4' di lettura 4' di lettura

Nihil mihi nunc scito tam deesse quam hominem eum quocum omnia quae me cura aliqua adficiunt una communicem, qui me amet, qui sapiat, quicum ego cum loquar nihil fingam, nihil dissimulem, nihil obtegam. Abest enim frater amantissimus. Metellus non homo sed “litus atque aer” et “solitudo mera”. Tu autem qui saepissime curam et angorem animi mei sermone et consilio levasti tuo, qui mihi et in publica re socius et in privatis omnibus conscius et omnium meorum sermonum et consiliorum particeps esse soles, ubinam es? Ita sum ab omnibus destitutus ut tantum requietis habeam quantum cum uxore et filiola et mellito Cicerone consumitur.

Nam illae ambitiosae nostrae fucosaeque amicitiae sunt in quodam splendore forensi, fructum domesticum non habent. Itaque cum bene completa domus est tempore matutino, cum ad forum stipati gregibus amicorum descendimus, reperire ex magna turba neminem possumus quocum aut iocari libere aut suspirare familiariter possimus. Qua re te exspectamus, te desideramus, te iam etiam arcessimus. Multa sunt enim quae me sollicitant anguntque, quae mihi videor auris nactus tuas unius ambulationis sermone exhaurire posse.

Mi preme farti sapere che, con i tempi che corrono, niente mi manca tanto quanto un essere umano sì aperto, con il quale io possa dividere tutte le esperienze che mi procurano qualche preoccupazione, che mi voglia bene, che abbia giudizio ed al quale, quando vengo a dialogo, non debba simulare nulla, nulla dissimulare, nulla tenere nascosto. Si dà il caso che sia lontano mio fratello, che è la sincerità e l'affetto in persona. [Metello è] non un essere umano, ma «tratto di spiaggia e spazio di cielo» e «deserto bell'e buono».
Tu, invece, che molto spesso hai sollevato l'affanno e l'angoscia dell'animo mio, conversando con me e dandomi preziosi consigli, tu che di solito, come stai al mio fianco negli affari pubblici, così sei al corrente di tutte le vicende della mia vita privata e dividi con me la responsabilità di tutte le parole che pronunzio e delle decisioni che prendo, dove sei andato a finire? Mi sento così desolato per l'abbandono da parte di tutti, che trovo un po' di pace soltanto nei momenti che trascorro con mia moglie, con la mia figlioletta e con il piccolo Cicerone che delizia il mio animo. Non c'è dubbio che le amicizie interessate e infide, che si intrecciano tra le brighe della politica, toccano il loro punto più alto nella magnificenza del Foro, ma non danno alcun frutto nella zona degli intimi affetti.
Per questa ragione, quando la mia casa è zeppa di clienti al mattino, quando discendo al Foro, attorniato da schiere di amici, pur in mezzo a tanta gente non riesco a trovare nessuno con il quale o possa scherzare liberamente o lasciarmi sfuggire un sospiro senza costrizioni di sorta. Perciò ti aspetto, sento la tua mancanza, ormai addirittura ti mando a chiamare. Sono molti realmente i problemi che mi assillano angustiandomi ed ho l'impressione che, se potessi trovare qui accanto le tue orecchie disposte ad ascoltarmi, a me basterebbe una sola passeggiata per togliermi questo peso, conversando con te. [Trad. C. Di Spigno]