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Introduzione Bagliore - Tesina
Perché mi capita di sentirmi al di “fuori” di me? Perché mi sento come se mi trovassi chiuso in una bolla? Perché mi sembra di vedere la mia vita da uno schermo e di non appartenere in alcun modo a essa? Perché mi sembra di essere diventato improvvisamente un automa? A cosa devo tutto ciò ? È solo una sensazione fugace o qualcosa di più? Queste sono le domande sulle quali mi sono interrogata durante quest'ultimo anno ed a cui ho cercato di dare una risposta il più possibile esaustiva in merito al rapporto fra l'uomo e il mondo. In seguito nella mia tesina di maturità mi sono soffermata sulle vie di liberazione dalla vita di cui si serve l'uomo moderno per rendere l'esistenza il più possibile accettabile e meno dolorosa: derealizzazione e depersonalizzazione. Si tratta di due fenomeni psicologici apparentemente contrapposti, eppure molto simili, che conducono l'uomo verso una realtà immaginaria, un'illusione, un sogno o, perché no, un incubo, se associato a disturbi depressivi più o meno gravi. In questo breve excursus della mia tesina, sono partita dal presupposto che, questi fenomeni, avvengano grazie ad un costrutto mentale che impedisce all'uomo di percepire non solo la realtà ma anche i sentimenti, le sensazioni e i pensieri come propri, e non come parte di qualche capzioso gioco. Egli si ritrova così rinchiuso nella bolla fenomenica, incapace di scindere la realtà dal sogno. Ma, nel momento in cui fuoriesce dal mondo fenomenico, si ritrova dinnanzi alla cruda realtà dell'esistere, acquisisce una nuova self-awareness, che gli permette di scegliere se accettare il vuoto che lo costituisce o se, addirittura, spingersi oltre per cercare di capire il lato più profondo dell'animo. Infine, chiuderò il mio percorso con la lettura della poesia “Spesso il male di vivere ho incontrato”, tratta dalla celebre raccolta “Ossi di seppia” di Montale, in quanto sintesi completa del malessere esistenziale.
Collegamenti
Bagliore - Tesina
Italiano -
Il fu Mattia Pascal di Pirandello (con annesso approfondimento sulla trilogia metateatrale)
.Inglese -
Cuore di tenebra di Conrad
.Francese -
La nausea di Sartre (con annesso parallelismo con il film Taxi Driver di Martin Scorsese)
.Tedesco -
La metamorfosi di Kafka
.Filosofia -
Il velo di Maya di Schopenhauer
.Bagliore INTRODUZIONE
Perché mi capita di sentirmi al di “fuori” di me? Perché mi sento come se mi trovassi
chiuso in una bolla? Perché mi sembra di vedere la mia vita da uno schermo e di non
appartenere in alcun modo a essa? Perché mi sembra di essere diventato
improvvisamente un automa? A cosa devo tutto ciò ? È solo una sensazione fugace o
qualcosa di più?
Queste sono le domande sulle quali mi sono interrogata durante quest'ultimo anno ed
a cui ho cercato di dare una risposta il più possibile esaustiva in merito al rapporto fra
l'uomo e il mondo. In seguito, mi sono soffermata sulle vie di liberazione dalla vita di
cui si serve l'uomo moderno per rendere l'esistenza il più possibile accettabile e meno
dolorosa: derealizzazione e depersonalizzazione. Si tratta di due fenomeni psicologici
apparentemente contrapposti, eppure molto simili, che conducono l'uomo verso una
realtà immaginaria, un'illusione, un sogno o, perché no, un incubo, se associato a
disturbi depressivi più o meno gravi.
In questo breve excursus, sono partita dal presupposto che, questi fenomeni,
avvengano grazie ad un costrutto mentale che impedisce all'uomo di percepire non
solo la realtà ma anche i sentimenti, le sensazioni e i pensieri come propri, e non
come parte di qualche capzioso gioco. Egli si ritrova così rinchiuso nella bolla
fenomenica, incapace di scindere la realtà dal sogno. Ma, nel momento in cui
fuoriesce dal mondo fenomenico, si ritrova dinnanzi alla cruda realtà dell'esistere,
acquisisce una nuova self-awareness, che gli permette di scegliere se accettare il
vuoto che lo costituisce o se, addirittura, spingersi oltre per cercare di capire il lato
più profondo dell'animo.
Infine, chiuderò il mio percorso con la lettura della poesia “Spesso il male di vivere
ho incontrato”, tratta dalla celebre raccolta “Ossi di seppia” di Montale, in quanto
sintesi completa del malessere esistenziale.
Spero sia di vostro gradimento e vi auguro una buona lettura!
Luisa Monica Acevedo Bizik – VAL – 2014/2015 3
Bagliore I
La genesi dell'esistere:
sogno o incubo
In questa sezione, ho concentrato l'indagine sulla concezione schopenhaueriana
della vita, per poi proseguire con un diretto confronto con il kantismo e l'hegelismo
in merito. Per concludere, ho aggiunto un approfondimento in merito al fardello
dell'esistenza, placabile con il cosiddetto divertissement pascaliano.
