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Introduzione Automazione, tesina
La seguente tesina di maturità tratta del tema dell'automazione.
Dopo aver brevemente percorso le tappe principali della progettazione di macchine antropomorfe nel corso della storia, è chiaro come l’attenzione del mondo scientifico si sia concentrata in particolare sulla parte dell’intelligenza: lo sviluppo di intelligenze artificiali perfettamente somiglianti a quelle umane incontra svariati ostacoli, con conseguenze ancora da prevedere. Proprio su questo è incentrata la mia tesina, nell’analizzare una sorta di bilancio tra i primi e le seconde.
Collegamenti
Automazione, tesina
Inglese: Frankenstein - Mary Shelley
Matematica: Singolarità
1. Automi nella storia……………………………………………………..1
Al-Jazaari
Il Turco
El Ajadrecista
Passaggio alle Intelligenze Artificiali
IBM Deep Blue
Fascino e paura nella creazione……………………………………….2
“Complesso di Frankenstein”
Un codice etico per l’automa…………………………………………2
Le 3 Leggi della Robotica
Realizzazioni pratiche e tecnologie richieste………………………….4
Ibridazione uomo/macchina
Progetti in corso
OpenWorm
Blue Brain
HBP (Human Brain Project)
Mind uploading
Ingegneria inversa
Struttura informatica necessaria
Quantità di memoria digitale
Potenza di calcolo
Velocità delle connessioni
Intelligenze Artificiali forti
SOINN (Self Organizing Incremental Neural Network)
Singolarità tecnologica………………………………………………..7
Feedback positivo
Crescita tecnologica esponenziale
Singolarità matematica
Automi e Intelligenze
Artificiali:
dalle forme meccaniche alla Singolarità 2
Dopo aver brevemente percorso le tappe principali della progettazione di
macchine antropomorfe nel corso della storia, è chiaro come l’attenzione
del mondo scientifico si sia concentrata in particolare sulla parte
dell’intelligenza: lo sviluppo di intelligenze artificiali perfettamente
somiglianti a quelle umane incontra svariati ostacoli, con conseguenze
ancora da prevedere. Proprio su questo è incentrata la mia tesina,
nell’analizzare una sorta di bilancio tra i primi e le seconde.
1.Automi nella Storia
Riferendoci alla definizione dal greco, un “automa” è qualcosa “che
agisce di propria volontà”; nel linguaggio comune, in realtà, chiamiamo
automa una macchina che esegue un’ azione meccanica continua.
L’uomo ha iniziato molti secoli fa a dedicarsi alla costruzione degli
automi, macchine antropomorfe che riproducessero almeno qualche
caratteristica umana; ovviamente la possibilità di queste caratteristiche
riprodotte va di pari passo con l’epoca storica e i mezzi garantiti da essa.
Ad Al-Jazari è attribuito il primo progetto documentato di automa
programmabile nel 1206, usato per una serie di automi umanoidi. Il suo
automa era una nave con quattro musicisti che galleggiava su un lago
per intrattenere gli ospiti alle feste di corte. Il suo meccanismo aveva una
batteria di percussioni programmabile con pistoni (camme) che
battevano su piccole leve che operavano la percussione.
Celebre è l’automa del Turco, risalente al 1600: la sua abilità sarebbe
dovuta consistere nel risultare imbattibile al gioco degli scacchi. Il tutto si
rivelò poi un inganno ben congegnato, con un giocatore umano, molto
abile, che si nascondeva all’interno della macchina. Lo stupore suscitato
all’epoca fu tale che, nonostante fosse un falso, la sua fama sopravvisse
negli anni.
Si dovette aspettare 3 secoli prima che il gioco degli scacchi fosse
(parzialmente) domato da una macchina: si tratta dell’Ajedrecista ,
costruito da Leonardo Torres y Quevedo, che mostrò il suo automa al
Salone Mondiale di Parigi del 1914.
Usando elettromagneti sotto la scacchiera, giocava un finale con tre
pezzi degli scacchi, muovendo un re e una torre contro un avversario
umano, che muoveva un re.
Programmato con un algoritmo estremamente semplice, è considerato il
primo gioco per computer della storia.
Il vero progresso e punto di svolta nel campo dell’automazione giunse
con lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, definita come la capacità di
un computer di eseguire ragionamenti e funzioni tipici della mente
umana.
