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Bruno Bozzetto, tesina
Bruno Bozzetto, tesina
Storia- contesto degli anni '50-'60
Filosofia- metodo della psicanalisi di Freud
Scultura e decorazione plastica- analisi tecnica e formale del manufatto
BRUNO BOZZETTO
Inizi
Bruno Bozzetto, è nato a
animatore, fumettista, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano,
Milano il 3 marzo 1938 ed è tuttora residente a Bergamo.
Ha sempre avuto una grande passione per il cinema e in gioventù si
dilettava a creare dei piccoli documentari sulla vita degli insetti;
questa esperienza si riscontra in alcuni elementi tipici dei suoi
cortometraggi come la rappresentazione di piccoli personaggi su un
unica inquadratura che pone lo spettatore su un punto di vista
paragonabile a quella di uno scienziato che osserva i comportamenti
di piccoli organismi che , nel caso dei corti di Bozzetto, sono i
personaggi che parodiano il comportamento umano (nell'immagine:
fotogramma del corto “I due castelli” del '67 basato su un'unica
inquadratura).
Bozzetto non frequentò mai scuole artistiche dato che non riteneva che l'animazione potesse diventare un
lavoro ma la sua voglia di cinema e l'abilità manuale lo portarono a dilettarsi nell'ambito appoggiato dalla
famiglia che gli permise di trasformare la casa in un piccolo studio d'animazione con foro sul muro del
soggiorno per le proiezioni e sviluppando le pellicole in bagno e disseminando disegni ovunque.
Un importantissimo sostegno fu suo padre, Umberto Bozzetto, abile nella costruzione di macchine tanto da
riuscire a costruire una“verticale”(macchina da presa per l'animazione a “passo uno”) usando un asse da stiro
seguendo la descrizione di quelle viste all'estero dal figlio. Importante fu inoltre l'insegnamento paterno di
esaminare i problemi da ogni punto di vista: probabilmente deriva dal padre l'aforisma di Bruno che dice:
“Si è in grado di prendere in giro qualcosa solo quando la si conosce bene ”
Su quell'asse da stiro all'età di venti anni creò il suo primo cortometraggio Tapum! La storia delle armi
presentato a Cannes dove venne visto da Pietro Bianchi che scrisse un articolo dove lo definì entusiasta
“meglio della Loren” per il fatto che stava guardando un film della Loren quando venne attratto dalla musica
del corto proiettato nella sala vicina. Da questo colpo di fortuna iniziò la grande carriera di Bruno Bozzetto.
La sua arte
“La frase più bella che ricordo nella mia vita l'ha detta un bambino quando parlava
di un disegno: <Che cos'è un disegno? È un'idea con intorno una linea>. È
bellissimo, questa è tutta la mia vita.” Bruno Bozzetto
Mentre la maggior parte degli animatori ritiene che un buon film lo si ottiene sia da una buona idea
che da una buona animazione con disegni ben curati Bozzetto ritiene che l'idea sia fondamentale per
lo sviluppo di una storia, mentre la scelta grafica è sì importante ma passa in secondo piano. Non
importa se un cartone animato sia fatto in modo tradizionale o in 3D o in qualsiasi grafica ed effetti
speciali, l'importante è trovare il modo giusto per raccontare al meglio la storia e l'idea che la
scaturisce è poi quella che maggiormente colpisce chi guarda il film.
Infatti nella sua produzione Bozzetto non aveva i mezzi per creare
animazioni come quelle americane alla Disney ma i contenuti dei sui
cartoni animati sono originali, anzi, l'essenzialità di essi li rende
ancora più espressivi e ben li differenziava da quelli che seguivano il
modello disneyano. Per questa ragione c'è chi osa ritenere che
Bozzetto sia un “anti-Disney” ma Bozzetto stesso non ama essere
definito in questo modo ma preferisce definirsi una via di mezzo tra
Disney e Norman McLaren , regista che produceva animazioni molto essenziali e che
(foto a destra)
Bozzetto considera suo maestro.
Trovo infatti che la sintesi sia il massimo punto di arrivo di un autore, un traguardo
“ bello e difficile”
La produzione bozzettiana è caratterizzata da una poetica basata su tre elementi: il gusto per la
comicità, una denuncia “umanistica” (alla guerra, alla corruzione o alla devastazione della natura
mettendo in luce il problema dell'ecologia già 40 anni fa) e una sottile melanconia che
investe il significato dell’esistenza umana.
