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Filosofia - La struttura della personalità secondo Sigmund Freud; la crisi della morale secondo Friedrich Nietzsche.
Storia dell'arte - Il surrealismo: René Magritte.
famiglia e le persone a lui care; con Jesse, in particolare, stringerà un rapporto profondo, una sorta
di legame paterno, e rischierà più volte la vita pur di salvarlo. Tuttavia, spesso lo manipolerà in
modo subdolo per i propri scopi, causando la sua rovina in favore della propria ascesa e della
propria autoaffermazione. 2. Un bisogno di evasione
2.1 Belluca: il “fischio del treno” e il risveglio
«Chi veda soltanto una coda, facendo astrazione dal mostro a cui essa appartiene, potrà stimarla per sé stessa
mostruosa. Bisogna riattaccarla al mostro; e allora non sembrerà più tale; ma quale dev'essere, appartenendo a
quel mostro. Una coda naturalissima».
(L. P , “Il treno ha fischiato”, da Novelle per un anno)
IRANDELLO
To break bad è un'espressione dialettale usata nelle regioni sud-occidentali degli Stati Uniti. Nel
tempo ne sono stati dati diversi significati, tra cui “comportarsi in maniera minacciosa e
pericolosa”, “non rispettare le leggi e opporsi alle norme sociali”, “diventare furiosi e aggressivi” o
semplicemente “andare male”. L'interpretazione generalmente più diffusa, comunque, è “diventare
violenti senza alcun motivo”.
Ma cos'è quindi che ha spinto il mite e innocuo Walter White a diventare una persona così
violenta e minacciosa, andando persino contro la legge? È ciò che si chiede anche Jesse, il “socio”
di Walt, quando il suo ex-insegnante gli propone di “cucinare” cristalli di meth insieme a lui:
J : «Uno onesto come te, un rigido professore di chimica, arrivato a quanto, sessant'anni, lascia la retta
ESSE
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via ?».
W : «Mi sono svegliato».
ALT
Il “risveglio” di Walt può essere paragonato a quello di Belluca,
protagonista della novella di Luigi Pirandello (1867 – 1936) Il treno ha
fischiato.
Belluca è un contabile «mansueto e sottomesso», «metodico e
paziente», costretto a «una vita “impossibile”»: a casa vive con la
moglie, la suocera e la sorella della suocera, tutte e tre cieche e con
l'esigenza di essere continuamente servite; le due figlie, tornate in casa
del padre con i loro sette figli dopo essere rimaste vedove, non hanno
mai mai voglia di occuparsi di loro. Con il modesto impiego da
computista Belluca non potrebbe mantenere tutta la famiglia, quindi è
costretto a portarsi altro lavoro a casa, documenti da ricopiare fino a
tarda notte, fra gli strilli e i litigi di quelle cinque donne e di quei sette
ragazzi. Luigi Pirandello fotografato negli anni
Nel tormento senza fine di quella sua travagliata esistenza, quindi, Venti.
Belluca, «s'era dimenticato da tanti e tanti anni […] che il mondo
esisteva», come una «bestia bendata».
Una notte, non riuscendo a dormire, Belluca all'improvviso sente «fischiare un treno» in
lontananza. In quel preciso istante, il mondo che aveva sempre ignorato si rivela a lui in tutta la sua
vastità. Il fischio di quel treno (il treno della Fantasia) lo porta via dalle miserie della sua vita, da
quella casa piena di tormenti, facendo viaggiare la sua immaginazione in spazi immensi, verso quei
luoghi lontani della sua giovinezza che aveva ormai dimenticato. «C'era il mondo, ah! […] c'era il
mondo, tanto, tanto mondo lontano, a cui quel treno s'avviava...».
Belluca prende quindi coscienza della «vita», quella vera e spontanea, al di fuori di ciò che
1 «he's just gonna break bad?» nel dialogo originale (episodio 1x01, “Questione di chimica”).
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Pirandello chiama «trappola» : l'angusta stanza dell'ufficio e l'altrettanto angusta casa di Belluca
rappresentano il tipico ambiente piccolo borghese, in cui l'uomo è tormentato da insopportabili
miserie, frustrazioni e sofferenze, in una monotonia eterna e dolorosa.