L'ingenuo e impossibile intento di costruire una creatura artificiale simile
all'uomo nel suo complesso, fu così sostituito dal tentativo di riprodurne
o simularne una sola parte, quella considerata più importante:
l'intelligenza astratta e computazionale. 3
Così il gioco degli scacchi, preso spesso come metro di giudizio per un
intelligenza costruita, fu in poco tempo domato completamente.
Gari Kasparov, al tempo campione mondiale in carica di scacchi, fu
sconfitto dal computer “Deep Blue”, progettato da IBM, nel 1996.
2. Fascino e Paura nella Creazione
L’automa dunque non è nient’altro che una macchina, a cui appunto
viene data una forma il più simile possibile all’essere umano; più che su
una reale funzionalità, quella dell’antropomorfismo è una scelta che si
basa su una certa suggestione, ma non ingiustificata come tale.
Risiede infatti, nella creazione di una macchina, prodotto dell’uomo nella
sua interezza, un fascino innegabile nel dargli fattezze ad imitazione del
suo creatore - l’uomo.
Nella Bibbia della religione cristiana il Dio creatore plasma l’uomo “a
propria immagine e somiglianza”
L’interesse smisurato, in primo luogo, nasce appunto dall’insito e
innegabile desiderio di “fare Dio”, di creare qualcosa per nostra volontà e
ai nostri ordini; ancora superiore è questo interesse se il nostro prodotto
assomiglia proprio a noi stessi.
Il fascino un po’ cupo della creazione di un essere pensante trova radici
anche in una paura di fondo: è così certo che, in quanto mia creatura,
l’automa vorrà sottostare a ogni mio ordine e non danneggerà in alcun
modo me (creatore diretto) o altre persone?
Non è per nulla scontato, infatti, che una macchina, dotata per sua
natura di un intelligenza propria, e che per definizione agisce di propria
volontà, faccia esattamente ciò che mi aspetto.
Questa ipotesi è identificata col “complesso di Frankenstein”: nel
romanzo di Mary Shelley, il dottor Frankenstein dà vita ad una creatura
(probabilmente il primo vero robot in letteratura, anche se totalmente
biologico) che, trovandosi rinnegata dal suo stesso creatore e disprezzata
dal mondo per le sue fattezze spaventose, inizia a praticare il male. Il
dottore, nel dare vita a questo prodotto orribile, gli diede un grande
dono: il libero arbitrio, che in qualche modo permise alla creatura di
degenerare.
In un modo molto più razionale (tant’è vero che usciamo dall’epoca del
Romanticismo) gestisce la faccenda dell’obbedienza e della “ribellione al
creatore” Isaac Asimov.
3. Un codice etico per l’Automa
Proprio immaginando questo dilemma etico, che potrebbe portare ad un
estrema diffidenza verso l’automa pensante, lo scrittore di fantascienza
Isaac Asimov stilò le cosiddette “Tre Leggi Della Robotica”:
1.Un robot non può recar danno ad un essere umano, né permettere che,
a causa della propria negligenza, un essere umano patisca danno. 4
2.Un robot deve sempre obbedire agli ordini di esseri umani, a meno che
questi contrastino con la Prima Legge
3.Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questo non
contrasti con la Prima e la Seconda Legge
Queste Leggi costituiscono una formulazione minimalista di alcuni
sostanziali fondamenti etici: la loro genialità risiede prima di tutto nella
loro semplicità.
Con tre semplici postulati, dettati in ordine graduale di importanza onde
evitare conflitti tra questi, è possibile (tentare di) instillare in un automa
un vero e proprio codice etico; è sufficiente sottomettere il libero arbitrio
alle Leggi. Proprio questo è un ulteriore aspetto molto particolare da
analizzare: è proprio vero che un automa dotato di queste Tre Leggi, mai
violabili, consisterebbe in un esempio di perfezione dal punto di vista
morale? E come queste leggi intralciano il suo corretto funzionamento?
Se la risposta fosse un semplice “si”, gli innumerevoli racconti del nostro
Asimov non risulterebbero tanto interessanti; in “Io, Robot”, la sua più
celebre antologia datata 1950, la maggior parte dei racconti si basano
proprio su problemi e dilemmi di tipo etico-morale a cui vanno incontro
robot di varia natura.