IL “VELO DI MAYA”
Schopenhauer parte dall'impostazione soggettivistica della gnoseologia. Kant riteneva
che il fenomeno era l'unica realtà accessibile all'uomo e che il noumeno non era
conoscibile, in quanto era semplicemente un concetto-limite, volto a rammentare
all'uomo i limiti della conoscenza. Invece, per il filosofo di Danzica, il fenomeno è
illusione, sogno, mentre il noumeno è quella realtà che si “nasconde” dietro
l'ingannevole trama del fenomeno e che il filosofo ha il compito di “cogliere”.
Ne “Il mondo come volontà e rappresentazione” egli scriveva:
“E' Maya, il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa
loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non
1
esiste; perché ella rassomiglia al sogno (…). ”
Il fenomeno di cui parla Schopenhauer, oltre ad avere una valenza più
coscienzialistico-soggettivistica rispetto a quella kantiana, è la rappresentazione
(Vorstellung). È l'illusione che si frappone fra noi e la cosa in sé.
E questa rappresentazione necessita di due aspetti essenziali: il soggetto
rappresentante e l'oggetto rappresentato, dove entrambi hanno la stessa importanza e
nessuno dei due può, in qualche modo, prevalere sull'altro.
Il fenomeno, infine, si basa sulle forme a priori di spazio, tempo e causalità.
Quest'ultima è l'unica categoria, che assume forme diverse in relazione al divenire, al
conoscere, all'essere e all'agire.
Dato il carattere ingannevole del fenomeno, è facile concludere che per
Schopenhauer “la vita è un sogno”, in quanto è costituito da un tessuto di apparenze e
l'uomo, in quanto “animale metafisico”, è portato a interrogarsi sull'essenza ultima
della vita. 2
Nessun essere, eccetto l'uomo, si stupisce della propria esistenza (…).
1 A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, par.3, in Alla ricerca del pensiero, vol. 3A, a cura di N.
Abbagnano – G. Fornero.
2 Id., Supplementi a Il mondo come volontà e rappresentazione, cap. XVII, in Alla ricerca del pensiero, vol. 3A, a cura
di N. Abbagnano – G. Fornero.
Luisa Monica Acevedo Bizik – VAL – 2014/2015 4
Bagliore
LA COSA IN Sé
Il noumeno schopenhauriano, in quanto entità conoscibile, risulta afferrabile
dall'uomo. Infatti, se egli fosse soltanto conoscenza e rappresentazione, o una “testa
d'angelo alata, senza corpo”, non potrebbe uscire dal mondo fenomenico, ossia da
una rappresentazione puramente esteriore di se stesso e delle cose. Ma poiché egli è
dato a se stesso anche come corpo, non si limita a “vedersi” dal di fuori, bensì “si
vive” anche dal di dentro. Ed è questa esperienza di base che gli permette di
fuoriuscire dal mondo fenomenico e afferrare la cosa in sé del suo essere, che non è
altro che la brama o la volontà di vivere (Wille zum Leben), che costituisce la radice
noumenica dell'universo, ovvero l'essenza nascosta non solo dell'uomo, ma dell'intero
universo.
La “cosa in sé” kantiana, è anch'essa il noumeno, in quanto contrapposto al
fenomeno, cioè all'apparenza sensibile, ma è la realtà considerata
“indipendentemente” da come viene conosciuta. È un concetto-limite che serve ad
arginare le pretese conoscitive dell'uomo e risulta, pertanto, inconoscibile.
L'ESSENZA DELLA REALTÀ
La volontà di vivere, in quanto noumeno del mondo e trascendente al fenomeno e alle
sue forme costitutive (spazio, tempo e causa), è unica (si sottrae al “principio di
individuazione”), eterna, incausata e senza scopo, e si configura come un eterno e
cieco impulso, di cui tutto ciò che esiste è manifestazione o oggettivazione.
Essa si manifesta nel mondo fenomenico in tre momenti:
1) nelle idee, che vengono considerate come gli archetipi del mondo;
2) nelle realtà naturali, che sono la moltiplicazione delle idee. Tra gli individui e
le idee esiste un rapporto di copia-modello, per cui i singoli esseri risultano semplici
riproduzioni dell'unico prototipo originario che è l'idea;
3) nella volontà autoconsapevole nell'uomo, che lo rende, secondo Schopenhauer,
“un animale malaticcio”.
In Hegel, invece, l'essenza della realtà è l'Idea, ossia un unico Pensiero o Ragione,
che tende a realizzare e conoscere se stessa.
“L'idea è il vero in sé e per sé, l'unità assoluta del concetto e
3
dell'oggettività. ”
“L'idea può esser concepita come la ragione […] come il soggetto-
4
oggetto, come l'unità dell'ideale e del reale, del finito e dell'infinito. ”
Si articola in tre momenti:
1) idea in sé e per sé (pura), studiata nella logica;
3 A. Schopenhauer, Enciclopedia, par. 213, in Alla ricerca del pensiero, vol. 3A, a cura di N. Abbagnano – G.
Fornero.