(Da sinistra alcuni fotogrammi dei più noti cortometraggi: Una vita in
scatola 1967, MisterTao 1988 che vinse un Orso d'oro a Berlino,
Cavallette 1990 che fu nominato a un Oscar, infine Europa&Italia del
1999 realizzato in Flash e che spopolò sul web)
LUNGOMETRAGGI
Oltre a quelli dedicati al signor Rossi, Bruno Bozzetto ha prodotto tre lungometraggi caratterizzati
da un idea per la trama molto originale all'epoca e la loro modernità, riconosciuta principalmente
all'estero: sono West and Soda, Vip mio fratello superuomo e, soprattutto, Allegro non troppo.
West and soda (1965) è il primo lungometraggio italiano dopo sedici anni di silenzio successivi
a I Fratelli Dinamite di Nino e Toni Pagot e La Rosa di Bagdad di Anton Gino Domenighini
presentati a Venezia nel '49. Bozzetto pensò di realizzare il suo primo lungometraggio dopo che gli
venne suggerita l'idea durante una vacanza, prima di allora Bozzetto
non ci aveva ancora meditato. L'idea scelta per il tipo di storia gli
venne ispirandosi al fatto che Disney animava favole, così
Bozzetto,che non intendeva animare proprio una favola, vide nel
western, genere appena divenuto popolare all'epoca, una sorta di
favola moderna. Infatti sia nel western che nella favola si capisce già
dall'inizio chi è il buono e chi il cattivo e chi avrebbe vinto, senza
però togliere interesse per lo sviluppo della storia. Così iniziò la
lavorazione per “West and Soda” nel 1963 anticipando quella per
“Per un pugno di dollari” di Sergio Leone,considerato il primo
“spaghetti western”, del '64 ma l'uscita nelle sale si prostrò l'anno dopo il film di Sergio Leone per
difficoltà tecniche come i finanziamenti e la ricerca di materiali idonei per la produzione. Il titolo
del film deriva dal fatto che esso parodia diversi tipi di western messi assieme presentandosi così,
secondo l'autore, come una sorta di cocktail. Caratteristica di questo film è il perfetto susseguirsi di
gag divertenti, inoltre l'animazione è molto semplice in confronto a quella disneyana alla quale tutti
gli animatori ambivano in quegli anni, ma ciò non toglie nulla alla qualità del film mostrando come
un idea originale possa essere di grande importanza per la produzione di un film al di là della
grafica o abilità tecniche.
TRAMA
In paesino sperduto nel selvaggio west un uomo chiamato Cattivissimo è il
proprietario di tutti i possedimenti terrieri della zona tranne che quella piccola più
fertile appartenente a Clementina. Per mettere le mani su quel podere il Cattivissimo
chiede la mano a Clementina che rifiuta tenacemente costringendolo ad usare metodi
più violenti inviando i suoi sgherri, Ursus e lo Smilzo, a tormentarla. Un giorno, a
casa di Clementina, arriva il misterioso Johnny che si rivela essere abile con le
pistole ma incapace di sparare contro altri uomini a causa di un esperienza passata
che lo ha reso complessato. Quando il Cattivissimo prende la grande pepita di
Johnny cercherà di farsi dire la provenienza dal cowboy, ma senza risultato. Nel
finale, dopo aver eliminato i cattivi, Johnny rivelerà di averla trovata in un detersivo.
.
Vip mio fratello superuomo (1968) è stato finanziato e coprodotto da case statunitensi, che
erano state colpite dalla qualità di “West and Soda”, ma questa collaborazione ha in parte limitato la
libertà creativa di Bozzetto costringendolo a fare modifiche in nome dell'audience. Il film si
presenta come una parodia del mondo dei super eroi con un ritmo alla spy-story alla 007, ma l'idea
iniziale per questo film era quello di creare una parodia del primo eroe in calzamaglia del mondo
dei fumetti: L'Uomo Mascherato. Infatti i protagonisti del film sono dei supereroi che indossano
una calzamaglia rossa come quella dell'Uomo mascherato, inizialmente doveva esserci un solo
protagonista ma a lui venne affiancato un fratello che incarnava le caratteristiche di un supereroe
americano, si creò così una famiglia di super eroi e questa idea verrà reinterpretata dalla Disney
Pixar per Gli Incredibili, i cui personaggi hanno anch'essi la calzamaglia rossa. Nel film si presenta
anche una presa in giro del consumismo e della sua forma di comunicazione: la pubblicità. Avendo
lavorato per Carosello, Bozzetto era capace di raccontare bene il mondo pubblicitario anche se ai
critici suonò strano che un pubblicitario prendesse in giro il proprio ambiente di lavoro.
