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Introduzione Cinema...che passione - Tesina
Ho scelto il cinema come argomento per la mia tesina di maturità perché è un’arte che mi affascina e di cui chiunque può parlare liberamente. Il cinema nasce precisamente il 28 Dicembre 1895, quando i fratelli Lumière proiettarono per la prima volta in pubblico il loro primo cortometraggio intitolato “Les sortie des usines Lumière”, cioè “L’uscita dalle fabbriche Lumière”. Questo nuovo mezzo di intrattenimento offre alle masse popolari uno spettacolo economico, più semplice da portare in giro rispetto alle produzioni teatrali, nuovo rispetto ai precedenti mezzi artistici, come libri fotografici o lanterne magiche, che raffigurano immagini statiche o movimenti stilizzati. Ma oltre al cinema come tema principale, mi ricollegherò anche al premio cinematografico più antico e famoso: gli Oscar.
L’Academy Award, comunemente conosciuto come Oscar, venne assegnato per la prima volta nel 1929 e la premiazione si tiene ad Hollywood ogni anno, nel Dolby Theatre. La tesina permette vari collegamenti anche con le materie scolastiche.
Collegamenti
Cinema...che passione - Tesina
Italiano - "American Beauty" Gabriele D'Annunzio.
Storia - "La vita è bella" Lo sterminio degli ebrei.
Diritto - "Il giro del mondo in 80 giorni" Le organizzazioni internazionali operanti nel turismo.
Inglese - Hollywood and the Acadamy Awards.
Economia - Il budgeting cinematografico, Il budget+CLIL the tourism market of the third millennium.
Matematica - La programmazione lineare.
Storia dell'arte - Espressionismo e "L'urlo di Munch".
D’Annunzio nacque a Pescara il 12 Marzo 1863. Il
cognome D’Annunzio viene da un facoltoso zio adottivo,
la cui eredità permise al padre di Gabriele di vivere di
rendita per tutta la vita. D’Annunzio entrò nel prestigioso
collegio Cicognini di Prato, ed era un lettore vorace e
studente tanto brillante quanto indisciplinato. In viaggio
col padre a Bologna, nel 1879 comprò un’edizione delle
Odi Barbare di Giosuè Carducci con introduzione del
famoso Giuseppe Chiarini, e quei versi segnarono un
momento importante per la sua formazione di poeta. Il
primo libro a stampa di D’Annunzio è stato un volume di
versi intitolato “Primo Vere”, pubblicato nel 1879 e subito
recensito positivamente da Chiarini. Per lanciare la
seconda edizione del libro, fece annunciare la sua morte
su un giornale, per poi smentirla approfittando
dell’occasione per annunciare l’uscita del nuovo libro.
Intanto collaborava con racconti e poesie alla “Fanfulla
IL CINEMA MICHELA VITOLO
della Domenica” e ad altri periodici. Dopo il diploma si
trasferì a Roma, con l’intenzione di laurearsi in Lettere,
che mai realizzò, ma si immerse nella vita mondana della
capitale, riscuotendo un certo successo nei raffinati
salotti letterari, e si dilettava con le corse dei cavalli, le
battute di caccia alla volpe, le aste di oggetti antichi e le
sfide a duello. Nel 1883 si sposò con la duchessina Maria
Hardouin di Gallese, da cui ebbe tre figli. D’Annunzio
però, a causa delle enormi spese della sua vita romana,
iniziò presto a essere afflitto da seri problemi economici,
così fu costretto ad intensificare la sua collaborazione
con i giornali. Egli realizzava un giornalismo da salotto,
galante e alla moda, e tra il 1884 e il 1888 fu redattore
fisso della “Tribuna”, e questa fu un importante pubblicità
per le sue opere letterarie. Nel frattempo, continuava a
scrivere e a pubblicare poesie e prose: nel 1882 pubblicò
una nuova raccolta di versi intitolata “Canto Novo”, e si
guadagnò tra le altre le lodi di Carducci. Altrettanto
successo ebbe il suo primo libro di prose dal titolo “Terra
Vergine”, ambientato nella campagna abruzzese. Alcune
delle opere dannunziane di quel periodo furono oggetto
di critiche e parodie, come la raccolta di liriche intitolata
Isaotta Guttadàuro, della quale un amico di D’Annunzio
fece una parodia dal titolo “Risaotta al Pomodàuro”. Nel
1887 a un concerto conobbe la contessa Barbara Leoni.
Questo amore intenso e clandestino portò nel 1887 alla
separazione di D’Annunzio dalla moglie. Fu in un periodo
di forzata lontananza dalla Leoni che D’Annunzio scrisse
il suo primo romani: “Il Piacere”. Nel 1892 uscì il suo
secondo romanzo “L’Innocente”, nel quale è fortissima
l’influenza dei romanzieri russi. Dall’Agosto 1891
D’Annunzio si trasferì a Napoli dove rimase per due anni.
