
63 E come fulmine
64 Scuoti le menti.
65 A te, Agramainio,
66 Adone, Astarte,
67 E marmi vissero
68 E tele e carte,
69 Quando le ioniche
70 Aure serene
71 Beò la Venere
72 Anadiomene.
73 A te del Libano
74 Fremean le piante,
75 De l'alma Cipride
76 Risorto amante:
77 A te ferveano
78 Le danze e i cori,
79 A te i virginei
80 Candidi amori, 12
81 Tra le odorifere
82 Palme d'Idume,
83 Dove biancheggiano
84 Le ciprie spume.
85 Che val se barbaro
86 Il nazareno
87 Furor de l'agapi
88 Dal rito osceno
89 Con sacra fiaccola
90 I templi t'arse
91 E i segni argolici
92 A terra sparse?
93 Te accolse profugo
94 Tra gli dèi lari
95 La plebe memore
96 Ne i casolari.
97 Quindi un femineo
98 Sen palpitante
99 Empiendo, fervido
100 Nume ed amante,
101 La strega pallida
102 D'eterna cura
103 Volgi a soccorrere
104 L'egra natura.
105 Tu a l'occhio immobile
106 De l'alchimista,
107 Tu de l'indocile
108 Mago a la vista,
109 Del chiostro torpido
110 Oltre i cancelli,
111 Riveli i fulgidi
112 Cieli novelli.
113 A la Tebaide
114 Te ne le cose
115 Fuggendo, il monaco
116 Triste s'ascose.
117 O dal tuo tramite
118 Alma divisa,
119 Benigno è Satana;
120 Ecco Eloisa. 13
121 In van ti maceri
122 Ne l'aspro sacco:
123 Il verso ei mormora
124 Di Maro e Flacco
125 Tra la davidica
126 Nenia ed il pianto;
127 E, forme delfiche,
128 A te da canto,
129 Rosee ne l'orrida
130 Compagnia nera,
131 Mena Licoride,
132 Mena Glicera.
133 Ma d'altre imagini
134 D'età più bella
135 Talor si popola
136 L'insonne cella.
137 Ei, da le pagine
138 Di Livio, ardenti
139 Tribuni, consoli,
140 Turbe frementi
141 Sveglia; e fantastico
142 D'italo orgoglio
143 Te spinge, o monaco,
144 Su 'l Campidoglio.
145 E voi, che il rabido
146 Rogo non strusse,
147 Voci fatidiche,
148 Wicleff ed Husse,
149 A l'aura il vigile
150 Grido mandate:
151 S'innova il secolo,
152 Piena è l'etate.
153 E già già tremano
154 Mitre e corone:
155 Dal chiostro brontola
156 La ribellione,
157 E pugna e prèdica
158 Sotto la stola
159 Di fra' Girolamo
160 Savonarola..
161 Gittò la tonaca
162 Martin Lutero; 14
163 Gitta i tuoi vincoli,
164 Uman pensiero,
165 E splendi e folgora
166 Di fiamme cinto;
167 Materia, inalzati;
168 Satana ha vinto.
169 Un bello e orribile
170 Mostro si sferra,
171 Corre gli oceani,
172 Corre la terra:
173 Corusco e fumido
174 Come i vulcani,
175 I monti supera,
176 Divora i piani;
177 Sorvola i baratri;
178 Poi si nasconde
179 Per antri incogniti,
180 Per vie profonde;
181 Ed esce; e indomito
182 Di lido in lido
183 Come di turbine
184 Manda il suo grido,
185 Come di turbine
186 L'alito spande:
187 Ei passa, o popoli,
188 Satana il grande.
189 Passa benefico
190 Di loco in loco
191 Su l'infrenabile
192 Carro del foco.
193 Salute, o Satana,
194 O ribellione,
195 O forza vindice
196 De la ragione!
197 Sacri a te salgano
198 Gl'incensi e i voti!
199 Hai vinto il Geova
200 De i sacerdoti. 15
FRANCESE Leone XIII e il conflitto tra Chiesa e Stato
: Au milieu des sollicitudes
Dans la lettre encyclique du 16 février 1892, , le pape LÉON XIII,
après avoir témoigné de son affection pour la France, dénonce la portée du vaste complot que
certains hommes ont formé d’anéantir dans ce Pays le christianisme, et l’animosité qu’ils mettent à
poursuivre la réalisation de leur dessein.
À la fin du XIX SIÈCLE, pendant la troisième République, la lutte politique en France s’organise
entre deux factions: une “républicaine” et une autre comprenant les forces de l’Église avec l’armé et
les nationalistes. Les raisons qui ont porté à ce profond contraste sont plusieurs; un motif est sans
doute le problème scolaire.
En effet, en 1870, il y a en France soit des écoles de la confession soit des écoles de l’État, mais
après 1879 les républicains décident de rendre plus efficace l’enseignement d’état; partant ils