Dopo aver sentito il fischio del treno, Belluca “impazzisce”: tornato a lavoro, dopo anni in cui
aveva subito passivamente le angherie dei suoi colleghi, si ribella clamorosamente al suo capo-
ufficio, fra lo stupore generale. Ora che aveva sentito fischiare il treno, infatti, «non poteva più, non
voleva più esser trattato a quel modo». Nessuno capisce la vera ragione del suo comportamento, i
suoi colleghi pensano subito a qualche malattia mentale – difatti lo portano in un manicomio – e
quella scena insolita suscita in loro il riso; non riescono ad andare oltre, cioè, a ciò che Pirandello
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chiama «avvertimento del contrario» .
Belluca, tuttavia, sceglierà di tornare alla sua vita quotidiana e di riprendere il suo lavoro da
computista. D'ora in poi, infatti, egli avrà la possibilità ogni tanto di evadere dal grigiore di quella
sua misera esistenza e trovare dei momenti di sollievo viaggiando con la fantasia: l'immaginazione
gli consente una fuga momentanea, un attimo di evasione dalle «forme» sociali che lo
imprigionano, potendo così consolarsi e sostenere il peso della sua squallida condizione.
2.2 La presa di coscienza e la scelta
«Ho passato tutta la vita ad avere paura, paura di disgrazie terribili che potevano accadere oppure no. Per
cinquant'anni ho vissuto nella paura, ritrovandomi sempre sveglio alle tre del mattino. Ma ora è diverso. Da
quando mi hanno diagnosticato il cancro, ho iniziato a dormire bene».
(W W , “Conviene chiamare Saul”, 2x08)
ALTER HITE
Walter White il “fischio del treno” l'ha sentito quando il suo medico gli ha comunicato che di lì
a due anni sarebbe morto per un cancro ai polmoni. Un fischio altrettanto assordante, che lo mette
faccia a faccia con quella che è stata finora la sua vita: un'esistenza vuota, senza uno scopo, piena di
sofferenze e delusioni; una vita che in breve tempo sarebbe terminata, senza lasciare alcuna traccia.
È troppo per Walt: a scuola è assente di fronte ai suoi studenti, e all'autolavaggio inveisce contro il
suo capo andandosene furioso.
Tuttavia, la diagnosi e la presa di coscienza mettono Walt di fronte a una nuova possibilità, mai
avuta finora: la possibilità della scelta. Quando i membri della sua famiglia apprendono la notizia
del cancro, Walt mostra il suo disinteresse nel voler intraprendere la chemioterapia – che potrebbe
solo ritardare l'inevitabile. Sua moglie Skyler, quindi, organizza una “riunione di famiglia” per
convincere il marito a sottoporsi alla cura.
«Ma io non voglio che lui muoia!», risponde Skyler alla sorella e al cognato, i quali ritengono
che Walt voglia solo trascorrere gli ultimi mesi della sua vita dignitosamente, come meglio crede. A
quel punto prende la parola Walt:
«Quello che voglio io, ciò che desidero, di cui ho bisogno, è poter scegliere […]. Pensandoci, mi sembra di non
aver mai fatto niente davvero di testa mia, delle scelte intendo. È come se tutta la mia vita non avessi mai avuto
il diritto di poter decidere quello che volevo fare. Adesso ho una nuova sfida, il cancro, e tutto ciò che mi resta
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da fare è scegliere come affrontarla» .
Scegliere di morire è, paradossalmente, l'unico modo che ha Walt per vivere. Lasciare che gli
altri decidano il suo destino equivarrebbe è rimanere prigionieri nella «trappola» di quella «forma»
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che per Pirandello altro non è che «morte» .
Tuttavia, Walt non riesce a liberarsi totalmente dagli affetti familiari, e il dolore che vede in sua
moglie Skyler in seguito alla sua decisione lo fa cedere, e il giorno dopo acconsente a iniziare la
cura. Ancora una volta, quindi, Walt cerca di conciliare la propria volontà individuale con l'amore
2 P , L. 1912, La trappola. Novelle, Milano, Treves, 1915.
IRANDELLO
3 P , L. 1908, L'umorismo, in: L'umorismo e altri saggi, Giunti Editore, 1994, p. 116.
IRANDELLO
4 Episodio 1x05, “Materia grigia”.
5 P , L., op. cit.
IRANDELLO 6
dei propria cari. Similmente alle «Forme cristallizzate», che tentano di «arginare e comprimere in
sé» il «flusso della Vita cieca muta oscura eternamente instabile e irrequieta, eternamente
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rinnovantesi» , così anche gli affetti di Walt lo costringeranno a reprimere i propri bisogni e i propri
istinti; sarà questa “non-scelta” a determinare il fallimento di Walt e la sua stessa morte.