IL CINEMA MICHELA VITOLO
Qui incontrò Eduardo Scarfoglio e Matilde Serao che
divennero suoi cari amici. Questo fu per D’Annunzio un
periodo molto prolifico dal punto di vista letterario:
pubblicò il racconto lungo intitolato “Giovanni Episcopo e
le Elegie romane”. Nel 1893 uscirono le liriche del
“Poema paradisiaco”, e l’anno successivo pubblicò un
nuovo testo narrativo, chiamato “Il Trionfo della morte”.
Nel corso del soggiorno a Napoli incontrò la contessa
Maria Gravina, e questo legame creò scandalo
nell’aristocrazia napoletana, tanto che subirono un
processo e una condanna per adulterio. Tra gli articoli
giornalistici scritto nel periodo napoletano va ricordato
“La bestia elettiva”, che costituisce la prima
testimonianza della conoscenza di Friedrich Nietzsche da
parte di D’Annunzio. Mentre il primo frutto letterario
dell’incontro dello scrittore con l’opera del filosofo
tedesco è “Le vergini delle rocce”, che è il romanzo più
politico di D’Annunzio, e in questo è facile leggervi la
personale lettura dannunziana del “superuomo” di
Nietzsche. A Venezia incontrò la famosa attrice teatrale
Eleonora Duse, con cui ebbe una relazione durata quasi
un decennio. Da quel momento D’Annunzio diede vita
alla sua vasta produzione teatrale, e tra i componimenti
teatrali quello di maggiore rilievo è la tragedia intitolata
“la figlia di Jorio”. Nel 1898 D’Annunzio si trasferì con la
Duse a Settignano, in Toscana, nella villa chiamata la
“Capponcina”. Nel 1900 pubblico il suo quinto romanzo
“Il Fuoco”, e in questi anni completò molti testi destinati
al teatro e si dedicò alla realizzazione di una colossale
opera poetica in sette libri, dal titolo “Laudi del cielo del
mare della terra e degli eroi. Nel 1904, visto il rapporto
teso e precario con D’Annunzio, la Duse lasciò la villa
IL CINEMA MICHELA VITOLO
dove si stabilì poco dopo Alessandra di Rudinì. Nel1910
pubblicò il suo sesto e ultimo romanzo “Forse che sì forse
che no”, una storia di incesto e follia. L’anno dopo,
pressato dai debitori, decise di emigrare in Francia, dove
vi rimase per quasi cinque anni in compagnia della
venticinquenne russa Natalia Victor de Goloubeff. Questi
furono per lo scrittore anni pieni di sconforto, ma durante
i quali poté scrivere il quarto libro delle Laudi. L’esilio
dannunziano terminò nel 1915, poco prima che l’Italia
entrasse in guerra. Acclamato dalla folla, lo scrittore
tenne diversi discorsi pubblici a sostegno dell’intervento
italiano contro l’Impero austroungarico. Iniziato il
conflitto, D’Annunzio a causa di un atterraggio di fortuna
si ferì gravemente all’occhio destro, che poi perse. Nel
1916, durante la malattia scrisse “Il Notturno”. Deluso
dalla mancata annessione all’Italia dell’Istria e della
Dalmazia, nel settembre i919 occupò fiume, \creando seri
problemi al governo italiano. Dopo l’impresa di Fiume, si
trasferì a Gardone Riviera sul lago di Garda, e col suo
prestigio offrì sostegno al fascismo e al Mussolini, che
ricambiarono con consistenti somme di denaro anche
perché in parte temevano il suo prestigio. Intanto
D’Annunzio si dedicava alla costruzione di una cittadella-
museo piena di cimeli di ogni tipo che chiamò il
“Vittoriale degli Italiani”. In questo periodo apparvero a
stampa “Notturno”, i due volumi de “Le faville del
maglio” e “Il libro segreto”, nella quale risulta dominante
l’incombente pensiero della morte. Nel corso di questi
anni gli fu accanto la pianista Luisa Bàccara, sua
principale ma non unica compagna fin la periodo di
Fiume. Nel 1933 pubblicò il quinto e ultimo libro delle
IL CINEMA MICHELA VITOLO
Laudi. Il 1 Marzo 1938, Gabriele D’Annunzio morì nella
villa-mausoleo del Vittoriale, a settantacinque anni.
La vita di D’Annunzio fu sia un caso letterario sia un
fenomeno di costume. La voglia dell’uomo di
sperimentare situazioni e ruoli diversi tra loro trova una
compiuta corrispondenza nell’attività dello scrittore, che
comprende un enorme numero di opere appartenenti a
vari generi letterari e spesso molto innovative. La
produzione di D’Annunzio, anche per le sue enormi
dimensioni, è stata a lungo fruita per frammenti. Dagli
anni Sessanta del Novecento, la critica ha cercato di
superare gli aspetti contraddittori del lavoro letterario
dannunziano per riconoscerne una più profonda unità.
-Il Piacere
“Il Piacere” è una sorta di autobiografia mascherata e
idealizzata, una confessione in forma di romanzo. Il
protagonista del libro, Andrea Sperelli, è un giovane
conte, un rampollo dell’aristocrazia colta, un artista e un
esteta, oltre che un collezionista d’arte, un abile
cavallerizzo e naturalmente uno scaltro seduttore.