Troviamo, ad esempio nel racconto “Circolo Vizioso”, un robot che
sembra caduto in una sorta di loop, un circolo vizioso appunto: la
seconda legge lo fa obbedire all’ordine degli scienziati di prelevare un
determinato minerale dal suolo; non appena egli si avvicina al
giacimento, avverte dei gas dannosi, che comprometterebbero il suo
funzionamento e gli impedirebbero anche di portare a termine il compito,
e torna indietro. Non percependo più questi gas, segue nuovamente
l’ordine dell’uomo, si avvicina al giacimento e così via…
Il dilemma viene risolto ricorrendo alla Prima Legge: uno degli scienziati
sceglie di rischiare la vita, costringendo il robot ad intervenire per
salvarlo, e l’ordine viene cancellato.
Eccezionale e visionario risulta l’episodio del racconto “Essere
Razionale”: un nuovo modello di robot, QT-1, il più avanzato mai
costruito, in qualche modo rifiuta di accettare di essere stato costruito da
esseri umani. Ritiene infatti la sua intelligenza molto superiore (ed
effettivamente lo è) a quella dell’uomo; il robot ragiona, si auto-analizza,
arrivando a sostenere che “io esisto perché penso” (esattamente come il
filosofo Cartesio), e dunque accetta ordini solo dal Padrone, ovvero il
Convertitore di Energia che costituisce il grande cervello della stazione
spaziale su cui si trova. Questo racconto è un chiaro esempio di come un
automa dotato di intelligenza superiore a quella di chi l’ha creato può
facilmente sfuggire al controllo umano.
E’ fornito invece dal racconto “La Prova” uno scenario dai risvolti
interessanti e parzialmente positivi: qui vediamo uno scienziato, rimasto
invalido dopo un incidente stradale, che costruisce personalmente un
robot e lo utilizza come copia di se stesso. Questo partecipa alle elezioni
politiche e appare come il candidato perfetto; se non fosse che la legge
nega ai robot di coprire cariche pubbliche. Come però viene spiegato
attraverso una riflessione alla fine del racconto, una partecipazione 5
politica da parte dei robot ubbidienti alle 3 Leggi potrebbe anche giovare
al sistema governativo; senza che essi ricoprano le cariche più alte, essi
sarebbero agli ordini dei loro superiori ma non potrebbero in ogni caso
danneggiare un essere umano.
Asimov, attraverso i suoi racconti di cui ho citato solo qualche esempio,
ci mostra due facce di un mondo in cui i robot sono macchine d’uso
comune: la razionalità dei robot, in cui la Prima Legge prevale sempre,
annulla il timore del complesso di Frankenstein, attraverso degli automi
che in nessun caso possono nuocere all’uomo. L’altro aspetto è un
interrogativo sulla sfera di influenza che si può concedere a queste
macchine pensanti: integrandole eccessivamente nella società umana si
rischia di perdere il confine tra uomo e macchina, con un processo lento
ma evidente. Nel racconto “Robbie”, sempre tratto da “Io, Robot”,
troviamo una famiglia che acquista un robot per accudire la figlia: questa
si lega sempre di più al suo Robbie tanto che il loro rapporto spaventa e
turba la madre, che decide di sbarazzarsi del robot. Le considerazioni
razionali del padre, che sostiene che Robbie sia costruito esclusivamente
per essere affettuoso e onesto, mai permettendo che possa succedere
nulla alla loro figlia, non trovano voce contro la posizione inamovibile
della madre, che osserva che “...non ha un’anima”.
Nonostante le posizioni discordanti, entrambi i genitori hanno ben chiara
l’idea che il robot sia solo una macchina; il punto di vista della bambina,
però, che nasce e cresce con tecnologie di questo tipo, è spaventoso:
non appena scopre che i genitori si sono sbarazzati di Robbie, reagisce
gridando “No che non era una macchina! Era una persona ed era mio
amico!”
L’automa, dunque, se reso così simile all’uomo (non necessariamente dal
punto di vista fisico) e così radicato nelle abitudini delle persone, rischia
di integrarsi a tal punto da annullare la differenze tra uomo e macchina,
soprattutto nelle nuove generazioni.
Il processo non è poi così diverso da quanto accade in questi anni, dove i
nuovi nati danno sempre più per scontate le tecnologie con cui convivono
dalla loro nascita.
4.Realizzazione Pratica e Mezzi Attuali
Attualmente, ci troviamo in uno stadio in cui la fusione tra un’IA simile a
quella umana e un corpo artificiale adatto incontra ancora troppi ostacoli.