Ad ogni modo, se da una parte Walt rinuncia ad imporre il proprio volere sulla questione del
cancro, dall'altra egli invece sceglie di dare una svolta alla propria vita. Mentre la diagnosi è stata
per Walt solo il “fischio” di quel “treno” pirandelliano, la figura di Jesse Pinkman rappresenta
invece il treno stesso, che Walt prende al volo.
Jesse – come abbiamo detto – è un ex-studente di Walt, diciamo
non uno dei migliori, che adesso è diventato un tossicodipendente
(per questo abbandonato dai genitori) e uno spacciatore di
metanfetamina. Il mondo di Jesse (il tipico “ragazzo cattivo”) è
quindi lontano anni luce da quello di Walt, fondato sulla stabilità,
sulla famiglia e sulle buone norme sociali. L'incontro fra questi due
universi così opposti ha un effetto devastante su Walt, come per
Belluca il fischio del treno nel silenzio della notte. 7
Walt si imbatte in Jesse durante una retata a cui Hank, suo cognato e agente della DEA , lo aveva
invitato a assistere. Walt, subito dopo la diagnosi (e prima ancora di renderla nota alla famiglia),
accetta l'invito di Hank, e durante la retata riconosce Jesse e lo vede scappare di nascosto; invece di
dirlo al cognato, Walt si dirige la sera stessa a casa di Jesse, avanzando la sua proposta:
«La DEA ha preso tutti i tuoi soldi, il tuo laboratorio. Non hai niente, sei al punto di partenza. Ma tu sei nel
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giro, e io conosco la chimica. Stavo pensando che io e te potremmo diventare soci» .
Walt e Jesse, quindi, sviluppano un aspetto comune: entrambi usano la droga come mezzo di
evasione dalla banalità della loro vita; Jesse facendone uso, Walt producendola.
3. L'inettitudine e la mascolinità
3.1 Impotenza sociale e impotenza psicologica
Walter White, all'inizio della serie, si trova in uno stato di inettitudine,
una debolezza, un'insicurezza psicologica, che si traduce in un'impotenza
dinanzi alla vita. Di questa condizione psicologica, che affonda le sue
radici in fattori sociali, Walt condivide alcuni aspetti con alcuni
personaggi che lo scrittore Italo Svevo (1861 – 1928) ha descritto nei
romanzi Una vita (1892) e Senilità (1898).
Alfonso Nitti è il protagonista di Una vita (inizialmente presentato da
Svevo al primo editore con il nome di Un inetto) e inaugura un tipo di
personaggio, l'«inetto», che tornerà regolarmente nelle opere successive di
Svevo, sotto varie forme. Alfonso è un piccolo borghese, declassato da
una condizione originariamente più elevata, e un intellettuale. Questi due
fattori sociali lo rendono un “diverso” all'interno della produttiva società Italo Svevo. Fotografia scattata tra
il 1895 e il 1910.
borghese, dedita esclusivamente al profitto e alla praticità.
Questa diversità è vissuta da Alfonso come inferiorità, non solo sociale, ma anche psicologica:
egli non riesce ad identificarsi con l'immagine virile, forte ed energica richiesta dalla società del
tempo. Per far fronte a questo dolore che lo affligge, Alfonso si crea una realtà fittizia,
6 T , A. 1922, Studi sul teatro contemporaneo.
ILGHER
7 Drug Enforcement Administration, un'agenzia federale antidroga statunitense.
8 Episodio 1x01, “Questione di chimica”. 7
compensatoria diciamo: fa della propria cultura umanistica e vocazione letteraria, che lo rendono
inadatto alla durezza della società contemporanea, un motivo di orgoglio e di distinzione
privilegiata. Rifugiandosi nei suoi «sogni da megalomane», quindi, Alfonso riesce a crearsi una
“maschera” gratificante e a trovare sollievo dalle frustrazioni della realtà.
Non potendo identificarsi con un'immagine forte e virile, dinanzi a lui si ergono figure di uomini
che possiedono quelle qualità che all'«inetto» mancano: innanzitutto Maller, il padrone della banca
presso cui lavora, in cui Alfonso vede quella figura paterna di cui è ansiosamente alla ricerca per
trovare sicurezza; accanto ad esso si colloca la figura di Macario, un giovane ricco, brillante e
disinvolto, perfettamente «adatto alla vita», che costituirà per Alfonso l'eterno rivale.