Potremmo definirlo un amante del bello in ogni sua
forma. Andrea Sperelli incarna ciò che il giovane
D’Annunzio degli anni romani avrebbe forse voluto essere
e che solo in parte fu. L’opera si apre con l’incontro dopo
quasi due anni di lontananza di Andrea e una sua
amante, Elena Muti, che per evitare la propria catastrofe
economica si è sposata con un ricco lord inglese che ha
la passione di collezionare opere artistiche di carattere
erotico. Con un flashback, il narratore parla della storia
IL CINEMA MICHELA VITOLO
d’amore tra i due, dal loro primo colloquio fino alla
misteriosa fuga della donna, ma poi ritorna al presente.
Andrea, non appena vede Elena, è subito riacceso dal
vecchio amore per lei, ma viene respinto e si immerge
ancora di più nella vita dei salotti aristocratici di Roma, e
ferito in un duello, trascorre un periodo di riposo in una
villa sul mare di proprietà della cugina. Durante la
convalescenza conosce Maria Ferres, già sposa e madre,
che, al contrario di Elena, si concede all’amore di Andrea
solo dopo tante laceranti incertezze e senza alcun
calcolo. Tornato a Roma, Andrea, che è ancora attratto da
Elena, viene lasciato da Maria, che pochi giorni dopo
viene coinvolta nell’umiliazione sociale ed economica del
marito, colpevole di frode. Il romanzo si conclude quindi
con una doppia disfatta: quella morale di Andrea sullo
sfondo di quella sociale dell’amante. Nella rovina di
Andrea è incarnata quella della società aristocratica
italiana di fine Ottocento. Per questo sono significative le
ultime scene del romanzo, in cui Andrea si aggira confuso
nella casa dell’ultima amante i cui raffinati arredi sono
stati messi all’altra e comprati da volgari commercianti, e
ad Andrea non rimane che avviarsi a casa con l’unico
arredo dell’amante che è riuscito a strappare all’avidità
dei mercanti.
IL CINEMA MICHELA VITOLO
STORIA
“LA VITA E’ BELLA”
Lo sterminio degli ebrei
- “La vita è bella”
La vita è bella è un film del 1997 interpretato e diretto da
Roberto Benigni. Vincitore di tre premi Oscar, miglior film
straniero, miglior attore protagonista e migliore colonna
sonora, su sette nomination totali, la pellicola vede
protagonista Guido Orefice, uomo ebreo ilare e giocoso,
che deportato insieme alla sua famiglia in un lager
nazista, dovrà proteggere il figlio dagli orrori
dell'olocausto.
IL CINEMA MICHELA VITOLO
-Lo sterminio degli ebrei
IL CINEMA MICHELA VITOLO
Con l’avvento del regime della svastica, nel gennaio
1933, la politica razziale nazista, volta ad affermare il
dominio della pura razza ariana , a scapito dell’indegno
popolo ebraico, traditore e nemico della patria, trovò
tragica attuazione, tramite l’emanazione di
provvedimenti, tra cui le leggi di Norimberga del 1935,
volti a privare gli ebrei di ogni diritto civile e politico,
costretti a portare, come marchio d’infamia, una stella
gialla sul petto. Gli ebrei furono interdetti dagli uffici,
dalle libere professioni, dalle scuole ariane, dalle banche;
espulsi ed allontanati dalle loro abitazioni, furono
rinchiusi in appositi quartieri recintati, i famigerati
"ghetti", dove vivevano, praticamente, da reclusi, come
appestati, ridotti all’emarginazione, privati di tutti i loro
averi, confiscati dall’apparato nazista e sfruttati come
manodopera, dietro salari irrisori, nelle industrie del
reich. Ma se, in questa fase iniziale, il nazismo operò
"solamente" una politica di discriminazione verso i
cittadini di sangue ariano, una tragica impennata, verso
una vera e propria, sistematica, azione di sterminio, si
venne a determinare nel novembre 1938, nella
IL CINEMA MICHELA VITOLO
cosiddetta "notte dei cristalli", quando, per vendicare
l’uccisione, a Parigi, di un diplomatico tedesco, ad opera
di un giovane ebreo, le SS e le SA scatenarono l’inferno:
nella notte tra l’8 e il 9 novembre, in una sola notte,
furono incendiate le sinagoghe, distrutti i negozi ebrei,
arrestate e massacrate, in una drammatica spirale di
violenza, centinaia di persone; era ormai ben chiaro che
Hitler intendesse andare fino in fondo, verso una politica,
non solo di persecuzione, come avvenuto nei primi anni,
ma, dopo aver pensato e scartato una deportazione di
massa in Madagascar, di vero e proprio annientamento,
in una "soluzione finale" del problema ebraico, la cui
organizzazione venne affidata, il 31 luglio 1941, poco
tempo dopo l’avvio dell’"Operazione Barbarossa" contro
l’odiato nemico bolscevico, dal vice-fuhrer Goring, al
comandante della polizia di sicurezza Heydrich. Il 20