TRAMA
Gli ultimi discendenti sono Supervip e Minivip: il primo ha abilità
simili a quelle di Superman (vola, è invulnerabire ecc..) come i suoi
predecessori, mentre Minivip non ha poteri particolari ma solo delle
alette di pipistrello che gli permettono a malapena di alzarsi da terra.
Ciò causa dei complessi d'inferiorità nei confronti del fratello e una
squadra di psichiatri gli consiglia un viaggio in crociera. Durante la
vacanza Minivip naufraga su un isola dove scopre i diabolici piani di
Happy Betty, proprietaria di una rete di supermercati, per trasformare
la gente di tutto il mondo in potenziali acquirenti dei propri negozi.
Infine Minivip riesce a salvare il mondo ed entrambi i fratelli trovano
un anima gemella. Dai personaggi di Vip è stata tratta una
serie animata in 3D: Psicovip
Allegro non troppo (1976) nasce da un'idea di creare un cortometraggio sul ritmo del brano
musicale di Ravel che poi tramutò in una risposta italiana al celebre film
Fantasia di Disney del 1940. Questo film si può considerarlo una parodia
del predecessore per alcune analogie presentate in modo quasi grottesco,
ma presenta anche elementi che lo differenziano notevolmente, perciò i
critici dibattono su considerare Allegro non troppo una parodia o un film a
sé stante. In comune questi film hanno il fatto di avere un orchestra diretta
dal direttore che suonano brani di musica classica che viene visualizzata
con l'animazione, ma in Allegro l'orchestra è formata da un gruppo di
anziane maltrattate da un brusco direttore d'orchestra che, assieme al
presentatore del film, schiavizzano un animatore che produce disegni in
contemporanea con la musica dell'improbabile orchestra. Le scene animate
di Allegro non troppo si differenziano da quelle di Fantasia per la
maggiore attenzione rivolta alla storia: esse infatti vanno oltre alla
visualizzazione musicale ma narrano una vera e propria storia che contiene un tema sulla quale si
può riflettere. Interessante è anche lo stile che varia ad ogni scena:
per questo film lavorarono molti animatori ad ognuno dei quali è
stato concesso di approfondire il proprio stile più eterogeneo in
linea con i diversi temi presentati.
Allegro non troppo ebbe un problema al momento della
distribuzione: i cinema italiani non riuscivano a trovare un orario
adatto alla sua proiezione non sapendo a che genere attribuire il
film (non era per bambini ma neanche un porno per adulti)
risultando così che “non aveva pubblico”. Mancava uno spazio per film rivolti ai giovani ventenni o
leggermente più giovani ai quali il film era rivolto, infatti si dice che la gente lo andò poi a vedere
sembrasse “fatta con lo stesso stampino” perché tendenzialmente della stessa età e modo di vestire.
Così il film uscì prima in America dove il successo ottenuto permise l'uscita anche in Italia e in altre
parti del mondo dove venne ben accolto dalla critica.
LE SCENE DEI BRANI MUSICALI PRESI IN ALLEGRO NON TROPPO
Preludio al pomeriggio di un Fauno (Claude Debussy)
Sembra richiamare l'episodio della Pastorale di Fantasia per la presenza di
muse e fauni della mitologia greca. Il protagonista è un vecchio fauno che
cerca un modo per conquistare una musa, ma il suo aspetto dovuto all'età lo
ostacola finché dovette rassegnarsi. Mentre il fauno si allontana,
l'inquadratura mostra che le colline fra cui cammina costituiscono il corpo di
una donna gigante. Danza Slava n°7 (Antonin Dvorak)
Un grande gruppo di uomini viveva nelle caverne finché uno di essi uscì
dalla sua caverna per costruirsi una capanna. Gli altri, su suo esempio, fecero
altrettanto e ciò non piacque al primo costruttore della capanna che rispose