Dalla lettera agli sms tanto tempo è trascorso e tante lettere alfabetiche si sono perse; già proprio perse, perché ormai quello che interessa non è più la forma ma il risparmio dei caratteri; il mondo è in preda ad una tirchieria da carattere. Ora si parla per sms, cioè i vecchi segnali di fumo, tuttora in evoluzione; si sta passando dalle parole telegrafiche, alle parole abbreviate, alle non-parole, come gli smiles. E se qualcuno scrivesse ancora le lettere, se qualcuno “osasse” ancora tanto, ecco che verrebbe tacciato subito di eccessivo romanticismo, anche se probabilmente sarebbe l’unico a saper scrivere ancora lettere ed ecco svelato il perché di tanta “perdita di spazio e inchiostro”.
Senza andare troppo indietro nel tempo, come dimenticare le lettere dal fronte che i soldati lontani dalle proprie famiglie spedivano con la speranza che i propri cari le leggessero, cari che una volta ricevute speravano che il loro congiunto fosse ancora vivo, dato il lungo lasso di tempo che intercorreva tra spedizione e ricezione.
Ora al posto delle lettere, le notizie corrono sul filo del telefono, girano sulle più famose caselle di posta elettronica e si chiamano e-mail - tanto per dimostrare il patriottismo e l’attaccamento alla lingua italiana. L’indirizzo diviene virtuale, il postino perde il lavoro (fortuna esistono ancora le bollette), la consegna della posta avviene a qualunque ora, il destinatario può leggere la posta anche se fisicamente lontano da casa ma soprattutto il tempo di consegna è quasi annullato. Ma anche questo non basta perché la comunicazione, il contatto (anche lo pseudo-contatto) è indispensabile per l’uomo. E allora si passa dalle mail ai social networks, dove si creano vere e proprie tribù di utenti che chattano, discutono, si conoscono, si riconoscono e, a volte, si incontrano. Niente di più freddo e distaccato, se si volesse parlare con qualcuno perché non incontrarlo? Già la distanza, il tempo, eppure siamo arrivati fino ai nostri giorni anche senza questi mezzi; va bene il progresso ma no l’abuso. Ma non sono soltanto le parole a perdere il loro “senso”.
Viaggiando con la mente troviamo un altro illustre predecessore nei mezzi di comunicazione, il padre, o meglio la madre, degli mms: la cartolina. Quante ne avremo spedite e quante ricevute? Una cifra impensabile. Attimi incantevoli dei luoghi più suggestivi, immortalati da abili ed esperte mani e inviate dai visitatori in tutto il mondo per far sapere al destinatario che anche se lontano, al cospetto di cotanta bellezza, il pensiero correva a lui; oppure più malignamente per far vedere al “caro amico” cosa si stava perdendo e quanto si stava bene, anche senza di lui.
E-mail, sms, mms sono la risposta alle esigenze del nostro mondo, fatto di velocità e frenesìa, dove tutti devono essere ovunque e tutti non possono fare altrimenti.
Qual è la morale della favola? Il mondo corre, noi cerchiamo di stargli al passo, corriamo troppo però e il mondo accelera per stare dietro a noi: ci stiamo mangiando la coda girando su noi stessi come i cani.
Forse prima o poi ci accorgeremo che per correre tanto avanti stiamo tornando indietro. Dalla lettera ai segnali di fumo: “va bene, ok, :-)”.