4 Id., ib., par. 214, in Alla ricerca del pensiero, vol. 3A, a cura di N. Abbagnano – G. Fornero.
Luisa Monica Acevedo Bizik – VAL – 2014/2015 5
Bagliore
2) idea fuori di sé (concretizzata nella natura), studiata nella filosofia della natura;
3) idea tornata in sé (autocoscienza umana), oggetto di studio della filosofia dello
spirito.
Approfondimento: “divertissement” pascaliano
L'esistenza, nella sua complessità, potrebbe risultare un peso per l'uomo che si è
liberato del mondo fenomenico, in quanto la verità contenuta nel noumeno potrebbe
non piacergli. Ed è per questo che, molto spesso, egli preferisce “non conoscere”,
utilizzando il cosiddetto divertissement, ossia l'oblio e lo stordimento di sé nella
molteplicità delle occupazioni quotidiane e degli intrattenimenti sociali. Esso
rappresenta un modo per sottrarsi alla consapevolezza della nostra miseria e ai
supremi interrogativi circa la vita e la morte, poiché l'uomo sente il peso della vita
solo nel momento in cui rimane senza applicazioni a cui dedicarsi:
“gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria,
l'ignoranza, hanno creduto meglio, per essere felici, di non
5
pensarci. ”
Pascal, quindi, ci invita a non chiudere gli occhi di fronte alle domande che ci
costituiscono e, conseguentemente, ad accettare la nostra condizione e tutto ciò che
essa implica:
“l'uomo è manifestamente nato a pensare; qui sta tutta la sua dignità
e tutto il suo pregio; e tutto il suo dovere sta nel pensare rettamente.
6
Ora, l'ordine del pensiero esige che si cominci da sé ”
5 B. Pascal, Pensieri, 168, in Alla ricerca del pensiero, vol. 2A, a cura di N. Abbagnano – G. Fornero.
6 Id., ib., 146, in Alla ricerca del pensiero, vol. 3A, a cura di N. Abbagnano – G. Fornero.
Luisa Monica Acevedo Bizik – VAL – 2014/2015 6
Bagliore II
LA FUORIUSCITA DAL MONDO
FENOMENICO
In questa sezione ho concentrato la mia indagine sulle conseguenze in cui incorre
l'uomo dopo aver afferrato la verità, siano esse di morte, di metamorfosi, di pura
accettazione della propria condizione o , perché no, di un connubio tra le tre. Questo
discorso è stato affrontato analizzando alcuni aspetti del celebre film di Martin
Scorsese “Taxi Driver” con Robert De Niro, dove il protagonista, volutamente
ispirato ad Antonio Roquentin del romanzo di Sartre “La nausea”, arriva
all'esasperazione. Inoltre, mi sono soffermata sulla figura di Kurtz del romanzo di
Conrad “Cuore di tenebra” e sul significato della metamorfosi kafkiana di Gregor
Samsa. Infine, ho voluto proporre un approfondimento sulla trilogia metateatrale
pirandelliana, dove traspare chiaramente il dramma della relatività delle visioni
individuali.
HEART OF DARKNESS
Plot th
The novel is set at the end of the 19 century. The (frame) narrator is a sailor, whose
name is Marlow, who has travelled a lot in order to accomplish his duties. One day he
got to the Company Station near the coast, where he was disappointed by the
inefficiency of the organization and by the cruelty of the colonial exploitation. It was
there that he heard Kurtz's name for the first time. Kurtz was a company agent who
had become a sort of idol for the natives and who had been required by the
International Society for the Suppression of Savage Customs to write a report where
he had to show the "white man's burden". But at the end, an expedition was arranged
in order to bring him back, since he was seriously ill. During the voyage, Kurtz dies
while referring to Marlow about the "unspeakable rites" and "the horror! The horror!"
he had taken part in. When Marlow returned to Belgium, he called on Kurtz's fiancée
and told her that Kurtz had whispered her name while dying.
A quest for the self
Heart of Darkness can be read as Marlow's mythical journey in search of the self, in
order to bring back a new truth. Kurtz was an open-minded man who was received by
the natives as if he were a god. He thought that imperialism was something necessary
for the natives'sake, however when he had discovered the truth, he went mad, because
he was not able to resolve the contradictions anymore and so he paid the price of his
wrong conduct in madness and death.
On the contrary, Marlow did not transgress his limits and came back (from the trip)
Luisa Monica Acevedo Bizik – VAL – 2014/2015 7
Bagliore
without fully understanding his experience. In fact, he preferred to hold the strings of
civilization and professional duty rather than embrace his deepest and primordial
instincts.
Kurtz's analysis from the extract " T he horror! The horror!"
Kurtz was a liberal, a painter, a writer and a musician, who was able to penetrate the
surface of reality and to discover his primordial side, by embracing those
"unspeakable rites" he had whispered of before dying.
He reached a new self-awareness about himself and was now able to recognize the
evilness of the world he had been living in.
I think that Kurtz's character could be interesting to be studied on this perspective,